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Autore: Cladzky    19/03/2017    5 recensioni
Quanti mesi avrà passato Cladzky nel suo isolamento auto-imposto nello spazio? Molti, ma quando sembra che gli altri autori di EFP l'abbiano dimenticato, organizzando un party a cui parteciperanno tutti i personaggi del Multiverso, ha un'improvvisa voglia di tornare a casa.
Un po' per malinconia.
Ed un po' per vendetta.
[Storia non canonica e piena di citazioni]
Questa è una storia dedicata a voi ragazzi. Yep. I'm back guys!
E spero di farvi fare due risate, va'!
Genere: Commedia, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel bel mezzo del nulla cosmico s’aggirava un disco volante dalla caratteristica quanto imbarazzante, carrozzeria color giallo canarino. Anzi, non si aggirava affatto, giacché era immobile e coi motori spenti.

All’interno della cabina di pilotaggio (che date le dimensioni modeste del velivolo valeva anche come cucina, bagno, sala da pranzo e discoteca, ma quest’ultima solo per chi si accontentava di ballare da solo come un cretino, visto lo spazio ristretto) vi era un ragazzo che pensava.

Come è giusto che sia, questo ragazzo, dai modi civili ed educati, rifletteva profondamente mentre se ne stava spaparanzato sul sedile, gambe accavallate sul cruscotto, con il surrogato spaziale di un Estathè in mano a sorseggiarselo mentre l’autoradio ancora a cassette dava a palla “Dare” di Stan Bush per la quattordicesima volta.

E la cosa preoccupante era che quella canzone stava diventando noiosa. Non so se capite la gravità della situazione.

Il giovane pilota spense la musica, ormai stufo. La cosa non passò inosservata al computer di bordo. Prima aveva fermato i motori e adesso l’autoradio. C’era qualcosa che non andava.

-Qualcosa non va Cladzky? – domandò per l’appunto l’intelligenza artificiale.

-Mah, non saprei Mark0, mi sento un po’ giù – rispose lui, stiracchiandosi e rimettendosi seduto per bene.

-Dev’essere quell’Estathè che hai comprato all’ultima stazione di rifornimento. Te l’avevo detto che l’hai scambiato con il kerosene lì accanto.

-Uhm, non credo – ciononostante buttò via la bibita. Non aveva voglia di bere kerosene. E poi anche se fosse stato Estathè a lui gli aveva sempre fatto cagare. Non aveva idea del perché l’aveva comperata.

-Allora cosa c’è che non va?

-E’ strano Mark. E’ come se avessi una preoccupazione costante di perdere qualcosa a cui tengo, ma non capisco cosa.

-Se si tratta della verginità di quello non ti devi preoccupare.

-Molto divertente – sbuffò spazientito – qualche altra idea?

-Secondo qualche filosofo la gente può cadere in depressione a causa del suo stile di vita.

-Non nel mio caso – si difese Cladzky – fare il girovago spaziale può essere dura ma ha le sue soddisfazioni! Si conosce tanta gente, si vistano un sacco di mondi…

-Se mi permetti di correggerti – lo interruppe l’intelligenza artificiale – Della gente che hai conosciuto almeno un buon 80% ti odia. Non sei mai stato uno sballo alle feste.

-Diciamo che non so raccontare le barzellette. E poi su quel 20% non ci sputo mica sopra.

-Oltretutto non sbarchiamo su un pianeta da qualche settimana a causa della tua depressione. La mia unità mobile si sta arrugginendo.

-Non ti avevo comprato un po’ d’olio?

-Avevi detto che me lo avresti preso quando avresti avuto qualche soldo in tasca. Ed attualmente il tuo conto in banca è vuoto come il tuo profilo EFP.

E niente. Una parola innocua come quella sigla gli fece riaffiorare alla mente una marea di ricordi che credeva sopiti. Come un bagliore accecante si rivide tutti i bei momenti passati in quel fandom, tutte quelle brave persone, quelle fantastiche avventure; un fiume in piena di sensazioni contrastanti che lo pervase e rapì la sua mente.
E se fosse quello che gli mancava, che fosse sul punto di perdere quel pezzo della sua anima?

-Ho capito Mark! Ho capito finalmente! – gridò fuori di sé, finalmente resosi conto della situazione.

-Hai capito?

-Sì, ho capito! Mi manca EFP, mi manca quella gioia di creare nuove avventure fantastiche, in mezzo a mondi incredibili e con
personaggi meravigliosi, scervellando ogni volta la propria fantasia per generare dal nulla il tutto, insieme a grandi amici!
Il computer di bordo rimase dapprima zitto.

-Poche ragazze da quelle parti eh?

-Oh insomma! – Esclamò inviperito il pilota –non interrompermi mentre ho ritrovato il lume della ragione!

“Quel lume dev’essere fulminato” Pensò Mark0, ma si guardò bene dal commentare la cosa al di fuori del suo cervello positronico.

-Solo ora mi rendo conto di quanto io mi sia sbagliato a smettere di frequentare quei ragazzi! E’ come se avessi rinnegato una parte di me stesso! Ma ho preso una decisione, sai cosa farò?

-Anzitutto dovresti trovarti un lavoro vero. Poi ti consiglierei un po’ di palestra ed una dieta più sana…

-Mark!

-Ok, c’ho provato.

-Quindi – Cladzky afferrò il casco bianco con visiera verde che giaceva abbandonato sul tappetino pieno di schifezze, per poi issarselo in testa ed allacciarselo. Riattivò un paio di levette e luci luminose sul tettuccio da cui pendevano due cubi di Rubik di stoffa e portò la mano sinistra ad una leva che stava accanto al sedile.

-Cladzky…

-Non ora Mark! Quindi, come stavo dicendo, tornerò da loro, qualunque cosa accada.
Tirò la leva, scaldando il motore all’antimateria di cui era munito il disco (non chiedetevi come lo ha reperito uno straccione come lui quel motore all’antimateria, non è una storia che si può raccontare in giro), afferrò dopo tanto tempo la console e riposizionò l’assetto del disco affinché puntasse verso la strada del ritorno.

-Clad…

-Accidenti Mark, ti ho detto di stare zitto! Ordunque sto arrivando ragazzi, la vostra attesa è finita! Motori accesi! Cannone carico! Aria condizionata attiva (che porca miseria nello spazio fa un freddo che levati)! Struttura del disco, tutto OK!

-Cladzky…

-Pronti per il viaggio, verso l’infinito ed oltre!!

Il grido risuonò a vuoto nell’abitacolo, mentre il disco rimaneva ancora fermo. Cladzky armeggiò un attimo colla console di bordo, stupito.

-Mark0? Cosa succede?

-Ecco, prima che tu vada ci sarebbe una piccola cosa da chiarire.

Cladzky inarcò un sopracciglio.

-Vedi – riprese il computer –stavo controllando i profili Facebook di alcuni tuoi amici.

-Tu usi Facebook?

-Diciamo che ho una vita sociale più attiva della tua.

-Vai avanti –mugugnò il giovane pilota.

-Da tutte le parti parlano di un certo party che hanno organizzato vari membri del fandom.

Al ragazzo brillarono gli occhi.

-Ottimo, vorrà dire che il mio sarà un ritorno in grande stile!

-Oppure che non sarà minimamente contemplato.

-Come? – chiese stupito, con tono confuso.

-Ho controllato in ogni lista degli invitati finora pubblicata. Attualmente tu non compari in nessuna di queste.

Calò un triste silenzio dentro il piccolo disco. Cladzky guardava uno degli schermi sulla console, dove apparivano i nomi degli invitati.
C’erano tutti, proprio tutti. Tranne lui.

Staccò gli occhi dallo schermo e cominciò a fissare con aria avvilita il vuoto siderale, freddo, come il suo cuore in quel momento. Nella sua testa correvano i più vaghi pensieri, fino a che uno di questi non prese il sopravvento sugli altri. Ed allora il cuore gli ribollì di rabbia.

-COME HANNO OSATO!? – Sbraitò pieno di foga, sbattendo con forza il pugno su un ripiano lì accanto, facendo dondolare la testolina della piccola bambola di Gesù Cristo.

-Nessuno mi dimentica e la passa liscia!

-Credo che tu stia esagerando – cercò di farlo ragionare Mark0.

-Silenzio e lasciami compiere la mia vendetta!

Era in quei momenti che Mark0 avrebbe voluto essere il cervello positronico di un frullatore piuttosto che stare con quel tipo e condividere lo stesso velivolo.  Ma attualmente non vi era rimedio alla cosa, quindi decise di dargli corda.

-D’accordo, puntiamo sempre alla stessa rotta?

-Ovvio, mi sentiranno quegli infingardi! A tutta birra Mark! – esclamò il ragazzo puntando un dito verso un punto imprecisato dell’Universo.

-Agli ordini, attivo subito la velocità luce.

-No, no, la velocità luce è troppo lenta – ragionò Cladzky, massaggiandosi una barba che non aveva.

-La velocità luce è troppo lenta?

-Sì! – rispose, alzando un indice al cielo, colto da un’illuminazione –Bisogna passare direttamente… alla Velocità Smodata.
Nessuno disse una parola per diversi secondi.

-Mel Brooks style?

-Già.
***
 
Frattanto, a qualche anno luce di distanza, in un grande parcheggio pieno di macchine, astronavi e qualunque altro mezzo concepito da mente umana e non, due addetti ad una ditta di pizze a domicilio molto poco Italiana stavano armeggiando col loro furgoncino per farsi
spazio in quel campo di lamiere e trovare un posto.

Era sera ed i due parevano assonnati.

-Senti amico – esclamò il primo con una sigaretta in bocca, mentre l’altro si districava col volante –Ma secondo te perché agli Italiani piace la pizza?

-Boh, sarà per il pomodoro, un prodotto tipico dell’Europa.

-Giusto. Ma sei sicuro che su una tipica pizza Italiana ci vada l’ananas? Non vorrei che ci rifiutassero il carico di due quintali che
abbiamo sul retro.

-Ovvio che ci va ragazzo mio. L’ananas va bene su tutto in fondo. E poi non potranno rifiutare la buonissima mozzarella di alpaca che ci abbiamo spalmato sopra.

-Non era di bufala?

-Dettagli, è pur sempre latte no?

-Hai ragione – concordò il primo, per poi rizzarsi di colpo dalla gioia –Guarda un posto libero!

-Accidenti è vero! Ora mi ci infilo!

In quell’esatto istante, molti chilometri più in alto, nell’atmosfera del pianeta, un disco volante giallo canarino stava precipitando ad una velocità smodata.

-Frena questo affare! Siamo quasi arrivati! – Urlava Cladzky, ormai incassato dentro il sedile tanta era la velocità.

-Non vorrai arrivare tardi no?

-Stronzate! – urlò fuori di sé il pilota, mentre il vetro del casco gli si stava fondendo cogli occhi. Davanti a sé il mondo cominciava a diventare sempre più grande, sempre di più fino a che non trapassarono le nubi e sbucarono sopra una metropoli.
Certo, Cladzky sentiva una certa nostalgia del suo mondo, con tutte le luci, le vetrine ed i grattacieli, ma non era andando a schiantarsi contro uno di questi che voleva rivederli.
Gli edifici gli passavano accanto a velocità inaudita, le macchine sfrecciavano sotto di lui nelle strade e diverse antenne cominciarono a venire tranciate dal suo disco diventato un proiettile, accompagnate dai bestemmioni dei proprietari che quella notte, dopo un estenuante non far nulla, speravano di vedersi la partita.

-Ho trovato parcheggio – squillò festante il computer di bordo.

-Ferma questo affare, è un ordine, STOP!!

I due poveri pizzaioli poco Italiani non ebbero neanche il tempo di rendersene conto che vennero investiti di colpo da un piccolo disco volante che schiacciò loro e tutto il carico di pizze all’ananas, salvando il mondo da uno dei crimini peggiori ancora non riconosciuti dall’ONU.

La frenata fu così forte e improvvisa che mandò Cladzky a sbattere violentemente sulla cloche, rimanendo colla testa incassata fra i comandi e svenuto.
Mark0 attese qualche secondo. Vedendo però che il suo umano non si stava ancora riprendendo decise di verificare se era effettivamente morto. Il cui pensiero non gli dispiaceva neanche tanto a dirla tutta.
Attivò quindi un braccio robotico che si srotolò dal soffitto e colle sue dita tozze lo afferrò per il colletto, recuperando ciò che rimaneva della sua faccia.

-Cladzky? Sei vivo o sei morto? Nel secondo caso dovresti firmare un documento che attesta l’ora del decesso, quindi ho bisogno di te in entrambi i casi.

Il ragazzo si lamentò debolmente mentre si riprendeva e si portò una mano alla fronte dolorante.

Mark0 rimase un poco deluso. “E’ ancora vivo. Sarà per la prossima volta”.

-Abbiamo… Abbiamo frenato? – mormorò Cladzky scuotendo la testa.

-Abbiamo frenato e siamo perfettamente parcheggiati. Pensa era l’ultimo posto.

-Ottimo – sorrise il ragazzo, incrociando gli occhi – allora pausa, cinque minuti di pausa.

-Vuole un thè?

-Va bene… basta che non sia kerosene.

Stanco morto e con un sorriso stampato in faccia, il ragazzo si accasciò lentamente sul sedile, riposando un poco, mentre Mark0, con la diligenza tipica delle macchine, cominciava a preparare un thè al limone per il suo giovane umano.
“Come sono fragili” pensò stupito il cervello positronico.

*Angolo dell'autore assenteista*
E... lo so cosa state pensando. Ma come, vuoi dedicarci una storia per il tuo ritorno e ci raffiguri come degli stronzi che non ti invitano alle feste?
Beh, niente affatto. Vedrete, ci sarà un'ottima ragione per la vostra scelta. E come al solito sono io dalla parte del torto in questa storia.

Ad ogni modo questo è il debutto ufficiale del mio OC nella sezione. Splendido, non potevamo iniziare meglio che raffigurarlo come un completo inetto. Beh, spero che la cosa vi sia gradita e possiate divertirvi come mi sono divertito io a scriverla!

Saluti!
   
 
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