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Autore: Strega_Mogana    20/03/2017    2 recensioni
Aveva fatto installare una panchina dello stesso marmo bianco davanti alla tomba; a volte vi aveva visto studenti seduti a fissare le parole dorate, a volte aveva incontrato Potter a piangere in silenzio, un volta vi aveva sorpreso Draco, immerso nei suoi pensieri, spesso era solo a fissare quell'accecante bianco che gli faceva male agli occhi.
Quel giorno la panchina era occupata da Minerva.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Terza parte di una mini-serie che non era nata come tale, ma alla fine lo é diventata.
Da leggere dopo:
- Piton 45.0 FM
- Le curiosi comari di Hogwarts


Triste luogo per un ricordo felice

La primavera era arrivata quasi senza preavviso: il giorno prima il vento era freddo e congelava la pelle, la mattina dopo l'aria era dolce, ti accarezzava con delicatezza portando con sè i profumi della natura in procinto di svegliarsi.
Severus non aveva mai amato la primavera e, nonostante tutto, le cose non erano migliorate.
Non amava il profumo dei fiori, i ragazzi scalmanati che iniziavano a togliersi strati di vestiti pesanti nel pomeriggio, il sole iniziava a diventare troppo caldo e la luce troppo presente.
Poteva anche non vivere più nei sotterranei, essere considerato un eroe anziché un assassino traditore, poteva essere amico di Potter e star per sposare la sua migliore amica, ma continuava ad amare la notte e le ombre dell'inverno.
Uscì dal grande portone di quercia e si guardò attorno: la neve era già sparita da qualche settimana, l’erba era verde e morbida, le gemme del Platano Picchiatore iniziavano a fiorire e presto quel burbero albero sarebbe stato ricoperto di delicati fiori rosati che mal si accostavano al caratteraccio della pianta.
Ma, in fin dei conti, anche Hermione si accostava male a lui: eppure si sarebbero sposati tra poche settimane.
L'idea del matrimonio lo rendeva impaziente. Non avevano mai pensato a sposarsi, non ne sentivano la necessità, ma da quando avevano fissato la data si erano resi conto che non vedevano l'ora che quel giorno arrivasse. Come se un giuramento potesse rendere ancora più reale la loro relazione.
Si scoprì ansioso di voler dichiarare il suo amore per Hermione davanti a tutti. Lui che aveva tenuto segreto il suo amore per Lily per vent'anni.
Sorrise: alla fine qualcosa era cambiato.
Si incamminò sotto quell'accecante sole che odiava, lungo un sentiero che conduceva alle rive del Lago Nero. Un percorso che aveva fatto spesso con Silente.
In quei giorni pensava molto al vecchio; più del solito.
Avrebbe voluto averlo vicino, come testimone del suo amore.
Il quadro con quelle frasi fatte non era la stessa cosa, anzi aumentava la nostalgia.
I suoi piedi conoscevano la strada a memoria, non ci fu bisogno di pensare dove andare, c'era un solo posto dove voleva essere in quel preciso momento, ora che la nostalgia era dolorosa come una pugnalata dritta al cuore.
La candida lapide brillava sotto quel sole troppo luminoso.
Severus sapeva che Hagrid la puliva tutte le settimane parlando al marmo come se Albus potesse rispondergli.
Non era strano: perfino lui parlava con Silente.
Aveva fatto installare una panchina dello stesso marmo bianco davanti alla tomba; a volte vi aveva visto studenti seduti a fissare le parole dorate, a volte aveva incontrato Potter a piangere in silenzio, un volta vi aveva sorpreso Draco, immerso nei suoi pensieri, spesso era solo a fissare quell'accecante bianco che gli faceva male agli occhi.
Quel giorno la panchina era occupata da Minerva.
Severus sentì lo stomaco pensante come se fosse di piombo. I capelli della donna erano legati nel solito chignon stretto, brillavano come fili d'argento. Le mani nodose erano posate in grembo, fissava la tomba con le labbra serrate con forza.
Si avvicinò incurante del rumore del ghiaietto sotto i suoi piedi, quando la sua ombra oscurò parte della lapide Minerva si voltò.
- Posso sedermi? Posso sempre tornare dopo.
La strega scosse il capo e si spostò quel tanto da permettergli di sedersi accanto a lei.
Il pozionista prese posto e si voltò a guardarla.
- Stai bene, Minerva? - mormorò notando il cipiglio scuro della donna – Sembri... arrabbiata.
- Sono sempre arrabbiata quando vengo qui. - confessò lei.
Il Preside osservò l'amica, poi voltò lo sguardo sulla tomba.
Bianca e brillante come la neve fresca, le parole brillavano in modo irritante, come se Albus stesse sorridendo sotto quella coperta di marmo.
- Sì. - mormorò – Posso comprenderlo.
- Non importa quanti anni siano passati. Vorrei potergli parlare un'ultima volta. Cercare di capire, sentire le sue ragioni. E poi vorrei strozzarlo con le mie mani.
Severus sorrise fissando la lapide.
- Posso comprendere anche questo. - ammise – Ma Albus avrebbe iniziato a parlare e, alla fine, le sue parole ti avrebbero convinta, anzi avresti pensato che fosse l'unica strada possibile. Era davvero bravo in questo. Se non lo fosse stato non l’avrei mai fatto.
Parlava raramente di quella notte sulla Torre o del suo giuramento.
La professoressa non parlò, si limitò a fissare la tomba con aria severa.
Restarono in silenzio qualche minuto, il sole riscaldava il parco, gli uccellini cinguettavano sugli alberi, in lontananza si sentiva Thor abbaiare a qualche animale che Hagrid teneva nel recinto sul retro della sua casa.
Era un bel pomeriggio. Albus l'avrebbe apprezzato.
Si ritrovò a ridacchiare mentre pensava a quello che gli avrebbe detto il vecchio a poche settimane dal suo matrimonio. Minerva si voltò stupita da quella reazione inappropriata per il luogo dove si trovavano.
Lui si portò una mano alle labbra, ma continuava a sorridere.
- Stavo pensando a quello che avrebbe detto sul mio matrimonio – spiegò alla strega.
Minerva sorrise, sempre con le rughe più marcate, la stanchezza dipinta sul vecchio volto.
- Ne sarebbe stato felice. – gli rispose – Nessuno più di te merita l’amore.
Severus non staccava gli occhi dalla tomba, Minerva aveva ragione: Albus gli avrebbe detto esattamente quelle parole.
- Avrebbe anche detto, - continuò Minerva voltandosi verso la lapide – che lo sapeva che non eri destinato all’ombra. Sei un uomo di luce, Severus. Molto più di quanto tu voglia credere, o ammettere. Durante il suo ultimo anno Albus era immerso completamente nei suoi piani. Raramente riuscivamo a parlare per più di dieci minuti, ma mi ha sempre detto che la guerra si vinceva con l’amore, che ogni gesto era dettato dall’amore. Quando è morto… quando…
- Ho capito, Minerva. - disse velocemente, il pensiero di Albus le faceva sempre scappare qualche lacrima e lui non voleva vederla piangere – Grazie.
Severus sapeva che avrebbe insegnato ancora un anno. Due se era fortunato.
Già le mancava.
- Avrebbe anche inviato un cesto pieno di dolci ad Hermione.
- Perché?
- Oh mio caro, - disse lei con un sorriso voltandosi a guardalo – perché riesce a sopportarti senza lamentarsi.
Un sopracciglio del professore si incurvò verso l'alto.
- Neppure lei é così tranquilla come tutti credete.
Nessuno sapeva degli incubi che a volte accompagnavano i sogni della sua compagnia, o le lacrime notturne per i genitori che non volevano più vederla, o il muro di silenzio dove si nascondeva quando ripensava alla guerra. Nessuno avrebbe mai saputo dei terrori notturni che avevano spaventato Weasley tanto da lasciarla, o gli incantesimi che aveva dovuto deviare di notte mentre lei lo guardava con lo sguardo appannato dal sonno credendolo un nemico. Era arrivato al punto di toglierle la bacchetta da sotto il cuscino quando si addormentava.
Erano cicatrici che comprendeva bene, si aiutavano a vicenda. Quei momenti bui, dove la pace sembrava solo un'infinita attesa di un altro Mago Oscuro, erano sempre più rari, ma c'erano.
Era inevitabile e col tempo avevano imparato a gestirli ad affrontare il dolore e la paura.
Poi facevano l'amore come per ricordarsi che dalla morte e dal dolore, nasceva la pace e la serenità.
Il pozionista fece un lieve sorriso: perfino questa discussione sarebbe piaciuta a Silente.
- Minerva, - iniziò lui stranamente nervoso, doveva parlare con lei da diversi giorni ormai, ma non aveva mai trovato il momento adatto – io avrei una richiesta. Sai che io e Hermione vogliamo celebrare il matrimonio qui, ad Hogwarts.
- Certo. - mormorò lei – Durante le vacanze pasquali. E' carino da parte vostra permettere agli studenti di assistere ad un giorno così importante. Credo che sia il primo matrimonio al castello.
- Non interrompermi, per favore. - la interruppe lui, parlare era difficile – Vorremmo mettere il gazebo in questa zona, per avere Albus vicino in un modo o nell'altro. Hermione ha chiesto a Potter e Wealsey di essere i suoi testimoni e io l'ho chiesto a Hagrid e... Weasley... George.
La strega lo fissò sbigottita, fu in istante dove il tempo parve fermasi: poi esplose.
- George Weasley? - quasi gridò – Da quando siete così grandi amici?
- Mi ha aiutato a guardare una faccenda sotto un'altra luce. - spiegò senza entrare nel dettaglio – E' piacevole parlare con lui quando non si comporta in modo completamente idiota, il che vuol dire per la maggior parte della giornata.
Non gli sembrò il caso di dirle che si incontrava regolarmente con George dal giorno del suo compleanno, ed era strano trovare in lui, un mago a cui aveva mozzato l'orecchio, un amico. O qualcosa di molto simile ad un amico.
Senza preavviso si ritrovò un dito nodoso proprio all'altezza della punta del naso.
- Severus Piton, -scandì il suo nome così lentamente che la schiena fu percorsa da brividi di terrore, si spostò appena sulla panchina come se improvvisamente fosse scomodo – dammi un solo motivo per cui non dovrei essere io la tua testimone!
- Vorrei che celebrassi tu il matrimonio. (*) - lo disse in un soffio, velocemente come togliersi un cerotto.
Vide il dito tremare appena prima di abbassarsi lentamente.
Severus si sarebbe messo a ridere di fronte a quell'improvviso mutismo. Minerva aprì la bocca per rispondere, ma non uscì alcuno suono dalle labbra.
Vide i suoi occhi diventare lucidi e trattenere le lacrime e Severus poté quasi vedere tutta la sua vita in quegli occhi sull'orlo del pianto.
Si vide piccolo studente curioso, ma schivo, rivide le persecuzioni e il sorriso di Lily. Rivide Albus e quel suo sorriso disarmante, ci vide la guerra e il dolore.
La stanza del San Mungo dove era stato ricoverato fin troppi mesi. Si rivide dietro la scrivania della presidenza, questa volta senza l'etichetta di assassino, usurpatore e traditore cucita addosso.
Vide Heriome con il suo amore, con il sorriso colmo di amore. Vide le risate, le litigate con lei e il futuro che potevano avere. Dei figli, dei nipoti e una vecchiaia felice.
Vide tutto questo negli occhi della sua vecchia insegnante di Trasfigurazione.
- Ma... ma... Hermione...
- E' d'accordo. Anzi, non vede l'ora.
E poi accadde qualcosa che non avrebbe mai raccontato a nessuno: Minerva gli volò tra le braccia. Come non ne era certo. Era certo, però, che lo abbracciò con la velocità di un battito di ciglia.
Per essere una vecchia strega stringeva veramente forte. Sentì la sua pelle rugosa, ma morbida sulla guancia, una lacrima bagnargli la pelle.
Ricambiò l'abbraccio come un figlio abbraccia la propria madre.
Aveva sbiaditi ricordi di sua madre che lo stringeva, ma era quasi certo che lo faceva nello stesso modo.
- Troppo sentimentale...- mormorò con finto sarcasmo facendola ridere.
Minerva tornò al suo posto, trovando la compostezza che la rappresentava. Si mise gli occhiali in grembo e prese un fazzoletto rosso dalla tasca della veste.
Si tamponò gli occhi lanciandogli qualche occhiata.
- Ma guarda... piango come una ragazzina.
Rimise a posto il fazzoletto e si sistemò gli occhiali.
L'orologio della torre batté quattro colpi, un istante dopo la campanella annunciò la fine delle lezioni per quella giornata.
Era ora di tornare al lavoro.
Si alzò, Minerva si voltò a guardarlo.
- Rientri con me?
- No, preferisco restare qui ancora un po'. Grazie di avermi regalato un ricordo piacevole in questo luogo.
Fece solo un lieve sorriso, si voltò e si incamminò sul sentiero di ghiaietto che, questa volta, lo portava ad Hogwarts, alla sua vita e al suo futuro.
Percorse solo qualche metro quando la voce di Minerva lo raggiunse chiara e cristallina.
- Credo ancora che la giacca con le code sia la soluzione migliore!
Il pozionista scosse il capo e allungò il passo.
Minerva poteva anche avere con sè un metro da sarta.

FINE


(*) Mi immagino il matrimonio di Severus ed Hermione in maniera civile, un po’ come quelli americani. Siccome non ci vedo Minerva che fa il corso on line per diventare “cerimoniere per un giorno” credo che al matrimonio sarà presente anche un funzionario del Ministero, per autenticare il tutto. Ai fini di trama è irrilevante, ma ci tenevo a precisare.

   
 
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