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Autore: Feili2PM    22/03/2017    2 recensioni
Se potessi creare io la mia vita, il mio mondo e la mia realtà, non sarebbe sicuramente così.
Ci sarebbero avventure, persone meravigliose con ottimi valori e morali, ci sarebbe una storia d’amore seria, amici onesti e fedeli, un mondo perfetto.
Riposi il bicchiere vuoto e andai in camera mia, raccogliendo dalla scrivania l’ultimo libro della saga che avevo appena concluso. Un’altra di quelle che raccontava di mondi avventurosi dove la protagonista è sempre qualcuno di speciale… d’importante.
Mentre io vivevo una vita comune, senza molti colpi di scena.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Riku, Sora, Vanitas
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 2:   Le linee della storia 

Ero in un altro mondo, la differenza la notai immediatamente rispetto al posto in cui viveva Anima.
Oltrepassata la porta i miei piedi toccarono il pietrisco di un sentiero che portava a una città simile a quelle medievali con un castello tutto intorno alla cittadina. Era circondata da alte mura di pietra e il sentiero era circondato a alti alberi sottili e frondosi.
Presa dall’istinto di sopravvivenza e incoraggiata dalle ultime parole di Anima, mi diressi verso la città, convinta di avere trovato immediatamente almeno una delle tre linee guida della mia storia.
Soprassai le alte mura e l’arco d’ingresso e m’immobilizzai a guardare davanti a me. Avventurieri si precipitavano da un negozio all’altro e ne uscivano con le braccia e le sacche da viaggio piene. C’era chi camminava per la strada principale mostrando ad altri ciò che avevano preso e chi invece scambiava sacchi di monete a dei mostriciattoli tutto pelo con un pompon sulla testa. Guardandomi intorno notai che quelle strane creature era un po’ ovunque per la città, alcuni passeggiavano tranquilli, altri avevano l’aria di veri e propri mercanti.
Incantata da tutto quello che trovavo intorno a me, troppo impegnata a non perdermi neanche un piccolo dettaglio, non notai quando andai a sbattere contro un ragazzo in piedi davanti ad un negozio a braccia conserte.
-scusa!- ma quando alzai gli occhi verso il suo volto ne rimasi colpita.
Aveva chiari, quasi argentati, capelli lunghi fino alle orecchie e due tremendi e brillantissimi occhi color acquamarina.
Il mio primo pensiero fu: bello.
Vestiva in modo abbastanza comodo, dei jeans, maglietta bianca e una giacca nera a maniche corte e cappuccio. Rispetto agli altri viaggiatori era un pesce fuor d’acqua.
-non importa- anche la sua voce mi piacque, profonda e calda. Sarebbe stato fantastico se l’amore che avevo chiesto ad Anima fosse stato lui.
Lui mi diede una brevissima occhiata dal basso verso l’alto poi mi chiese –non sei di Radiant Garden, non è vero?-
-di dove? Ah…no a dire il vero sono appena arrivata- risposi –non ho bene idea di dove ci troviamo comunque- lui non smise di guardarmi, così cominciai a sentirmi a disagio.
-sei appena arrivata?- chiese lentamente, cose se stesse riflettendo su ciò che avevo appena detto –da dove vieni?-
-io…non mi ricordo –non potevo certo dirgli che questo era il mio libro e tutto questo mondo era stato inventato dallo spirito del libro stesso. Sembrava completamente assurdo e sicuramente mi avrebbe preso per pazza. Dovevo inventarmi una scusa alla mia amnesia –sono stata attaccata e poi mi sono ritrovata a pochi metri fuori dalla città…-
–che ne dici di andare a palazzo? Potrebbe aiutarti a ritrovare la strada di casa- senza neanche lasciarmi il tempo di rispondere, continuò –mi chiamo Riku-
-Sono Feili- mi presentai incerta se allungare una mano oppure no. Riku non accennò a muoversi, perciò decretai che non ce n’era bisogno
-ti faccio strada. Seguimi-
Istintivamente lo seguii guardandomi intorno –cos’è che sono?- chiesi quando passammo davanti a un’altra di quelle strane creature che volavano a mezz’aria e vendevano merci.
-Moguri. Sono creature intelligenti e laboriosi. Quelli che vedi qui sono solo pochi dei tanti Moguri che sono sparsi per i mondi-
-sono nomadi?-
-no, vivono in piccoli clan. Aiutano gli umani, spesso vendono armi o pozioni che ci possono servire. Raramente sono completamente integrati nella nostra comunità, preferiscono vivere da soli- spiegò. Osservai uno dei Moguro fare una capriola e girare intorno a un viandante. Come per magia la veste dell’uomo cambiò completamente diventando decisamente più elaborata e forse anche più resistente. Il Moguro saltellò su e giù agitando il suo delizioso pompon rosso.
–sono carini- dissi con un sorrisetto sulle labbra.
-non apprezzano essere toccati dagli estranei- m’informò lapidario Riku oltrepassando un alto arco che introduceva l’alta scalinata che portava al castello e oltre di essa fui accolta da meravigliosi giardini ricchi di fiori e piante di vario genere. Erano costituiti da una serie di grosse strutture a gradoni sui quali erano stati piantati fiori e piante in odine di colore.
-sono i giardini interni-spiegò Riku oltrepassandoli senza dagli molta attenzione ma facendo perfettamente caso alla mia meraviglia stampata sul viso –immagino che avrai visto i giardini all’esterno delle mura-
-ehm…no-
Un attimo di silenzio poi Riku parlò di nuovo –avrai l’occasione di vederli dopo-
Quando finalmente arrivammo davanti agli imponenti portoni d’ingresso, Riku continuò con la sua presentazione della città –la fortezza si snoda su più piani, alcuni dei quali sotterranei. Perdersi in passato era abbastanza facile. Tuttavia, dopo la guerra, abbiamo deciso di riordinare questo sistema per renderlo più comodo e, diciamolo più vivibile- aprì la porta e davanti ai miei occhi si presentò una luminosissima entrata costituita da una maestosa fontana con delle statue e due scale circolari ai lati che portano verso due aree del palazzo.
Riku chiuse le porte dietro di noi proprio nel momento in cui dal corridoio sinistro della scalinata comparve una donna dai lunghi capelli rossi con indosso un elegante e regale abito delle varie sfumature del sole, dall’arancio al giallo accecante. In contrasto con i suoi capelli rossi, sembrava un accecante fuoco che illuminava tutta la stanza.
-Riku!- esclamò scendendo di fretta le scale ma si bloccò quando con un’occhiata più veloce mi vide –è successo qualcosa?- domandò preoccupata
-Kairi, questa ragazza è nuova a Radiant Garden. È appena arrivata-
Gli occhi attenti di Kairi puntarono in scatto verso di me indagatori. Sembrava che puntualizzando il fatto che fossi arrivata giù pochi minuti fa, Riku le avesse lasciato un chiaro messaggio che io non dovevo sapere. Spostai lo sguardo da lui a lei, confusa.
-che cosa succede? Ho fatto…-
-come ti chiami?- Kairi m’interruppe in fretta, sempre senza staccarmi gli occhi un istante. Accanto a me sentivo che Riku stava facendo lo stesso.
-Feili-
-da dove vieni?-
-non se lo ricorda. È stata attaccata e si è risvegliata a pochi metri dalle mura di Radiant Garden- spiegò Riku ancor prima che io aprissi bocca. Poi, senza aspettare che Kairi dicesse altro, aggiunse –è lei-
-non possiamo esserne certi- ribattè senza agitarsi troppo Kairi, finalmente spostando lo sguardo da me a lui –dovremmo aspettare Mickey per averne la certezza- Kairi si voltò di nuovo verso di me e questa volta mi fece un gentile sorriso –Feili, vorremmo ospitarti a palazzo, almeno finchè…
-no!- la fermai –non farò niente di ciò che mi proporrete almeno finchè non mi spiegate cosa sono tutti questi sguardi- cercai di far suonare la mia voce solida quando invece la realtà era che cominciavo ad avere paura di quello che stava succedendo.
Kairi e Riku si scambiarono un’occhiata
-scusaci, non volevamo sembrare maleducati. Vieni in biblioteca, lì ti spiegheremo tutto- Kairi mi fece segno di seguirla su per le scale verso il corridoio che aveva abbandonato prima. Aprì i due portoni ed entrammo in quella che era un’immensa biblioteca dagli innumerevoli scaffali dall’aria antica. Su alcuni c’erano libri che sembravano abbandonati lì da secoli, mentre alcuni avevano l’aspetto di essere stati appena consultati.
Accanto all’entrata c’era un camino e intorno delle poltroncine completamente immerse in libri aperti, alcuni per terra con la copertina ribaltata verso l’alto.
-scusami- ripetè di nuovo Kairi con un sorriso –stavo consultando del libri quando sono corsa da voi...-
Riku spostò alcuni libri dalla poltrona più vicina e mi fece cenno di sedermi, Kairi fece lo stesso con l’altra poltrona mentre Riku restò dritto e impiccato come un soldato dietro di me.
Mi guardai intorno mentre Kairi si adagiava le gonne intorno a sé e Riku la controllava come sa da un momento all’altro dovesse comparire dietro di lei un nemico.
-allora- iniziò Kairi –forse ti sembrerà un po’ strano ma è molto probabile che il tuo arrivo sia stato predetto- la guardai sorpresa ma la lasciai continuare –dopo che mio marito ha sconfitto l’oscurità dieci anni fa, non ci sono più stati segni di pericolo per la pace, tranne qualche mese fa. Una figura oscura cerca di ostacolare la pace nei mondi -
-ma questo che cosa c’entra con me?-
-Riku ha sognato il tuo arrivo-
-per questo che ti dico che è lei-
-ma…- Riku questa volta sembrò infastidito all’insistenza di Kairi
–ti ho detto che sono sicuro. Era il mio di sogno, dopotutto-
Kairi non replicò anche se gli lanciò un’aria contrariata, strinse le mani in grembo, poi riportò la sua attenzione su di me –dato che Riku è così sicuro- e gli lanciò un’altra occhiata di disappunto –saresti disposta ad aiutarci?-
Nella mia testa apparve un segnale chiaro e tondo: Avventura.
Non esitai quindi troppo a scegliere quale sarebbe stata la risposta.
-certo, che cosa posso fare?-
- non abbiamo più notizie di Sora, mio marito, da qualche mese ormai. Era andato a cercare il motivo per il ritorno dell’oscurità ma invece è sparito. Il re Mickey è già andato a cercarlo insieme ad altri nostri amici ma ancora nulla. Siamo preoccupati-
Improvvisamente mi venne in mente una cosa, qualcosa che magari poteva essere poco importante come invece avrebbe potuto fare la differenza. C’era di mezzo la vita di una persona, non potevo alzare le spalle e mentire così spudoratamente, così mi mostrai più onesta possibile.
-non so combattere-
Kairi e Riku parvero un po’ colpiti dalla mia sincerità. Riku mi posò una mano sulla spalla –verrò io con te- disse dolcemente.
Kairi si alzò in piedi e si rassettò le gonne –bene- disse con il tono di chi aveva concluso dal sua discussione –scusatemi ma devo riprendere a studiare. Riku, la lascio nelle tue mani-
-Va bene- Kairi alzò una mano e i volumi più grossi sparsi a terra si rizzarono. Un altro movimento della mano, come se stesse gentilmente mandando via l’aria davanti a sé e i libri presero a librare davanti a lei verso l’entrata della biblioteca. La porta si aprì e si chiuse alle sue spalle, lasciandomi da sola con Riku.
Calò un silenzio imbarazzante prima che mi accorgessi che  si era chinato davanti a me e mi fissava negli occhi –sei veramente tu la donna che ho sognato- parlava più a sé stesso che con me e con estrema velocità, ancor prima che ne ma accorgessi, circondò il volto con le mani a mi costrinse a guardarlo negli occhi acquamarina. 
C’era qualcosa di strano in quegli occhi, erano come la calma dopo la tempesta: silenziosi, leggeri e terribilmente fragili.
-come faremo a trovare il tuo amico?- chiesi cercando di interrompere quel contatto visivo. Le mani di Riku scivolarono via e le sue guance si tinsero di rosso, come se improvvisamente si fosse accorto del gesto troppo intimo che aveva compiuto.
Si alzò in piedi e mi diede le spalle –dovremmo viaggiare per i mondi e cercarlo, non abbiamo sue notizie da troppo e questo ci ha fatto perdere le sue tracce. Domani incominceremo con Midgar. Seguimi- senza indugiare oltre su di me, si avviò all’interno della biblioteca a passo svelto, tanto che dovetti quasi correre per stare al suo passo. Mi guidò per le 
alte scaffalature, poi tirò delle tende e  si introdusse in una stanza adiacente, scomparendovi dietro in uno svolazzio rosso.
Lo seguì e rimasi sorpresa di trovarmi in una stanza circolare illuminata solamente dalla luce azzurrina della sfera che ruotava a mezz’aria al centro della stanza, sopra a un treppiedi di cristallo.
Riku si avvicinò alla sfera e questa rallentò la sua corsa, fermandosi lentamente –Midgar-
Intorno a noi si formò quella che sembrò a proiezione di case, alte strutture, tutto altamente illuminato, quasi da ferirmi gli occhi e costruito in vari metalli.
Questa era una incredibile magia o qualcosa di più semplice della magia, ma comunque poteva tranquillamente essere inserito all’interno della seconda linea guida della mia storia: magia.
-questa gigantesca metropoli è la struttura più tecnologicamente avanzata di tutto il pianeta Gaia. Consiste in un grande piatto di forma perfettamente circolare, sospeso a decine di metri dal suolo da pilastri e da otto immensi reattori di energia mako. Su questa struttura si trova la città vera e propria, suddivisa in otto settori, mentre al di sotto si trovano i bassifondi che un tempo costituivano la vera città- mentre parlava muoveva le mani come se stessa dirigendo un’orchestra e ad ogni suo movimento, le prospettive intorno a noi cambiavano, mostrando ciò di cui stava parlando.
Era un ologramma perfetto e incredibilmente realistico.
-un tempo, gli otto settori erano città separate, ma in seguito furono riunite e i loro nomi furono col tempo dimenticati. Midgar è gestita da un governo militare e da parte della compagnia elettrica Shinra che gestiscono numerosi e importanti affari direttamente dal palazzo Shinra- Riku ingrandì il centro della città mostrandomi quello che doveva essere un palazzo ma che in realtà mi dava l’impressione di essere una centrare idrica o elettrica.
Non aveva la forma di essere un palazzo, ma non dissi nulla e lo lasciai continuare.
-la città è interamente alimentata dai reattori mako ma questa energia provoca dei gravi danni alla landa intorno, succhiandovi tantissima energia. Per questo, molto spesso i reattori sono stai oggetto di attacchi eco-terroristici soprattutto ai gruppi come l’Avalanche, il cui obbiettivo è quello di fermare il governo dalla sua opera di prosciugamento delle energie vitali del pianeta-
Riku mosse la mano verso destra e le immagini cambiarono, mostrando un terreno deserto e privo di vegetazione e fauna. Il terreno era secco e prevalentemente roccioso.
-è terribile- dissi, Riku aprì la mano e le immagini ritornarono quelle di prima
–ma tutto questo che cosa c’entra con Sora?- chiesi
-prima di partire Sora ha fatto un punto della situazione e delineato una mappa di spostamento tra i veri mondi. Gaia era uno di questi e una volta arrivato è molto probabile che sia andato a cercare  una persona che conosciamo che vi abita- la mano aperta di Riku fece un movimento circolare, i luoghi intorno a noi sparirono e noi ritornammo nella stanza azzurrina. Al posto del luogo, apparve davanti a noi l’immagine di un ragazzo sui venticinque anni, di altezza media e di corporatura molto snella. Troppo evidenti erano i suoi capelli biondi sparati e i suoi occhi azzurri, luminosi quasi in modo irrealistico.
Il suo abbigliamento somigliava a quello di una divisa da soldato ma completamente di colore nero. I pantaloni erano larghi e coprivano gli stivali fin sotto la caviglia, mentre la felpa era senza collo ed era chiusa da una cerniera tenuta leggermente abbassata sotto al collo.
-lui è Cloud- Riku lo indicò con una mano –non credo che viva proprio a Midgar, è più probabile invece che abiti da qualche parte in quella zona desertica che ti ho mostrato prima. Tuttavia, l’unico punto di collegamento tra i mondi è a Midgar, quindi dalla città dovremmo trovare un modo per scendere e cercarlo-
-detto così, non sembra una missione da pochi giorni-
-no infatti- un giro del polso e la figura di Cloud sparì, sostituita da una mappa di tre grandi isole –questi sono i tre continenti principali di Gaia. Quello orientale ospita Midgar, una base militare a Junon, una fortezza a Fort Condor e un ranch. Il continente occidentale ospita il Gold Saucer, la Costa del sol, Gongaga che ormai è una città abbandonata, Nibelheim, Rocket Town e Cosmo Canyon. Probabilmente è questo che dovremmo prendere più in considerazione dato che Cloud è nato a Nibelheim-
Mi avvicinai a lui, indicando il continente settentrionale –questo?-
-è principalmente un luogo artico quasi completamente invivibile. Sappiamo che è presente solo una popolazione a Bone Village ma è molto ostile con i nuovi arrivati. Non che gli abitanti di Gaia  siano il contrario, esclusi alcuni. Comunque sia, escludo che Cloud sia andato nel continente settentrionale-
Riku sembrava completamente informato su tutto. La sfera si spense con un ronzio e la stanza ritorno di nuovo azzurrina.
-ti mostro un’altra cosa. Per di qua- dopo altri corridoi circondati da libri, dove mi sembrò di essere in un labirinto, ci trovammo davanti a una porta di pietra nera
–l’armeria-
Era una sala enorme e spaziosa. Le armi, di qualsiasi genere e tipo erano appese alle pareti o chiuse dentro teche di vetro. Riku raggiunse il centro della stanza e poi si girò verso di me massaggiandosi il polso con l’altra mano.
-qui raccogliamo tutte le armi che troviamo nel nostro cammino e le teniamo a disposizione dei guerrieri che ne richiedono l’aiuto- alzò le braccia e indicò tutta la stanza, poi le abbassò e mi guardò con insistenza –tu non sembri fatta per le armi pesanti, potresti provare a vedere se qualche arma leggera può esserti d’aiuto-
-v-va bene-
Incerta, incespicai sui miei passi verso una teca in cui c’erano centinaia armi tra cui pugnai e armi da mano. Riku mi spiegò il funzionamento di alcuni e alla fine scegliemmo insieme un pugnale con il manico maneggevole e pratico. Era l’unica cosa che riuscivo a muovere con facilità e con modesta abilità.
-partiremo domani all’alba- mi disse dopo avermi condotto fuori dalla biblioteca –ma prima di farti vedere la tua stanza, vorrei portarti in un altro posto, ti va?- mi guardò con un sorrisetto furbo e mi indicò l’ingresso del palazzo.
-vuoi potarmi fuori?-
-giusto poco fuori dalle mura della città- non smise di sorridere e poi partì senza fermarsi.
Aperte le porte del castello, mi accorsi di quanto tempo era passato dal mio arrivo: il cielo si era oscurato e la notte era scesa sulla città come un manto oscuro e tetro. Nessuna nuvola, neanche una stella e persino la luna quella notte aveva deciso di nascondersi.
Intorno a noi e ai nostri passi calava il silenzio totale. E mentre Riku mi conduceva fuori dalle mura della città, la mia mano destra arrivò istintivamente verso il pugnale che mi aveva dato pochi minuti prima, nel caso ce ne fosse stata l’esigenza.
Davanti alle mura facevano guardia due sentinelle, una seduta per terra che guardava il cielo, l’altra in piedi appoggiata alla parete di cemento.
-Leon- lo chiamò Riku –non chiudere i cancelli finchè non torniamo-
Il ragazzo fece un cenno d’assenso e poi Riku si girò verso di me –andiamo- la sua mano grande scivolò intorno alla mia e mi spinse a seguirlo oltre le mura verso il lato della cinta. Lui mi teneva stretta la mano tenendo il braccio piegato, facendo attenzione a dove mettevo i piedi nella folta foresta. Poi le radici sporgenti e il terreno franoso finirono per fare largo a un ampio spazio erboso completamente illuminato da quelli che con una più attenta osservazione riconobbi come fiori.
Migliaia di fiori luminosi e dai colori tenui illuminavano le mura della città creando ombre strane sul cemento.
Ero senza parole e forse anche Riku se ne accorse. Sorrise e mi trascinò all’interno di quel  mare luminoso. Si sedette schiacciandone qualcuno, poi mi guardò –ti piace?-
-è stupendo! Sono questi i giardini esterni di cui mi parlavi?- chiesi facendo una lenta giravolta per ammirare quel mare di fiori luminosi che mi circondava. Alla luce dei fiori, Riku sembrava pallido, ma questo gli conferiva un aria quasi ultraterrena con i suoi capelli chiari e i suoi occhi luminosi. La pelle diafana era toccata dalla luce rosata di alcuni fiori accanto a lui e le sue braccia distese verso il terreno, erano di un color latte molto brillante.
Era bellissimo. Mi sedetti accanto a lui e mi accorsi che il mio sguardo era stato intercettato. Arrossii e distolsi gli occhi, concentrandomi silenziosamente sullo stelo dei fiori, alti quasi settanta centimetri e spessi come tubicini.
-grazie, per avermi mostrato questo posto- dissi senza riuscire a trovare il coraggio di guardarlo negli occhi.
Per lui sembrò lo stesso, strappò un po’ d’erba dal terriccio e rispose –di niente-
 
   
 
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