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Autore: Beeanca    25/03/2017    1 recensioni
Cato ce l'ha fatta. Il beniamino di Capitol City, lo spietato favorito del Distretto 2 è arrivato in finale, ciò a cui aspira sin dalla tenera età. Ma l'ennesimo cambiamento del regolamento gli impone una scelta...cosa sceglierà il ragazzo dagli occhi di ghiaccio e il cuore di pietra? L'amore, o l'onore?
(Clato, One-shot, 821 parole, What If)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il cannone sparò, e Cato sospirò sollevato.
Ce l'aveva fatta, ce l'avevano fatta, sarebbero potuti tornare a casa, insieme.
L'immagine della ragazza del 12 scomparve definitivamente dal cielo stellato, e Cato guardò di sottecchi la sua compagna di distretto.
Clove stava pulendo i coltelli, sporchi del sangue ormai secco di Katniss Everdeen, e aveva il solito sorriso, sadico e imperturbabile, stampato sul volto.
Eppure Cato sapeva che qualcosa era cambiato in lei, l'aveva capito quando era riuscito a salvarla al festino.
Aveva visto un lampo di paura nei suoi occhi, per meno di un istante quelle iridi dal colore indefinito mostravano una sensazione nuova, mai provata, forse.
Ma era sempre Clove, aveva rivisto la vera lei nella ragazza che aveva fatto a pezzi la zoccola del 12, mentre lui aveva strangolato il suo amichetto, quel patetico ragazzo innamorato.
A un certo punto Cato notò che l'attenzione della ragazza al suo fianco non era più concentrata sui pugnali posati sull'erba, ma sul cielo.
E gli tornarono in mente le parole di Claudius Templesmith di qualche giorno prima, sul fatto che il regolamento era stato revocato e che avrebbero potuto vincere due tributi, purchè provenienti dallo stesso distretto.
Lo squillo delle trombe fece sussultare entrambi i ragazzi, poi una voce metallica risuonò nell'arena: “Un saluto ai concorrenti finali dei settantaquattresimi Hunger Games. La modifica precedente è stata revocata. Un esame più accurato del regolamento ha rivelato che ci può essere soltanto un vincitore. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore”.
Cato non capì subito il significato di quelle parole.
Ma si rese conto dell'improvviso pallore sul volto di Clove, e capì immediatamente.
Niente più gloria, niente più ritorno a casa. Almeno, non insieme.
In un istante Cato vide tutti i suoi sogni andare in frantumi, tutti i suoi progetti svanirono in pochi attimi, sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé.
Fu una questione di secondi, Cato lo fece e basta.
Spinse Clove sull'erba, e le puntò la spada al cuore.
L'elsa dell'arma aveva già iniziato a macchiarsi di sangue, e Cato incontrò gli occhi di Clove, per l'ultima volta.
Non riuscì a capire le emozioni riflesse nelle iridi della ragazza, e non era sicuro di volerle scoprire.
Prima di girarsi definitivamente Cato diede un'ultima occhiata alla sua alleata, e disse a voce bassissima “scusa”.
La parola fu quasi sussurrata, eppure Cato sapeva che Clove l'aveva sentita, ne era sicuro.
Fissò il cielo intensamente,cercando di non pensare a niente, e piantò la spada nel cuore della ragazza.
Il colpo di cannone che seguì ruppe il silenzio dell'arena, e fece capire a Cato che non era un'illusione, aveva davvero ucciso la sua alleata, era successo davvero.
E quando Cato si rese davvero conto dell'accaduto, mentre due hovercraft iniziarono ad avvicinarsi alla Cornucopia, si sentì un mostro.
Lo era sempre stato, in fondo, e la vittoria non aveva cambiato le cose.
Alla fine Cato aveva vinto.
Aveva ottenuto la ricchezza, la gloria, l'onore, ciò a cui aspirava sin da bambino.
Ma a quale prezzo?

 

Cato si sollevò di scatto dal letto, respirando velocemente, cercando di riprendersi da un altro incubo, l'ennesimo.
Si diresse verso il bagno per sciacquarsi il viso, e lo specchio gli restituì l'immagine di un giovane forte, vigoroso, e apparentemente felice.
Ma si sa, l'apparenza inganna.
Se lo specchio avesse mostrato i sentimenti Cato avrebbe visto un ragazzo spezzato, con una cicatrice aperta all'altezza del cuore.
E il ragazzo del 2 era consapevole del fatto che quella cicatrice, apertasi agli Hunger Games, non si sarebbe mai chiusa.
Eppure continuava a fingere, a mostrare al pubblico di Capitol City l'immagine che mostrava lo specchio, quella di un normale vincitore, orgoglioso della gloria data al proprio distretto.
Ma ogni giorno diventava sempre più dura.
Sentiva un vuoto, che non sarebbe mai stato colmato, e l'onore a cui tanto aspirava non contava nulla, senza di lei.
Passava minuti, ore, giorni a chiedersi perchè l'avesse fatto.
Non riusciva a capire cosa gli fosse passato per la testa in quegli istanti, ma non era il vero lui.
Però l'aveva fatto, aveva ucciso l'unica persona a cui teneva davvero, aveva perso una parte della sua anima.
Clove.
Clove
.
Clove.
Quel nome gli rimbombava senza sosta nelle orecchie, aprendo ancora di più quella cicatrice.
Il dolore lo stordiva, era una sofferenza psicologica incessante, una tortura che non avrebbe mai avuto fine.
Quando 
Cato pensò l'ennesima volta alla sua guerriera dai capelli corvini seppe cosa fare.
Aprì un cassetto, e prese una pistola.
Controllò che fosse inserita la pallotta, e respirò profondamente.
E premette il grilletto.
Cato non sentì nulla, nemmeno dolore.
Ma quando aprì gli occhi la vide, e capì subito di essere stato perdonato. E, per la prima volta, non si sentì un mostro.
Fu una sensazione nuova, eppure sperò che durasse per sempre, e ora che Clove era nuovamente al suo fianco era davvero felice.
Forse non ricco, non onorato e idolatrato da tutti, ma felice.

   
 
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