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Autore: eugeal    29/03/2017    0 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Seth era seduto a terra e tremava, troppo terrorizzato per spostarsi dal punto in cui Rowan lo aveva lasciato cadere dopo avergli quasi tagliato la gola. Poco più in là, quell’uomo orribile stava lottando con suo padre e il bambino sapeva che quello era un combattimento vero, fino alla morte.
Guy e Rowan lottavano con ferocia. La luce lunare entrava dalle finestre e Seth poteva vederla riflessa sulle lame dei loro pugnali mentre guizzavano veloci, in cerca del sangue dell’avversario.
Lady Elisabeth si era avvicinata a Seth, in silenzio, e si era seduta a terra accanto a lui. Ghislaine, tra le sue braccia, continuava a piangere disperata e la donna cercava di cullarla distrattamente, mentre la sua attenzione era rivolta alla lotta tra i due uomini.
Seth non poteva vedere il suo volto a causa del velo, ma sentiva la sua voce sommessa intervallata agli urli di Ghislaine e capì che le sue erano le parole di una preghiera.
Il bambino strisciò più vicino alla donna velata e si appoggiò a lei in cerca di conforto. Aveva paura come non ne aveva mai avuta in vita sua e non sapeva cosa fare. Giunse le mani come gli aveva insegnato Adeline e sussurrò anche lui una preghiera, senza staccare gli occhi da suo padre.
- Mammina, ti prego, proteggilo. Proteggi tutti noi.

Guy sentì il morso della lama di Rowan sul braccio, ma il dolore non lo rallentò minimamente e cercò di colpire l’avversario al viso con un affondo del pugnale. Rowan lo fermò afferrandogli il polso e Gisborne reagì bloccando a sua volta la mano di Rowan che stringeva il coltello. Tentò di dargli una ginocchiata all’addome e Rowan rispose con altrettanta violenza, cercando di sbilanciarlo. I due uomini rotolarono a terra mentre ognuno di loro cercava di prevalere sull’altro.
Il sangue colava lungo il braccio di Guy e rendeva scivolose le sue dita, ma il cavaliere si limitò a stringere ancora di più la presa perché Rowan non potesse sfuggirgli. Cercò di sbattergli la mano contro il pavimento per fargli cadere il pugnale, ma l’altro opponeva resistenza, reso più forte dalla ferocia della propria follia.
Guy cercò di spingere l’avambraccio contro la gola di Rowan per tentare di soffocarlo, ma il suo avversario mosse la testa con uno scatto improvviso e lo morse come un cane rabbioso, affondando i denti nella carne di Guy, nello stesso punto in cui lo sceriffo, anni prima, aveva usato l’acido di Djaq per cancellare il tatuaggio.
Rowan serrò la mascella con forza, muovendo la testa a scatti per provocare più danni possibili e Guy ululò di dolore. In quel punto, come anche sulla schiena, la pelle era più sensibile del normale e il morso di Rowan faceva talmente male che Guy vide chiazze scure danzargli davanti agli occhi.
Per un attimo temette di essere sul punto perdere i sensi, ma si fece forza perché se lui fosse morto, Rowan avrebbe sicuramente ucciso anche Seth e Ghislaine.
La ferita pulsava e bruciava e i denti del suo nemico sembravano lame affilate che lo trafiggevano da parte a parte, mandando lampi di dolore lungo tutto il braccio, quasi come quando l’acido gli aveva corroso la pelle. Il pugnale sfuggì dalle dita di Guy e cadde a terra con un tintinnio, ma fu quel piccolo suono a salvargli la vita.
Se non avesse sentito il rumore del metallo sul pavimento, non si sarebbe accorto subito di essere stato disarmato perché il dolore gli aveva intorpidito le dita e confuso la mente, ma così invece riuscì a reagire in tempo. Non poteva colpirlo con un pugno perché per farlo avrebbe dovuto lasciar andare il braccio di Rowan che impugnava il coltello, ma Guy abbassò la testa e la abbatté con violenza sul volto del nemico.
La forza dell’impatto gli fece annebbiare la vista per un attimo, ma il suo gesto fu premiato: Rowan emise un gemito di dolore e fu costretto ad aprire la bocca per respirare perché il colpo di Guy gli aveva rotto il naso, facendolo sanguinare.
Gisborne ne approfittò per liberare l’avambraccio con uno strattone e colpì il nemico con un pugno al volto, mentre con l’altra mano sbatteva a terra il braccio di Rowan per fargli lasciare il pugnale.
L’arma cadde a terra e scivolò lontana dai due combattenti, ma Rowan non si arrese e cercò di rialzarsi. Fece scattare una mano verso il collo di Guy, tentando di strangolarlo e Gisborne lo allontanò con un calcio allo stomaco.
Entrambi si alzarono in piedi e Rowan si avventò su Guy, spingendolo contro il muro con tutta la forza della propria follia.
Guy rimase senza fiato per un attimo dopo aver colpito il muro con la schiena, ma si riprese appena in tempo per vedere Rowan che si scagliava contro di lui dopo aver sguainato la spada. Si spostò di lato con uno scatto e la punta della lama colpì il muro accanto a lui, stridendo sulle pietre.
Guy estrasse la propria spada e la sollevò appena in tempo per parare un fendente diretto alla sua testa, poi spinse via la lama dell’avversario usando l’elsa della spada e contrattaccò, facendo roteare l’arma in un breve arco. Rowan parò senza la minima esitazione e Guy fece qualche passo indietro per allontanarsi da lui e mettersi in guardia, pronto a rispondere alla mossa successiva dell’avversario.
Si fissarono con odio, pronti a combattere fino alla morte.
Entrambi sapevano che il combattimento non sarebbe durato ancora a lungo: Rowan continuava a sanguinare dal naso e da altri tagli superficiali, mentre Guy sentiva il sangue che gli colava lungo il braccio impregnandogli la manica della giacca e ricoprendogli la mano come un guanto. Il sangue aveva reso viscida l’impugnatura della spada, rendendogli più difficile combattere, ma anche senza quell’impedimento Guy sapeva che avrebbe dovuto sbrigarsi a sconfiggere il nemico prima di indebolirsi troppo.

Seth soffocò un singhiozzo: voleva soltanto piangere e lasciarsi consolare dall’abbraccio di suo padre o di Adeline, ma in quel momento nessuno avrebbe asciugato le sue lacrime con amore e lui aveva il terrore che se avesse emesso anche un solo fiato avrebbe potuto distrarre Guy e allora l’uomo cattivo avrebbe avuto la meglio e avrebbe ucciso tutti loro. Non pensò che Ghislaine stava ancora piangendo a pieni polmoni e che in quel momento Guy e Rowan erano talmente concentrati che non si sarebbero accorti nemmeno del crollo del castello: lui si era convinto di dover restare in silenzio a costo di soffocare nelle lacrime.
Lady Elisabeth si alzò in piedi all’improvviso e fece alzare anche lui, poi gli restituì la bambina piangente.
- Devi andartene, piccolino, e porta in salvo anche lei. - Sussurrò la donna e Seth scosse la testa.
- Il mio papà…
- Vai, corri!
Seth strinse a sé Ghislaine: la bambina era pesante tra le sue braccia e aveva le fasce sporche e bagnate, ma inspiegabilmente il suo visetto contorto dal pianto lo faceva sentire più coraggioso. Da solo si sarebbe rintanato in un angolo a piangere, pregando che il padre vincesse il combattimento, ma con la cugina tra le braccia Seth sentiva di dover fare qualcosa per proteggerla.
La donna velata gli mise una mano sulla schiena per spingerlo in direzione del corridoio da cui era arrivato e il bambino fece un passo in avanti, meccanicamente.
Guardò il visetto arrossato di Ghislaine e tornò di nuovo a fissare il padre, come per imprimersi la sua immagine nella memoria: era forte e alto e impugnava la spada con la fierezza dei cavalieri delle leggende. Seth li aveva visti raffigurati negli affreschi e negli arazzi del castello e Adeline gli aveva raccontato le loro gesta, ma suo padre era più bello e più coraggioso di tutti loro.
Guardandolo in quel momento sembrava impossibile che il suo valoroso padre potesse essere sconfitto, ma il suo avversario era l’uomo malvagio e mascherato che aveva tagliato la gola di Guy e lo aveva quasi ucciso, un vero e proprio diavolo agli occhi del bambino.
Come poteva andare via e lasciare suo padre alle prese con quell’uomo? Ma Ghislaine non poteva restare lì, in mezzo al pericolo.
Seth guardò il padre un’ultima volta, poi si voltò e corse via lungo il corridoio. Il passaggio era quasi completamente buio, ma l’oscurità non aveva molta importanza per il bambino perché lui aveva comunque gli occhi offuscati dalle lacrime.
Lady Elisabeth guardò il bambino che correva via, poi fece un passo avanti e raccolse uno dei pugnali caduti a terra.
Si strinse la lama al petto e tornò a fissare i due uomini che combattevano.
- Rowan… - Sussurrò piano. - Rowan, piccolo mio… La mamma è qui, Rowan… Ora andrà tutto bene…

Isabella lanciò un grido nel riconoscere i vagiti della figlia e scattò in avanti senza pensare al pericolo. Marian accelerò il passo per starle dietro e lo sceriffo fece del suo meglio per inseguirle, ansimando.
Seth svoltò l’angolo del corridoio e lanciò un grido di terrore nel vedere la luce della torcia, temendo che fossero gli altri banditi, ma Marian si affrettò a farsi riconoscere e il bambino le corse tra le braccia, scoppiando in un pianto disperato.
Isabella affidò la torcia allo sceriffo e si precipitò a prendere in braccio Ghislaine per accertarsi freneticamente che la bambina non fosse ferita.
- Voleva ucciderci! - Singhiozzò Seth. - Voleva ucciderci entrambi, ma il mio papà è venuto a salvarci!
- Dov’è Guy?!
Seth tirò su col naso e indicò il corridoio.
- Sta combattendo contro l’uomo cattivo! Vincerà, non è vero? Stavolta non gli farà del male?
Marian e Isabella si scambiarono uno sguardo terrorizzato.
- Porta via i bambini. - Disse Marian. - Raggiungi le guardie di Archer e mettetevi al sicuro.
- È mio fratello… - Disse Isabella, esitando al pensiero di abbandonare Guy in pericolo.
- Ed è mio marito. Non permetterò che gli succeda qualcosa.
Sir Arthur annuì.
- Portate in salvo i bambini, è quello che vorrebbe vostro fratello. - Guardò Marian pensando che sarebbe stato più opportuno che anche lei si mettesse al sicuro, ma l’espressione decisa della ragazza lo convinse a non esprimere quell’opinione.
Isabella prese Seth per mano e il bambino si strinse a lei senza smettere di piangere mentre Marian e lo sceriffo correvano via.
- Volevano uccidere sia me che Ghislaine! - Singhiozzò Seth. - Li ho sentiti! E hanno fatto qualcosa ad Adeline! La hanno uccisa? Tu lo sai?!
- Adeline sta bene, l’hanno solo drogata per farla dormire, ma non le è successo niente. - Disse Isabella, cercando di consolare il bambino. - Andiamo da lei, così potrai vederlo con i tuoi occhi.
- Voglio aspettare il mio papà.
- Lo aspetteremo insieme ad Adeline e ad Archer.
- Zia Isabella, non gli faranno del male, vero? Stavolta sarà il mio papà a vincere?
Isabella si chinò per abbracciarlo e lo strinse forte per nascondere la propria espressione spaventata.
Guardare Seth, così simile a Guy, le faceva ricordare i tempi dell’infanzia e i momenti in cui suo fratello era stato tutto per lei. Per tanti anni dopo il suo infelice matrimonio lo aveva odiato, ma il pensiero di poterlo perdere ora che aveva ritrovato il suo affetto le riusciva inaccettabile.
- Certo che vincerà. Non lo hai visto al torneo? Non ti ricordi quanto è forte? Tra poco ci raggiungerà come se niente fosse.
- Davvero?
- Davvero.
- Ghizzy sta bene? - Chiese Seth.
Isabella controllò la bambina per l’ennesima volta e sorrise: tra le braccia della madre Ghislaine si era calmata e si limitava a piagnucolare sommessamente.
- Sì, non si è fatta niente.
- Sei arrabbiata con me perché l’ho presa in braccio senza chiederlo? Ma dovevo farlo! Mi sono svegliato per fare pipì e li ho sentiti parlare. Hanno detto che ci avrebbero uccisi... Dovevamo scappare via!
Isabella rabbrividì pensando che Seth avesse continuato a dormire o se non avesse avuto il coraggio di prendere l’iniziativa e fuggire con Ghislaine, entrambi i bambini sarebbero stati trovati morti nei loro letti. Lo strinse forte e lo baciò sulla guancia.
- Come potrei essere in collera? Le hai salvato la vita!
Il bambino le appoggiò la testa sulla spalla e sbadigliò, improvvisamente stanchissimo. Era tardi e lui non aveva dormito quasi per niente e poi quella fuga spaventosa lo aveva prosciugato di ogni energia.
Isabella sistemò Ghislaine in modo da poterla tenere con un braccio solo e usò l’altro per sollevare anche Seth, ormai mezzo addormentato.
- Voglio il mio papà. - Sussurrò Seth e Isabella voltò il viso per baciarlo in fronte, sbattendo più volte le palpebre per scacciare le lacrime.
- Arriverà presto, vedrai. Vieni, andiamo ad aspettarlo.

Robin sentiva il cuore che gli martellava nel petto, ma non rallentò la propria andatura. La svolta che aveva preso quando si era separato da Guy si era rivelata la scelta sbagliata. Il corridoio portava a una serie di stanze vuote e in stato di abbandono e lui aveva perso fin troppo tempo a controllarle a una a una in cerca di Seth e di Ghislaine.
Alla fine si era convinto che né i bambini né l’assassino erano lì e si era affrettato a tornare indietro, correndo più veloce che poteva.
Non lo avrebbe ammesso con nessuno, ma aveva paura: il ricordo del giorno in cui aveva trovato Guy nella stalla con la gola tagliata era fin troppo vivido nella sua mente.
A volte gli capitava ancora di sognare quel momento terribile, di sentire il calore del sangue sotto le dita mentre cercava di fermare l’emorragia e l’attimo in cui il corpo di Guy era diventato inerte tra le sue braccia e lui aveva pensato che fosse morto…
Si impose di non pensarci e continuò a correre.
Voltò un angolo e riconobbe la figura di sua moglie, con entrambi i bambini tra le braccia.
- Robin!
- Stanno bene?!
Isabella annuì, in lacrime.
- Sì, non sono feriti, ma Guy sta combattendo con l’uomo che voleva ucciderli! Vai ad aiutarlo, ti prego! Non voglio perdere mio fratello!
Robin le sfiorò le labbra con un bacio, toccò con un dito la guancia tenera di Ghislaine e accarezzò i capelli di Seth.
- Proteggili. - Disse. - Io vado da Guy.
- Quell’uomo è pericoloso, stai attento…
Robin aveva ripreso a correre, ma si fermò per voltarsi a farle l’occhiolino e lanciarle un bacio.
- Non lo sono sempre?
- Non lo sei mai!
- Forse. Ma alla fine me la cavo sempre!
Isabella scosse la testa con un sorriso rassegnato mentre Robin spariva nel buio del corridoio. Aveva paura sia per lui che per Guy, ma si sentiva rassicurata per il semplice fatto di averlo visto, anche se solo per un breve momento.
Il sorriso di Robin invece svanì non appena ebbe voltato le spalle alla moglie.
Era incredibilmente sollevato di aver visto che i bambini erano illesi, ma le parole di Isabella avevano aumentato la sua preoccupazione per Guy.
Se stava già combattendo contro Rowan, forse era già troppo tardi per aiutarlo, forse sarebbe arrivato da lui e lo avrebbe trovato di nuovo a terra, in un lago di sangue come nella stalla, ma stavolta veramente morto.
Robin cercò di raccogliere tutte le proprie energie per andare ancora più veloce.
Non farti ammazzare, fratello mio, sto arrivando.
   
 
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