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Autore: martaparrilla    02/04/2017    6 recensioni
Il primo abbraccio tra Emma e Regina non è stato appagante per nessuna delle due (e nemmeno per noi) e le conseguenze che quel gesto ha portato nel cuore di entrambe forse farà capire loro il perché di tanta attesa.
Ispirata a una traduzione.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ispirata da uno scritto di @unfucckwithable (https://twitter.com/unfucckwithable?lang=it potete trovarla su twitter) tradotto da Crepuscolina13 (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=676254).




Regina.

Avrei voluto abbracciarti quando abbiamo disinnescato il diamante che avrebbe distrutto Storybrooke.

Avrei voluto abbracciarti quando ho scoperto che avevano usato l'elettroshock su di te.

Avrei voluto abbracciarti quando abbiamo ritrovato Henry nell'Isola che non c'è e invece, da idiota quale sono, ho preferito distrarmi e baciare Hook, come se questo limitasse la voglia di stringerti a me.

Avrei voluto abbracciarti quando ci hai regalato dei bei ricordi e ci hai letteralmente lasciati andare.

Avrei voluto abbracciarti quando avevi paura che Henry non ti avrebbe riconosciuta e ti ho detto di fidarti di me.

Avrei voluto abbracciarti tutte quelle volte che un mio gesto ti feriva e di cose che ti hanno ferita ho una lista lunghissima, come quando ti ho detto di aver salvato Marian o quando hai visto che Hook era tornato dal regno dei morti mentre avevamo appena seppellito Robin.

Avrei voluto abbracciarti quando hai vissuto di nuovo la morte di Daniel.

Avrei voluto abbracciarti quando mi hai impedito di sparare a Lily e di permettere alla mia parte oscura di prendere il sopravvento.

Potrei continuare ancora e ancora. In questi anni ho accumulato tanti di quegli abbracci non dati da poterci scrivere un libro... O forse, solo una lunga lettera.

Non ci sono mai riuscita perché tu eri Regina e Regina non si lascia abbracciare dalla figlia della donna che le ha rovinato la vita e spezzato il cuore. Ero consapevole di questo eppure non ho mai smesso di sperare che un giorno quel passo tra noi due sarebbe stato fatto e che da lì sarebbe iniziato qualcosa di molto bello e anche molto diverso da quello che siamo ora.

Ho aspettato. Ho cercato di leggere nei tuoi gesti e nelle tue parole ma, per quanto vi abbia trovato qualche minuscolo messaggio, non era mai sufficiente per confermare che fossimo sulla stessa lunghezza d'onda.

Ma, se nemmeno dopo la morte di Robin la tua volontà era uguale alla mia, non avevo più speranze. Così ho deciso di andare avanti e di provare ad essere felice con qualcun altro.

Qualcun altro.

Difficile pensare di poter essere felice con qualcuno quando la persona che vorresti avere accanto sta comunque sempre a due passi da te.

Così, quella mattina, quando tua sorella mi ha strappato la notizia dalle mani, ti ho osservata. Non eri felice per me, non eri davvero felice per me eppure solo in quel momento hai fatto quel passo, l'unico che mancava per eliminare la distanza fisica che hai sempre messo tra di noi... o che abbiamo messo entrambe.

Quel finto sorriso che ho tenuto mentre ti complimentavi con me è svanito quando mi hai stretta tra le tue braccia.

Regina, nella tue braccia ho ritrovato tutto quello che avevo lasciato indietro per andare avanti. È stato come se mi avessi restituito tutto, come se avessi stipato con forza dentro il mio cuore tutto quell'amore che lasciavo di tanto in tanto attorno a te, attorno a noi.

Mi mancavano tanti pezzi, mi mancano sempre tanti pezzi lontana da te. Ho iniziato a perderli quando mi hai portato indietro dalla foresta incantata permettendomi così di riabbracciare nostro figlio. Sei uscita dal Granny's e ti ho seguita perché volevo sapere come stavi e i tuoi occhi erano così tristi che l'unica cosa che avrei voluto fare era abbracciarti. Ma te ne sei andata e non ho avuto il coraggio di seguirti.

Così ho perso il secondo pezzo di me.

Io non so come possa aver anche solo pensato di poter essere felice con qualcuno di diverso da te, non so perché il mio cuore mi ha suggerito una cosa tanto idiota ma era l'unica che mi permetteva di andare avanti senza quei pezzi che avevo perso e che tu avevi raccolto in questi anni.

Non so cosa provi per me ma ho intenzione di scoprirlo. Ho bisogno di sapere perché hai aspettato tanto a restituirmi ciò che tu mi obbligavi inconsapevolmente a lasciare.

Aspetterò qui, su questo molo, ti aspetterò qui.

Prima o poi la mia assenza ti obbligherà a venirmi a cercare."

 

Emma fissava quel foglio spiegazzato e umido delle sue lacrime.

L'anello che Hook le aveva donato e che lei aveva accettato pesava troppo sul suo anulare sinistro, così lo sistemó nella tasca del suo giubbino.

Continuava a ripensare alla sensazione di completezza datale dall'abbraccio con Regina. Le aveva restituito il respiro che aveva trattenuto per tutti questi anni. Stare accanto a Regina significava dover dosare parole, comportamenti e sentimenti e questo l'aveva totalmente annientata.

Poi, dopo l'ennesimo faticoso respiro, sentì il rumore di alcuni passi che si avvicinavano a lei.

«Cosa ci fai qui da sola? Fa freddo e come al solito hai solo quell'orrendo giubbino.»

Regina non tardò a trovarla e si accorse subito delle lacrime della bionda. Quest'ultima, dopo averla guardata in modo triste, si accorse che Regina teneva nella mano destra un foglio bianco.

«Perché non hai l'anello? Hook ti ha già fatto cambiare idea? Non mi stupirebbe.»

Tu mi hai fatto cambiare idea, avrebbe voluto gridare. Invece si limitò a sorridere e fare spallucce.

«Buonasera anche a te, Regina. Sì, sto bene, grazie. Cos'è quel foglio?»

Chiese Emma. Regina, sedutasi accanto a lei, sospirò. Aveva lo sguardo malinconico, lo sguardo di chi sa che non c'è più nessuna soluzione.

«E quello che hai tu invece? Cos'è?»

«Non provarci, te l'ho chiesto prima io.»

Arricciò le labbra annuendo, poi poggiò le spalle sulla panchina.

«È solo una cosa che... »

Guardò Emma prima che una lacrima bagnasse il suo viso.

«Perché piangi, Regina...?»

La mano di Emma si posò delicata sulla sua spalla e Regina per la prima volta la afferrò, stringendola.

«Pensavo di riuscire a liberarmene ma non riesco, come al solito ho scritto tante stronzate che non riesco a fare, ti ho promesso tante cose che non so se riuscirò a mantenere. Un conto è scriverlo su un foglio, un conto è farlo guardandoti negli occhi.»

«Regina... »

«No, io ci ho provato, ok? Ho provato a non superare la linea e Dio solo sa quanto mi è costato. Ma l'ho superata e sono talmente oltre che non posso tornare indietro. Io non... »

«Di che linea parli?»

Regina rise sarcastica.

«Andiamo Emma, sai benissimo di cosa parlo. Conosciamo benissimo quella linea, lo so che lo sai, e tu sai che io lo so. Non prendiamoci in giro. Mi hai guardata in faccia e ti ho abbracciata. Ci siamo abbracciate e io continuo a sentire le tue braccia attorno al mio corpo e nella mia immagine non esistono i tuoi, non esiste Zelena e non esiste l'anello. Siamo solo noi due e credimi, stiamo molto meglio di ora.»

Il cuore di Emma batteva talmente rapido da farle mancare il respiro per cui, non sapendo cosa dire, le allungò lo scritto che aveva steso poco prima su un foglio bianco. Regina si limitò a guardarla.

«Perché non me lo dici a voce quello che hai scritto?»

«Perché non mi dici cosa hai scritto tu nel foglio che hai in mano?»

Regina, ormai esasperata, si alzò dalla panchina iniziando a camminare avanti e indietro.

«Dove stai andando?»

«Dove vuoi che vada, Emma? In qualunque posto io vada tu saresti comunque un maledetto punto fermo dentro di me.»

Emma si limitò a fissarla, cercando di valutare con attenzione se le sue orecchie avessero compreso correttamente le parole di Regina.

«Perché non me l'hai detto prima invece di darmi quell'abbraccio con uno sguardo che... »

«Che cosa Emma? Cosa avrei dovuto fare? Dirti che era la cosa peggiore che stessi facendo nella vita?»

Emma la raggiunse e finalmente le urlò contro tutta la sua rabbia.

«Sì cazzo, Regina! Sì! Perché... Perché diavolo me lo stai dicendo ora? Perché diavolo non me ne hai parlato!»

«Perché diavolo non me ne hai parlato tu invece?»

Urlavano talmente forte che, pur essendo ferme, avevano il fiatone e una tale rabbia nei loro occhi che se avessero potuto si sarebbero incenerite a vicenda. Quello che provavano l'una per l'altra invece, le aveva incenerite da tempo.

«Spiegami in che modo o momento avrei potuto dire una cosa del genere quando ero impegnata con Hook e tu, tu soltanto potevi impedirmi di fare quello che ho fatto!»

Le puntò il dito contro, facendola indietreggiare. Era così arrabbiata che, ne era certa, sarebbe scoppiata.

«Non ho bisogno che tu mi ricordi che stai con quell'essere. Ripeto, cosa avrei dovuto dirti a proposito? Sentiamo!»

Il tono di Regina si alzò ancora di volume e per un attimo Emma si sentì talmente piccola nei suoi confronti da paragonare ciò che sentiva ai rimproveri che aveva subito quando era una bambina.

«Te lo dico io allora: tu stavi e stai con lui e dato che hai deciso di sposarlo non posso che dedurre che lo ami e questa per me è una motivazione sufficiente per starmene al mio posto!»

«No Regina, perchè io amo te!» Emma sputò fuori queste parole senza nemmeno essere certa di averle sistemate nell'ordine giusto. Regina spalancò la bocca.

«Sei così... Cieca!» il tono di voce tornò ad addolcirsi e a infervorarsi subito dopo «Come diavolo hai fatto a non capirlo? Mi sono sacrificata per te! Avrei ucciso per te e per il tuo lieto fine, anche se non ero io! Ma ho visto il tuo dolore quando hai visto quel maledetto anello e pensa, ti sei complimentata, mi hai abbracciata, Regina! Non mi avevi mai abbracciata prima di quel giorno!»

Il cuore di Regina avrebbe potuto spiccare il volo dalla felicità, ma l'incertezza che quella confessione non avrebbe cambiato nulla tra loro le fece venire la nausea.

«Se l'avessi fatto... »

Non riusciva a parlare.

«Se l'avessi fatto cosa?»

«Non avrei saputo farne a meno. Non... In quel momento dove qualunque gesto sarebbe stato inutile, abbracciarti, paradossalmente, era più facile perché sapevo cosa provavi. O almeno cosa credevo che tu provassi.»

Avvolta nel suo tranch nero, con le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso il mare, pianse. Aveva avuto una paura folle di incontrarsi a metà strada, sarebbe bastato questo invece aveva interpretato a modo suo comportamenti che Emma, ora ne era certa, aveva solo per quello che provava per lei.

«Perché dobbiamo continuare a farci del male in questo modo? Me lo spieghi?»

Emma era arrivata al limite e di limiti ne aveva davvero abbastanza. Per cui, armata di coraggio, si avvicinò a passo svelto a Regina, le sfilò le mani dalle tasche e la abbracciò.

Strinse con tutta la forza che aveva quel corpo perfetto, quel corpo che conosceva e che amava. Assorbì da esso tutto il calore che era capace di emanare e Emma glielo restituì subito, dando finalmente il coraggio anche a Regina di rispondere a quell'abbraccio.

«Cosa stiamo facendo» chiese Regina affondando il viso tra i capelli della bionda.

«Sto rispondendo alle tue domande e tu stai rispondendo alle mie.»

Per cinque lunghissimi minuti rimasero così, l'una tra le braccia dell'altra a sorridere e piangere insieme, a ricordare quelle volte che quell'abbraccio avrebbe potuto dar loro più forza, avrebbe eliminato incomprensioni, avrebbe evitato lacrime. Regina però non credeva che tutto questo potesse accadere da ora in poi.

«Hai un matrimonio da preparare.» le disse a fior di labbra.

«No, Regina.» La guardò negli occhi trovando in essi il significato della sua esistenza: la felicità di quella donna, insieme a lei.

«Io ora ho te da amare e ti assicuro che nessun matrimonio potrà allontanarmi da questo, da te. Non più.»

Regina avviò un debolissimo tentativo di allontanamento dal corpo di Emma, ma quest'ultima la teneva ben salda al suo corpo.

«Non azzardarti ad andartene. Devi restituirmi tutti gli abbracci che non mi hai dato in cinque anni, ti assicuro che sono davvero tanti.»

Regina sorrise, consapevole.

Emma era troppo, quello che sentiva era troppo, il calore di quell'abbraccio era troppo e anche tutto quello che ne sarebbe derivato lo era: troppo buono, troppo positivo, troppo bello anche per la sua fantasia.

Ma la sincerità e l'amore che leggeva negli occhi di Emma sciolsero le catene che tenevano rinchiuso il suo cuore, lasciando che i suoi occhi liberassero quelle lacrime che non aveva mai davvero potuto versare quando un accenno di felicità si affacciava nella sua vita. Emma avrebbe raccolto tutte quelle lacrime e tutte quelle incertezze, trasformandole in un futuro che per la prima volta avrebbe condiviso con qualcuno.

Con lei.



 

Note dell'autrice: da Swen convinta, quella sorta di abbraccio che Emma e Regina si sono scambiate mi ha letteralmente spezzato il cuore. Avrei voluto di più così come molte di voi. Poi, curiosando su tumblr ho incrociato quella lettera in inglese che Regina aveva scritto a Emma ma che non le avrebbe mai consegnato. Inutile dire che la sua bellezza, la sua delicatezza e il dolore che racchiudeva mi hanno spezzato il cuore. Così, ispirata da quelle parole, ho permesso a Emma di riflettere su quell'abbraccio e di comprendere quanto in realtà Regina non fosse felice della notizia. Ho dovuto necessariamente dar loro un momento di confronto, ho permesso loro di urlarsi contro e ho regalato loro quell'abbraccio che stiamo aspettando da anni. L'unico che ci avrebbe reso davvero felici.

Un finale improbabile, lo ammetto, ma l'unico reale che il mio cuore riesce a vedere. Grazie.
 

  
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