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Autore: Mei91    07/04/2017    4 recensioni
Storia partecipante al contest " Raccontami una favola" indetto da Supersara.
Rin è una giovane laureanda, ma per potersi laureare ha bisogno di un tutor un pò particolare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest “Raccontami una favola” indetto da supersara ed ispirata alla bella e la bestia.

 


 

FEDELE A SE STESSA!

 

Ecco, adesso la frittata era fatta!

Rin sospirò amaramente, l’avevano incastrata per l’ennesima volta.  Anche per quell’anno, il suo ultimo anno universitario, era stata eletta rappresentante degli studenti. 

Lei, che non desiderava dare nell’occhio e preferiva restare nell’anonimato più completo e trascorrere studiando tutto il tempo a sua disposizione, si era ritrovata ad essere la persona più ricercata e vista di tutta l’università.  Il suo desiderio di anonimato per dare, nel minor tempo possibile, tutti gli esami universitari e non gravare quindi più di tanto sulle già scarse finanze della sua famiglia, era andato a farsi benedire e per il terzo anno di seguito era costretta a fare da rappresentate.

Si era ritrovata ad essere il punto di riferimento di tutte le neo matricole dell’università e a dover organizzare il convegno a cui, a fine settimana, avrebbe presieduto il più grande e illustre, oltre che ricco da far schifo, editore che il mondo avesse mai conosciuto. 

Costui, fino a quattro anni prima, era stato anche il rettore, molto stimato, della sua università.

Poi aveva lasciato il ruolo e nessuno sapeva bene il perché. 

Inoltre, il nuovo rettore, qualche giorno prima le aveva fatto presente che per presentare la propria tesi e per laurearsi quindi per tempo, come lei desiderava, doveva essere proprio lui il suo tutor, perché per quel periodo tutti i professori erano impegnati con i nuovi progetti per il nuovo anno accademico e ciò significava solo una cosa: era fregata.

Infatti, l’ex rettore e nuovo editore, aveva fama di essere freddo come il ghiaccio e non per nulla veniva chiamato con l’appellativo di: Principe Dei Demoni.

Che aveva mai fatto di sbagliato nella vita, per il terzo anno di seguito da meritarsi una rielezione? E che aveva fatto di cosi sbagliato da meritarsi Sesshomaru No Taisho come tutor obbligatorio e quindi un simile supplizio? Perché doveva farsi carico lei di quelle gravose responsabilità? E perché doveva, proprio lei, avere a che fare con lui?

Il nuovo rettore dell’università, Inuyasha, si era ciecamente affidato a lei affinché sistemasse e risolvesse gli inconvenienti che da più di due settimane si presentavano ininterrottamente e che convincesse Sesshomaru No Taisho a presiedere ad un  convegno. 

C’era una cosa che però nel rettore Inuyasha non la convinceva; infatti la giovane si era spesso chiesta come mai nessuno conoscesse il cognome del rettore.

La settimana precedente, le nuove matricole erano venute a conoscenza che, probabilmente, il milionario, editore mondiale, Sesshomaru No Taisho avrebbe partecipato al convegno universitario organizzato da lei.

Non aveva idea su chi fosse stato a far trapelare quella notizia, ancora non certa, e quindi, oltre che rappresentare gli studenti, si era ritrovata a far da balia a migliaia di matricole che sbavano all’idea di incontrare No Taisho.

Di conseguenza, non poteva smentire più la sua partecipazione. Oltre al danno la beffa perché non riusciva a mettersi in contatto con Sesshomaru No Taisho in nessun modo possibile.

Aveva tentato spedendo in quelle settimane migliaia di mail, lettere, telegrammi, inviti, aveva fatto migliaia di telefonate che squillavano a vuoto o davano la segreteria, ma niente.

Dalla casa editrice No Taisho, non si udiva o vedeva risposta e Rin stava cominciando a spazientirsi.

La ragazza dopo anni di sacrifici da parte sua e da parte del padre, era finalmente riuscita ad entrare in una delle università più prestigiose di Tokyo, e nonostante gli anni precedenti fosse stata eletta rappresentante, non aveva avuto alcun problema a dare gli esami in tempo.

Ma quell’anno, le cose parevano andare decisamente storte.

Alla cerimonia d’apertura, il rettore le aveva lanciato la bomba dicendole che, anche per quell’anno, sarebbe stata rappresentante.

In seguito, aveva cominciato ad elencarle una sfilza di attività, programmi e convegni che lei avrebbe dovuto organizzare e mandare avanti durante tutto l’anno accademico. La sfortuna volle che il primo convegno dell’anno richiedesse, per l’appunto, la presenza di Sesshomaru e lei, in quel momento, si sarebbe venduta un occhio della testa purché ciò servisse a far rispondere quel maledetto editore.

Aveva l’impressione che tutto girasse contro di lei.

Rin sospirò gettando in malo modo il cellulare sulla scrivania e infine si passò una mano davanti gli occhi.

Non conosceva personalmente questo grande editore, ma il semplice fatto che non le rispondesse nemmeno al telefono per organizzare questo benedetto convegno, le mandava quasi il sangue al cervello.

Non solo lei stava organizzando tutto nei minimi dettagli per presentare al meglio l’università, che in quel periodo era un vero e proprio delirio di gente che correva a destra e a manca, non solo continuava a badare alle neo matricole, guidandole e aiutandole ad ambientarsi, ma stava trascurando i suoi studi e costringendo il padre, che fra l’altro era anche malato, a faticare il triplo per poterle mantenere la retta.

Grazie a questo inconveniente avrebbe dovuto rimandare il suo esame di letteratura e chissà quando avrebbe trovato il tempo da dedicarsi per cominciare a scrivere la tesi e, nonostante tutto, questo altezzoso editore non si degnava nemmeno di mandarle un avviso scritto per dirle di preciso in quale giorno preferiva presenziare e se volesse presenziare.

“Maledizione!” sbuffò Rin.

Un leggero bussare alla porta riscosse Rin dai suoi pensieri costringendola a sollevare il viso per vedere chi fosse. Sorrise quando alla porta vide la sua migliore amica: Kagome.

Si conoscevano ormai da diverso tempo e, nonostante la lieve differenza d’età, erano riuscite ad entrare nella medesima università.

“Ciao Rin!” la salutò.

“Ciao Kagome!”

“Ancora niente?” chiese la ragazza con voce cheta. Kagome sapeva bene che non era un bene mostrarsi euforiche quando, all’amica, le cose non andavano per il verso giusto.

Rin scosse la testa in segno di negazione e sospirò esausta afferrando nuovamente il cellulare per poi rigirarselo tra le mani.

Compose nuovamente il numero della casa editrice No Taisho.

Il telefono squillò a vuoto e la giovane si alzò di scatto e scagliò nuovamente il cellulare sulla scrivania.

“Niente di niente, non mi risponde!”

La giovane rappresentante vide la sua migliore amica fare qualche passo verso di lei, prendere tra le mani il telefono che aveva lanciato e sederle accanto leggermente nervosa. La vide mordersi il labbro e poi sospirare.

“Kagome?” la chiamò e quando la vide giocare con l’anellino che portava al dito, Rin ebbe l’impressione che la sua migliore amica le stesse nascondendo qualcosa.

“Senti Rin, se ti dicessi che posso aiutarti mi crederesti?”

“E come mi aiuteresti?” sospirò afflitta Rin. “Mettendoti in contatto con Sesshomaru No Taisho!”

Rin sgranò gli occhi incredula per poi voltarsi di scatto verso la sua amica ed infine socchiudere gli occhi rassegnata.

“Ho già tentato qualsiasi modo per mettermi in contatto con lui. Telefonate, messaggi, lettere, telegrammi, ma il signor No Taisho non si degna di rispondere, e nemmeno la sua segretaria!” sbottò Rin.

“Non hai mai provato però a chiamare lui però. Hai sempre tentato di rintracciarlo alla sua casa editrice, io posso aiutarti!” sussurro Kagome mordendosi il labbro. Ormai si era scavata la fossa con le sue stesse mani, Inuyasha l’avrebbe uccisa all’istante venendo a sapere che lei aveva dato a Rin il contatto diretto per rintracciare Sesshomaru e dopo che lui avresse ucciso lei, Sesshomaru avrebbe ucciso Inuyasha, su questo Kagome non aveva dubbi. Si morse nuovamente il labbro ma sta volta a sangue.

“Kagome, che significa che puoi mettermi in contatto con il signor No Taisho?”

“Promettimi che non dirai a nessuno che sono stata io ad aiutart!”la pregò Kagome e non appena Rin annuì, Kagome digitò sul tastierino del cellulare di Rin, il numero di Sesshomaru No Taisho.

“Ecco, ora me ne vado! Povera me…che cosa ho fatto!” se ne andò Kagome, borbottando quelle parole.

Rin non riusciva a staccare gli occhi dalla porta da dove era uscita l’amica, infine abbassò lo sguardo sul cellulare dove compariva un numero. Rin si chiese a chi appartenesse quel numero,

ma si fidava della sua migliore amica e ne era più che sicura, quello era il numero per le emergenze che la casa editrice del signor No Taisho possedeva.

Dopotutto, Kagome era un investimento sicuro per quella casa editrice, visto tutti i libri che lei, grazie a loro, aveva pubblicato. Infatti, la ragazza era una delle scrittrici più lette in quei tempi ed era stata scoperta soltanto due anni prima.  Rin si fece un veloce calcolo mentale giungendo alla conclusione che, due anni prima, doveva essere successo qualcosa di veramente bello a Kagome, che le aveva dato un’ispirazione tale da farle scrivere dei meravigliosi libri di successo. Sospirò affranta perché da due anni sentiva che Kagome le stava nascondendo qualcosa.

Fidandosi di Kagome, premette il tasto chiamata per vedere se, al numero che l’amica le aveva dato, qualcuno avesse risposto.

Il telefono squillò solo una volta e poi il destinatario di quella chiamata rispose.

“No Taisho, chi parla?” esclamò la voce all’ altro capo del telefono e Rin sbiancò da capo a piedi per poi voltare di scatto la testa verso la porta dove poco prima era sparita la sua migliore amica.

Non era possibile, come faceva Kagome ad avere il numero personale di Sesshomaru no Taisho? Come faceva Kagome a conoscere a memoria quel maledetto numero!

“Chi parla?”

Nuovamente la voce all’ altro capo del telefono la riscosse mandandole mille scosse lungo la colonna vertebrale.

“B…buona sera Signor No Taisho, mi chiamo Rin e…

“Chi le ha dato questo numero, signorina Rin?” Chiese il suo interlocutore con il tono di voce più freddo, spietato, crudele che avesse mai udito in tutta la sua intera esistenza.

Rin si morse il labbro prima di osare ad aprir bocca e rispose a quella domanda senza mettere nei guai Kagome.

“Signor No Taisho, la chiamavo per motivi di lavoro. A breve all’ università ci sarà quel convegno a cui dovrebbe presenziare, la chiamavo per metterci d’accordo su quali giorni lei è libero per…”

“Cosa vuole?”

“Ho bisogno di un incontro con lei per organizzare il convegno!” dichiarò la giovane.

“Solo questo?” le chiese ringhiando leggermente.

Rin istintivamente si morse il labbro, poi sussurrò.

“E parlare di qualcosa che mi riguarderebbe…” sospirò costringendosi a parlare di quel tasto che le doleva parecchio. Sapeva bene che avere come relatore Sesshomaru No Taisho le avrebbe portato molti benefici. Non stava parlando di raccomandazione, ma da lui poteva apprendere molto.

Sesshomaru era un pozzo inesauribile di sapere e lei, curiosa per natura, amava apprendere nozioni nuove e lui poteva offrirle questo ed altro. Non lo aveva mai visto di presenza, ma la sua fama lo precedeva. Oltre ad essere l’ex rettore della sua università, ovvero l’università più prestigiosa di tutto il Giappone, era anche uno scrittore di fama internazionale e un editore di merito. 

Era un milionario, ma i suoi soldi non li sperperava.

C’era però un piccolo punto di lui che viaggiava di pari passo al suo sapere. Si diceva anche che era l’essere più freddo, più spietato, più insensibile, che l’umanità intera avesse mai conosciuto. Si diceva anche che la sua famiglia discendesse dai demoni e che lui in persona fosse un demone che, a causa di una  maledizione, fu mutato in un umano.

A quest’ultimo punto lei non vi credeva più di tanto e sapeva bene che spesso le leggende erano gonfiate solo perché i protagonisti di tali leggende erano del tutto irraggiungibili.

Questo punto poteva anche essere vero, perché se Kagome non le avesse dato il numero personale di Sesshomaru, lei non sarebbe mai riuscita a mettersi in contatto con lui. Di questo ormai ne era certa dato che dal suo tono di voce, si percepiva chiaro e tondo che fosse decisamente infastidito.

Rin lo sentì sospirare, poi il suo tono divenne ancora più spietato.

“Venga in azienda alle quattro di questo pomeriggio e ne parleremo li, non amo i telefoni.”

“Me ne sono accorta!” borbottò Rin

“Come prego?”

“Niente, niente... a questo pomeriggio.” Si affrettò a concludere prima che potesse sbagliare a parlare e quindi perdere l’opportunità di averlo come tutor.

Il “tu tu tu” del cellulare le sottolineò il fatto che il signor No Taisho non aveva per niente apprezzato quella chiamata e di conseguenza si era affrettato a tagliare corto quella conversazione.

Rin sospirò afflitta ma istintivamente memorizzò nella rubrica telefonica il numero di Sesshomaru No Taisho.

Quel pomeriggio, alle quattro in punto, Rin era davanti la casa editrice No Taisho.

Per sicurezza si era portata dietro, oltre che tutti gli appunti per il convegno, anche l’abbozzo della sua tesi finale, nella speranza, male accordata, che quel giorno l’editore per eccellenza ed ex rettore della sua università, avesse potuto dargli un occhiata.

Preso un profondo respiro ed il coraggio a due mani, la giovane entrò dentro l’edificio con passo sicuro, ma al contempo malfermo e non appena fu dentro rimase estremamente meravigliata dallo splendore e dalla magnificenza che trapelava quell’edificio.  Ebbe come l’impressione che quel luogo fosse un qualcosa di unico, un luogo quasi sacro, un mausoleo pieno di saggezza, arte, sogni e speranze.

Fatta eccezione per chi lavorava lì dentro, dato che parevano essere tutti dei robot per come lavoravano composti e freddi forse più del ghiaccio e in rigoroso silenzio.

Quel luogo per Rin era una sorta di suo sogno materializzato.

Un leggero schiarimento di voce la costrinse a staccare il naso e gli occhi dal soffitto splendidamente architettonico, per puntarlo davanti a se. Rin sussultò alla vista di quel uomo basso, calvo e il colorito della sua pelle pareva essere verdognolo.

“Posso aiutarla?” gracchiò l’uomo.

“Cercavo il signor No Taisho”

“Il padrone non c’è al momento e…”

“Jacken, falla salire!” tuonò una voce che Rin riconobbe all’istante. La ragazza voltò leggermente il viso mentre la visuale di un uomo terribilmente alto con lunghissimi capelli neri e occhi cosi profondi da parer quasi pece.

Quella visuale la lasciò senza fiato.

“Mi segua!” esclamò e per un attimo Rin ebbe l’impressione che i suoi lineamenti facciali fossero molto simili a quelle dell’attuale rettore universitario, solo che Inuyasha aveva capelli bianchi e occhi dorati, mentre lui pareva essere moro da capo a piedi.

Rin non disse una parola e, sistemandosi meglio la tracolla che portava sulla spalla, lo seguì in silenzio. Cinque minuti dopo erano nello studio di quest’ultimo e quando lo vide accomodarsi, fece per imitarlo, ma la sua occhiataccia di ghiaccio la frenò. Un brivido le corse lungo la schiena ma lo ignorò e puntò gli occhi in quelli di Sesshomaru.

“Sarò breve Signor No Taisho, il convegno...”

“Ho già detto a Inuyasha che non parteciperò!”

“Cosa?!” 

Rin sbiancò da capo a piedi e prese mentalmente appunti che, non appena si fosse ritrovata il rettore davanti, lo avrebbe ucciso.

“Il rettore mi ha detto che lei avrebbe presenziato e …”

Il ghigno di Sesshomaru bloccò la protesta di Rin.

“Il tuo caro rettore non ti ha detto chi sono in realtà vero? “

“Chi è lei in realtà?” balbettò Rin

“Non ha importanza e forse Inuyasha ha fatto bene a non dirtelo, comunque non parteciperò a quel convegno e lui lo sapeva bene. Quindi, perché lei è qui? Perché ha desiderato quest’incontro?” chiese Sesshomaru gelido, tagliente.

Rin deglutì a fatica.

“Veramente, oltre che per il convegno, sono qui per un altro motivo...”

L’occhiataccia di Sesshomaru le fece bene intendere che era bene che lei si sbrigasse a parlare, perché lui non aveva né tempo né la voglia di continuare quella conversazione.

“Il rettore mi ha anche detto che, se avessi voluto laurearmi per tempo, lei sarebbe dovuto essere il mio tutor in quanto tutti gli altri professori al momento sono …come dire... occupati!” sussurrò Rin in imbarazzo.

Sesshomaru ghignò.

“Vedo che Inuyasha ha imparato che significa essere crudeli, me ne compiaccio!”

“Che vuol dire?”

“Vuole laurearsi per tempo giusto?”

Rin annuì.

“Ed è stato proprio lui a consigliarle me, no?”

Rin annuì di nuovo e Sesshomaru ghignò

“Quella nullità le vuole proprio male!” esclamò Sesshomaru e Rin inarcò piano un sopracciglio per poi abbassare lo sguardo afflitta. Almeno ci aveva provato, ma da come si stavano mettendo le cose, la ragazza ne era più che sicura: Sesshomaru non avrebbe mai accettato di presenziare al convegno universitario né tantomeno farle da tutor. Avrebbe dovuto aspettare che un professore dell’università si liberasse presto e l’aiutasse a presentare la tesi, in modo tale da non gravare oltre sulle finanze della sua famiglia.

“Io potrei anche acconsentire, ma a una condizione” dichiarò Sesshomaru. Rin alzò di scatto lo sguardo e sgranò gli occhi non riuscendo a trattenersi dal parlare.

“Che condizione?” chiese.

“Potrei valutare l’idea di partecipare al convegno, far contento Inuyasha e farle da Tutor, facendo contenta anche lei.

Quindi correggerle i punti che non vanno nella tesi e rafforzare quelli che vanno, presentarla alla laurea con me come relatore...e concedere un lavoro fisso e stabile al suo caro padre nell’ eventualità che lei accetti la mia condizione. “

Rin annaspò e fece per parlare, ma Sesshomaru la precedette.

“Sì, signorina Rin, mi sono informato su di lei. So che si è impegnata per giungere dove è ora e non pesare sulle finanze del suo genitore. Dovevo pur capire con chi stavo parlando dato che lei è riuscita, e ancora non riesco a capire come, ad ottenere il mio numero di cellulare personale.” Spiegò, freddo, gelido e controllato Sesshomaru no Taisho.

Rin rimase letteralmente senza fiato, non credeva possibile che nell’arco di poche ore lui fosse riuscito a racimolare su di lei tutte quelle informazioni e non pensava minimamente che al mondo potessero esistere persone con un timbro di voce così sublime, ma freddo più del ghiaccio e quegli occhi nascondevano misteri enormi ed erano freddi e spietati più di un fendente di spada. La ragazza deglutì a vuoto terrorizzata dalla persona davanti a sé e soprattutto dalla condizione che voleva porle affinché potesse laurearsi in santa pace.

Per di più, se lui era arrivato ad offrirle persino la possibilità di far lavorare in un posto stabile e senza pericoli il genitore cagionevole di salute, temeva fortemente la condizione che le avrebbe proposto al suo cenno d’assenso.

La giovane strinse convulsamente la tracolla della sua borsa nella mano sinistra e deglutì più volte.

“Quale condizione?” sussurrò nuovamente tesa forse più di una corda di violino.

Sesshomaru ghignò e si alzò piano dalla poltrona in pelle, avvicinandosi a lei per guardarla negli occhi. Per la seconda volta in quella giornata, Rin si trovò a restare senza fiato.

Gli occhi di Sesshomaru non erano neri per come aveva pensato, ma dorati, un oro così profondo e freddo che Rin ebbe l’impressione di annegare. Distolse all’ istante lo sguardo. Quegli occhi erano in grado di metterla a disagio, ma, nonostante questo, le piacevano da morire.

“Per avere ciò che le ho appena elencato, e sono sicuro che lo vuole, perché avere me come tutor darebbe quel qualcosa in più che manca alla sua tesi e le aprirebbe grandi possibilità lavorative e, lei lo sa bene, oltre che alla stabilità finanziaria che darò al suo genitore...” 

Rin non resistette più, alzò il viso e lo fronteggiò.

“La smetta di girarci attorno e mi dica qual è questa condizione!” sbottò Rin in ansia

Sesshomaru la gelò con lo sguardo.

“Verrà a letto con me e mi dirà chi le ha dato il mio numero!” esordì con compostezza e a tono calmo come se le stesse chiedendo di passargli lo zucchero.

Rin annaspò e lo guardò allibita. Ma come si permetteva quell’allocco di proporle qualcosa del genere! Come si permetteva di credere che lei avrebbe accettato una tale offerta così subdola!

“Come prego?”

“Mi ha sentito bene. A lei la scelta, se non accetta la porta è quella. E si ricordi, non concedo mai seconde possibilità!”

Mettendo su un’espressione indignata, Rin voltò le spalle al Signor No Taisho e fece per andarsene.

“Ma si ricordi che, date le condizioni di salute di suo padre e con il lavoro precario che al momento lui possiede, non avrà la pensione o un qualunque beneficio che ne può derivare da un lavoro in regola e costante!” concluse gelido Sesshomaru.

Rin tremò da capo a piedi e si voltò di scatto verso di lui osservandolo allibita.

 Quello era un ricatto bello e buono, ma sapeva bene che ciò che le aveva detto era vero. Se suo padre non avesse trovato al più presto un lavoro fisso, presto avrebbe patito la fame e sarebbe stato impossibilitato a curare la sua malattia. Istintivamente poggiò una mano sulla sedia come a chiedere al padrone di casa se poteva accomodarsi un attimo e quando lo vide annuire impercettibilmente, la ragazza si sedette tremante come una foglia mentre vide Sesshomaru voltarsi verso il pc e cominciare a lavorare.

Rin interpretò quell’atteggiamento come se le stesse concedendo la possibilità di rifletterci.

Non poteva negare di essere terribilmente attratta da lui, ma non lo conosceva.

Per lei era un perfetto estraneo e quello che le stava chiedendo era inaccettabile, però, per un certo verso, non aveva scelta. Se in qualche modo voleva aiutare il padre, lei doveva fare qualche sacrificio esattamente come per anni aveva fatto il padre per lei. L’idea di andare a letto con lui la terrorizzava, significava venir meno a qualsiasi tipo di valore lei possedesse.

E, perché i Kami l’aiutassero, Sesshomaru era la personificazione dell’uomo più sexy del mondo e questo, a quanto, pareva lui lo sapeva bene. 

Andare a letto con qualcuno per puro materialismo però non rientrava nel suo DNA e, seppur Sesshomaru fosse un bell’uomo, non voleva vendersi a quel modo né per un convegno né una tesi.

Ma sapeva anche che il padre aveva bisogno di lei. Sesshomaru non era certo il suo prototipo di ragazzo ideale, in quanto lei preferiva” i chiari” e con un comportamento e un carattere un po’ meno da ghiacciolo, ma non poteva di certo dire che non fosse un uomo di bell’aspetto.

 Il suo carattere era discutibile, ma l’aspetto era sublime. Nonostante questo però, il suo modo di fare l’affascinava. Le erano sempre piaciuti gli uomini sicuri di se, che non aspettavano il permesso da parte di nessuno per prendersi ciò che desideravano. 

L’affascinava terribilmente e per una volta nella sua monotona vita voleva un pizzico di pepe, un qualcosa che l’avrebbe fatta sentire viva, ma andare a letto con lui era troppo e ricattarla a quel modo era un gesto davvero subdolo da parte sua.

Era terribilmente debitrice al padre, ma quello proprio non poteva farlo.

Rin stilò una lista mentale dei pro e dei contro di tale condizione e più ci rifletteva più i contro diminuivano, ma tutti quei pro discordavano e stonavano ampiamente con la persona che lei era. Era una donna che si era fatta da sé, ciò che aveva se lo era guadagnato con il sudore e mai al mondo si era sognata di prendere delle scorciatoie per giungere ai suoi obiettivi.

Seppur lui fosse bello, pareva essere in salute, poteva offrirle la realizzazione dei propri sogni, poteva aiutare il padre, lei non poteva accettare quella condizione, non poteva venire meno a sé stessa.

“Non posso accettare. E’ stato un onore conoscerla, ma addio!” esclamò Rin alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.

Il rumore dei tasti che battevano al computer si arrestò all’ istante, attirando la sua attenzione.

Si trovò a specchiarsi in due pozze d’oro nelle quali passò un lampo sorpreso, ma poi Rin sparì dietro la porta. 

Sesshomaru si alzò lentamente dalla sua postazione e si affacciò alla finestra del suo studio per osservare ancora un istante quella ragazzina che, già per il semplice fatto di essere riuscita ad avere il suo numero telefonico, meritava un suo elogio. Non si sarebbe comunque aspettato un rifiuto da parte di Rin alla sua proposta.

Non solo le aveva offerto la possibilità di avere lui come relatore e presente al convegno, ma per mettersi il ferro dietro la porta aveva tirato in ballo anche il padre.

Ma quella ragazza aveva rifiutato, accendendo in lui il desiderio di conoscerla meglio.

Se Rin desiderava che lui presenziasse a quel maledetto convegno sull’epoca Sengoku e che le facesse da relatore, forse quel convegno per la ragazza aveva una grande importanza o forse l’importanza maggiore l’aveva il fatto che fosse lui il suo tutor.

Ma, nonostante tutto, quella luce negli occhi di Rin gli fece capire che lei non sarebbe mai venuta meno ai propri valori né con lui né con nessun altro. Per la prima volta in tutta la sua intera esistenza, Sesshomaru rimase fortemente affascinato da quella piccola creatura, ma con la sua proposta indecente l’aveva fatta fuggire. Doveva assolutamente inventarsi una scusa per poterla rivedere e parlarle, stavolta, da persone civili.

Non sapeva perché ma aveva la netta sensazione che in tutta quella faccenda ci fosse di mezzo lo zampino di Inuyasha, come se lui sapesse bene che contro di Rin lui non avrebbe avuto alcuna speranza e questa suo fratello gliela avrebbe pagata cara.

Quella sera Rin non era riuscita a chiudere occhio, aveva parlato al telefono con Kagome fino a circa dieci minuti prima, scoprendo una valanga di informazioni che non si sarebbe mai aspettata. La sua migliore amica l’aveva quindi messa al corrente che, da sei mesi a quella parte, custodiva un segreto che le stava lacerando l’anima: era la moglie di Inuyasha! Assurdo!

Essendo lui il rettore dell’università e lei una studentessa di secondo anno, il loro matrimonio non poteva venire fuori, le aveva anche detto che Inuyasha era il fratello di Sesshomaru e che non aveva mai fatto presente il proprio cognome perché non gli andava di essere giudicato per i meriti del fratello.

Quello che Inuyasha voleva era farsi da sé senza l’ombra di Sesshomaru. Le aveva confessato anche di aver nascosto del matrimonio con Inuyasha, perché non voleva rischiare che tutta l’università lo scoprisse e la etichettasse come raccomandata.

Kagome si teneva dentro quel segreto da più di sei mesi e non ne aveva fatto parola ad anima viva. Le aveva detto che anche a Inuyasha non andava a genio l’idea di far presenziare il fratello al convegno, ma Sesshomaru era la persona più colta ed esperta che si potesse immaginare e sapeva tutto, ogni minimo cavillo riguardante l’epoca Sengoku e, siccome l’università era denominata come una delle migliori del Giappone e forse persino del mondo, al marito non andava l’idea di non tentare qualunque carta pur di mantenere quel prestigio anche se ciò significava rivedere Sesshomaru.

In un primo momento era rimasta profondamente delusa dal comportamento della sua migliore amica, le faceva male sapere che Kagome non si fidasse di lei, ma chiacchierando e facendosi spiegare per filo e per segno il perché, Rin aveva compreso che la situazione non era delle più facili perché rischiava di non potersi laureare e lui di perdere il lavoro se non peggio.

Quando poi, dopo essersi chiarite, Kagome le aveva chiesto come fosse andata con Sesshomaru, lei aveva tagliato corto rispondendole con un “Bene”.

Non se la sentiva di mettere al corrente l’amica della proposta oscena che le aveva fatto suo cognato e che, purtroppo, al convegno non ci sarebbe stato.

Quando, quella mattina, la ragazza si svegliò, aveva un mal di testa tale da non essere in grado di presenziare alle lezioni.

Decise che, per quella mattina, avrebbe dedicato un po’ di tempo a se stessa e avrebbe anche dovuto darsi una mossa a trovare un nuovo possibile relatore. Si sentiva terribilmente a disagio, e preso il coraggio a due mani, si alzò dal letto e si diresse al bagno dove si fece una ceretta veloce, si concesse un bel bagno rilassante chiudendo gli occhi e sospirando.

Un po’ di tempo dopo un leggero bussare alla porta le fece spalancare gli occhi.

“Chi è?” esclamò allarmata.

“Rin, sono io Kagome. Tutto bene?”

“Si, si tutto bene. Che succede?”

“Ehm, posso entrare?”

Rin osservò il proprio corpo rilassato nella vasca da bagno e coperto dalla leggera schiuma.

“Vieni pure!”

La porta del bagno si aprì rivelando una Kagome con un paio d’occhiaie da far invidia alle sue. La vide prendere lo sgabello dove lei aveva poggiato il telo e sedersi. Il silenzio regnò sovrano tanto che Rin si chiese perché fosse venuta, poi parlò.

“Mi sono preoccupata Rin!” esclamò Kagome e lei aprì nuovamente gli occhi di scatto e la guardò con espressione eloquente.

“Dopo la nostra chiacchierata di ieri pensavo che…”

“Kagome, abbiamo parlato fino alle cinque del mattino, non c’è l’ho fatta proprio ad alzarmi dal letto e venire a lezione.”

“Ti capisco, io sono stata buttata giù dal letto da Inuyasha!” sbottò Kagome per poi irrigidirsi.

“Oh ecco…” sussurrò la ragazza, ma poi sorrise all’ amica.

“Rin…io…”

“Kagome, non era una critica, ma ti invidio un po’. Tu hai qualcuno che la mattina ti sveglia, seppur in malo modo, hai qualcuno al tuo fianco. Io ho solo le sveglie e un padre malato in un piccolo paesino!” sussurrò la ragazza.

“Oh Rin…Che farai oggi? Se sei libera ci andiamo a prendere un caffè e stiamo un po’ insieme.” le chiese Kagome con tono di voce basso.

“Uhm, meglio di no Kagome, penso che mi finirò questo benedetto bagno e poi mi metterò a studiare. Quindi sei pregata di non rompere per la restante giornata!” esclamò Rin ridendo.

“Uffa, volevo boicottare la lezione d’inglese e non volevo tornare a casa presto altrimenti chi lo sente Inuyasha!” Borbottò mettendo un broncio adorabile. Rin rise di cuore, poi Kagome tornò seria.

“Beh, a questo punto, visto che tu non assecondi la mia pazzia, devo tornare a lezione e tranquilla prometto che non ti disturberò oggi ma Rin, ma uno di questi giorni dobbiamo vederci per parlare!” concluse.

“Certo!” assicurò la ragazza e quando vide l’amica correre via si lasciò scivolare nella vasca e sott’acqua.

Il resto della mattinata passò tranquillamente e Rin utilizzò il tempo libero a sua disposizione per ripassare e studiare l’ultimo esame che da lì a breve avrebbe dovuto dare, ma,senza che nemmeno se ne rendesse conto, il pomeriggio fu già alle porte.

Infatti, lo squillo del telefono la fece saltare per aria e distrarre dal suo studio. Afferrò il telefono senza nemmeno guardare chi fosse, tanto già lo immaginava.

“Kagome, non ti avevo forse detto che non mi dovevi rompere, oggi? Devo studiare!” esclamò Rin 

“Non sono Kagome, signorina Rin!”

Quella voce fu per Rin come una doccia fredda.

Tutta l’allegria che l’incontro mattutino con Kagome e l’essere finalmente riuscita a dedicarsi un po’ di tempo e mettersi a studiare, scemò in un istante.

“Che vuole, Signor No Taisho!?” esclamò Rin tra il furiosa e il terrorizzata.

“Signorina Rin, il mio autista l’aspetta davanti l’università da più di un’ora, la prego di raggiungerlo e venirmi a trovare.” esclamò l’editore con tono di voce gelido e impassibile.

Rin sbiancò da capo a piedi. La giovane rimase senza fiato e non rispose alla domanda di Sesshomaru. Lo sentì sospirare e Rin si riscosse affrettandosi a rispondergli.

“Perché dovrei?”

“Le devo parlare!”

“Non penso sia i…”

“Non dimentichi la tesi!” concluse non permettendole di controbattere e per poi riagganciare e di nuovo il “tu tu tu” del telefono le fece capire che Sesshomaru aveva chiuso la conversazione.

Ma quell’ultima frase detta da lui le aveva riempito il cuore di speranza.

Dieci minuti dopo Rin era ferma davanti un cancello di una villa che non aveva niente da invidiare a un castello.

Si guardò attorno con aria guardinga e , quando l’autista la superò e le fece strada, sentì che il suo cervello era come andato in tilt.

Non appena fu dentro la villa rimase ancora più senza fiato.

Quel luogo era stupendo!

In cima alle scale, c’era lui, bello come il sole, poi lui iniziò a scenderle.

Ogni suo gradino sceso era per Rin come un colpo al cuore.

“Andiamo!” esclamò infine Sesshomaru quando le fu davanti.

“A pranzo!”

“Non ho fame Signor No Taisho”

“Lei mangerà con me signorina Rin, è a casa mia è lei farà quello che dico io!” dichiarò gelido Sesshomaru. Rin inarcò un sopracciglio e girò i tacchi.

“Addio signor No Taisho”

Sesshomaru si portò una mano tra i capelli e infine sospirò.

“Signorina Rin, mi farebbe il piacere di pranzare con me?” si umiliò a chiedere Sesshomaru.

Rin sospirò e si voltò di nuovo verso di lui, poi abbassò lo sguardo e fece per seguirlo. Pranzarono e dopo Sesshomaru le offrì il braccio, esortandola ad alzarsi e a seguirlo. Due minuti dopo erano in una delle camere da letto e Rin iniziò a prepararsi psicologicamente ad affrontarlo.

La ragazza s’irrigidì quando sentì le mani di Sesshomaru posarsi delicatamente sopra le sue spalle per poi salire piano verso il collo.

“Si…signor No Taisho…No…la prego…no…” ansimò Rin, desiderosa di fuggire via. Quel tocco per Rin era stata come una secchiata d’acqua gelida. Lei non era una donna di facili costumi, lei non si vendeva così facilmente, aveva dei valori e non le interessava più se in ballo c’era la sua carriera universitaria, il futuro di suo padre…il convegno, i suoi sogni, la tesi. Non le interessava più, voleva solo tornare a casa, fiondarsi sotto le coperte e piangere tutte le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Aveva perso la testa ad accettare l’incontro con Sesshomaru.

Voleva solo andarsene.

“Signor No Taisho, la prego mi lasci! Non voglio! Mi lasci ho detto!” urlò Rin allontanandosi di scatto da lui e rifugiandosi in un angolo della stanza con gli occhi fuori dalle orbite.

Il terrore stampato in viso, mentre le lacrime le rigavano le guance ed i singhiozzi strozzavano l’aria.

Sesshomaru accennò un sorriso dolce e a passo lento si riavvicinò a Rin

“No! La prego, non mi tocchi!” urlò Rin serrando gli occhi e incassando la testa nelle spalle.

Sesshomaru sollevò una mano e la poggiò sulla guancia della ragazza, poi abbassò lentamente la testa per raggiungere il suo orecchio.

“Signorina Rin, non la toccherò!”

Rin spalancò gli occhi colmi di lacrime.

“Che cosa? Ma lei aveva detto…”

“So cosa ho detto mia cara, ma non sono così disperato da ricattare un donna per ricevere i suoi servigi. Però ne ho viste tante di donne che, anche tramite l’università, miravano al mio denaro, al mio corpo e al mio patrimonio.  L’ho messa alla prova “spiegò pacato Sesshomaru.

“Lei…lei…è uno stronzo!”

“Se le avessi davvero dato l’impressione che avrei preso con la forza ciò che lei mi aveva negato, non sarebbe venuta. Quindi, mi dica, perché ha accettato di parlare con me se davvero aveva così paura?”

“Maledetto stronzo!”

“Mi risponda!”

“Ho accettato perché speravo di poter trattare con lei come persone civili. Sono qua per mio padre, affinché potessimo discutere qualcosa per aiutarlo. Sono anni che si priva di qualsiasi cosa per me e, per una volta nella mia vita, volevo essere io a fare qualcosa per lui. Ho accetto perché l’unico patrimonio che volevo da lei era quello culturale. Volevo apprendere da lei quanto più possibile in ambito di sapere. Quante persone al mondo hanno il suo sapere? Sono curiosa per natura, amo apprendere e conoscere cose nuove ma lei…lei è l’essere più spregevole che abbia mai conosciuto. Preferisco concludere la tesi con un relatore mediocre piuttosto che vedermi per avere lei. “Urlò prima di staccarsi dalla parete e correre fuori, intenzionata a chiamare un taxi per andare via.

Sesshomaru la seguì e riuscì ad afferrarla quasi subito.

“Mi lasci…mi lasci…” urlò Rin dimenandosi

“Rin…le ho chiesto di parlare e di portare la tesi per un motivo. Le farò da tutor!”

Rin si bloccò di scatto e si voltò verso di lui.

“Come? Perché?” sussurrò Rin tirando leggermente su con il naso. Sesshomaru sospirò piano e chiuse gli occhi.

“Non lo so, ma lei è diversa da tutte le persone che mi hanno chiesto di fare da tutor. E’ insolita, eccentrica…”

“Ah, io insolita ed eccentrica!

E lei che chiede a una perfetta sconosciuta di venire a letto con lei in cambio di un suo monitoraggio alla tesi…”

“Tutte le donne che ho conosciuto, da me, hanno voluto solo il mio corpo, solo i miei soldi. Per una volta ho voluto agire al contrario.”

“Io non sono tutte le donne che ha conosciuto e da lei volevo solo dei consigli, dei pareri. Tutto qui!”

Sesshomaru la fulminò e Rin alzò la mano e gliela porse.

“Ricominciamo da capo. P...Proverò a fidarmi di lei, ma mi deve promettere che non mi toccherà nemmeno con un dito!” esclamò Rin allungando una mano.

Sesshomaru l’afferrò e annuì.

Da quel giorno i giorni si susseguirono uno dietro l’altro, e dopo anche i mesi volarono via.

Rin, sempre più spesso, era a casa di Sesshomaru, un po’ per rivedere la tesi, un po’ perché le andava di stare con lui, quindi non rifiutava quando lui la invitava a pranzo o a cena.

Quella sera, Rin se ne stava seduta sul divano, con lui seduto al suo fianco, mentre alla televisione trasmettevano un programma a quiz.

Il presentatore fece una domanda al concorrente:

- Qual’ è il nome dell’editore/scrittore/ titolare delle casa editrice più famosa del mondo?

Sesshomaru No Taisho​​​Takemaru Sezuna

Alla domanda del presentatore, Rin scattò sull’attenti cominciando a saltare sul divano e a urlare.

“Sesshomaru No Taisho, Sesshomaru No Taisho, Sesshomaru No Taisho.”

Sesshomaru ghignò sommessamente, osservandola di sottecchi.

“Stai seduta!” esclamò Sesshomaru divertito.

“Ma come faccio a stare seduta, quello li sta dicendo un mare di cazzate. Come si permette di dire che il tuo nome è un nome di fantasia!” sbottò Rin.

“Rin è solo uno stupido quiz televisivo!”

“Takemaru Sezuna!” esclamò il concorrente.

“Ma cosa! Come?” esclamò Rin sgranando gli occhi. Sesshomaru accennò un sorriso. Per certi versi lo riempiva d’orgoglio vedere Rin incazzarsi perché un emerito sconosciuto aveva osato denigrare il suo nome.

“Mi dispiace caro Kohaku, ma la risposte esatta era Sesshomaru No Taisho. Peccato, magari la prossima volta sarai più fortunato. Prossimo concorrente!” concluse il presentatore

“Ben ti sta! Studia prima di presentarti a un quiz televisivo e sbagliare una domanda così!” sbottò Rin per poi rimettersi seduta e incrociare le braccia al petto mettendo il broncio.

“Idiota!”

Sesshomaru si voltò verso di lei serio.

“Rin!” la chiamò piano Sesshomaru.

Quando lei si voltò verso di lui con il broncio, lui le poggiò una mano sulla guancia e Rin divenne seria.

“Sesshomaru…”

“Grazie Rin!” sussurrò lui e quando lo vide che stava per rimettersi composto, Rin lo bloccò costringendolo a guardarla negli occhi.

“Sesshomaru, baciami!” esclamò Rin e lo vide sgranare leggermente gli occhi, poi sorridere appena e chinarsi lentamente su di lei. Sesshomaru le sfiorò appena le labbra ma, non appena fece per approfondire il bacio, il cellulare di Rin squillò facendola saltare per aria.

“Maledizione!” borbottò Rin afferrando il braccio di Sesshomaru impedendogli di allontanarsi da lei.

Poi, senza nemmeno guardare chi fosse, premette la cornetta verde e mise il vivavoce.

“Chiunque tu sia, non vedrai l’alba di domani!” esclamò Rin accucciandosi sul petto di Sesshomaru, mentre dolcemente poggiava dei teneri baci sul suo collo.

“Rin, ma a che puntò è l’organizzazione per il convegno?”

Rin annaspò e si staccò di scatto da Sesshomaru per girarsi verso il proprio cellulare.

“Inuyasha?”

“In persona! Allora?”

“Quale convegno?”

“Ma quello con Sesshomaru? Lo hai convinto vero? Dimmi che lo hai fatto.” esclamò Inuyasha.

Rin arrossì da capo a piedi mentre Sesshomaru prestava attenzione.

“Ecco, veramente Inuyasha…io…io…me ne sono dimenticata!”

Sesshomaru riuscì a trattenere il rumore del ghigno di soddisfazione che gli uscì. In quei mesi lui e Rin si erano completamente dedicati alla tesi di lei e a trascorre giornate di relax insieme.

Lei aveva completamente rimosso dal cervello il convegno che doveva organizzare per Inuyasha e, di certo, lui si era premunito di non farglielo ricordare.

“Come te ne sei dimenticata? il convegno è domani! Rin, lo so che ti chiedo tanto, ma non potresti andare a casa di Sesshomaru e implorarlo, supplicarlo di partecipare? Ti prego, se no farei la figura dell’allocco!”

“Ehm, sono da Sesshomaru!”

“Eh? E che ci fai lì?”

“Saranno pure fatti nostri Inuyasha. Un po’ di fatti tuoi tu mai?”

“Rin è indecente che tu stia fino a tarda notte a casa di un tuo professore!”

“E tu che ti sei sposato una tua studentessa come la mettiamo!” sbottò Rin e il silenzio di tomba che uscì dal telefono fece intuire a Sesshomaru che magari i Kami erano stati così benevoli da far venire a Inuyasha un infarto.

“E tu come lo sai!”

“Accidenti è ancora vivo” sbottò Sesshomaru beccandosi una gomitata da parte di una Rin divertita.

“Rin, cazzo, ma sei in vivavoce!”

“Si!” rise Rin

“Toglilo!” urlò Inuyasha.

“No!”

“Bastarda!”

“Inuyasha, falla finita. Parteciperò domani, ora non rompere più!” tagliò corto e gelido Sesshomaru prima di togliere dalle mani di Rin il telefono e chiudere la chiamata.

Poi si voltò nuovamente verso di lei e, senza aspettare un secondo di più, unì le loro labbra.

La ragazza sorrise e sollevò le braccia per circondare le spalle di Sesshomaru, per poi continuare a baciarlo meglio.

Infine, si staccò da lui con un sorriso luminoso.

“Parteciperai davvero?”

Sesshomaru annuì e Rin gli sorrise.

“Per Inuyasha?”

Sesshomaru scosse la testa in segno di negazione.

“Per te! Sbaglio o la tua tesi è sull’epoca Sengoku?”

“Non sbagli!” sorrise Rin. “Grazie Sesshomaru!” concluse infine, prima di unire le sue labbra a quelle dell’editore.

“Rin…”

“Si?”

“C’è qualcosa che mi devi dire?” chiese Sesshomaru

“Eh? No? Cosa?”

“Rifletti…”

Rin si fece pensierosa analizzando tutto per capire se si fosse dimenticata di dire qualcosa a Sesshomaru, ma più ci rifletteva più non le veniva in mente nulla.

“Ehm…no nulla”

Sesshomaru sospirò, poi si alzò dal divano.

“Vieni con me!”

La ragazza lentamente si alzò dal divano e con passo dubbioso prese a seguirlo. Senza che se ne rendesse conto aveva cominciato a fidarsi di lui ciecamente, aveva cominciato a chiedergli consigli per qualsiasi cosa. Lo andava a trovare spesso, si fermava la notte e lui, come le aveva promesso, non l’aveva più toccata nemmeno con un dito da quella fatidica sera.

Lo aveva visto a poco a poco aprirsi, anche lui aveva cominciato a fidarsi di lei, certo era, e rimaneva, sempre un ghiacciolo, ma da qualche tempo a quella parte, Rin aveva scoperto che il ghiacciolo in realtà le piaceva e le piaceva parecchio.

Sesshomaru si frenò davanti una stanza.

“Rin, ricordi quando, mesi fa, ti dissi che tu non sapevi chi fossi io in realtà?”

Rin annuì mestamente.

“Quando mi hai conosciuto, mi hai conosciuto come un umano, ma la mia famiglia, non ha discendenze del tutto umane. In realtà Rin, io sono…”

“Un demone!” sussurrò Rin con ovvietà e Sesshomaru si voltò di scatto verso lei e quando la vide sorridere e alzare ed abbassare le spalle sentì di potersi fidare ciecamente di lei.

“Ricordati che ho studiato tutto su ciò che riguarda l’epoca Sengoku e i suoi regnanti e c’erano fin troppe similitudini tra te e tra il Sesshomaru dei libri e ,siccome stupida non sono, ho fatto due più due ed è venuto fuori quattro, ovvero tu sei lo stesso Sesshomaru dei libri.

Solo, non riesco a spiegarmi perché sei umano e Inuyasha è un mezzo demone.”

“Sai di Inuyasha?”

“Certo, Kagome mi dice tutto!”

“Mia cognata parla troppo!” esclamò Sesshomaru con un sorriso mite.

“Niente da ridire, ma c’è anche da mettere in conto che io sono brava ad estorcerle informazioni!”

“Senza dubbio! Mi credi?” chiese Sesshomaru e appena vide Rin annuire le sorrise e la strinse in un abbraccio

“Puoi spiegarmi perché sei umano?”

“Vent’anni fa rifiutai una demone di nome Kagura e lei mi maledì tramutandomi in un umano.

L’unico modo che ho per sciogliere questa maledizione è che una donna si innamori perdutamente di me e mi sposi.” sussurrò Sesshomaru.

“No, cioè scherzi vero?” esclamò Rin allibita

“No è tutto vero!”  Esordi Sesshomaru allontanandosi un po’ da lei.

“Quella demone ti ha maledetto ad essere un umano e solo l’amore di una donna può sciogliere questa maledizione?”

“Si!”

“So a cosa si è ispirata quella demone!”

“Che?”

“Facciamo così, fammi vedere quello che mi devi fare vedere e poi io ti spiego!” esclamò Rin e quando Sesshomaru annuì e aprì la porta Rin rimase senza fiato.

“Oh mio Dio, ma …ma…”

“Ti piace?” chiese Sesshomaru

“Ma è una biblioteca!”

“Si, ed è tua! Buon compleanno Rin!”

Rin si voltò di scatto verso di lui.

“Sapevi che era il mio compleanno e mi hai regalato la tua biblioteca?” chiese Rin trattenendo a stento la propria euforia.

“E mi hai detto della maledizione perché…”

“In questa biblioteca ci sono molti libri che parlano di me in sembianze di demone…per certi versi volevo prepararti.”

“Aspetta, non vuoi che ti liberi da questa maledizione?”

“Non farei mai qualcosa che tu non voglia Rin. Ti sembrerà strano, ma ti amo e amare è lasciare liberi!”

“Non vuoi tornare ad essere un demone?”

“Certo che lo voglio, ma non lo voglio se il prezzo è la tua felicità!”

Rin lo guardò allibita, poi abbassò il viso e rossa come un peperone esclamò.

“C’è un piccolo problema però”

“Quale?”

“Anche io ti amo Sesshomaru, uomo o demone, non mi importa, ti amo e vorrei passare la mia vita insieme a te. Felici, come lo sono Inuyasha e Kagome!”

“Non paragonarmi a quel mezzo demone!” esordì gelido ma divertito Sesshomaru.

 Rin scoppiò a ridere e corse da lui baciandolo con passione.

“Mi ami?” chiese Sesshomaru piano.

“Si, ti amo!”

“E vuoi sposarmi?” chiese lui ancora con l’ombra di un sorriso sicuro sul volto.

“Si, lo voglio.” Rispose Rin e quando Sesshomaru la baciò per poco non le mancò l’aria.

Poi sentì il corpo di Sesshomaru tra le sue braccia pulsare e quando si staccò da lui per guardarlo, rimase senza fiato e le gambe le cedettero. Sesshomaru l’afferrò al volo.

“Rin!”

“Porca vacca! Questo sei tu!” esclamò Rin incredula.

Sesshomaru si voltò verso la specchiera e sussultò vedendo il suo vero aspetto da demone.

“Si, sono io!”

“A bè, cavolo t’è finita di lusso!” esclamò Rin ridacchiando.

“Che vuoi dire?”

“Se quella demone si è ispirata a ciò che penso io, t’è finita di lusso.”

Sesshomaru inarcò un sopracciglio poi Rin scoppiò a ridere.

“Vieni con me!”.

Lo portò nella sala da pranzo, prese il pc, lo collegò alla televisione e  mise il film delle bella e la bestia.

Poi si accomodò sul divano vicino a quello che era appena diventato il suo futuro marito.

“Ok, si, m’è finita di lusso!” esordì glaciale Sesshomaru a fine film.

“Immaginati se tu fossi stato una bestia anche fisicamente oltre che caratterialmente, saresti rimasto solo per l’eternità!” rise Rin.

Sesshomaru la fulminò.

“Ora ti mostro io quanto bestia posso essere!”

E quella notte per la prima volta in vita sua, Rin fece l’amore con un demone che sapeva amare.

 

The End.

   
 
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