Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: scriveremibasta    09/04/2017    3 recensioni
"Mi ha sussurrato tre regole, all'ombra di un cespuglio di rose rosse. Le avevo trovate strane, folli...ma non avevo proferito parola. Lei mi aveva guardato e, all'ombra di quel cespuglio, mi aveva cambiato la vita. Se ne andava sempre senza salutarmi ma non mi offendevo...anzi, mi piaceva da impazzire."
Inuyasha, un giovane ragazzo che si ritroverà a fare da servitore alla famiglia Higurashi.
Tre importanti regole a scandire la sua esistenza, insieme al ticchettio dei tacchi della sua padrona. Ce la farà a rispettarle?
Chissà che non scopra qualcos'altro oltre al segreto che oscura quella famiglia...
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era pressoché inutile stare ad aspettare...eppure? Beh, eppure aspettava.
Fin ora era stato guidato da un senso di vendetta, aveva agito senza guardare in faccia nessuno...cosa avrebbe fatto in questo momento?
Poteva agire...l'avrebbe fatto...
Ma non ne era più così sicuro.
Rivoleva la sua Kikyo, la stessa che gli era stata rubata dai nobili tempo prima.
Tanto tempo.
Circa un secolo...
Già, era circa un secolo che non vedeva la sua amata...
Morta.
Si, era morta.
Ancora ricordava i cori, la gente che l'accusava. Di cosa? Stregoneria?
Pff. Che cosa futile.
Non avevano prove. Kikyo non era una strega. E non gli avrebbe mai mentito.
Eppure...
"Eppure è stata bruciata viva. Eppure il suo corpo è stato avvolto dalle fiamme, mentre le sue grida squarciavano l'aria..." Naraku inspirò bruscamente, serrando le labbra.
Ricordava tutto benissimo. Ricordava ancora tutto benissimo, maledizione!
Nemmeno il piccolo altarino che le aveva fatto, per sentirsi meno incolpa...per cercare di illudersi che non era colpa sua, che non aveva potuto proteggerla...non era servito a nulla.
Fiori? Solo dei fottutissimi fiori?!
Kikyo era una gran donna. Lo sapeva bene. Se n'era infatuato proprio per questo...
Ed alla fine aveva scelto lui.
E lui, diavolo, non era riuscito a proteggerla. L'aveva vista bruciare. Ed ora viveva col rimpianto di un amore perduto.
Sfuggito dalle mani come cenere...la stessa in cui si era tramutato il suo corpo.
-Ma non per molto- sibilò, stringendo il mazzo di fiori -Ti riporterò in vita, amore. Te lo prometto- e, detto ciò, poggiò le zinnie sopra l'altarino.
Aveva scelto un posto appartato per il piccolo altare, senza badare a spese.
Non ci veniva spesso per il dolore che gli trasmetteva, ma solo quando aveva bisogno di conforto o di piangere...
E, in questo caso...
-Basterà prendere le sue ceneri?- Naraku gettò un'occhiata alla donna, prendendo il piccolo vasetto appoggiato al piccolo altare.
-Si, andrà bene- sussurrò, facendo la massima attenzione -Riuscirò a riportarla in vita, Kagura- il tono era freddo, come se tutta la marea di emozioni che avesse provato prima, non fosse servita a nulla.
Kagura era una serva...nulla di più, nulla di meno.

-Ah, fanculo! Si, può sapere perché, io, Hojo Akitoki, ricco e bello, padrone di tre ville sparse nel resto del mondo…devo prendere ordini da quello sporco mago?!- il castano digrignò i denti, lasciandosi cadere malamente sulla poltrona, seguito dallo sguardo beffardo e vagamente infastidito dell’altra.
-Che hai da guardare, donna?!- sbottò quello, fulminando quest’ultima con lo sguardo, che se ne stava placidamente seduta sul bracciolo della poltrona. Quella rise di gusto.
-Ragazzo, quando la finirai di chiamarmi “donna”?- lo prese in giro –Il mio nome è Yura- alla sua affermazione, Hojo mosse una mano, infastidito, mormorando un “Si, si”.
-E comunque- continuò l’altra –Dovresti essere contento di essere al servizio di Padron Naraku- ridacchiò.
Stavolta toccò a Hojo ridere di gusto –Dovrei essere contento? Tsk! Non farmi ridere! Non sarei mai contento di essere al servizio di un uomo meschino, che mente persino sul suo cognome!- Yura lo guardò con sguardo pieno di compassione e pena. Nessuno era degno del padrone…nessuno, a parte lei.

Ansimo, cercando di fissarmi nella testa quel delizioso sapore.
Non voglio dimenticarlo.
Non riesco a parlare, non voglio parlare.
Ma devo saperlo.
-Ha…- mi sfugge un altro ansito, mentre alzo la testa –Ha fatto male?- la mia voce è un roco sussurro, graffiato.
Ma appena i miei occhi incontrano i suoi…posso facilmente capire che no, non le ha fatto male.
“E, in qualunque caso, non lo da a vedere”
Lussuria.
Il suo sguardo ne è pieno. Mi incanta, vorrei stare lì ad osservarla per il resto della mia vita.
-No- sussurra, carezzandomi la testa –Non ha fatto male- ridacchia, come se fosse la risposta più comprensibile del mondo. Tutto ciò che faccio è deglutire, mentre lei avvicina il volto a me.
Un attimo, è solo un attimo e le nostre labbra si incontrano di nuovo.
Il bacio inizialmente è lento, è lei a guidare il gioco.
Ma presto sono io a prenderne il comando, iniziando uno scontro passionale di lingue e denti.
Kagome mi stringe le spalle, circondandomi subito dopo il collo con le braccia e spingendo di più il volto verso di me. Perdo quasi l’equilibrio.
Mi stacco da lei ansimando, i nostri sguardi sono uno incollato all’altro ed esprimono entrambi desiderio.
-Kagome…- la chiamo disperatamente.
Le sfugge un ghigno –Oh, non iniziare a dire “Ti voglio” o cose del genere…- sussurra, stavolta le sue labbra corrono alla mia mascella, la mordono giocosamente, tirandone leggermente la pelle e facendomi mugolare –Sarebbe fin troppo scontato…- mi dice, una volta che il suo volto è di nuovo al livello del mio.
Deglutisco.
“Okay, Inuyasha...calmati” penso, ispirando leggermente.
Cosa dovrei fare? La desidero palesemente ma…
La amo?
Kagome sbuffa leggermente, facendomi svegliare dai miei pensieri –Davvero, Inuyasha?- mi chiede, alzando le sopracciglia in modo scettico. Aggrotto le sopracciglia.
Che vuole dire?
-Leggo nei pensieri, ricordi?- le sue mani mi stringono il collo, il suo sguardo è nervoso.
-Cos…?- “Inuyasha, sei un idiota. Te n’eri dimenticato? Davvero? E che penserà, ora, lei?” arrossisco, ricordando esattamente cosa ho pensato secondi prima.
-Posso…spiegare…- mormoro.
Lei sbuffa –No- sibila –Non mi devi spiegare proprio nulla, invece- la sua prossima mossa mi prende così alla sprovvista che non ho nemmeno il tempo di rendermene conto.
L’unica cosa che so? Sono steso sul letto, lei è a cavalcioni su di me.
-Mai sottovalutare la forza di un vampiro…purosangue- mi manda un ghigno altezzoso, chinandosi su di me e puntellando le mani sul materasso, ai lati della mia testa.
-Stronza- faccio, digrignando i denti e guardandola male.
Non sembra offendersi, come io non sembro affatto dispiaciuto di questa posizione.
Come dire? Una specie di “Vediamo che sai fare” sottinteso, al quale lei risponde con un sorriso malizioso.
-Stupido orgoglioso…- si lascia sfuggire, prima di tirarsi su.
La sua mano si poggia clavicola, scende fino al mio petto coperto dalla camicia e lì si ferma.
Nel suo sguardo c’è qualcosa…
“Indecifrabile” penso, aggrottando le sopracciglia.
-Inuyasha…?- sussurra, con tono di chi sta per farti una domanda.
Il mio sguardo non cambia.
“Ho una vaga idea di cosa possa chiedermi…”
-Sei vergine?-
“Appunto”

-Non capisco, Riku…- il tono della Signora Higurashi era sconcertato –Non puoi metterti in mezzo a due innamorati, non puoi farli odiare…non di nuovo-
Parlava e parlava, il tono diventava via via più freddo e severo contro il marito.
Lui pareva non ascoltare, sorseggiava il suo alcolico con sguardo perso nel nulla e vagamente pensieroso.
-Riku!- gridò la moglie, andandogli vicino, in cerca della sua attenzione.
La ottenne.
Lo sguardo dell’uomo si posò su di lei, trafiggendola –Tu non capisci- il tono era convinto e spettrale –Quei due non potranno mai stare insieme- continuò, poggiando il bicchiere sul tavolino davanti a lui.
-Ma, perché?!- urlò disperatamente l’altra –Perché vuoi rovinare di nuovo qualcosa?!-
-Non lo farò io!- si alterò l’uomo –Salverò soltanto quei due. Nostra figlia…-
-No! Non te lo permetterò!-
-Ascoltami, Cristo!-
La signora si fermò, davanti all’uomo, ora alzato, di fronte a lei; lo sguardo sconcertato.
-Non posso- disse, soltanto, quello –E comunque- riprese –Ormai non c’è nulla da fare. Kagome verrà comunque odiata da Inuyasha- il tono era serafico.
L’altra capì subito.
-Tu…- sibilò, guardando il marito con odio.
Riku non si scompose –No- disse soltanto –Naraku. È stato lui-
“Non serve che tu capisca, donna. Io e Naraku avevamo un accordo, ora tocca a me rispettarlo”

Non vorrei.
Non vorrei arrossire.
Eppure lo faccio.
Le guance mi vanno a fuoco, mentre mi alzo, appoggiandomi sui gomiti.
Lo sguardo corre da un’altra parte, lontano.
Non emetto un suono, mentre il respiro è accellerato.
“Come se prima non lo fosse…”
Passano minuti di silenzio, dove io guardo il muro e Kagome guarda me. Sento il suo sguardo bruciare sul mio volto. Non voglio che mi guardi.
Poi la sua risata spezza il silenzio, facendomi voltare immediatamente verso il suo volto con sguardo piccato e infastidito. “Impacciato, oserei…”
-Sei vergine- dice e, non è una domanda –Sei vergine- ripete, mentre la sua mano corre ad accarezzarmi una guancia. Annuisco leggermente.
Negare è un po’ inutile…
-Si- dico, facendomi coraggio e guardandola dritto negli occhi, senza sviare più lo sguardo.
-Ah, beh, ma l’avevo intuito- ridacchia lei, facendo spallucce –So che è una cosa strana, ma si capisce dal sapore del tuo sangue- mi spiega, un sorriso dolce ad incresparle le labbra.
Aggrotto le sopracciglia –Il sapore…?- chiedo, facendola annuire.
-Che sapore aveva il mio sangue, Inuyasha?-
Una domanda semplice, chiesta quasi con ingenuità.
“Ma che dico? Kagome e l’ingenuità non possono coesistere insieme”
-Beeh- faccio, trascinando la “e” –Delizioso-
-Oltre quello, stupido- ghigna lei.
Io annuisco, pensandoci seriamente –Se può aiutarti…aveva un sapore intenso, metallico e quasi amaro. Ma era incredibilmente dolce e…- ridacchio –Mi ha ricordato la cioccolata-
Si lascia andare ad una risata.
-Questo perché non sono più vergine- dice, come se nulla fosse –Ed il tuo sangue, ora come ora, è- non la faccio finire: premo le mie labbra sulle sue.
“Geloso”

-Ehi, calmati- ansima, una volta che mi stacco da lei.
Le posizioni sono cambiate: sono seduto e le mie mani sono poggiate sopra i suoi fianchi.
-Scusa- le dico, baciandole la guancia – È che…-
- È per quello che ho detto?-
Alla sua domanda abbasso la testa, quasi colpevole.
Non so da dove mi esca tutta questa insicurezza…
-Piccolo, ingenuo, Inuyasha…- mi sbeffeggia lei, in tono dolce –Non sono la puttana che ti immagini- sputa, quasi con rabbia –In tutta la mia vita mi sono donata solo a due uomini-
Sento un colpo al cuore –Io non ti…- cerco di giustificarmi, ma lo sguardo eloquente che mi manda mi fa tacere immediatamente.
Restiamo qualche secondo in silenzio, senza fare nulla, poi lei si protende di nuovo verso il mio collo, stavolta depositandogli un bacio, seguito subito da tanti altri.
La faccio fare, percependo la sua rabbia.
Ho sbagliato, lo so…ma sapere che non è vergine mi fa impazzire di gelosia.
È stupido, tremendamente stupido, ma non posso farne a meno.
“Hai comunque pensato che lei sia una donna superficiale, che soddisfa il suo desiderio quando e come vuole…e, soprattutto, con chi vuole” mi mordo le labbra, in difficoltà.
Dio…
-Kagome?- la chiamo, cercando di ottenere la sua attenzione.
Lei, per tutta risposta, mi morde il collo, stringendo la presa sulle mie spalle fino a farmi male.
-Sta’ zitto- sibila, soltanto, spingendomi supino sul materasso.
Storco il naso, decidendo che no, ora come ora, non mi va bene fare quelle cose con lei.
Le prendo il volto con una mano, staccandola dal mio collo, ora pieno di morsi.
-Kagome, no!- le ordino, guardandola dritto negli occhi.
È arrabbiata. Ed ha perfettamente ragione di esserlo.
Per questo devo-
-No, cosa?- sbotta –Non puoi semplicemente baciarmi, mordermi e continuare il tuo gioco senza che io reagisca, Inuyasha. Per quanto autocontrollo abbia un vampiro…ed una ragazza- mi manda un’occhiataccia.
-Gioco? Io…-
-Non stai giocando? Stai, forse, facendo questo perché mi ami, e non perché mi desideri?-
Le sue parole mi colpiscono dritto al cuore.
Cosa sto facendo?
Sono turbato…
-Io…- inizio, cercando un modo per chiarire.
Lei mi lancia uno sguardo deluso, alzandosi da me e dal letto –Va’ al diavolo- mi dice, prima di dirigersi a passo spedito verso la porta.
L’unica cosa che sento, prima di cadere a peso morto sul materasso, è il rumore di quest’ultima che sbatte.
Mi è sfuggito qualcosa?
Io…cosa provo?
La desidero, si, questo lo so benissimo…ma…
Ne sono innamorato?
Potrei mai innamorarmi di Kagome?
La amo?
E lei…?
Cosa prova per me?
“Sei un giocattolo”
Si, ma se fosse così…perché?
Perché era delusa, triste…arrabbiata? Perché se n’è andata?
Kagome…mi ama?

-Che diavolo significa, Naraku?!- Riku sbatté violentemente una mano sulla scrivania, guardando con odio Naraku; quello ghignò.
-Ma come? Pensavi che tutto quello che ho fatto per te non avesse una spesa?- il tono era diabolico, malignamente divertito –Per far rivivere la mia Kikyo ho bisogno naturalmente di un corpo…e quale, è migliore…se non quello della tua adorata figlia?- rise in modo folle.
-Ce ne sono altre- fece Riku, stringendo pugni e denti.
-Possibile- il tono dell’altro divenne strafottente –Ma Kagome è quella più vicina. E predisposta- la bocca si allargò di nuovo in un ghigno, gli occhi follemente intelligenti.
-Che cosa intendi?- chiese il corvino, guardando l’altro guardigno.
-Oh, lo sai bene…- Naraku rise di nuovo –Credi che Kagome riuscirebbe ad usare la magia della vecchia villa, se non avesse qualcosa dei geni di Kikyo?-
-Quindi l’hai saputo, alla fine…-
-Si, Kikyo era tutto sommato una strega…ma la perdono-
Solo in quel momento Riku scattò, alzandosi dalla sedia, pronto a lanciarsi contro Naraku; dall’altra parte della scrivania, placidamente seduto.
-Brutto bastardo…!- non ebbe il tempo di fare un passo che qualcosa colpì violentemente la sua nuca, facendolo svenire.
Naraku rise follemente, ad un volume di voce molto alto.
-Stupido, stupido vampiro!- lo sbeffeggiò, alzandosi dalla sedia e facendo il giro della scrivania per vedere il corpo di Riku –Ti fai battere dai miei scagnozzi…- gli accarezzò la testa corvina, proprio dove sentiva il sangue fuoriuscire, in un chiaro segno di presa in giro –Devi essere molto debole…- poi si voltò verso Hojo, che teneva una mazza, e Yura –Vediamo se anche tua figlia lo è- finì il tutto con un ghigno, allontanandosi dal corpo svenuto sopra la sua scrivania.
-Rinchiudetelo da qualche parte- ordinò, con un movimento pigro della mano –Potrà servirmi in seguito-
Hojo ebbe da ribattere –E con Kagome…?- chiese, speranzoso di potere avere un confronto diretto con lei.
L’altro ghignò –A lei ci penserò io stesso…-

Kagome camminò per la villa senza avere una vera e propria meta, guidata soltanto dai suoi pensieri.
Inuyasha era un idiota.
Un fottutissimo idiota.
E la faceva impazzire, in ogni vero e proprio senso del termine.
Prima le saltava addosso, la mordeva…e poi faceva il cucciolo smarrito…tsk!
“Ricordami perché ci sto ancora appresso…?” pensò ironicamente, in una domanda rivolta a sé stessa.
Beh, non lo sapeva.
Non lo sapeva proprio, in alcun modo.
Continuò a camminare per un breve tratto, finché il suo sguardo non si scontrò con la figura di Naraku, appoggiato al muro di casa sua come se nulla fosse.
Inarcò un sopracciglio, camminando verso di lui.
Sapeva che lui e suo padre erano amici di vecchia data, non aveva mai davvero approvato le amicizie di suo padre, ma ciò non giustificava affatto che fosse qui.
-Che ci fa qui?- chiese, non appena gli fu abbastanza vicino –Se cerca mio padre…- il suo tono era strafottente, per nulla in allerta, ma dovette ricredersi della sua innocuità non appena quello parlò.
-Oh, no, Signorina…- disse, falsamente galante –Non so qui per suo padre…- un ghigno gli increspò le labbra, mentre si staccava dal muro ed abbassava la visiera della sua tuba.
Solo in quel momento Kagome si rese conto di un piccolo particolare.
Naraku si era mosso verso di lei.
Era veloce. Troppo per lei. E sembrava non avere intenzioni così pacifiche.
Un’altra cosa…
Puzzava tremendamente di zolfo.

Sesshomaru osservò ancora una volta la scena che gli si parava davanti.
Persino lui, un alchimista, era sconcertato di fronte a tutto questo.
Un corpo senza vita, squartato, sangue dappertutto…
La stanza ne era zeppa.
E quell’odore…
Zolfo.
Si, era sicuramente quello.
In quanto al corpo…era difficile capirlo, vista lo stato in cui era…ma era quasi sicuramente lui.
“Padre…”

-Che piacere riaverti qui, mia cara Kagome-

Angolino <3
Okay, gente! Eccovi l’ennesimo! :3
Si, mi sono presa un altro lungo periodo di riflessione, per capire meglio come muovermi.
Spero ne sia valsa la pena ;)
Si, sono una stronza…Inuyasha e Kagome non l’hanno ancora fatto…
Muahahahahah odiatemi :3
Naraku è Naraku. Pazzoide, intelligente, calcolatore…non si ferma davanti a nulla…
Ma se Kikyo è morta…quella che ha incontrato Inuyasha? Chi è?
Missssteriiih :333
Riku è un idiota, i know, ma adoro farvi sclerare. Ed ora entra in gioco anche la madre di Kaggy…difenditrice della coppia, lei xD
Cooomunque! In generale, che ne pensate?
Non penso sia confusionario e, anzi, ho dosato bene ogni azione dei personaggi…credo :3
Beh, non so più che dire.
Aspetto vostre.
Scusate per gli errori!

P.s. il titolo del capitolo non c’entra assolutamente con una delle opere di Andrea Camilleri xD
   
 
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