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Autore: altman    11/04/2017    7 recensioni
-Di diverso c’è, Signor Sesshomaru, che non voglio più essere la bambina a cui voi dovete fare da balia. Ambisco a essere per voi una degna compagna di viaggio, e a supportarvi. Se fossi uno Spettro anch’io sarebbe tutto diverso; ma non lo sono, e non mi resta che fare tutto quello che è in mio potere per diventare più forte. E voi non potete impedirmelo.-
Oh, sì che avrebbe potuto impedirglielo. Non c’era qualcosa che Sesshomaru non avrebbe potuto fare, lui che vinceva guerre con un misero schiocco di dita. Avrebbe potuto costringerla, sgridarla per il rispetto dovuto e non portato, intimorirla e insegnarle il modo appropriato con cui rapportarsi a un demone del suo lignaggio. Ma questi occhi scuri e caldi, grandi, agguerriti e ora un po’ tristi, facevano mancare la terra sotto ai piedi del grande Sesshomaru. Perché lui avrebbe potuto tutto, ma forse c’erano cose che non avrebbe voluto più. Ne voleva altre, adesso, le bramava con un remoto e insidioso angolo della propria coscienza. Desideri proibiti, spaventosi anche solo da pensare, ancora impossibili da pronunciare. La sua Rin.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Samidare

 

Si muoveva leggera e ignara di essere osservata; la folta chioma corvina, impregnata di pioggia, le ricadeva come un sudario sulle spalle esili. 

Affondo, rotazione, calcio laterale; uno scarto sulla destra e una presa simulata alla sua sinistra. 

Nel movimento in avanti che seguì, il terreno infido e scivoloso la colse impreparata, facendola cadere rovinosamente a terra. 

L’istinto di Sesshomaru fu quello di balzare in avanti e ghermirla tra le braccia, prima che toccasse il suolo; resistette all’impulso e non lo fece: le aveva espressamente proibito di allenarsi, in quella settimana, e lei se ne era bellamente infischiata, ufficialmente sparendo nel bosco alla ricerca di bacche e nei fatti passando le ore a menare per l’aria quel bastone improvvisato a spada. 

Sesshomaru-sama qua, Sesshomaru-sama là… ma mai che un suo ordine venisse tenuto nella dovuta considerazione.

Così, nel bel mezzo di un temporale estivo, il Grande Principe dei Demoni Cane osservava la sua Rin che imparava a combattere, sempre più donna nel tempo fugace che trascorreva. Per lui quegli anni avevano rappresentato una manciata di attimi; per lei avevano determinato la fine della fanciullezza: si erano portati via con loro le gote rotonde e i sorrisi sdentati, le mani paffute e l’andatura saltellante. 

Celato da quel tronco imponente, l’inuyoukai poteva osservare tranquillamente ogni dettaglio di quella sagoma minuta, ancora un po’ acerba, ricca di fascinose e temute promesse. 

Rin intanto si era rialzata, per finire di nuovo, poco dopo, miseramente a carponi. 

Sesshomaru non sarebbe mai riuscito a comprendere la testardaggine degli esseri umani, la loro impulsività che smarriva per strada i calcoli razionali. 

Il demone percepiva leggero l’odore del sangue: doveva essersi graffiata…

Avrebbe dovuto arrabbiarsi. Avrebbe voluto arrabbiarsi. 

-Le bacche hai intenzione di cercarle nel fango?- 

Emerse dalla sua zona d’ombra, tenendo gli occhi dorati fissi sulla ragazza che aveva sussultato per la sorpresa, impreparata. 

-Signor Sesshomaru! Pensavo foste ancora in ricognizione…- gli si rivolse Rin con una vocina sottile. 

-E invece sono venuto a cercarti. E ti ho trovata impegnata nel disobbedire a un mio comando.- 

Rin spostava il peso da un piede all’altro, tenendo lo sguardo puntato verso il basso e torturandosi una lunga ciocca di capelli tra le dita. 

Sesshomaru la tenne a lungo inchiodata con quello sguardo severo e glaciale, internamente divertito dal rossore delizioso che in quelle situazioni andava sempre, puntuale, a tingere le guance della sua umana. 

Non poteva sempre fargliela passare liscia… 

-Avete ragione, mi dispiace di avervi disobbedito. Pensavo di essere più in forma, e invece la slogatura non è ancora guarita.- Rin accompagnò quelle parole così remissive ad un sorriso irriverente, che con le scuse pareva non avere proprio niente a che fare. 

-Ed ora sarà ulteriormente peggiorata. Non ti aspettare che io possa perdere tempo dietro ai tuoi giochi, Rin.- la voce di Sesshomaru diventava sempre più morbida e profonda, quando il demone pronunciava il nome di lei -Questo è un viaggio importante; non posso permettermi ritardi sulla tabella di marcia, e non riesco a immaginare come tu pretenda di seguire i miei ritmi con una caviglia in simili condizioni.- 

-Lo so, ma voglio rendermi utile! Non accetto di essere ancora un peso per voi, come quando ero bambina; adesso voglio essere in grado di difendermi da sola.-

-I tuoi sforzi non possono essermi utili, riescono solo a procurarmi ulteriori pensieri.- 

Rin sgranò gli occhi a quella secca affermazione; si sforzava di rimanere composta ma le mani le tremavano impercettibilmente. 

Negli attimi che seguirono, il silenzio fu così totale da permettere all’udito fine di Sesshomaru di udire, e contare, i battiti frenetici di quel piccolo cuore che batteva vicino al suo. 

-Immagino tu debba ancora mangiare.- la riscosse Sesshomaru, non addolcendo il tono sferzante ma rilassando di poco le spalle rigide. 

-Non preoccupatevi: prima dell’allenamento ho mangiato a sufficienza.- Un sorriso pallido le tese le labbra, illusorio come un miraggio d’oasi nel deserto.

-Continui a mentirmi.- 

-Non datevi pena per me, davvero. Non ho molta fame e riesco a camminare, domattina non sarà un problema rimetterci in viaggio.-

A conferma delle proprie parole Rin gli diede le spalle e si diresse in direzione della radura dove avevano deciso di passare la notte; metteva un passo davanti all’altro, attenta a tenere un’andatura sostenuta ma non troppo rapida, concentratissima a dissimulare il dolore che le si irradiava dall’articolazione. Era quasi riuscita a nascondere il passo claudicante. Quasi. 

Sesshomaru sospirò impercettibilmente; senza smuovere una foglia, le fu alle spalle e le mise un braccio sulla schiena e l’altro sotto la piega delle ginocchia, sollevando quel peso irrisorio con la stessa disinvoltura con cui la prendeva in braccio da bambina. Impietosamente lento, si incamminò verso lo spiazzo, protetto dagli intricati rami degli alberi, che avevano eletto a proprio rifugio. 

Quel tragitto durò una manciata di minuti imbarazzati; Sesshomaru, con la coda dell’occhio, scrutava senza essere visto il viso paonazzo di Rin, il tremore leggero delle sue labbra. Il demone non capiva: lei sembrava infastidita da quella situazione, ma non protestava e si lasciava trasportare tra le sue braccia. Che il dolore fosse così forte da avere la meglio anche sul suo orgoglio ostinato? Il demone dubitava che quella accondiscendenza fosse dovuta al timore di una sua reazione. La ragazza era rigida, non si appoggiava al suo petto ma si sbilanciava per allontanarsene; a volte, tuttavia, si rilassava e gli poggiava il capo sulla spalla, sfregandogli la punta del naso sulla clavicola, dove non c’era l’armatura che avrebbe potuto nuocerle, inspirando veloce e trattenendo un sospiro. 

Giunti alla radura, Sesshomaru, attento a misurare la propria forza come doveva sempre fare quando si trovava a maneggiare quella piccola e fragile umana, la depositò sotto una sequoia che di temporali doveva averne visti tanti; al riparo di quelle fronde lei chiuse gli occhi e poggiò la testa al tronco, lasciando che i segni della stanchezza accumulata facessero capolino sul suo volto. 

-Io non voglio esservi d’intralcio.- ripeté infine Rin, con una nota d’esasperazione nella voce -Se non fossi una semplice umana, potrei difendermi e provvedere da sola alle mie esigenze senza incomodarvi ogni volta. Forse addirittura aiutarvi nelle vostre battaglie…-

-Non sei mai stata un peso, Rin.- ed era sconvolgente accorgersi, nel momento stesso in cui le pronunciava, di quanto quelle parole fossero sincere. 

-Ma poco fa avete detto tutt’altro.- 

-Hai frainteso le mie parole.- Non c’erano scuse nel tono di Sesshomaru; aveva risposto sbrigativo, sperando di liquidare il più in fretta possibile quella questione così scomoda e fastidiosa. 

-O forse siete voi ad averle formulate male?- 

Lui sgranò leggermente gli occhi ambrati, rivolgendole quello sguardo ammonitore che con lei non sembrava mai sortire l’effetto desiderato. 

-La tua impertinenza non ha confini.- le fece notare il demone, chiedendosi quando fosse diventato così difficile manifestare irritazione in modo credibile -Ti ho fatto solamente notare che questo non è il viaggio indicato a sfidare i limiti del proprio corpo.- 

-Lo avete fatto sottintendendo il fatto che il vostro corpo di limiti non ne ha, ma che siete comunque costretto a tollerare e a rimediare a quelli del mio.- 

-Rin, è così terribile che io mi preoccupi per te?- gli sfuggì, infastidito da tutte quelle rimostranze e anche un poco offeso: perché non voleva più il suo aiuto? Voleva allontanarsi da lui? 

-Ti ho sempre protetta e non è mai stato un problema. Non capisco cosa ci sia di diverso adesso.- concluse seccato, incrociando le braccia e guardandola ancora dall’alto dell’imponente statura con cui la sovrastava. 

Lei gli puntò addosso in risposta uno sguardo deciso, animato da tutti i moti che quel giovane cuore riusciva a contenere. 

-Di diverso c’è, Signor Sesshomaru, che non voglio più essere la bambina a cui voi dovete fare da balia. Ambisco a essere per voi una degna compagna di viaggio, e a supportarvi. Se fossi uno Spettro anch’io sarebbe tutto diverso; ma non lo sono, e non mi resta che fare tutto quello che è in mio potere per diventare più forte. E voi non potete impedirmelo.- 

Oh, sì che avrebbe potuto impedirglielo. Non c’era qualcosa che Sesshomaru non avrebbe potuto fare, lui che vinceva guerre con un misero schiocco di dita. Avrebbe potuto costringerla, sgridarla per il rispetto dovuto e non portato, intimorirla e insegnarle il modo appropriato in cui rapportarsi a un demone del suo lignaggio. Ma quegli occhi scuri e caldi, grandi, agguerriti e ora un po’ tristi, facevano mancare la terra sotto ai piedi del grande Sesshomaru. Perché lui avrebbe potuto tutto, ma forse c’erano cose che non avrebbe voluto più. Ne voleva altre, adesso, le bramava con un remoto e insidioso angolo della propria coscienza. Desideri proibiti, spaventosi anche solo da pensare, ancora impossibili da pronunciare. La sua Rin. 

-Jaken non è certo umano, ma ti risulta che sia di utilità alcuna?- la interpellò, strappandosi ai propri pensieri. 

Lo scherzo, celato dietro al solito tono inflessibile, la fece ridere e alleviò la cappa pesante da cui la ragazza si era sentita schiacciata. 

-Beh, col Nintojo qualche nemico è riuscito ad abbrustolirlo.- 

-Per tutti i kami, Rin, se servirà a risolvere i tuoi assurdi dilemmi esistenziali procurerò un Nintojo anche a te.- sbuffò Sesshomaru, stringendo le labbra in una linea sottile. 

-Allenatemi voi. Insegnatemi.- soffiò la ragazza. Mentre lo osservava, attendendo trepidante una sua reazione, l’ilarità destata da Jaken e dalle prodezze del suo bastone era stata subito sopita e la ragazza si era fatta di nuovo seria. 

Impassibile, Sesshomaru le diede le spalle. Forse, prima o poi, il possente demone sarebbe rimasto scottato da quella determinazione ardente che non lasciava spazio ad altro. 

-Grazie, grazie Signor Sesshomaru!- lo raggiunse la voce allegra e festosa di Rin; l’umana adesso rideva e lo salutò gioiosa, sbracciandosi, quando lui spiccò il balzo con cui si alzò in volo per dedicarsi alla solita caccia notturna.

Sesshomaru sospirò ancora una volta, mentre l’aria fredda della notte gli sferzava il viso e fischiava frustando la sua vaporosa pelliccia bianca.

Probabilmente suo padre, dalla tomba, si stava facendo una grossa risata alle sue spalle. 

 

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Mi intrufolo in punta di piedi in questo fandom, per lasciarvi questa piccola OS senza pretese. 
L’ho rinvenuta in un quaderno, e sono rimasta di sasso perché non ricordavo ASSOLUTAMENTE di averla scritta; è stata una piacevole sorpresa. 
Il titolo, “Samidare”, in giapponese significa “pioggia d’inizio estate”.
Questa cosuccia è l’unica ff che io abbia mai scritto su questa coppia, e forse un giorno mi cimenterò davvero, con una storia più corposa, nell’arduo compito di far innamorare di Rin l’algido Sesshomaru senza scaraventarlo nel girone infernale dell’OOC. 
Spero che vi sia piaciuta. Non è niente di eccezionale, ma ho pensato comunque che potesse valere la pena condividerla con voi e non lasciarla a prendere la polvere tra le pagine di un vecchio quaderno. 
L’immagine è questa: 殺生丸と大人りん by すわ, dovrebbe essere il suo indirizzo originario. E il nome del disegnatore penso siano quei due ultimi ideogrammi, ma sembra abbia cancellato il profilo. Comunque, era su Pixiv.
Altman <3

   
 
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