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Autore: controcorrente    15/04/2017    2 recensioni
Raccolta di pensieri del triangolo più famoso di Lady Oscar. Maria Antonietta, Fersen e Luigi XVI si susseguono negli episodi più famosi e non presenti nel corso della vicenda della storia principale. Buona lettura a tutti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel von Fersen, Luigi XVI, Marie Antoinette
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti a questo nuovo aggiornamento. Ringrazio tutti i miei lettori per avermi seguito fino a questo momento.


IL RITORNO DI FERSEN


Il gioco del Destino ha regole strane e illogiche, a tratti crudele, nei confronti dei suoi burattini. Una mattina giunse a Versailles una notizia che ebbe il potere di risvegliare le mie angosce. Madamigella Oscar era stata aggredita durante la notte, mentre viaggiava a bordo di una carrozza.

Rimasi doppiamente turbata da quella notizia. I pericoli di Madamigella erano fonte di gravi preoccupazioni...ma l'ansia maggiore fu l'apprendere che il salvatore di quest'ultima era un nobile straniero.

La contessa di Polignac lodò questo coraggioso gentiluomo e, con un sorriso soddisfatto, affermò che era uno giovane svedese.

Sgomenta, guardai la mia dama preferita. La povera contessa non notò inizialmente il mio stato d'animo, iniziando a descrivere l'uomo, profondendosi in un numerosi dettagli e aneddoti che, invece di pungolare la mia curiosità, aumentavano l'inquietudine che provavo.

Vedendo che non parlavo, la contessa guardò il mio volto e, chiedendomi perdono, affermò che non voleva offendere la mia persona e che anche la sua famiglia aveva cara la sorte di Madamigella, in modo particolare, sua figlia Charlotte che, saputa la notizia, aveva pianto disperata per molto tempo.

La rassicurai con un sorriso di cortesia, dicendo che non vi era ragione alcuna di angosciarsi, dal momento che la salute di Madamigella era notoriamente ottima. Spostammo rapidamente i dialoghi su temi ameni e privi di peso, ma la mia mente viaggiava altrove, rendendo instabile il passo e la mano che teneva il ventaglio.

Un nobile sconosciuto era giunto in Francia ed aveva salvato la mia migliore amica nel momento di massimo pericolo. Quella notizia accompagnò ogni mio gesto, rendendomi tutto vuoto e insignificante. Chi era la persona che aveva recato soccorso a Madamigella? Mille congetture popolavano gli angoli più splendenti del palazzo, mille sussurri serpeggiavano dalle profondità dei suoi nascondigli. Tutti erano desiderosi di scoprire il mistero, non osando tradirsi con ipotesi e pensieri scomodi. O forse lo sapevano, dati gli sguardi che ricevevo. Nessuno osava fare quel passo...ed in quello stato di cose mi dibattevo, in preda all'ansia. Neppure io sapevo cosa provare.

Una gioia feroce minacciava di tracimare fuori dalle mie maniere composte, insieme al timore di vedere quella speranza nascente perire prematuramente prima del tempo. Avevo una segreta speranza, insieme ad un segreto timore a cui non volevo dare nome né forma. Sarebbe bastato fare una domanda, una sola domanda e tutto questo sarebbe finito, dato che ne avevo facoltà...eppure non riuscivo a muovermi.

Ero la regina e tremavo alla vista della concretizzazione delle mie speranze più inconfessabili.


Il Destino è un burattinaio beffardo e crudele. Non avevo mai pensato di poter fare ritorno in Francia a causa dei miei obblighi come erede dei Fersen eppure io, Hans, giunsi nuovamente in quel luogo, proprio sotto la spinta dei miei familiari. Il mio ritorno a Stoccolma, dopo i miei studi, era stato accompagnato dalla triste fama di amante della regina di Francia, cosa che aveva alimentato chiacchiere e pettegolezzi. Mio padre aveva inizialmente disapprovato questa condizione, poiché minava il decoro del casato. In seguito, però, era stato persuaso da mia sorella Sophie delle opportunità di questa mia vicinanza per la loro famiglia, convincendolo a mantenere saldi questi legami. Così il mio genitore mi concesse la facoltà di lasciare Stoccolma, insieme ad un pesante fardello.

Quello era il mio ultimo viaggio, prima che una catena pesante e sacra cingesse definitivamente il mio collo.

Una simile consapevolezza smorzò in parte il mio entusiasmo. Il mio genitore aveva auspicato che io mi recassi subito al cospetto della regina, con il proposito di riallacciare una relazione che aveva dipinto, nella sua fantasia, come qualcosa di più volgare di quanto non fosse. Sperava scioccamente che piegassi i miei sentimenti nei confronti della regina a qualcosa di gretto e meschino...e mi ribellai. Non avrei prostituito quel legame per fini tanto abietti, pur conoscendo la buona fede della mia regina.

Così, decisi di trascorrere il mio tempo visitando i miei compagni di studi, parlando del nostro passato. Era una vita raminga, da una villa all'altra...ma mi piaceva. In Francia, il mio titolo non aveva alcun valore e mi sentivo, per questo motivo, sollevato da ogni responsabilità. Le lettere dalla Svezia riflettevano tutte le loro aspettative ma io fingevo di non vederle, felice di questa libertà apparente.

Solo il bagliore lontano delle luci di Versailles rompeva questa illusione, rammentandomi quegli obblighi...eppure non osavo muovere un passo verso quella direzione. Temevo che il rivederla avrebbe scatenato in me il peso dei ricordi di quel sentimento che, malgrado la distanza, custodivo gelosamente dentro di me. Durante il mio soggiorno a Stoccolma, avevo desiderato incontrarla di nuovo...ed ora che mi trovavo in quel Paese, a poca distanza da colei che amavo, ero preda di mille incertezze.

Poi accadde qualcosa, forse la Sorte, pronta a prendersi gioco di me per l'ennesima volta.

Stavo tornando da una di quelle cene e mi trovavo ad attraversare la campagna, avvolta in una notte cupa e senza stelle. Avevo tardato più del dovuto, tanto che il padrone di casa mi aveva invitato a trascorrere la notte nella sua dimora.

Non mi feci tentare, benché fossi stanco ed il bosco non fosse un luogo sicuro per una carrozza solitaria. Fu proprio mentre stavo viaggiando per quelle zone che fui attirato da un urlo di donna che, in modo impensabile, squarciò la quiete notturna. Immediatamente, detti ordine al cocchiere ed al mio valletto di mutare direzione e di preparare le armi. I miei servitori obbedirono recalcitranti e non potevo biasimarli. Non sapevo quali pericoli potevano esserci nei dintorni ma sentivo il dovere di prestare il giusto soccorso agli sventurati che si trovavano nelle vicinanze.

La carrozza irruppe a precipizio lungo i sentieri, fino a quando non giungemmo in uno slargo, dove si trovava un altro mezzo, privo di cavalli e con le lucerne deboli. Alcune persone erano a terra, mentre due persone si guardavano attorno, con aria tesa e guardinga. Accolsero il mio arrivo con un filo di diffidenza, come se non sperassero in un soccorso...e non potevo biasimarli, data l'ora tarda ed il luogo isolato in cui si trovavano.

Un uomo moro se ne stava in piedi, fissandomi con diffidenza. Quello sguardo mi fu familiare. -Voi siete un volto noto...massì, voi siete l'attendente di Madamigella Oscar!- dissi, sorpreso. La giovane, udendo quel nome, si precipitò verso di me. -Vi supplico, aiutateci! Madamigella è rimasta ferita!- disse, indicandomi un corpo poco distante.

A quella vista, il mio cuore perse un battito.

Non avrei mai voluto incontrare la persona più vicina alla donna che amavo in quelle circostanze. Le prestai ogni soccorso possibile e, nel frattempo, venni informato di quanto avvenuto. Accompagnai quegli sventurati a palazzo De Jarjayes, incaricando il mio cocchiere di far venire il medico per curare la ferita. Fortunatamente, il comandante Oscar aveva rimediato una ferita meno grave del previsto ma aveva corso un pericolo notevole. Il suo attendente, in modo schivo, mi informò brevemente dell'accaduto, mentre vegliava sull'erede del casato.

Parlò malvolentieri, non mancando di lanciare occhiate preoccupate all'indirizzo della giovane bionda che assisteva amorevolmente Madamigella, entrando ed uscendo dalle sue stanze. Anch'essa mi pareva familiare ma non riuscivo a capacitarmi della causa di quella percezione.

Alla fine, chiesi chi fosse.

Ella mi disse di chiamarsi Rosalie e che dovevo ricordarmi qualcosa di lei, dal momento che stava per essere investita dalla mia carrozza per le strade di Parigi.

Non replicai a quelle parole. Vestita dignitosamente, non aveva più alcuna traccia della fanciulla coperta di stracci...e per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentii in imbarazzo, non sapendo cosa dirle. Mi ero comportato in modo estremamente villano allora, preso com'ero dal desiderio di allontanarmi da quei quartieri poveri e malfamati. Per fortuna quella giovane, di nome Rosalie, si congedò poco dopo essersi presentata...ed io mi chiesi se avrei mai avuto il coraggio di rivolgermi a lei in futuro, sapendo quanto male mi ero comportato in passato nei suoi confronti.

Rimasi ospite dei De Jarjayes in quei giorni, ben deciso ad accertarmi che le condizioni di salute dell'erede del casato fossero fuori pericolo. Fu un periodo abbastanza breve, dal momento che la ferita risultò meno grave del previsto.

Madamigella Oscar si riprese rapidamente e, con mia grande sorpresa, chiese di potermi parlare. Mi recai da lei, lieto di conversare con una persona a me tanto cara. Avrei tanto voluto parlare con lei qualche giorno di più ma in quel periodo mi convinsi che avrei avuto altre occasioni per discorrere con il Comandante...o forse era il pensiero per la mia regina la causa del mio desiderio di fuga. Una parte di me avrebbe voluto chiedere della sovrana, un'altra, invece, avrebbe voluto evitarlo. Finii per cedere a questo secondo impulso, abbandonandomi ad una sorta di limbo. Non ero né triste né lieto...eppure la notte ella ritornava a reclamarmi, pronunciando con dolcezza il mio nome.


Seppi con molta difficoltà chi fu il misterioso salvatore di Madamigella. La mancanza di testimoni era stato uno dei maggiori ostacoli alla vicenda ma confidai nella discrezione dei miei nobili di fiducia per giungere alla verità.

La risposta a quel mio desiderio giunse con la rapidità di un lampo, penetrando la serena quotidianità della mia vita di re e lasciandomi attonito, come un fanciullo che riceve un rifiuto inatteso.

Il conte di Fersen era tornato e, insieme ad esso, l'amaro sapore del fiele che egli portava con sé. Una presenza colma di gioia e tormento nel cuore infelice di mia moglie.

Un pungolo doloroso nel mio animo, pronto a ricordarmi quanto fossi inadeguato e quanto meritassi tutto questo per la mia inadeguatezza.

Mi ritrovai così, in attesa di quel flagello dai modi garbati e perfetti.


Ho tentennato un po'per questo aggiornamento ma non potevo fare in modo diverso, perché ho poco tempo libero. In questo capitolo lascio i primi pensieri del ritorno di Fersen...e nel prossimo, ci sarà posto ancora una volta per Madamigella Oscar. Ringrazio tutti i lettori per aver gentilmente seguito finora e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Ci ho messo molto a scrivere questo capitolo ma spero che l'attesa sia valsa. Auguro a tutti i lettori Buona Pasqua!

   
 
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