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Autore: Larrystattoos    16/04/2017    2 recensioni
Scritta per l'event indetto dal gruppo Facebook "We are out for prompt."
Prompt: "MCU: Steve/Bucky: negli anni Quaranta, in giro New York come due scavezzacollo qualsiasi, finalmente parlano di che cosa siano /loro due/"
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Steve era un ragazzetto tutto pelle e ossa, asmatico, testardo, incredibilmente orgoglioso e fissato con la pittura. Non aveva niente che potesse definirlo speciale, eppure, agli occhi di James, niente e nessuno poteva competere con lui per le emozioni che gli faceva provare. Provare cosa poi? Attrazione, interesse… amore? per il tuo migliore amico, per un uomo, non era una cosa da sbandierare ai quattro venti in quel periodo, con Hitler che dava la caccia a persone come lui. Per un tempo lunghissimo aveva tenuto questi pensieri per sé, non riuscendo a pensare alla reazione che Steve avrebbe potuto avere nel conoscerli. Com’era prevedibile, però, la verità era venuta a galla prima di quanto avesse immaginato: non era in grado di tenere nulla nascosto a Steve, quindi non lo faceva mai, sapendo che il biondino non lo avrebbe giudicato in nessun caso. Perciò, quando Steve aveva capito che il “suo” Bucky non aveva davvero intenzione di rivelargli cosa lo turbasse, iniziò ad assillarlo. Ad ogni ora, ogni giorno, per dieci interminabili giorni. Non ottenendo risultati, passò alla tecnica del silenzio oltraggiato, che più volte aveva funzionato con James. Tuttavia, non furono gli “astuti” stratagemmi di Steve a farlo capitolare, quanto le fortuite circostanze che si susseguirono quel pomeriggio di Maggio.
 
Come al solito, Steve aveva fatto innervosire un branco di ragazzi e stava cercando di rispondere alle botte che gli venivano inflitte. Avrebbe sicuramente avuto la peggio se non fosse stato per Bucky che, preoccupato di non averlo ancora visto tornare, passò di lì. Non ci volle molto al moro per disperdere i bulli e, quando anche l’ultimo di loro fu sparito dietro l’angolo, si precipitò verso Steve, seduto con la schiena poggiata al muro, una mano premuta su un lato della bocca, che lo guardava furente. –Potevo farcela, non c’era bisogno che intervenissi!-
Con un lieve sorriso, James ignorò le sue parole e si accovacciò di fronte a lui. –Fammi vedere- disse, togliendogli delicatamente la mano dalla bocca. Sospirò al vedere il taglio che gli attraversava buona parte del labbro inferiore. Non sanguinava già più, quindi non doveva essere profondo. Passò lo sguardo lungo il viso di Steve per cercare altre ferite (e, se voleva essere sincero almeno con se stesso, ora che aveva un’opportunità per poterlo guardare liberamente senza sembrare strano, non voleva farsela scappare). Storse la bocca nel vedere un livido andare formandosi sotto l’occhio sinistro ma, a parte quello, non sembrava esserci nient’altro di rotto. Seguendo il filo dei suoi pensieri, si avvicinò per posare un bacio sul labbro martoriato prima di tendergli la mano. Soltanto dopo aver visto l’espressione shockata di Steve realizzò cosa aveva appena fatto. –Io… Scusa, non dovevo… Ecco…-
Steve continuò a guardarlo, passandosi poi un dito sul punto in cui le loro labbra si erano toccate. –Hai davvero…?-
-Senti, dimenticalo.- Preso dal panico, Bucky si alzò, allontanandosi il più velocemente possibile.
Non fu sorpreso quando, il giorno dopo, Steve si presentò pieno di lividi.
 
Le cose, per alcuni giorni, furono strane, ma sembrarono tornare ben presto alla normalità, o quasi. Entrambi, infatti, sentivano che ci fosse qualcosa di non detto tra loro, ma nessuno dei due aveva il coraggio di iniziare la conversazione.
La situazione degenerò quando Bucky, in procinto di partire per la guerra, si presentò all’appuntamento con il suo migliore amico (poteva ancora chiamarlo così?) al Luna Park con due ragazze. A nulla valsero le parole di James per rassicurare Steve (o forse se stesso) poiché, ben presto, il biondino scappò via da quella specie di appuntamento a quattro. Bucky non esitò a seguirlo e riuscì a raggiungerlo facilmente, spingendolo poi in un vicolo. Lo prese per i polsi, costringendolo a guardarlo. -Si può sapere che ti prende?-
Steve si divincolò dalla stretta e gli diede uno spintone. –Cosa prende a me, dici? Non sono io quello che ultimamente si è comportato in modo strano!-
James sbiancò, capendo subito il riferimento. –Se ti riferisci a quello che è successo dieci giorni fa…-
-Certo che mi riferisco a quello, Bucky!- sbottò. –Tu non puoi fare… una cosa del genere, illudermi così e poi…-
-Aspetta, illuderti?- lo interruppe James.
-Certo, illudermi! Tu lo sai che sono innamorato di te!- quasi urlò Steve. Vedendo che Bucky non reagiva in nessun modo, continuò. -Non dirmi che non l’avevi capito perché, insomma, anche un cieco lo vedrebbe!-
James si sentiva incapace di parlare. Era allo stesso tempo la realizzazione del suo più grande sogno e del suo più temuto incubo. Sapere che Steve provava per lui gli stessi sentimenti ma non poter fare nulla a riguardo per non mettere in pericolo le loro vite lo poneva di fronte ad un bivio. Era consapevole che, qualunque strada avesse scelto, sarebbe stata sbagliata. Doveva solo decidere quale fosse la scelta migliore, almeno per Steve. Si accorse di essere stato troppo tempo in silenzio soltanto quando sentì la risata incredula del biondo. –Oh mio Dio, davvero non l’avevi capito! Beh, immagino di essere stato bravo a nasconderlo.-
-No.- la voce di Bucky era ferma. –Forse… Non ho voluto vedere, per non rendere le cose difficili.-
Gli occhi di Steve esprimevano tutta la sua conclusione. –In che senso?-
-Steve, noi non siamo mai stati amici. Siamo sempre stati qualcosa di più. Ho cercato di vederti come un fratello, lo giuro, ci ho provato davvero, ma la verità è un’altra e, detta sinceramente, mi spaventa da morire. Capisci quello che intendo?- Man mano che parlava, James sentiva il suo viso scaldarsi e il cuore accelerare. Come aveva potuto davvero credere che tutto quello che provava passasse col tempo?
Steve, ovviamente, capiva benissimo e non poteva biasimarlo se aveva fatto finta di niente. Erano due pazzi a parlarne così apertamente, conoscendo la situazione in America e nel mondo per loro. Nonostante tutto quello, però, non voleva arrendersi. –Ti spaventerebbe ancora se ti dicessi che per me andrebbe bene? Noi due, insieme come sempre ma con qualcosa in più.-
Non trovando le parole adatte per esprimere i suoi sentimenti, James agì ancora una volta d’istinto. Si chinò fino a poggiare le sue labbra su quelle del biondo, rubandogli un bacio vero e proprio, quella volta.
Fu sorpreso dell’irruenza di Steve nella risposta. Il biondo aprì immediatamente la bocca, approfondendo il contatto. Passò le mani sulle sue spalle e strinse il tessuto della camicia, cercando di portarlo sempre più vicino. Stretto a quel ragazzino, James sentì come se finalmente la sua vita iniziasse ad andare per il verso giusto. Si abbandonò al contatto, chiedendo di più, sempre di più… poi, il suono di un clacson li riportò alla realtà. Si staccarono di botto, guardandosi attorno per accertarsi che nessuno li avesse visti.
Fu in quel momento che Bucky prese una decisione. Chiamando a raccolta tutta la sua forza di volontà, allontanò delicatamente l’altro dal suo petto, dove era tornato ad appoggiarsi quando aveva capito che non ci fosse pericolo. –Steve, non possiamo.-
Steve lo guardò ferito. –Certo che possiamo! Dobbiamo solo stare più attenti.-
-È troppo pericoloso. Sai cosa succede a… a gente come noi. E non voglio che tu corra rischi inutili mentre io sono via.-
Steve gli sferrò un pugno sul petto. -Non trattarmi da bambino, Bucky, sai che non lo sono!- 
-Certo che lo so. Perciò, ti prego, comportati da adulto e capisci perché non possiamo permetterci tutto questo.- James si odiò un secondo dopo aver pronunciato quell’ultima frase.
L’espressione di Steve, però, gli confermò di aver fatto centro. Maledicendo se stesso per la sua debolezza, si chinò per un ultimo bacio a fior di labbra. -In un’altra vita, forse, saremmo potuti essere felici insieme. Forse siamo solo nati nell’epoca sbagliata.- fu l’ultima cosa che gli disse, prima di andare via, lasciando Steve in lacrime. L’indomani, partì senza salutarlo. Non se la sentiva di tornare a fare l’amico, non così presto.
 


-Steve?- James si chiese come potesse fargli di nuovo una cosa del genere.
Il biondo era impegnato a sorreggerlo e rispose distrattamente. -Mh?-
-Ho deciso di congelarmi di nuovo.-
Si fermarono. Steve lo guardò. –Non puoi dire sul serio.-
-Pensaci: è la cosa più giusta per tutti.- Pur sapendo quanto quelle parole fossero vere, pronunciarle fece male lo stesso.
-No! Non ora che ti ho appena ritrovato!-
Bucky sospirò. –Steve, ti prego, non rendermela più difficile di quanto non lo sia già.-
Il biondo non poté fare altro se non arrendersi, almeno per il momento.
 
-Lo sai che ora, i rapporti tra due persone dello stesso sesso… ehm… sono legali?-
Era strano vedere Steve imbarazzato, con le mani dietro la schiena e gli occhi bassi; come un bambino colto a fare qualcosa che non avrebbe dovuto. Gli ricordava quando erano ancora loro, Steve e Bucky, e non Capitan America ed il Soldato d’Inverno. Un moto di tenerezza misto a malinconia lo travolse. Sorrise. –L’ho saputo.- esitò. –Questo però non cambia niente, ora.-
Steve scattò, prendendogli il viso tra le mani. –Forse non ricordi, ma settant’anni fa dicesti… dicesti che in un’altra epoca saremmo potuti stare insieme ed essere felici. Possiamo ancora farlo. Ora non dobbiamo nasconderci e nessuno direbbe niente.-
Essere così vicino all’uomo che era certo di amare e sapere di doverlo ferire ancora più profondamente della prima volta era una sensazione quasi fisicamente dolorosa. Avrebbe preferito un altro lavaggio del cervello piuttosto che dover pronunciare quelle parole. Evitò i suoi occhi quando lo disse. –Ricordo benissimo, Steve. Ma non posso restare, sono troppo pericoloso, per te e per chiunque mi sia vicino.-
-Posso sopportarlo, Bucky. Non sono più quel ragazzo malaticcio di settant’anni fa, posso tenerti testa. Possiamo farcela insieme.- la presa sul suo volto si intensificò. James fece l’errore di guardare l’uomo davanti a sé e fu quasi sul punto di accettare quando lo vide sull’orlo delle lacrime. Lentamente, pose l’unica mano che gli era rimasta su quella di Steve e fece in modo che lasciasse la presa. Scosse la testa. –Forse essere felici insieme non è il nostro destino…- mormorò.
La sorpresa di James fu grande quando Steve lo baciò. Le loro lacrime si mescolarono sulle guance mentre cercavano di recuperare settant’anni di separazione in pochi minuti. Si staccarono solo per un breve istante. Gli occhi azzurri di Steve si fissarono in quelli del suo Bucky. –Domani.- chiese. Sul volto aveva ancora i segni delle lacrime. –Concedimi almeno queste poche ore per capire come sarebbe potuto essere… come sarebbe dovuto essere.-
James non avrebbe detto di no per nessuna ragione al mondo. –Domani.- ripetè, tornando a baciarlo.
 
-Sei sicuro?-
Steve cercava di essere forte, mentre stringeva la mano di Bucky. Non voleva piangere di nuovo, ne aveva abbastanza di versare lacrime.
James sospirò. –Sono sicuro.- E lo era, lo era davvero. Ma non significava che ne fosse felice.
Chiuse gli occhi, stringendo la presa sulla sua mano. –Se, quando mi risveglieranno, ci sarai ancora, ti giuro che ti troverò e non ti lascerò più andare via, per nessuna ragione al mondo.-
Per il suo sollievo, Steve sorrise. –Non aspetto altro.- Si sporse e James pensò che lo avrebbe baciato ancora, invece si fermò ad un palmo dal suo viso, con i nasi che si sfioravano. –Altrimenti, ci vediamo in un’alta vita.-



Okay, in teoria non è per nulla come l'avevo immaginata ma si è praticamente scritta da sola. Spero di non essere andata troppo oltre il prompt e che sia accettabile. Non sono sicura di come sia venuta (contando che è la prima Stucky che scrivo, ho fatto del mio meglio). Alla prossima! 
  
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