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Autore: KiarettaScrittrice92    18/04/2017    12 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il futuro

Atterrò con la sua solita leggiadria, tanto silenziosamente che nemmeno la ragazza seduta alla scrivania l’aveva sentito. Rimase qualche secondo ad ammirarla, come ammaliato da quella figura tutta concentrata, sotto la luce artificiale della lampada da tavolo che illuminava solo quella zona della stanza, mentre mordicchiava la matita che aveva in mano.
Dopodiché si avvicinò, con lo stesso passo lento e felpato, in modo che non si accorgesse di lui. Era così assorto nell’osservarla che non si rese conto dello scatolone per terra: il suo piede sinistro sbatté contro di esso, facendolo ruzzolare sul pavimento e creando un gran trambusto.
A quella confusione la ragazza saltò in aria e si voltò verso di lui.
«Chat, mi hai fatto prendere un colpo!» lo rimproverò.
«Non è colpa mia… Sei tu che metti scatole in mezzo ai piedi.» protesto stizzito il ragazzo rimanendo seduto dove era caduto.
«Si dà il caso che quella sia la stoffa che ho comprato ieri e non sapevo dove metterla.» rispose lei, volgendo di nuovo la sua attenzione a ciò che stava facendo poco prima.
«Nuovo vestito?» chiese curioso lui, rimanendo però seduto e togliendosi solo l’anello in modo che Plagg fosse libero di raggiungere la sua compagna nel solito giaciglio in cui lei se ne stava tranquillamente distesa.
«Una cosa del genere…» commentò lei concentrata.
«Posso vedere?» 
«No micetto… Piuttosto che ci fai qui a quest’ora?» gli chiese dando altri brevi tratti al foglio che aveva di fronte.
«I miei hanno deciso di recuperare la loro lontananza e sinceramente non ci tengo a non dormire la notte.» rispose lui poggiando la schiena sulla scatola e mettendo le mani dietro la nuca per stare più comodo.
«Adrien, - attaccò con tono di rimprovero lei facendo voltare di nuovo la sedia verso di lui - vivi in una villa enorme, non puoi sentire i tuoi che… che… beh hai capito…» disse voltandosi di nuovo rossa in volto.
Lui sorrise divertito per poi alzarsi ed avvicinarsi a lei, cingendole le braccia attorno alle spalle.
«Oh ti prego dimmi che indosserai questa felpa un giorno…»
«Adrien ti avevo detto che…» non le fece finire la frase, perché tirò la sedia girevole lontano dalla scrivania di qualche metro.
«Per oggi basta lavoro… Ho voglia di stare con te.» le disse facendo il giro attorno a lei e mettendoglisi proprio di fronte, porgendole la mano per farla alzare.
La ragazza con un sospiro accettò l’aiuto per poi andare alla scrivania e poggiare la matita che le era rimasta in mano, poi si voltò di nuovo verso di lui e per un’attimo rimase come abbagliato dal suo sguardo.
«Ti fidi di me?» gli chiese, con quella voce dolce e rassicurante.
«Sempre, my lady.» confermò lui e, a quella risposta, la ragazza spense la luce della scrivania, facendoli cadere entrambi nel buio più assoluto.
In poco tempo sentì il panico prendere il sopravvento, attorno a lui non riusciva più a percepire con precisione tutto e questo, come al solito, lo fece sentire a disagio.
«Tranquillo, sono qui.» le sussurrò all’orecchio la sua voce e subito dopo la mano delicata che sfiorava la sua.
A quei gesti fu come ritrovare la pace: non riusciva ancora a distinguere perfettamente la sua sagoma, ma era come se la vedesse perfettamente, come se fosse lei la sua luce.
Lo tirò leggermente per il braccio e poi lo fece sedere sulla chaise-long, quella che fino a due notti prima era stata il suo letto per più di una settimana.


Appena furono seduti, l’uno vicino all’altra, Adrien buttò la testa sulle sue gambe mettendosi comodo, a quel suo gesto le scappò un sorriso divertito. Rimasero qualche minuto in silenzio, mentre lei con le dita giocava con i suoi capelli biondi, spostandoli da un lato all’altro della fronte.
Guardava quel viso rilassato e tranquillo, con gli occhi chiusi, ripensando a quanta fatica aveva fatto per fare in modo che lui la notasse, non sapendo che già lui la cercava. Già, anche lui aveva dovuto faticare per conquistarla, perché lei continuava a respingerlo. Forse se avesse saputo fin da subito che Chat Noir era il suo Adrien, sarebbe stato tutto più facile per entrambi, eppure qualcosa le diceva che era giusto che fosse andata così: la loro alleanza che cresceva con il tempo speso a combattere l’uno di fianco all’altra; la loro semplice e sincera amicizia da compagni di classe; il loro primo e inconsapevole bacio e un’amore che era sbocciato pian piano col tempo. Sì, pian piano: perché sebbene lei si fosse invaghita di Adrien quel giorno sotto la pioggia, ora si rendeva conto che solo dopo aver scoperto anche dell’altra sua identità aveva imparato ad amarlo e apprezzarlo sul serio, proprio come gli aveva confessato qualche giorno prima, dopo la battaglia contro tutti gli akumatizzati.
«Senti Adrien… - disse, quasi d’istinto e lui le rispose con un verso interrogativo, continuando però a tenere gli occhi chiusi - Tu invece?”» chiese.
«Io cosa?»
«Tu cosa ci trovi in me?» specificò e in quel momento lui, finalmente, aprì gli occhi e, anche nella semi oscurità, fu per un attimo abbagliata da quei due smeraldi stupendi e da un sorriso dolce, ma allo stesso tempo attraente che si dipinse sul suo viso.
«La prima volta che ti vidi in quella tutina, tutta impacciata nell’usare il tuo yo-yo capii subito che c’era qualcosa di speciale in te. Non eri bravissima, come non lo ero io, eravamo alle prime armi e tu sembravi spaurita e lo mostravi molto più di me. Poi qualche giorno dopo ti ho visto sotto la Tour Eiffel urlare il tuo coraggio a tutta Parigi e lì è stato come un colpo di fulmine. Non sapevo perché, ma quella tua determinazione mi aveva fatto capire che chiunque ci fosse stata sotto la maschera aveva tutta la mia stima e che non potevo amare nessun’altra.» raccontò tutto con estrema disinvoltura, come se ripensare a quei momenti fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Ma io non sono Ladybug… Io sono…»
«Molto più insicura, ma altrettanto coraggiosa; molto più timida, ma sai anche tirare fuori il tuo lato spiritoso quando vuoi; molto meno disinteressata tanto da non riuscire a controllare le tue emozioni, ma quando vuoi sai concentrarti sull’obbiettivo… Però alla fine, sei sempre tu Marinette, tu sei entrambe ed io trovo speciali tutte e due.»
«Adrien…» sussurrò come a volerlo ringraziare, mentre sorrideva, commossa da quelle parole.
«Quando correvo dietro a Ladybug, non mi sono mai reso conto di ciò che avevo a fianco, eppure non mi sei stata mai indifferente, mai. Non avrei tentato di chiederti scusa quel giorno altrimenti: insomma forse cercavo solamente di farmi nuovi amici, ma mi resi subito conto, di nuovo, di quanto fossi speciale. Nell’ultimo periodo sono anche arrivato a tormentarmi su chi dovessi scegliere tra le due te.»
«E menomale che vi siete detti le vostre identità in un modo o nell’altro, perché non l’avrei sopportato un momento di più!» protesto Plagg dal suo giaciglio.
I due lo ignorarono, mentre sentivano Tikki che, cercando di tenere la voce bassa, lo rimproverava dicendogli di lasciarli in pace.


Passarono un bel po’ di tempo a chiacchierare in quel modo, rivangando ricordi e momenti passati insieme, di cui si rendevano conto solo in quel momento di aver vissuto davvero, nel segreto delle loro identità. Quando lui, con la testa ancora appoggiata sulle sue gambe, la vide fare uno sbadiglio: era un gesto delicato e controllato, degno di lei, ma era evidente che era stanca.
Si tirò su, mettendosi di nuovo seduto al suo fianco.
«Forza principessa, è ora di andare a letto.»
Lei rispose con un cenno di testa e si fece aiutare a tirarsi su.
«Torni a casa adesso?» chiese Marinette raggiungendo le scale che portavano al soppalco.
«Mmm… Io pensavo di dormire assieme…» disse seguendola e vedendola arrossire vistosamente, per poi sentirla ricominciare a balbettare come al solito. 
«Come… Cosa… Cioè io… Insieme nel mio letto, come… Tu…»
«Oh andiamo Marinette, l’abbiamo fatto un sacco di volte la settimana scorsa.» protestò lui cercando di tranquillizzarla e mettendole la mano sulla spalla.
«Sì ma le altre volte… La… la situozione… La situazione era divarsa… divarsa… era diversa.»
«Appunto. È molto meglio farlo ora, che siamo tranquilli, senza più nessuna preoccupazione o nessun problema che ci assilla.»
Ci mise due buoni minuti a convincerla e quando finalmente si arrese, finendo anche di biascicare parole sconnesse, entrambi salirono le scale e si sistemarono sotto le lenzuola.
«Sai Marinette… - disse abbracciandola - Non avrei mai creduto di poterlo dire a soli quindici anni, ma il futuro non mi è mai sembrato così definito e vicino.»
«Tu, io, un atelier tutto nostro, magari sotto la mason Agreste, e la vita da super eroi.» sussurrò lei, come se gli avesse letto nel pensiero.
«Proprio così, my lady.»



Angolo dell'autrice:
Eh sì, carissimi lettori... Abbiamo concluso!
"Le coeur de Paris" si conclude qui.
Ma non vi preoccupate, come sa già qualcuno di voi, seguirò la scia di un'altra autrice molto seguita in questo fandom, e creerò una vera e propria saga intorno a questa fanfiction (e ben presto arriverà anche un seguito, sebbene prima voglio pensare ad altre storie riguardanti la saga). Perciò spero continuerete a seguirmi e spero di continuare a stupirvi e farvi innamorare dei miei portatori, tanto quanto siamo tutti innamorati di quelli di Echocide ;)
Concludo ringraziando tutti quanti. Tutti voi lettori che mi avete seguito, sostenuto e incoraggiato. Tutti coloro che hanno recensito, che hanno messo semplicemente un mi piace nel post di Facebook dopo aver letto il capitolo o che addirittura hanno aggiunto questa storia tra le preferite.
Grazie davvero e ci vediamo alla prossima storia.

  
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