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Autore: Notteinfinita    18/04/2017    2 recensioni
Martin ha deciso di regalare delle uova di Pasqua sia a Jenni che a Diana ma il destino ci mette lo zampino e così...Bè, non vi resta che leggerlo per scoprirlo.
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Dal testo:
Martin osservò soddisfatto le due uova di cioccolata posizionate davanti a lui.
Per una volta aveva fatto le cose per bene.
Non solo aveva acquistato i regali di Pasqua per tempo ma aveva anche fatto inserire all'interno di quei dolci scrigni delle sorprese personalizzate.
D'altronde ormai era il suo ultimo anno alla Torrington, dal prossimo sarebbe andato al college, era ora che iniziasse ad essere un po' più responsabile.
Fiero di se, il biondo afferrò i due pacchetti ed uscì dalla sua camera.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Jenny, Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'errore più giusto


Martin osservò soddisfatto le due uova di cioccolata posizionate davanti a lui.

Per una volta aveva fatto le cose per bene.

Non solo aveva acquistato i regali di Pasqua per tempo ma aveva anche fatto inserire all'interno di quei dolci scrigni delle sorprese personalizzate.

D'altronde ormai era il suo ultimo anno alla Torrington, dal prossimo sarebbe andato al college, era ora che iniziasse ad essere un po' più responsabile.

Fiero di se, il biondo afferrò i due pacchetti ed uscì dalla sua camera.

Arrivato vicino all'uscita del dormitorio, vide Diana intenta a rientrare in camera sua. Accelerato il passo la raggiunse.

«Ciao splendore!» esclamò sfoderando uno dei suoi più sfavillanti sorrisi e mandando in corto circuito il cuore della sua amica. «Regalino di Pasqua.» annunciò, porgendole l'uovo.

«Martin, grazie!» rispose Diana, sorpresa.

Mancavano ancora due giorni alla Pasqua e lei era abituata a vederlo arrivare trafelato a casa sua il giorno della festività per consegnarle il regalo; come sempre acquistato all'ultimo minuto.

«Se mi dai un attimo prendo il tuo.»

«Devo finire l'ultima consegna, dopo torno da te, ok?» propose, mostrando l'altro pacchetto ancora in nelle sue mani. «Tu intanto aprilo e poi mi dici cosa ne pensi.» aggiunse facendole l'occhiolino e depositandole un lieve bacio sulla fronte, ignaro della capriola che il cuore di Diana aveva appena compiuto nel suo petto.

Era inutile che mentisse, almeno a se stessa; lo amava, lo amava da diversi anni, in silenzio, senza speranza ma anche con la certezza che non sarebbe riuscita a soffocare ciò che provava, neanche se lo avesse voluto.

Salutata l'amica, Martin corse in direzione del cortile della scuola, doveva sbrigarsi a consegnare il suo ultimo regalo se non voleva che la destinataria partisse per le vacanze di Pasqua senza averlo ricevuto.

«Hey Jenni!» urlò, avvistandola. «Vieni con me.» aggiunse, traendola in disparte e portandola in un angolo appartato del cortile.

«Cos'è tutto questo mistero?» chiese Jenni, incuriosita.

«Nulla di particolare, ho solo un pensierino per te.» spiegò, tirando fuori da dietro la schiena l'uovo di Pasqua. «Su, aprilo.» la incitò.

«Ma non dovrei aprirlo il giorno di Pasqua?» obiettò Jenni.

«Bé, ma io quel giorno non sarò insieme a te e non potrò vedere la tua espressione mentre lo apri quindi per stavolta facciamo uno strappo alla regola.»

«E sia.» concesse Jenni, andandosi a sedere su una panchina lì vicino per aprire il pacco più comodamente.

Mentre disfaceva il pacchetto non poteva fare a meno di sentire un po' di apprensione. Non era la prima volta che Martin le regalava qualcosa e di norma si era sempre trattato di regali atti a dichiararle il suo amore per lei.

Doni che lei aveva sempre rifiutato non contraccambiando i sentimenti del ragazzo.

Rotto il guscio di cioccolato rimase qualche attimo ferma ad osservarne il contenuto per poi sollevare la sorpresa sorridendo allegra.

Tra le sue mani stava una graziosa tazza termica con su impressa una frase “La nostra amicizia è così grande che neanche il tempo e la lontananza potranno mai raffreddarla”

Commossa, Jenni poggiò il pacchetto di fianco a se e, portando la sorpresa con se, si alzò per correre incontro a Martin e abbracciarlo.

«Oh Martin, grazie, hai avuto un pensiero dolcissimo.» affermò, con gli occhi lucidi. «Sono felice che anche tu adesso pensi che la nostra sia solo una splendida amicizia. Non avrei mai potuto accettare la tua corte, non fosse altro che per riguardo nei confronti di Diana. La lealtà tra donne mi avrebbe impedito di mettermi con il ragazzo di cui è innamorata la mia migliore amica.» disse Jenni euforica per poi inorridire nel rendersi conto di ciò che si era lasciata sfuggire.

«Cosa?» chiese Martin, spaesato.

Già non capiva come la tazza, destinata a Diana, fosse finita nelle mani di Jenni ma adesso le sue parole lo avevano completamente sconvolto. «Vuoi dire che Diana...»

«Maledizione, ero così sollevata che non mi sono resa conto di quello che dicevo.» disse lei, in preda al panico. «Diana me lo aveva confidato facendomi giurare di mantenere il segreto, ti prego dimentica ciò che ho detto. Non mi perdonerà mai per essermelo fatto sfuggire!» aggiunse, strattonandolo per un braccio.

Le parole di Jenni continuavano a ronzargli in mente senza che riuscisse a riscuotersi almeno finché non notò la tazza tra le mani della ragazza.

Se lei aveva il regalo destinato a Diana allora in questo momento Diana stava aprendo quello destinato a Jenni.

«Devo andare.» disse semplicemente mollandola lì e iniziando a correre.

Doveva arrivare in tempo, prima che lei leggesse le parole scritte sul bigliettino.

Ricordava ancora quanto ci aveva messo a sceglierle.

A colei che con un solo sorriso sa far galoppare il mio cuore.”

Aveva sprecato parecchia carta prima di trovare la frase giusta.

Adesso però non gli importava che Jenni lo considerasse solo un amico ciò che voleva era solo non ferire la sua migliore amica.

Non riusciva a capire come avesse potuto essere tanto cieco da non accorgersi dei sentimenti che la ragazza provava per lui.

Con il fiatone raggiunse la porta della camera di Diana e bussò, timoroso della situazione che avrebbe dovuto affrontare.

«Chi è?» chiese Diana.

«Sono io.»

«Martin, entra.» rispose lei, con voce tremula.

Appena ebbe aperto la porta Martin si trovò davanti la scena che più temeva.

L'uovo di cioccolato giaceva aperto sulla scrivania mentre Diana lo fissava con occhi lucidi ed emozionati tenendo in una mano il biglietto e nell'altra la collanina d'argento con il ciondolo a forma di cuore che lui aveva comprato per Jenni.

«Sognavo che un giorno tu ti saresti accorto di ciò che provavo per te ma temevo non sarebbe mai accaduto.» confessò Diana, correndogli incontro.

Martin rimase fermo sulla soglia senza sapere cosa fare.

Non gli importava nulla che Jenni lo avesse praticamente rifiutato di nuovo e se ne era reso bene conto quando non aveva avvertito la solita delusione assalirlo nel sentire le sue parole ma come poteva dire a Diana, alla sua dolce Diana, che quel regalo non era per lei?

Era ancora intento a cercare una soluzione quando lei lo raggiunse e, buttandogli le braccia al collo, lo baciò.

Di primo istinto era stato sul punto di allontanarla per non peggiorare la situazione ma quando avvertì le sue morbide labbra poggiarsi su le sue e il corpo della ragazza aderirgli addosso ogni pensiero di fuga svanì mentre si faceva avanti la consapevolezza di non essersi mai sentito così bene in vita sua.

Stringendola a se, approfondì il bacio mentre a tentoni cercava la porta per richiuderla alle sue spalle.

Quando alla fine il bisogno di aria divenne perentorio i due si staccarono, affannati ed imbarazzati.

Martin accarezzò la guancia di Diana sentendo il cuore lacerarglisi.

Aveva appena capito di amarla e già rischiava di mandare tutto all'aria ma non poteva fondare il loro rapporto su una bugia, non sarebbe stato giusto.

«Devo dirti una cosa.» annunciò, facendola sedere sul letto e prendendo posto accanto a lei.

Per alcuni secondi rimase zitto con il volto abbassato sulle loro mani intrecciate.

«Ti chiedo solo di ascoltarmi fino alla fine, dopo sarai libera di fare ciò che vuoi.»

«Martin, mi stai facendo preoccupare.» disse Diana, portando una mano sulla guancia di lui e facendolo voltare affinché la guardasse negli occhi.

«Promettimi che mi lascerai finire di parlare e che per tutto il tempo terrai a mente che il bacio che ti ho dato era sincero.»

«Se per te è così importante lo farò.» rispose Diana, turbata.

«Siamo all'ultimo anno alla Torrington, dal prossimo anno ognuno andrà in un college diverso.»

«Si ma noi non saremo molto lontani, in fondo.» lo rassicurò lei.

«Lo so, non è questo il problema. In tutti questi anni sono andato dietro a Jenni senza successo così mi ero detto che volevo fare un'ultima prova...non perché ne fossi realmente innamorato, credo fosse più una questione di orgoglio.»

Diana si mosse sul letto, a disagio, sentiva una morsa stringerle il petto e se Martin non le avesse tenuto le mani nelle sue probabilmente se le sarebbe portate alle orecchie per non sentirlo.

«Cosa stai cercando di dirmi?»

«L'uovo che tu hai aperto era destinato a Jenni.» confessò.

A quelle parole Diana tentò di divincolarsi da lui che in risposta la circondò con le braccia e la strinse a se per impedirle di scappare.

«Quando però lei ha aperto quello per te e mi ha professato la sua amicizia ho capito che non me ne importava, che per me andava bene così. Ciò che mi preoccupava era la tua reazione davanti alla sorpresa che avresti trovato. Nel momento in cui mi hai baciato però ho capito che il mio è stato l'errore più giusto che potessi fare. Le uova sono andate alle giuste destinatarie, quello scherzoso all'amica e quello romantico alla ragazza che ho capito di amare.»spiegò Martin, tutto d'un fiato.

A quelle parole Diana smise di divincolarsi e alzò lo sguardo fissando gli occhi nei suoi.

«Non prenderti gioco di me.» sussurrò con voce rotta dal pianto. «Dici di amarmi solo perché ti faccio pena. Vattene, lasciami sola.» urlò, spingendolo lontano da se e chiudendosi in bagno.

«Diana, ti prego, ti ho detto la verità!» urlò Martin, in preda alla disperazione.

Nonostante le sue urla e le suppliche però la porta rimase chiusa e solo i singulti soffocati che sentiva gli davano al certezza che Diana era ancora lì.

La campanella che avvisava dell'inizio del coprifuoco lo costrinse a desistere.

«Devo andare, non voglio che tu ti trovi nei guai per colpa mia.» annunciò Martin, devastato dal dolore. «Spero che alla fine capirai che ti ho detto la verità.» aggiunse, prima di lasciare la stanza.



Appena ebbe sentito la porta chiudersi Diana uscì dal suo nascondiglio e andò a raggomitolarsi sul letto.

Non poteva credere che quello fosse stato per pochi minuti il giorno più bello della sua vita e che subito dopo si fosse trasformato nel più brutto.

Voleva credere alle parole di Martin ma non poteva dimenticare che quel regalo non era per lei.

Trascorse il resto della serata a piangere finché stremata non crollò addormentata.




Diana aprì gli occhi sentendo un gran peso gravarle sul petto.

Non poteva dimenticare che Martin le aveva detto di amarla ma non voleva neanche essere un ripiego.

Con fare deciso scese dal letto.

Stamattina sarebbe partita per raggiungere sua madre per le vacanze di Pasqua, nella loro casa in campagna avrebbe avuto tutto il tempo per fare chiarezza nel suo cuore.

Aperta la finestra per permettere alla luce di entrare vide qualcosa a cui non era affatto preparata.

Raggomitolato sull'albero di fronte alla sua stanza c'era Martin.

Quel pazzo aveva passato la notte sull'albero.

Diana uscì dalla finestra e lo raggiunse, non era tormentandola che le avrebbe fatto cambiare idea.

«Martin.» chiamò scrollandolo per una spalla.

Il ragazzo però non fece segno di averla sentita.

Osservandolo meglio Diana si accorse che aveva il viso arrossato e tremava.

Preoccupata, gli poggiò una mano sulla fronte e si accorse che scottava.

«Stupido, come ti è venuto in mente di passare la notte sull'albero.» sussurrò commossa, accarezzandogli una guancia.

A quel contatto, il ragazzo si mosse nel sonno.

«Diana, non voglio perderti.» sussurrò, mentre una lacrima gli rotolava lungo la guancia.

A quella vista lei non poté trattenere un singulto ed in quel momento lui aprì gli occhi.

Incapace di resistere ancora, Diana gli buttò le braccia al collo scoppiando in un pianto dirotto.

«Stupido, stupido, stupido, sei solo uno stupido ma sei il mio stupido.» mormorò tra i singhiozzi.

Anche se stordito, Martin comprese il senso di quelle parole e a sua volta strinse la ragazza a se.

«Allora mi hai perdonato?» chiese, quando finalmente si sciolsero dall'abbraccio.

«Sei un pasticcione ma ti amo anche per questo.» confessò Diana, guardandolo dritto negli occhi.

Felice, Martin si slanciò per stringerla a se rischiando di farli cadere entrambi dall'albero.

«Che ne dici se rientriamo?» propose, porgendogli la mano.

Entrati in camera lei gli accarezzò il viso con aria preoccupata.

«Come ti è venuto in mente di passare la notte sull'albero, adesso hai un bel febbrone.»

«Non importa, ne è valsa la pena.» affermò Martin felice nonostante il mal di testa martellante. «Se però ti senti così in colpa puoi aiutarmi a scaldarmi con il tuo corpo» aggiunse con fare ammiccante.

«Non esagerare!» lo rimproverò Diana, scansandosi.

Vedendolo barcollare, però, gli tornò vicino abbracciandolo per sostenerlo.

«Sdraiati.» gli disse, portandolo vicino al proprio letto. «Vado a prenderti un po' di ghiaccio.»

«Non andartene.» supplicò lui, raggomitolato tra le coperte.

Intenerita Diana cedette e, raccolto il coraggio, alzò il piumone e si sdraiò accanto a lui.

Appena l'ebbe fatto, Martin le si rannicchiò affianco e Diana sentì il viso andarle a fuoco mentre lui la stringeva a se e poggiava il viso sul suo seno.

«Diana.» chiamò pochi secondi dopo, con voce flebile.

«Dimmi.» lo esortò lei.

«Ti amo.» sussurrò, prima di cadere addormentato a causa delle febbre alta.

Emozionata, Diana lo strinse a se e gli depositò un lieve bacio sulla testa.

Adesso era di nuovo il giorno più bello della sua vita.






NDA:Anche se un po' in ritardo vi faccio tantissimi auguri di Buona Pasqua!

  
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