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Autore: Bankotsu90    21/04/2017    3 recensioni
1755: durante la guerra franco-indiana il generale inglese Edward Braddock inizia una spedizione verso la fortezza francese di Fort Duquesne. Durante il tragitto però si imbatterà in forze sovrannaturali, ben decise a fermarlo... Prequel di Kill Me.
Genere: Horror, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sesshoumaru, Signora Madre
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Morte e resurrezione.'
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Washington corse più veloce che poteva… Senza mai fermarsi, per un tempo non misurabile. Non aveva mai provato tanta paura in vita sua. Ad un certo punto inciampò contro alcune radici scoperte di una sequoia e finì faccia a terra.
 
Devo raggiungere il reggimento rimasto, prima che si imbatta in quei mostri!
 
Pensò, atterrito.
 
Fece per rialzarsi ma una voce lo bloccò.
 
“George! Sei tu?”
 
Si voltò e vide, a poca distanza da lui, un gruppetto commilitoni raccolti attorno a un fuoco. Tra essi riconobbe Thomas Gage, Charles Lee, Haytam Kenway, Gibbs e John Fraser.
 
“Temevo di essere l’ultimo rimasto!” Affermò, tirando di essere un sospiro di sollievo.
 
“In effetti siamo rimasti in pochi… Anzi, forse solo noi.” Disse Lee, scuro in volto.
 
“Dov'è il generale Braddock?” Domandò Kenway.
 
“Morto.” Rispose Washington.
 
“È stato quel cane mastodontico, giusto? Ho visto che correva nella stessa direzione in cui era fuggito il generale.”
 
“Esatto, Thomas. Gli dei del cielo non sono solo una leggenda, esistono davvero. E noi li abbiamo visti in azione durante la battaglia.”
 
“Se questi… Dei si sono schierati coi Francesi allora siamo spacciati. Nessuno può fermarli. I nostri eserciti verrebbero annichiliti in quattro e quattr’otto!” Disse Gage.
 
“Gibbs… Tu hai riconosciuto uno di loro, vero?”
 
“Sì, Kenway… E la sua sola vista mi ha gettato nel panico!”  Affermò l’ex lupo di mare, angosciato.
 
“È stato durante l’incidente di Isla de muerta, giusto?”
 
“È successo circa 20 anni fa… Ufficialmente era una operazione contro una ciurma di pirati che alloggiava sull'isola. C’erano tre navi: la Perla Nera, la Dauntless e l’Interceptor, comandate dai capitani Alexander Smollett, John Silver e Jack Sparrow… Ognuna di loro ospitava 100 uomini, per un totale di 300. Eravamo giunti in prossimità dell’isola e stavamo per sbarcare, ma lui non ce ne ha dato il tempo.  Ha distrutto le navi una ad una, con la sua lancia diabolica! Io mi sono salvato gettandomi in mare e allontanandomi a nuoto prima che la perla esplodesse. Il giorno dopo fui recuperato dalla  Endeavour, capitanata da Cutler Beckett. Mi scortò a Port Royal, dove venni interrogato dal governatore Weatherby Swann e da Sir Robert Walpole, che si trovava sull'isola in incognito.”
 
Haytam fece un fischio.
 
“Il primo ministro in persona! Cosa ti disse?”
 
“Mi intimò di non rivelare a nessuno quanto avevo visto. Secondo lui ero rimasto vittima di allucinazioni, e non voleva si generasse un panico immotivato.”
 
“E poi?”
 
“Lasciai i Caraibi e mi recai a Londra per qualche tempo… Ovviamente nessuno sapeva quello che era accaduto all’Isla de muerta. Il governo aveva messo a tacere l’intera faccenda, mettendo in giro la voce che tre navi da guerra erano state affondate da un uragano. Poi, all'inizio degli anni ’50, lasciai l’Inghilterra e mi trasferii a Boston, dove mi arruolai nelle giubbe rosse. Il resto ve lo risparmio, lo sapete già. Quell'esperienza mi ha segnato a vita…”
 
“Ci credo… Hai mai provato a narrare la vera versione dei fatti?”
 
Gibbs scosse la testa.
 
“Se l’avessi fatto ora starei a marcire in qualche manicomio… O magari in una tomba, ucciso da un sicario del governo. Ero l’unico rimasto di quella spedizione, non c’erano altri testimoni. Nessuno mi avrebbe creduto.”
 
“Come nessuno crederà alla storiella degli dei del cielo.” Intervenne Washington.
 
“Ma noi li abbiamo visti!”
 
“Charles, ciò che abbiamo visto non conta! È una storia troppo assurda per essere creduta. Ci prenderanno per pazzi! E se quello che sostiene Gibbs è vero il governo ha tutto l’interesse ad insabbiare la verità… Diranno che siamo stati vittime di allucinazioni.”
 
“O peggio… Potrebbero accusarci di aver ucciso il vecchio Braddock.” Affermò Fraser.
 
“Perché dovrebbero accusarci della sua morte?”
 
“Braddock, a causa della sua crudeltà e dei suoi metodi brutali, si era attirato l’ostilità di molti di noi, George… Te compreso. Non è un mistero che lo odiassimo cordialmente. In base a questo qualcuno potrebbe dire che abbiamo approfittato dell’attacco francese per ucciderlo. E un’accusa come questa può condurci al patibolo.”
 
“E allora cosa proponete?”
 
“Semplice, Charles… Braddock è morto durante la battaglia, ucciso da un cecchino francese. Privi di una guida e incalzati dal nemico, siamo stati costretti a ritirarci.”
 
“Una ricostruzione credibile, Haytam…” Commentò Gage.
 
“Già, basterà convincere gli altri superstiti (ammesso che ce ne siano) a stare al gioco.”
 
“Se riusciremo a ricongiungerci con l’altro contingente.”
 
“Adesso sei tu a portare male, Gibbs…” Lo avvertì Haytam.
 
“Quelle creature, qualsiasi cosa siano, potrebbero darci la caccia e ucciderci.” Affermò l’ex lupo di mare.
 
“ Se avessero voluto saremmo già morti.” Spiegò Washington.
 
“E allora perché non ci hanno uccisi?” Gli domandò Lee.
 
“Il loro obiettivo era uccidere il generale Braddock, niente di più. Hanno eliminato gli altri perché avrebbero ostacolato il loro tentativo di omicidio, non hanno interesse a colpire dei fuggiaschi come noi.”
 
“E come lo sai?”
 
“L’ho sentito dire da Sesshomaru.”
 
“Sessocosa?”
 
“Il cane gigante.”
 
“Stai chiamando quel mostro Sesshomaru?”
 
“No, Thomas. Sua madre l’ha chiamato così. Da quanto ho capito gli dei del cielo possono assumere varie sembianze, almeno alcuni di loro.”
 
“Bene, ma ora che dobbiamo fare?”
 
“Ora che Braddock è morto assumo io il comando. Dobbiamo riunirci con l’altro contingente e tornare indietro.”
 
“Come vuoi… Partiamo ora?”
 
“No, all'alba. Adesso è troppo buio, rischiamo di incontrare pattuglie nemiche o belve feroci.”
 
“Giusto… Meglio essere prudenti.”
 
Fraser sospirò e alzò gli occhi al cielo, tappezzato di stelle.
 
Quella che doveva essere una scampagnata si è rivelata un disastro!
 
Pensò, amareggiato.
 
******
Nello stesso momento Fort Duquesne era in festa; il comandante Daniel ci aveva lasciato la pelle ma l’assalto britannico era stato respinto. Sesshomaru osservava i soldati francesi che cantavano, ballavano e bevevano vino (ma in maggioranza preferivano rimanere sobri, temendo un ritorno di fiamma inglese); i nativi invece tenevano un atteggiamento più contegnoso e sobrio.
 
“Pensano che già finita.” Commentò Seiya, affiancatasi al figlio.
 
“Hanno vinto una battaglia, ma solo grazie a noi.  E la guerra è appena agli inizi, ne sono certo. Gli inglesi possono ancora vincere.” Affermò quest’ultimo.
 
“Vero.  Ma poi che importa chi vince? Francesi o Inglesi, Arabi o Franchi, Bizantini e Ostrogoti, Romani o Sassanidi, Greci o Persiani… Alla fine uno riceve la gloria e l’altro mangia la polvere, questa è in sostanza la differenza. I posteri santificheranno il vincitore e demonizzeranno lo sconfitto. È sempre stato così e sempre così sarà.”
 
“Il vincitore di questa guerra otterrà il dominio del Nord America. Non è una differenza importante?”
 
“Non lo controlleranno per sempre, figliolo… Dovresti averlo imparato da tempo. Noi stessi siamo stati testimoni, nel corso dei secoli, dell’ascesa e del tramonto di stati e imperi. Pensa a Roma, per esempio. Quando la vedemmo la prima volta era un insignificante villaggio costruito su sette colli. Poi divenne la fastosa capitale di un vasto impero, ed infine cadde in rovina. L’impero romano, che sarebbe dovuto durare in eterno, durò appena 12 secoli.  E la Persia Achemenide? Si estendeva dall'Egitto ai confini con l’India, ma crollò come un castello di carte di fronte ad Alessandro Magno. E l’impero mongolo? Pochi decenni e si è spezzato in vari tronconi. Come disse William Shakespeare: i regni sono argilla. Solo tre cose sono eterne: il mondo, i kami e noi yokai.”
 
“Sagge parole, madre… Ma ora che faremo? Torneremo in Giappone?”
 
La donna ci pensò su, poi disse:
 
“Non saprei… Magari potremmo soggiornare un po’ a Boston prima di tornare in patria, che ne dici?”
 
“Boston?”
 
“Sì… Una città vivace, ricca di cultura,  il fiore all'occhiello del Massachusetts. Potremmo farci ospitare dal signor Franklin. Non lo vediamo da tre anni, sarà ben contento di accoglierci a casa sua.”
 
“Per me va bene. Inoltre Karan sarà ben felice di poter re-incontrare lo zio Ben.”
 
“Excusez-moi, messieurs.”
 
I due demoni si voltarono e videro un uomo sulla trentina, che li fissava cordiale.
 
“Lei chi è?”
 
“Mi chiamo Jean-Daniel Dumas, nuovo comandante del forte. Voglio ringraziarvi per l’aiuto dato contro gli inglesi. Senza di voi saremmo stati travolti dalle superiori forze nemiche.”
 
“Abbiamo solo fatto il nostro dovere per la Francia.”
 
“Siete anche modesti… Resterete qui ancora a lungo?”
 
“No… Domattina ripartiremo per Quebec, per informare il governatore della disfatta inglese.”
 
“Capisco… Nel frattempo siete miei ospiti. È il minimo per aver allontanato la minaccia britannica da questo forte.”
 
Per ora.
 
Pensò Seiya, ma si guardò bene dal dirlo.
 
“Ve ne siamo grati, comandante Dumas.” Lo ringraziò, inchinandosi.
 
“Questo e altro per i nostri salvatori.”
 
Detto questo l’uomo si congedò.
 
“Sesshomaru?”
 
“Ditemi, madre.”
 
“Come mai hai voluto uccidere personalmente Braddock? Potevo occuparmene io.”
 
Il demone la guardò per qualche istante, poi rispose:
 
“È grazie a gente come lui se Kagura è morta.”
 
Ci avrei scommesso.
 
“Capisco che hai subito una grave perdita, ma ormai sono passati 200 anni. Non pensi sia il momento di voltare pagina?”
 
“Voi avete voltato pagina a 400 anni di distanza  dalla morte di mio padre?”
 
“Tuo padre…”
 
Distolse lo sguardo, furente.
 
“Mi ha piantato in asso per mettersi con un umana. Io ho voltato pagina da tempo, ormai.”
 
“E allora perché non vi risposate, magari con uno del nostro clan?”
 
“Sesshomaru… È bene che tu capisca che rapporti come l’amore e l’amicizia non durano mai. Prima o poi vanno in pezzi, e restano soltanto il dolore causato dalla persona che è morta, o ti ha tradito. Io l’ho provato una volta e mi basta. Non permetterò che la storia si ripeta.”
 
“Ma senza quei rapporti la vita sarebbe vuota e fredda.”
 
“Ti sbagli… Devono esserci altri fattori che rendono la vita degna di essere vissuta.. Un ideale o una filosofia di vita che ci dia una ragione per continuare a vivere.”
 
“E quale sarebbe questo ideale?”
 
“Prima o poi lo scoprirò. Te lo garantisco.”
 
“Kagura credeva in un ideale.”
 
“E quale?”
 
“La libertà.”
 
“Libertà? In un mondo come questo? Che sciocchezza! Hai visto tu stesso il modo in cui è stato premiato il desiderio di libertà di quella donna… Uccisa a sangue freddo dal suo creatore! Un ideale come la libertà non potrà mai attecchire, credimi.”
 
Sesshomaru la guardò senza replicare.
 
“Ora andiamo dagli altri.” Disse la yasha, evidentemente scocciata da quella conversazione.
 
FINE
   
 
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