Capitolo 3
Un fruscio d’abito, il rumore di una porta.
Silenzio.
Sentì un peso sul materasso, e qualcosa di morbido e tiepido premere contro la sua fronte: un panno.
<< Lefou? Lefou. >>
<< S-Stanley? >> chiese incerto.
L’altro annuì << ora penso io a te, mon amour. >>
<< Stanley >> il sorriso svanì dalle sue labbra << no, tu non- >>
<< No, no, no: non devi alzarti, hai bisogno di riposo >> la sua presa era decisamente più forte di quella delle due donne, eppure delicata.
<< No-non devi occuparti di me, non devi. De-devi starmi lontano >> balbettò scuotendo la testa freneticamente << l’impiccagione, rischi l’impiccagione. >>
<< Non rischio nulla, mon amour, non rischiamo nulla >> sorrise imbarazzato << in realtà, Belle e il principe sono felici per noi >> poggiò il panno sulle sue ginocchia.
<< M-ma-ma- >> il suo balbettio fu interrotto dal leggero tocco della mano di Stanley che si era poggiata contro la sua fronte fredda, per poi scostarsi e accarezzargli lentamente una guancia.
<< Non hanno avuto tempo di spiegare. Ora, però, cerca di dormire. >>
No, non voleva dormire. Aveva bisogno di spiegazioni, di capire cosa stesse succedendo ma, soprattutto, aveva bisogno di vedere Stanley, di stare con lui e assicurarsi che nulla gli sarebbe capitato. << Mh. Va bene >> si costrinse a rispondere.
Sapeva che, appena sarebbe rimasto solo in quella stanza troppo vasta, vuota e silenziosa, le sue paure l’avrebbero tenuto sveglio ma, d’altra parte, non poteva certo far perder altro tempo a Stanley. Non sapeva che ore fossero, ma di sicuro l’altro aveva da fare, fosse anche solo la cena.
<< Allora, io vado, ti lascio riposare. Vengo più tardi a portarti qualcosa da mangiare, va bene? >>
<< Bene >> cercò di sembrare naturale mentre annuiva.
<< O, magari, vuoi che resti a farti compagnia >> propose.
‘Sì! ’ << No! No. Voglio dire, non sei obbligato a restare, non- >>
Tacquero entrambi, scambiandosi sguardi imbarazzati, poi Stanley, senza dire una parola si sdraiò accanto all’altro << sarebbe davvero irresponsabile, da parte mia, lasciarti solo. Quindi resterò con te fino all’ora di cena. >>
<< Ho avuto paura, pensavo che- che- >> scosse la testa.
<< Sono qui, sto bene. Stiamo bene entrambi >> cercò la mano dell’altro sotto le coperte e la strinse dolcemente << ti amo. >>
Lefou sollevò la testa, colto di sorpresa, e incontrò il sorriso dell’altro; boccheggiò interdetto, poi si limitò a premere la fronte contro il suo petto << ti-ti- amo >> mormorò inspirando il delicato profumo dell’atelier che l’altro aveva sempre addosso.