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Autore: ERiCA_13    29/04/2017    2 recensioni
Raccolta di cinque shot sull'evoluzione del rapporto tra Remus e il suo "piccolo problema peloso".
#ARRENDERSI - "Era questo il sangue per Lunastorta quando il momento si avvicinava, un richiamo, una necessità, come lo era la luna… "
#LA LUCE - "[...] l’anziano mago fece scontrare le sue iridi cerulee con quelle ancora alterate del licantropo, provocando in quest’ultimo la ricomparsa di antichi ricordi, battaglie, amicizia, speranza, sacrificio, possibilità, dovere, amore… "
#TUTTO IN ROVINA - "Non aveva fatto del male ai ragazzi, questo era l’importante, solo questo. La caccia era stata un fiasco per la bestia e lui se ne beava."
#PERCHÉ NO? - "[...] stava andando male, qualcosa di brutto stava accadendo e lui era inerme, preda designata di un destino terribile, prigioniero di se stesso."
#LEI&LUI - "Rimase ferma fino alla fine, fin quando di Remus non c’era più traccia, fin quando davanti a lei trovò il lupo mannaro, la bestia, che la guardava con occhi spiritati, affamati ed omicidi."
.e.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'RJL - Memorie di un Licantropo'
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Un nuovo viaggio nel personaggio di Remus, in questa raccolta lo vedremo alle prese con la sua oscurità, perchè "Il mondo non è diviso tra persone buone e Mangiamorte! Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ma sta sempre a noi scegliere da che parte schierarci."
Buona lettura ;)
.e.


 

Tempi di Caccia
#ARRENDERSI
 


Trovare la pozione anti-lupo a poco prezzo, di quei tempi, era una vera impresa. Comunque doveva trovarla, doveva assolutamente trovarla, o la luna di questo mese minacciava di essere insopportabile senza. La seconda alternativa alla pozione poteva essere lo sballarsi o l’ubriacarsi – o perfino entrambi – dopo essersi incatenato, ma anche per quello servivano soldi e al momento Remus non ne aveva, come d’altronde la voglia di farlo. Non voleva di nuovo ridursi così, in quello stato pietoso, come ormai faceva da anni, e dover affrontare una giornata allucinante a smaltire la sbornia o la fattanza insieme alla trasformazione.
Rimuginava solo, su una grande spiaggia a sud dell’Inghilterra, mentre teneva stretta una lettera di suo padre Lyall che lo invitava a tornare a casa per il suo compleanno. Peccato che quest’anno il compleanno di suo padre coincidesse proprio con la luna piena. Non ci sarebbe mai andato senza quella maledetta e costosa pozione, non poteva rischiare, non poteva mettere in pericolo chi gli aveva donato la vita.
 
“Perché mi avete abbandonato ragazzi…”. Questa era la domanda più frequente nella mente del lupo, l’indomani sarebbero passati sei anni da quel casino e non riusciva ancora a farsene una ragione. Dopotutto come poteva? Come poteva darsi pace per quello che era successo ai suoi migliori amici?
James e Lily, uccisi a sangue freddo per proteggere loro figlio. Ramoso e sua “Sorella”…
Peter, Codaliscia, massacrato con tanta violenza da farne rimanere solo un dito, assassinato dal Cane…
Il Cane, Felpato, Sirius.
Ogni santa volta i suoi ricordi dei Malandrini, quelle corse notturne, gli scherzi, i sorrisi complici e sbarazzini, venivano colorati e macchiati di sangue, denso e scuro, sporco sangue. Era tutta colpa di Black, li aveva uccisi tutti lui, tutti. Era come essere trafitti da centinaia di lame per centinaia di volte, e ancora, e ancora, e ancora…
«Bastardo Giuda… figlio di un cane… Maledetto…» diceva quelle parole sussurrate a denti stretti, talmente stretti da farle stridere  nella sua bocca. Potevano sembrare una preghiera alle orecchie di molti, ma per chi le abbia mai pronunciate in quel modo sono inconfondibili; sono parole cariche di un odio profondo, viscerale, rabbioso e oscuro, che sanno devastare sia chi le ascolta, sia chi le pronuncia.
 
Le sue dita affondarono lentamente, ma decise, nella sabbia bagnata su cui era seduto. Inesorabili, andavano sempre più giù, come lui, come Remus, sempre più giù. Poi di colpo le chiuse, riunendo nei suoi pugni forti miriadi di granelli sottili, ma qualcosa di doloroso lo obbligò a tirar fuori la mano destra dal suo caldo e umido nascondiglio sabbioso, per portarsela agl’occhi.
Tra le pieghe della grigia pelle della mano scorreva un rivolo incontrollato di sangue, che, svelto, stava raggiungendo il polso e la manica della camicia. Lo risalì con lo sguardo e raggiunse un profondo e netto taglio, dalla quale sbucava un bel pezzo di vetro ambrato.
Il sangue
Riusciva solo a guardarlo fluire, come incantato, estasiato; come se, d’improvviso, si venisse immersi in un sogno, un intenso viaggio onirico che ti avvolge e ti culla, facendoti dimentico dell’universo.
 Era questo il sangue per Lunastorta quando il momento si avvicinava, un richiamo, una necessità, come lo era la luna…
 
Quasi ci fosse una mano dietro la sua nuca, l’istinto lo spinse a raggiungere il palmo con la bocca, la lingua che leccava il rivolo scarlatto, senza farsene scappare una goccia, fino al taglio. Estrasse il vetro e rimase per un po’ a succhiare il suo stesso sangue, come fosse linfa vitale, cibo divino, unica fonte da cui bere per restare in piedi.
Un brivido violento lo scosse, gli influssi lunari dovevano essere davvero molto forti quel mese, più di quanto aveva calcolato. Si rese conto solo dopo qualche minuto che lo stomaco brontolava una particolare fame, il gorgoglio doloroso di nomi innocenti, un rumore profondo e prepotente, risvegliato dall’odore ferroso che gli aveva colmato le narici, per arrivare al cervello, dritto lì, dove la bestia aspettava ogni mese. Era troppo tardi per i rimedi.

Era il 30 ottobre 1987 e Remus John Lupin era un ventisettenne tormentato, ma quella notte sarebbe stato solo il mostro che tutti si aspettavano.
 
Calò il sole sulla spiaggia, il mago rise e sul suo delicato viso si aprì uno squarcio perfido, un ghigno che non gli apparteneva.
I suoi occhi verdi-dorati si chiusero consapevoli.
“Benvenuta notte oscura, la caccia è iniziata”.
   
 
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