Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: Marysia Lukasiewicz    02/05/2017    4 recensioni
Almaty, Unione Sovietica, giugno 1941.
Un gruppo di ribelli anti-sovietici kazaki approfitta dell'operazione Barbarossa per sabotare e danneggiare l'esercito russo. Tra questi spicca la figura del giovane Otabek Altin, reduce da un passato burrascoso proprio a causa dei sovietici, che combatte attivamente per la libertà del proprio paese. Obbiettivo principale dell'organizzazione ribelle è il colonnello Viktor Nikiforov. Uomo affascinate che, dopo essere stato esiliato dalla natia San Pietroburgo, venne messo a capo della città di Almaty, compito per lui estremamente umiliante. Aiutato dal caporale Jean-Jacques Leroy, giunto in Kazakhstan con la propria divisione direttamente dal Canada per fronteggiare i nazisti al fianco dell'esercito sovietico, il colonnello Nikiforov combatte strenuamente la resistenza kazaka per risanare il proprio orgoglio. Un amore proibito nasce, però, tra le due fazioni di una guerra senza fine. Yuri Plisetsky, nipote del colonnello Nikiforov, sedicenne scalmanato allontanato ingiustamente dalla propria città Natale quando ancora era bambino, troverà l'amore al fianco dello stesso Otabek, l'Aquila d'oro delle steppe asiatiche.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Georgi Popovich, Jean Jacques Leroy, Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Probabilmente, fino a qualche anno prima, non avrebbe mai immaginato di potersi trovare in una situazione simile nella sua vita. Non ne avrebbe avuto il coraggio, questo è certo, ma in quegli anni di sottomissioni e soprusi la sua fanciullesca mente era cresciuta, maturata, anche troppo in fretta. E così, mentre in lontananza lo scoccare della mezzanotte annunciava il giorno del suo diciannovesimo compleanno, si ritrovava con una pistola in mano e gli occhi gelidi puntati contro colui che, fino a poche ore prima, aveva pensato fosse l’amore della sua vita.
 
In Kazakhstan l’inverno era calato già da un secolo e ancora non accennava a placarsi. Il freddo era diventato il compagno del triste e dimenticato popolo delle fiere lande kazake, il cielo sembrava costantemente tinto di un grigio soffocante e scuro. E tra la neve, che avevano portato i russi assieme a sangue e massacri, giovani e aitanti ragazzi crescevano nella speranza di un futuro più roseo e caldo. Ad Almaty, che era bella, grande, ma oppressa e angosciata, quando il buio ed il silenzio della notte infestavano le vuote stradine, erano udibili, come goccioline di pioggia cadenti, i passi di chi, nel pericolo dell’oscurità, continuava a lottare contro il gelido dominio dei sovietici. Incappucciato, giaccone di montone ereditato dalla famiglia, stivali militari e sigaretta stretta tra le sottili labbra, vagava quello che all’epoca era l’appena diciottenne Otabek Altin. I capelli, rasati ai lati, erano un segno di riconoscimento, un dettaglio per cui chiunque, in quella fredda città, potesse riconoscerlo e, il più delle volte, stargli alla larga. Quella particolare acconciatura, piuttosto peculiare in quegli anni, era riservata a chi, giovane uomo, fosse disposto, con le armi in pugno, a difendere quella terra straziata sepolta dalla neve. Otabek, che era uno tra i più giovani nelle divisioni di Almaty, era un ribelle, un rivoluzionario, un soldato di un esercito formalmente inesistente, ma non per questo poco attivo. Era una matricola, i lineamenti squadrati, duri ma giovanili lasciavano intendere la sua inesperienza, ma gli occhi felini, neri e profondi come l’immensità della notte, facevano trasparire una maturità che per un diciottenne era molto rara. Aveva compiuto solenne giuramento al sole della segreta bandiera kazaka, proemio di un’estate che lui, fin dalla nascita, non aveva mai avuto il piacere di assaporare.

Era il 1941, giugno, notte fonda ad Almaty. Otabek, con gli occhi inespressivi, gelava con lo sguardo i curiosi che, vedendolo passeggiare davanti alla loro case in così tarda ora, lo scrutavano dalle finestre. Il coprifuoco sovietico era attivo già da un’ora, subito dopo il tramontar del sole, ma il giovane Altin, che per le strade della città vi era cresciuto, non aveva problemi nell’evitare spiacevoli incontri con le pattuglie russe di passaggio. Stringeva il pugno nella tasca del giaccone, tra le dita si rigirava un foglietto tanto piccolo quanto importante. Scritto in alfabeto latino, in Qazaqsa, la forma di scrittura kazaka condannata apertamente dal governo comunista, era un mandato del colonnello Aybek Jenil, capo della resistenza. Otabek aveva ricevuto l’ordine di consegnarlo ai ribelli della zona della grande moschea. E così il diciottenne taciturno e schivo si era fatto largo per più di mezza città, accompagnato dal suono dei suoi passi sicuri e silenziosi, fino a giungere davanti a quello che, ad un occhio poco attento, poteva sembrare una palazzina come tante altre. Tipica architettura sovietica, mura grigie, poche finestre, tutte chiuse, la porta di legno spesso e resistente chiusa a doppia mandata come da ordine. Ma gli occhi di Otabek erano attenti e scaltri e, nel buio della notte, scorsero con facilità un sole inciso, minuscolo, sul legno ben levigato della porta. Sospirò, poi si diede una rapida occhiata attorno. Il silenzio regnava sovrano, era solo. Con passo cauto si avvicinò alla grigia palazzina, bussò con forza due colpi, poi attese, ritto in piedi davanti alla porta. Nel giro di pochi attimi la porta di aprì appena, bloccata dalla catenella di sicurezza, e lo sguardo furtivo di un ribelle apparve dalla piccola fessura.

- Nome?- sussurrò l’uomo all’interno, scrutando la figura robusta del giovane Otabek. Sembrò notare subito la capigliatura distintiva del ragazzo, ma decise comunque di porgergli la fatidica domanda, facendo riferimento al nome in codice assegnato ad ogni nuova recluta.

- Aquila d’oro.- riferì Otabek, restando calmo in attesa di essere identificato. Il motivo di tale nome in codice è un chiaro riferimento al suo stesso cognome, che aveva incuriosito lo stesso Aybek, che fu ideatore del soprannome. “Altin” in lingua kazaka vuol dire, infatti “oro”, ed è considerato un cognome di alto prestigio, cosa che fa di Otabek il discendente di una fiera famiglia della steppa, il quale simbolo è proprio l’aquila. Non aveva mai preso in considerazione l’idea di avere nelle vene sangue importante, il giovane Altin, ma si sentì ovviamente gratificato al ricevere un nome in codice tanto invidiabile e fiero.

La sentinella che lo aveva interrogato si voltò, farfugliando qualcosa con gli altri ribelli rifugiati nella palazzina. Poi pose di nuovo la sua attenzione su Otabek e, dopo averlo scrutato da capo a piedi, gli fece strada nello stretto corridoio della palazzina, assicurandosi di non essere visto da nessuna pattuglia notturna.


- Prego. - disse con tono indecifrabile. Non era cortese, né contrariato. Aveva un timbro di voce quasi militare, un portamento studiato e corretto, sembrava un vero soldato. – Avete notizie dalla zona della cattedrale? - chiese poi, facendo strada al ben più rude Otabek, cresciuto scorrazzando per le stradine più misere della città, senza alcuna particolare educazione.

- Molte. - rispose solamente il giovane Altin, che mai nella sua vita era stato molto loquace.

- Interessanti? - s’incuriosì la sentinella, guidandolo per i corridoi dell’affollata palazzina, conducendolo fino all’ufficio centrale. Un cartello era appeso sul legno bianco della porta, come un avviso. Sempre in alfabeto latino, vi era inciso il nome “Serik Baybek”.

- Molto. - concluse Otabek, in attesa che venisse annunciato il suo arrivo al caporale Baybek, posto a capo della piazza della moschea, famoso per le sue eroiche imprese contro i sovietici durante i rastrellamenti.

- Non parli molto, vedo. - osservò l’altro, sospirando, per poi bussare alla porta del caporale, annunciando l’arrivo di un messaggero. Una voce profonda dietro la porta invitò Otabek ad entrare.

Il giovane dai capelli corvini si risparmiò una risposta. Si fece largo verso l’ufficio e, una volta entrato, si mise in attesa sull’uscio della porta, cosicché il caporale potesse vederlo e porgergli le dovute domande. Non aveva mai visto il responsabile della divisione della grande moschea, ma aveva sentito circolare, tra i bassi fondi della resistenza, storie piuttosto bizzarre a suo riguardo. Si diceva fosse un ubriacone, un accanito fumatore di sigari, che amasse le donne e fosse un po’ “matto” nelle operazioni di sabotaggio, ma l’uomo che Otabek si ritrovò davanti sembrava tutto fuorché uno scalmanato. Lineamenti morbidi, molto asiatici, espressione dura e severa, una grossa cicatrice a segnargli il viso, ricordo di una delle tante operazioni che lo videro protagonista. Si raccontava dell’atroce odore di alcool che alleggiava nell’ufficio dell’uomo, ma il diciottenne non avvertì nulla di sgradevole al di fuori di un aromatico odore di sigaro pregiato. Il colonnello sollevò lo sguardo, le iridi chiare stonavano con i lineamenti orientali ben marcati, ma non erano cosa rara nel popolo kazako.

- Abbiamo la conferma, quindi?- il caporale scrutò il giovane ribelle con sguardo attento, spegnendo il sigaro che stava rimuginando tra le labbra. Gli sguardi dei due s’incontrarono, Otabek dovette soffocare tra le labbra un sorriso soddisfatto, tirando fuori dalla tasca il fantomatico foglietto che aveva conservato come un tesoro fino a quel momento.

- Stanno avanzando. – affermò il giovane Altin, posando il foglietto sulla scrivania del caporale. L’uomo se lo rigirò tra le mani, sistemandosi gli occhiali da lettura sul naso sottile per analizzarlo. Poi sollevò il viso e sorrise formalmente al giovane messaggero.

- Questa è la volta buona.- disse poi, lasciando cadere il foglietto sulla scrivania, uscendo dall’ufficio per diffondere pubblicamente la notizia: la Germania nazista aveva invaso la loro tanto odiata Unione Sovietica.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Marysia Lukasiewicz