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Autore: sadShadow89    02/05/2017    2 recensioni
Durante lo scontro con i troll Bilbo viene ferito alla testa gravemente, quando si sveglia i nani scoprono con sorpresa e preoccupazione che il loro scassinatore non è più lo stesso.....dopo un incidente automobilistico Sara si ritrova in mezzo a una foresta e non ha idea di come ci sia arrivata......ma fondamentalmente Bilbo e Sara non sono mai appartenuti ai loro rispettivi mondi, anche se loro non lo sanno, non ancora almeno.
Un storia d'amore ed odio, due mondi che sono uno ma allo stesso tempo no, una Fem!Bilbo/Thorin con un Bilbo diverso dal solito. Non credo che ci sia molto altro da dire se non: Buona lettura ^_^
P.S. Ho messo Ratings Arancino in modo che tutti possano leggere la storia, ma in tutta onestà non ho assolutamente nessun potere decisionale sulla trama. Scrivo la storia così come viene, non ho né il cuore di pianificare gli eventi né la volontà di farlo. Molto probabilmente ci saranno dei capitoli con Ratings Rosso ma in questi casi inserirò dei Warnings prima del testo.
Per chiunque fosse interessato ho già pubblicato questo lavoro in lingua inglese
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bilbo, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lemon, Otherverse | Avvertimenti: Gender Bender, Non-con, Tematiche delicate
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LINGUAGGI : “comune” ; *elfico* ; ^nanico^ ; [linguaggio dei segni nanico]; §mondo reale§ ; “orchesco”;
'pensieri o comunicazioni mentali' ; 'comunicazioni mentali (follia o maleficio)'
 
"Aspettate", strillo Bilbo mentre si rimetteva in piedi combattendo contro la stoffa del sacco di lino grezzo, che stava minacciando di sottrargli quel poco di equilibrio che era riuscito ad acquisire nell'alzarsi. Si avvicinò cautamente al falò dove i tre troll stavano arrostendo i nani, fu un'azione di puro istinto, del tutto poco 'hobbittesca', non sapeva cosa volesse fare di preciso ma sapeva di dover prendere tempo. Se fossero riusciti a resistere fino all'alba forse i troll si sarebbero tramutati in pietra o magari Gandalf sarebbe riuscito ad arrivare in tempo per salvarli. Purtroppo c'era anche un'elevata probabilità che sarebbe solo riuscito a prolungare le loro vite di qualche ora e nulla di più.
 
“State commettendo un terribile sbaglio” nella sua mente Bilbo annotò il fatto che probabilmente questa frase, nella corrente situazione, fosse più congeniale al suo di comportamento che a quello dei troll. Che gli era mai passato per la testa? Mettersi a redarguire tre grossi troll in procinto di arrostire e mangiare dei nani era del tutto una follia. Bilbo però non poteva restarsene fermo ad aspettare il suo fato mentre davanti hai suoi occhi quelli che aveva incominciato a considerare amici stavano per morire in modo atroce. Sapeva che il suo cuore si sarebbe spento prima della fine se costretto ad assistere anche solo alla morte di uno dei nani.
 
“Non si ragiona con loro sono scemi” il commento di Dori da sopra lo spiedo non portò a Bilbo alcun conforto: non era esattamente un'idea geniale quella di far infuriare i troll. Quando Bufur gli rispose con “Scemi? … e noi allora che siamo?!!” l'unico pensiero che passò per la mente di Bilbo fu: 'è troppo chiedere che qualcuno usi un po' di cervello?'. Certo lo hobbit non credeva che i nani fossero stupidi, ma sapendoli veterani di diverse battaglie si aspettava avessero più inventiva nel trovare un modo per prendere tempo.
 
Poi, vedendo i nani sullo spiedo divincolarsi e l'orrore sui volti dei loro compagni legati nei sacchi, realizzò che nessuno di loro era giunto alle sue stesse conclusioni. Nessuno dei nani stava cercando di guadagnare tempo, speravano solo di riuscire a liberarsi dalle loro restrizioni per poi usare la forza bruta per salvarsi. Bilbo era consapevole che se non fosse stato per la sua cattura i nani avrebbero sicuramente sopraffatto le tre creature, tuttavia ora la situazione si era ribaltata e i troll erano in una posizione di vantaggio. Tra il panico e il senso di colpa “Ehm...io... io parlavo del … del condimento” fu quello che uscì dalla sua bocca.
 
“Cosa centra il condimento?” protestò giustamente confuso Bert. Fortunatamente l'ingegno di Bilbo guizzava in cerca di soluzioni per conto suo e una risposta logica alla domanda del troll, per quanto rude e poco appropriata ad un hobbit da bene come lui, era già pronta sulle sue labbra. “Ma li hai annusati? Ci vuole qualcosa di più forte della salvia prima di servirli su un piatto” Bilbo arricciò il naso per enfatizzare la sua affermazione. Quando i nani incominciarono a protestare urlandogli contro 'traditore' ed altro, si sentì un po' in colpa ma non troppo perché in fondo quello che aveva detto era vero.
 
I troll si guardarono un po' scettici. Questa volta fu Tom a dare voce ai suoi pensieri, “Che ne sai di come si cucina un nano?” ma fu subito zittito da Bert che gli ringhiò contro “Stai zitto... sentiamo lo scasshobbit che dice” facendo cenno allo hobbit di continuare. Bilbo sapeva di aver scelto il giusto argomento per attirare l'attenzione del leader, visto l'atteggiamento da gran cuoco che aveva scorto mentre cercava di liberare i pony, nello stesso tempo un terreno di discussione sicuro per ogni hobbit. Avrebbe potuto parlare per ore di spezie, metodi di cottura, modo di servire e tutto quello che potesse concernere la culinaria.
 
Il dilemma che attanagliava il suo cuore era la prospettiva di essere colui che avrebbe sentenziato le modalità di morte dei suoi amici. “Eh.. em io.. il secreto per cucinare un nano è ...” balbetto cercando di trovare un qualsiasi metodo di cottura che potesse essere impossibile da attuare o che almeno mantenesse in vita i nani fino all'alba senza arrecare loro alcun danno (perlomeno non permanente).
 
“Si forza, dicci il segreto” lo incalzo Bert con tono spazientito. “Si te lo sto dicendo” sbuffò lo hobbit seccato. “Il secreto è...” Bilbo si morse nervosamente l'interno delle guance, nella speranza di riuscire in qualche modo a concentrarsi ma a quel punto la piccola creatura incominciò ad andare nel panico “È spellarli prima”. Bilbo imprecò silenziosamente contro sé stesso, di tutto quello che poteva venirgli in mente perché doveva essere proprio questo?
 
“Tom passami un coltello da filettatura” ghignò Bert come se fosse compiaciuto della piega che stavano prendendo gli eventi. Un coro di “NO” e “Ti spello io brutto verme” seguiti da un “Questa non me la scordo” ringhiato da Dwalin si sollevò dai nani e Bilbo non poté fare altro che alzare gli occhi al cielo esasperato, non che le proteste fossero ingiustificate ma almeno lui ci stava provando a fare qualcosa per tirarli fuori da quel pasticcio.
 
Nemmeno il tempo di contemplare le possibili conseguenze di quello che aveva appena suggerito che Bilbo fu scosso dai suoi pensieri dalla profonda voce di Tom. “Ma che fesserie stai impapocchiando, ne ho mangiati una montagna con tutta la pelle...mandiamoli giù in fretta, stivali e tutto” per qualche strano motivo il tono di scherno della creatura fu per Bilbo più fastidioso di quanto ragionevole potesse essere in una situazione del genere. Per amore Yavanna, stavano per essere mangiati da dei troll, decisamente non era il momento di sentirsi ferito nell'orgoglio.

Proprio in quel momento lo sguardo di Bilbo fu catturato da un movimento nella boscaglia alle spalle dei tre troll, la silhouette di un cappello a punta era passata in tutta fretta da un arbusto ad un grosso masso. Gandalf!! Bilbo non era certo a quale dei Valar doveva dedicare i suoi ringraziamenti ora che lo stregone era riapparso.
 
Ma il sollievo di Bilbo ebbe vita breve. “Ha ragione non c'è niente di male in un po' di nano crudo" questa volta fu William a richiedere prepotentemente la sua attenzione, che ora era focalizzata sul cercare di seguire le mosse dello stregone il più discretamente possibili. L'orrenda creatura aveva afferrato Bombur per i piedi, tirandolo su dalla catasta di nani. "Bello croccante” aveva canticchiato mentre faceva penzolare il poveretto a testa in giù sopra la sua bocca spalancata.
 
Panico. Stava per essere testimone dello smembramento di Bombur. Il mite e silenzioso Bombur, sempre pronto a complimentarsi per la sua cucina, sempre pronto ad offrire compassione e un sorriso di scuse quando Bilbo si lamentava della carenza di pasti nella dieta dei nani . Mai, nemmeno una volta, era stato scortese, scontroso o inopportuno durante tutto il viaggio ( cosa che i nani inconsapevolmente facevano spesso con le loro battute e canzoni da taverna, la peggiore delle taverne). Bilbo non poteva assolutamente starsene li con le mani in mano, così si ritrovo a balbettare “Ah … non … non quello la..... è infetto” con una voce resa piuttosto stridula dal panico.

Con gran sorpresa di Bilbo la cosa sembrò funzionare visto che la vile creatura lancio di scatto Bombur sulla pila di nani con un espressione disgustata, i quali non furono entusiasti del gesto vista la mole del compagno. L'incanto durò poco quando Bert, apparentemente il più intelligente dei tre, lo guardo dubbioso. “Cosa, cosa?” gli chiese come per sfidarlo a ripetere le sue parole. “Si ha i vermi... nelle sue … em, eh … tubature” disse Bilbo cercando di sembrare credibile, anche se la frase venne fuori più come una domanda che come un affermazione.

Davanti all'espressione dei tre troll, che ora si stavano guardando tra loro uno più confuso dell'altro, Bilbo si raddrizzo e continuò con più convinzione “In effetti c'è li hanno tutti, sono infestati da parassiti. Una faccenda terribile, io non rischierei... dico davvero!!” accentuando la cadenza sulle ultime parole per farle apparire come il consiglio di un vecchio amico d'infanzia. Tutta la sua confidenza fu spazzata via come paglia al vento quando Gloin e Kili incominciarono a protestare contro l'affermazione offensiva, “parassiti?” “si” “ha detto parassiti?” “noi non abbiamo parassiti” “oh no” “c'è li hai tu i parassiti, noi non siamo infestati dai parassiti”.

Tutto quello che Bilbo voleva fare in quel momento era affondare le dita tra i suoi riccioli e strapparsi l'intera chioma a manciate per l'esasperazione, fortunatamente il sacco glielo impedì. Benché fino a quel momento non lo avesse mai pensato ora incomincia fortemente a dubitare dell'intelletto dei nani, perlomeno di quello di alcuni. Invece di sprofondare nello sconforto si limitò a voltarsi verso i nani e incrociando lo sguardo con Thorin, la sua espressione lasciava decisamente poco all'interpretazione. Sul viso furente della piccola creatura era come se ci fosse scritto: ' Fa qualcosa prima che ficchi un po' di buon senso nella testa di tuo nipote prendendolo a calci'.

Certo non lo avrebbe mai fatto e nemmeno lo avrebbe pensato non fosse stato per la tempesta di emozioni che gli turbinava nel petto. Ad essere onesti tra il senso di colpa, la paura e l'ansia di quello che Gandalf stava pianificando, Bilbo non aveva idea da dove gli fosse venuto il coraggio di lanciare un simile sguardo al nano più scontroso della compagnia. Apparentemente Thorin prese il suggerimento alla lettera, perché appena recepito il messaggio sferrò un calcio alla schiena del giovane nano.

Kili interruppe le sue proteste con un grugnito e rivolse lo sguardo verso lo zio con un espressione indignata. Bastarono poche occhiate di intendimento tra Thorin a i suoi compagni e la musica cambiò completamente , “Io ho dei parassiti grossi come il mio braccio” “I miei parassiti sono i più grossi, ho degli enormi parassiti” “Io ho i pidocchi” “Si, siamo infestati gravemente”.

Bilbo si lasciò sfuggire un ghigno soddisfatto nel prendere atto che i nani si fossero messi a collaborare. Quel poco di euforia gli morì subito in gola quando si ritrovò il faccione di Bert a poca distanza dal viso. “Secondo te che ne facciamo di questi? Li lasciamo andare?” gli sussurro il troll a pochi centimetri di distanza, mandando una ventata di alito fetido dritto nelle narici del povero hobbit. “Behh...” rispose Bilbo con un espressione che lasciava intendere fosse l'idea migliore, mentre lottava contro gli sporadici conati che il lezzo della creatura gli stava provocando per mantenere un atteggiamento sicuro.

“Credi che non sappia cosa ti frulla nel cervello?....Questo piccolo furetto ci sta prendendo per degli stupidi” Bert sembrava decisamente furente ora, si era accorto che Bilbo stava cercando di raggirarli fin dall'inizio e aveva lasciato che la piccola creatura continuasse ad arrovellarsi non fosse altro per il gusto di infrangere le sue speranze alla fine di quello che, per il troll, era lo svago prima di cena.

Il fatto che quella misera manciata di pelle e ossa fosse riuscito ad instillare in loro il dubbio era decisamente la sensazione più irritante che Bert avesse mai provato. Quando lo hobbit protesto con uno sguardo incredulo mentre pronunciava “Furetto?” come se fosse il più grande degli insulti, e guardo negli occhi dell'enorme creatura con l'espressione più innocente che esistesse al mondo, la pazienza di Bert si frantumò in mille piccoli pezzi.

Improvvisamente il troll afferrò Bilbo per il busto con una solo mano, lo tirò su e cominciò a serrare il pugno. La piccola creatura all'inizio pensò di tirarsi fuori da quella situazione ragionando col troll, ma l'espressione di puro disprezzo sulla faccia di quel mostro lasciava presupporre che non ci sarebbero state ulteriori chiacchiere quella notte.

Con un braccio bloccato tra le sue costole e il palmo di Bert e i piedi penzolanti a mezz'aria Bilbo incominciava a sentire la stretta attorno alle sue costole diventare insopportabile, ogni volta che respirava la dita del troll si serravano sempre più. In tutto questo i nani non poterono fare altro che cercare di attrarre l'attenzione della creatura su di loro, urlando e divincolandosi ancora più ferocemente di prima, quando si resero conto con orrore che il loro piccolo scassinatore stava lentamente soffocando a causa della stretta sul suo torace.

L'apparizione tempestiva di Gandalf, per quanto fosse servita a distrarre Bert dalla sua presa sulle costole di Bilbo, non fu sufficiente a far desistere il troll infuriato dai suoi intenti maligni. Mente Tom e William si interrogavano confusi sulla possibilità di mangiare o meno Gandalf , Bert sollevò Bilbo sopra la sua testa e con tutta la sua forza lo scagliò verso la foresta in direzione opposta al nuovo arrivato. L'azione si era conclusa prima che lo stregone potesse far nulla per fermare il gesto di stizza, e la piccola creatura era volata sopra la chioma degli alberi urlando. Bilbo scomparve dalla vista dei nani e Gandalf, il quale non poté fare altro che proseguire con il suo piano originale sperando per il meglio .

“L'alba vi prenderà tutti”
 
# # #

"Hey? Terra chiama Sally, ci sei?" Piagnucolò la bella moretta al posto del passeggero accanto alguidatore. "Giulia!! quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Se vuoi la mia attenzione usa il mio nome... Oppure chiamami Bilbo visto che stiamo andando a fare un cosplay dello Hobbit" disse togliendosi le cuffiette dalle orecchie la ragazza cicciottella sul sedile posteriore. Non che Giulia chiamasse Sara sempre in quel modo, solo quando faceva l'asociale.
 
"E poi Sally è troppo carina perché io possa essere paragonata a lei" aggiunse Sara guardando il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. "Ed ecco che riappare Sally" rispose la mora, che facendo il segno della croce con le dita aggiunse " esci da questo corpo". l'intera macchia scoppiò in una grassa risata, alla quale seguirono altri commenti sul noto personaggio animato.
 
"Comunque, perché hai deciso di interpretare Bilbo come un maschio?" La mora era decisamente contrariata dalla cosa, visto che lei stessa stava interpretando una versione femminile di Kili. " Beh, Bilbo è un maschio... Non vedo perché avrei dovuto interpretarlo diversamente" borbottò la bionda, sbuffando seccata. "Ma dai, con il tuo fisico saresti stata adorabile in un vestito da hobbit" e con uno sguardo ammiccante aggiunse "e poi vuoi mettere lo sfizio di farlo sbavare?....con le tette stratosferiche che ti ritrovi il nostro 'Thorin'...." non fece in tempo a finire la frase che la bionda la fulminò con uno sguardo.
 
"Tralasciando il fatto che con il mio fisico nessun tipo di vestito mi starebbe bene..." incominciò la bionda ma venne bruscamente interrotta dalle proteste dell'amica, "Ma non è vero, perché sei convinta di essere brutta?, diglielo anche tu.." disse Giulia con una voce esasperata rivolgendosi al ragazzo seduto al posto di guida. Ma prima che Davide (vestito da Dwalin) potesse rispondere Sara lo interruppe, " io non credo di essere brutta è solo che non sono bella... E poi per tornare al di scorso di prima, anche se fossi bella non avrei nessun interesse ad attirare le attenzioni di nessuno, tanto meno quelle di Marco" detto questo si rimise le cuffiette e rivolse lo sguardo verso il finestrino.
 
Sara era consapevole di non essere brutta, semplicemente non si sentiva a suo agio in un vestito. Certo era un po' troppo in carne per i suo 150cm di altezza ma aveva tutte le curve al punto giusto, con un seno abbondante e dei fianchi sinuosi e ampi al punto giusto. Il suo viso era grazioso con zigomi alti e grandi occhi di colore cangiante (dipendeva molto dalle stagioni e da tempo), per la maggior parte del tempo le sue iridi erano di colore ambra scura screziati di un verde smeraldo intenso. Delle labbra carnose di un naturale color rubino pallido, un piccolo naso alla francese e una fronte spaziosa erano incastonati in un viso ovale incorniciato da una folta chioma di riccioli del colore del miele di castagno. Tutto sommato dal suo punto di vista il suo aspetto poteva definirsi al quanto mediocre fatta eccezione per gli occhi.

Per quanto seccante potesse essere, Giulia sapeva bene che quello era un 'la discussione finisce qui' e decise di lasciare l'amica in pace. Sara dal canto suo non era stata del tutto sincera, in effetti c'era qualcuno le cui attenzioni le sarebbero state gradite, ma il suo amato "Dwalin" la vedeva solo come una sorella minore e col tempo lei aveva imparato ad accettare la cosa anche se a malincuore. Tuttavia, per quanto fosse allettante l'idea di cambiare la sua immagine agli occhi di Davide, il solo pensiero di poter attrarre Marco le faceva accapponare la pelle.

Fin dall'inizio della loro conoscenza Sara non era riuscita a farsi andare a genio il ragazzo. Marco era il classico tipo 'sono bello e so di esserlo' : arrogante, inopportuno, spesso offensivo e senza alcun senso dello spazio personale. L'ultima di queste caratteristiche era quella più fastidiosa per la ragazza. Sara era sempre stata introversa e si era sempre sentita come se la pelle che le era stata 'donata' non le appartenesse, come se fosse nata nel corpo sbagliato. La sua bassa autostima era dovuta più a questo che ai suo difetti fisici (reali o immaginari che fossero). Il fatto che Marco invadesse il suo spazio personale, in continuazione con così tanta noncuranza e sembrasse trarre divertimento dalla frustrazione che questo le provocava la mandava in bestia.

Per non parlare delle continue prese in giro del ragazzo, causate dal fatto che si fosse diplomata a 16 anni (il che solo perché i suoi genitori le avevano impedito di saltare troppi anni di scuola per paura che 'si perdesse troppo della vita' o almeno era quello che le dicevano) e che quindi fosse la più piccola del loro gruppo. Nel corso della sua infanzia diversi dottori le avevano diagnosticato un particolare tipo di autismo che le permetteva di eccellere negli studi ed altri campi ma che spesso era accompagnato da una qualche forma di afefobia.

Per quanto molti pensassero il contrario Sara si sentiva una ragazza perfettamente normale, forse un po' più intelligente della media, ma senza nessuna malattia o storia tragica che giustificasse un trattamento preferenziale nei suoi confronti. Sin da piccola era stata etichettata come una Nerd asociale, ma non le aveva dato fastidio finché Marco non era apparso nella sua vita. Per essere del tutto onesti la sua sensazione di disagio nel contatto fisico si attenuava con l'aumentare del livello di affetto e confidenza che riusciva ad instaurare, anche se non scompariva mai del tutto, il che limitava le sue esperienze fisiche al semplice ed innocente affetto dei famigliari e di pochissimi amici.

Al momento le uniche persone con cui era riuscita ad instaurare un contatto fisico erano Giulia e Davide, con i quali condividevano un appartamento da ormai due anni (praticamente da quando avevano iniziato l'università) e anche nel loro caso ci era voluti tutti gli anni di liceo perché riuscisse a sentirsi a suo agio. Inizialmente anche Giulia e Davide si erano sentiti in obbligo di trattarla diversamente ma col passare degli anni si erano resi conto che Sara era semplicemente, beh semplicemente Sara, e a lei andava più che bene essere trattata come qualunque altra persona al mondo.

Mentre questo pensiero le attraversava la mente un sorriso le si dipinse sul volto, guardando in aventi scorse Giulia che con la coda dell'occhio la osservava continuando a chiacchierare con Davide. Non stava facendo molta attenzione alla strada, presa com'era dai suoi pensieri, tutto sembrava perfettamente normale; il paesaggio scorreva, il suo mp3 le mandava della musica piacevole nelle orecchie, i suoi amici chiacchieravano felici e l'andamento della macchina stava avendo un effetto soporifero su di lei.

All'improvviso un boato attrasse la sua attenzione e quella dei sui amici, la gomma anteriore del camion che viaggiava nella corsia alla loro destra era esplosa ed ora il mezzo stava sbandando verso la loro macchina. Sara fece giusto in tempo a vedere il cofano del mezzo che impattava direttamente sullo sportello al quale era appoggiata, speronandoli e catapultando la macchina fuori dalla strada, in uno spiazzo erboso.

Per alcuni minuti (o forse erano passati più di alcuni minuti Sara non riusciva a capirlo) fu come se non fosse successo nulla, era come se il tempo si fosse fermato dopo tutto il trambusto provocato dall'incidente. Quando prese coscienza della situazione cercò in giro con lo sguardo i suoi amici, in un primo momento non riuscì a trovarli ma poi si rese conto che entrambi i ragazzi erano usciti dalle macchina. Giulia era seduta per terra vicina al suo finestrino e si teneva il braccio destro stretto al corpo e sul viso aveva diversi tagli, Davide stava prestando i primi soccorsi all'autista del camion e sembrava non essere ferito.

Sara cercò di allungare un braccio per attrarre l'attenzione dell'amica ma si accorse di non riuscire a muovere nessuna parte del corpo. Abbassando lo sguardo si rese conto che lo sportello le si era accartocciato addosso bloccandole completamente la parte destra del corpo, una specie di piccola trave di ferro le spuntava dal fianco sinistro provocandole una massiccia emorragia che era stata temporaneamente tamponata con mezzi di fortuna.

Anche volendo senza l'aiuto di attrezzature adeguate non sarebbe riusciti a tirarla fuori dalla macchina per prestarle un soccorso migliore di quello. Erano a diverse decine di chilometri dall'ospedale più vicino quindi probabilmente sarebbe morta li. Stranamente questo pensiero invece di terrorizzarla ebbe su di lei un effetto calmante. Certo che il destino aveva il senso dell'umorismo, lei che per tutta la vita si era sentita a disaggio nei suoi “panni” sarebbe morta in quelli di qualcun altro : sarebbe morta in un incidente d'auto vestita da Bilbo Baggins, che ironia.

Ad ogni modo era felice che i suoi amici ne fossero usciti quasi del tutto illesi e voleva salutarli prima di andarsene. Provò quindi a parlare ma tutto quello che le usci di bocca fu un rantolo strozzato, che comunque fu abbastanza visto che la mora si tirò subito in piedi per accertarsi delle condizioni dell'amica. “Non preoccuparti i soccorsi stanno arrivando” le aveva detto la mora con voce roca tanto stava cercando di trattenersi da piangere.

Quando Sara chiuse gli occhi ed annaspò per respirare, probabilmente perché la trave le aveva perforato il polmone, non ci fu modo per la ragazza di trattenere le lacrime “Per favore, Sara... non mollarmi ora...” a quelle parole la bionda riapri gli occhi ed accenno un sorriso per rassicurare l'amica. La mora rispose sorridendo a sua volta con le guance rigate di lacrime “Mi hai promesso che avremmo fatto questo cosplay insieme... chi sa, magari l'anno prossimo riesco ad infilarti in un vestito da hobbit” le sussurrò Giulia singhiozzando mentre le accarezzava dolcemente i capelli, probabilmente nel disperato tentativo di mantenerla cosciente.

In fondo non era così male andarsene così, non sentiva alcun dolore e le dolci carezze dell'amica la facevano sentire leggera, come se stesse galleggiando in un torrente dalla corrente gentile. Si sforzò comunque di tenere gli occhi aperti sperando che questo rassicurasse l'amica, ma la sua vista periferica incominciava ad offuscarsi lasciando sempre meno spazio al viso della ragazza che ora la guardava direttamente negli occhi.

“Sara per favore... ti prego resta con me... ti prometto che farò tutto quello che vuoi...per favore.. ” ora la voce della ragazza era disperata e Sara non poteva fare niente per consolare l'amica. “DAVIDE.... Dio mio aiutaci.... DAVIDE, SARA HA SMESSO DI RESPIRARE.... AIUTO ”la mora ora era in piena isteria mentre continuava ad accarezzare i riccioli dell'amica.

Sara la sentì gridare il nome del ragazzo per il quale aveva provato amore, lo vide avvicinarsi, lo sentì mentre le poggiava due dita sul collo e ancora non poteva fare nulla per rassicurarli. “Non c'è battito” disse il ragazzo mentre le lacrime incominciavano a scendere anche sul suo viso. “No... non è vero... non ci credo... dobbiamo fare qualcosa” la mora afferro disperatamente le lamiere dello sportello e comincio a strattonarle violentemente, rischiando più volte di peggiorare la profonda ferita sul suo braccio.

Non potendo fare altro Davide afferrò la ragazza per la vita e con un gesto deciso la allontano dalla macchina, mentre la ragazza piangeva e si dimenava per raggiungere l'amica. “NON. C'E'. BATTITO.” disse fermamente da dietro la nuca della ragazza, che all'improvviso divenne un peso morto tra le sue braccia. Quando la lasciò andare Giulia si accascio singhiozzante con lo sguardo fisso sul volto dell'amica che ora li osservava con occhi spalancati e senza vita.

Davide si inginocchio accanto a Giulia e la strinse a se, con gli occhi colmi di lacrime guardò verso la macchina e le disse “Ora non possiamo fare altro che aspettare l'ambulanza”. Questa fu l'ultima immagine che Sara riuscì a percepire prima che il mondo diventasse completamente nero, pian piano anche i suoni cominciarono ad ovattarsi, poi più nulla. Il mondo era scomparso e lei era sola nell'oscurità.

Per strano che possa sembrare non ne fu spaventata solo un po' delusa, non aveva mai pensato alla vita dopo la morte, non che credesse più di tanto all'aldilà, ma non si aspettava che ci fosse letteralmente 'il nulla'. Questo pensiero le riportò alla mente il suo libro preferito, nel ricordare le avventure di Sebastian e Atreiu senti un sorriso triste sfiorarle le labbra, non che fosse sicura di avere ancora delle labbra o un corpo in generale.

All'improvviso fu come se la forza di gravità fosse riapparsa e si senti cadere per quello che le sembrò un eternità. Con sua grande sorpresa le sembro di atterrare pesantemente al suolo, in quel preciso istante tutto il suo corpo incomincio a pulsare come se il sangue avesse ripreso a circolarle nelle vene, mentre un dolore acuto percorse il suo intero essere.

Sara aprì gli occhi aspettandosi di non riuscire a vedere niente ma invece proprio difronte al suo sguardo c'era la chioma di un albero illuminata dalle prime luci dell'alba, o dalle ultime del tramonto per quanto poteva saperne lei. Sotto di lei riusciva a sentire l'umidità della terra e lo scrosciare di foglie e rami, istintivamente affondò le dita nel sottobosco e nonostante il dolore atroce che sentiva propagarsi da ogni parte del suo corpo non si era mai sentita più in pace col mondo in vita sua.

La sua attenzione fu subito attratta altrove quando si rese conto che una figura massiccia, sicuramente un uomo dai capelli scuri, era china su di lei e le stava parlando in un linguaggio che non capiva. Ci furono alcuni momenti confusi in cui si rese conto che sentiva il sapore del sangue in bocca e che la sua vista era annebbiata, riusciva a distinguere ben poco dei contorni delle cose tanto meno il volto dell'uomo che le era accanto.

Cercò di parlare ma c'era qualcosa che le stringeva il petto così tanto che le era difficile anche solo respirare. Improvvisamente l'uomo si mise a cavalcioni su di lei, appoggiando il peso sulle ginocchia in modo da non schiacciarla. Continuando a parlarle in quello strano linguaggio lo sconosciuto prese un grosso coltello e le incise il colletto della maglia, poi prese i bordi tagliati del colletto e li strattono violentemente.

Sara era grata di riuscire a respirare liberamente di nuovo, ma non appena la sua pelle fu esposta l'uomo piantò fermamente le sue enormi mani a palmo aperto sui suoi seni. Appena realizzò dove lo sconosciuto avesse messo le mani e cosa questo potesse implicare un urlo terrorizzato le uscì dalla gola, “NOOOO.... LEVATI.... LEVATI...” combattendo contro il dolore che le percorreva il corpo incominciò a dimenarsi e riusci anche a graffiare il viso dell'uomo, che dal canto suo non stava facendo molto per difendersi, intento come era a sorreggere i suoi seni.

Dal nulla una seconda figura, un uomo biondo da quello che riusciva a capire, venne in soccorso del primo uomo e le blocco le mani sopra la testa. I due uomini continuavano a parlare di lei o con le, non riusciva bene a capirlo, mentre Sara cercava disperatamente di liberarsi. “Per favore.. lasciatemi andare” aveva sussurrato in fine, quando stremata e dolorante si era arresa, e cominciò a piangere per la vergogna (di essere vista e toccata) e per la frustrazione (di non essere in grado di difendersi).

Improvvisamente ci fu come un ruggito e una terza figura, se possibile ancora più imponente di questi due uomini che la stavano trattenendo, entrò nella radura seguita da altre ombre sfocate. Per quello che poteva capire erano tutti uomini e il cuore di Sara diventò pesante come il piombo. Cosa le avrebbero fatto? Come era finita la? Perché non riusciva a capirli? Era finita all'inferno o era tutto un sogno ed ora si trovava ancora sul sedile posteriore della macchina di Davide profondamente addormentata? Non aveva idea di quello che le stesse succedendo.

All'urlo del terzo uomo quello che era a cavalcioni su di lei alzo le mani come in segno di resa, esponendo la pelle pallida dei suoi seni alla vista di tutti i presenti. L'uomo biondo continuò a trattenerle i polsi, anzi la sua presa si fece dolorosamente stretta, come se la vista di tanta abbondanza lo avesse incitato . Sara si sentì tremendamente indifesa e il suo corpo fu scosso da forti tremori per la paura e l'imbarazzo, mentre una nuova ondata di lacrime e singhiozzi disperati la pervadeva tutto quello che riuscì a sussurrare fu “Per favore.... vi prego, lasciatemi andare”.
   
 
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