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Autore: Signorina Granger    05/05/2017    4 recensioni
Jude Verrater e Isabelle Van Acker, entrambi testardi, orgogliosi, riluttanti ad esprimere quello che provano.
Insieme ne hanno passate tante e si sono sostenuti a vicenda in modi diversi... alla fine, finalmente, hanno trovato la propria serenità.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Night School '
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Jude & Isabelle 


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Il grande amore ci fa paura perché ci mette in una situazione di pericolo, perché si diventa vulnerabili; si perde la corazza che abbiamo nei confronti del mondo. Perché in amore si dà tutto e si può anche perdere, perdere tutto. 
 
 

Teneva gli occhi incollati alla tovaglia bianca con ghirigori ricamati, la fronte leggermente corrugata mentre continuava a riflettere.
Era abbastanza sicuro, in effetti, che Isabelle gli stesse dicendo qualcosa dalla cucina, mentre impiattava il dolce… ma non la stava ascoltando. Di sicuro sarebbe arrivato il momento in cui lei gli avrebbe chiesto che cosa avesse detto e lui avrebbe sfoggiato un sorrisino angelico per sfuggire alla strigliata… ma forse quella sera sarebbe riuscito a rimandarlo.
 
“Ehy, Van Acker…” 
Jude alzò lo sguardo dal tavolo per posarlo sull’apertura ad arco nel muro che collegava la stanza alla cucina, senza riuscire a vedere Isabelle ma certo che lei lo stesse ascoltando dopo che l’aveva interrotta.
“… che dici, mi vuoi sposare?”
 
Un istante di puro silenzio precedette il rumore di qualcosa in vetro che andava in frantumi, prima che Isabelle comparisse sulla soglia della stanza con gli occhi sgranati e un’espressione di pura incredulità:
 
“Come scusa?”
“Ti ho chiesto se vuoi sposarmi.”
 
Isabelle rimase perfettamente immobile e in silenzio, osservandolo come se non fosse sicura di aver capito correttamente la sua domanda… o più probabilmente si stava chiedendo se lui non la stesse prendendo in giro. Jude invece sembrava tranquillo e rilassato, come se le avesse chiesto se poteva passargli un bicchiere. 
 
“Perché quella faccia? Ti ho sconvolta? Oh, scusa… quasi dimenticavo.”
 
Jude si alzò come se niente fosse, avvicinandosi alla ragazza con una piccola scatola di velluto in mano, aprendola davanti agli occhi ancora increduli di Isabelle:
 
“Mio padre lo ha regalato a mia madre quando Yhavanna è morta, non voleva che portassero lo stesso anello… Ma Isabelle ti prego, dì qualcosa!”
Jude si accigliò, iniziando seriamente a temere di ricevere una risposta negativa. Aveva appena iniziato a pensare a cosa avrebbe fatto in quel caso quando Isabelle gli assestò un doloroso pugno sul braccio, guardandolo con aria torva:
 
“Ahia! Uno ti chiede di sposarti e tu lo picchi? Basta un semplice no!”
“IDIOTA. Ti sembra il modo di chiederlo? Mi hai presa in contropiede!”
“Lo scopo era quello.”   Jude fece spallucce, continuando a guardarla in crescente attesa. Isabelle invece non disse nulla per un attimo, abbassando lo sguardo sull’anello che le stava porgendo prima di annuire con un lieve cenno del capo:
 
“Io… sì.”
“Davvero?”
“Cos’è, speri che dica di no?”
 
Isabelle inarcò un sopracciglio mentre Jude invece sorrise allegramente, infilandole l’anello all’anulare della mano sinistra:
 
“No, no, assolutamente… Vado a prendere il dolce, ho idea che tu sia ancora mezza sconvolta.”
“Mi hai appena chiesto di sposarti e vai a prenderti la fetta di torta? Sei impossibile…”
 
Isabelle sospirò, scuotendo il capo con aria incredula mentre Jude invece sfoggiò un lieve sorrisetto prima di sparire in cucina, parlando quasi con tono canzonatorio:
“Allora ti sei appena firmata una condanna a vita, temo.”
 
                                                                                              *
 

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Sollevò una mano, sfiorandosi uno dei fiori che le erano stati intrecciati nei capelli.  Era vestita, truccata, pettinata… assolutamente pronta.
O almeno, di certo fisicamente lo era… ma psicologicamente? Lo era?
 
Continuò a guardarsi allo specchio, osservando gli occhi verdi che la fissavano di rimando. Quegli occhi che nel giro di pochi anni ne avevano davvero viste tante, cose anche davvero molto brutte… guardandosi allo specchio alle volte li aveva visti rossi, lucidi, colmi di lacrime. Spaventati, vacui, privi di emozioni… nell’ultimo periodo però erano sempre sorridenti, vivaci e luminosi. Come quando era piccola. 
 
Il bouquet di fiori viola e bianchi era appoggiato accanto a lei, sopra alla toeletta. Era pronta e probabilmente la stavano aspettando tutti… di certo fiori dalla porta c’erano Faye, Phoebe e suo padre. 
Eppure ancora non si alzava, ancora rimaneva lì. 
 
Lo stava facendo aspettare troppo?   Sorrise appena, pensando a Jude. Ormai doveva essere già davanti all’altare, a disagio nello smoking e di sicuro chiedendosi perché ci stesse mettendo tanto. 
Era sempre stato così insicuro nei confronti dell’amore che probabilmente stava pensando che lei avesse cambiato idea… quel pensiero la fece quasi ridere, sentendosi in colpa allo stesso tempo.
Sì, forse doveva andare. Eppure, d’altra parte voleva trascorrere ancora qualche piccolo momento da sola… o quasi.
 
“Come siamo belle… Ma non dovresti saltellare felicemente verso l’altare?”
“Io non saltello, specialmente con queste scarpe… Ma sono felice, questo sì.”
 
Le sorrise, avvicinandosi alla giovane sposa e chinandosi leggermente, intrecciando le braccia intorno a lei prima di baciarla dolcemente su una guancia. 
 
“Non sai quanto mi faccia piacere sentirlo Belle… spero che sarà sempre così.”
“Anche io.”
“Non dovresti andare adesso? Lì fuori ci sono molte persone che muoiono dalla voglia di vedere la sposa.”
Sorrise mentre si rimetteva dritto, porgendole la mano che venne stretta da Isabelle. Prese il bouquet e lanciò un’ultima occhiata allo specchio prima di allontanarsi dalla toeletta, camminando in equilibrio sui vertiginosi tacchi bianchi che indossava. 
 
“D’accordo… è il tuo momento Belle. Vai e stendili tutti, sorellina.”
 
Sorrise, sporgendosi per darle un bacio su una guancia. 
Annuì, incapace di parlare mentre si limitava a sorridergli, guardandolo strizzarle l’occhio un ultima volta prima che qualcuno bussasse alla porta. 
 
“Tesoro, di questo passo Verräter penserà che tu sia scappata, e non mi va di doverlo trattenere con la forza all’altare! Pronta?”
 
Phoebe spuntò sulla soglia mentre alle sue spalle una Faye perfettamente agghindata si lamentava del caldo, chiedendosi perché tutti si sposassero sempre nelle giornate più afose… perché mai d’inverno, insomma?
 
Isabelle annuì e rivolse all’amica un sorriso di scuse mentre si lisciava la gonna bianca del vestito:
 
“Si, sono pronta. Avevo solo un’ultima cosa da fare… hai chiamato mio zio come ti ho chiesto?”
“Si, è qui.”
 
Phoebe annuì e si spostò per far passare l’amica, che rivolse un caloroso sorriso ai due uomini che l’aspettavano. 
 
“Isabelle, che cosa c’è? Phoebe mi ha detto che era urgente…”
“Certo Zio, mi devi accompagnare! Oggi un padre non è abbastanza… Su, andiamo. Nessuno vuole vedere un Jude spazientito!”
 
Isabelle sorrise e si lasciò prendere a braccetto sia da suo padre che da Morgan, che le sorrise affettuosamente prima di lasciarle un bacio sulla fronte. 
Rimase ad un paio di centimetri dal viso della ragazza, mormorandole che di sicuro Alastair sarebbe stato molto felice per lei.
 
“Oh, lo so zio… credimi, lo so.”
 
                                                                                    *
 
Sbuffò, chiedendosi come si fosse lasciato convincere ad andare a quella dannata festa.
Lui li odiava, gli eventi di quel tipo… circondato da persone con cui non aveva la benché minima voglia di parlare, persone a cui era obbligato a presentarsi, altre che mascheravano tutto dietro falsi sorrisi di circostanza.
Disgraziatamente suo padre gli aveva gentilmente ceduto quell’onere da quando si era sposato e ormai sospettava a lui il compito di partecipare a quelle serate barbose, dove giravano chissà quali assurde voci su di lui, sulla sua famiglia. 
 
“E’ qui da solo?”
Riportò gli occhi sull’uomo che gli stava davanti e scosse il capo, sollevato di sentire una domanda che non riguardava suo padre, finalmente:
 
“No… sono venuto con mia moglie.”
Un lieve, impercettibile sorriso gli increspò le labbra nel pronunciare le due ultime parole e, anche se non se ne accorse, per un attimo cambiò anche l’inclinazione della sua voce, meno indifferente e quasi più dolce.
 
L’uomo che gli stava davanti, in effetti non ricordava con chiarezza il nome visto il gran numero di persone con cui aveva dovuto parlare e presentarsi, si voltò leggermente, accennando a qualcuno:
 
“Vestito blu?”
“Sì.”
 
Jude si voltò a sua volta per individuare Isabelle, trovandola a qualche metro di distanza e impegnata a parlare con qualcuno.
 
“Beh, allora complimenti. E’ deliziosa.”
 
Perché non la vede quando si arrabbia…
 
Annuì leggermente e rivolse un cenno al suo interlocutore prima di allontanarsi di qualche passo, sorridendo in direzione di Isabelle mentre si portava una mano al nodo della cravatta per allentarlo leggermente. 
Era indubbiamente l’unica con cui avesse anche solo una parvenza di voglia di passare la serata, l’unica che riuscisse a convincerlo a fare ciò che non voleva… come trovarsi lì. 
Un lieve sorriso gli increspò il volto quando la vide, attraversando la sala per raggiungerlo con il vestito blu elettrico che le svolazzava intorno alle gambe e i capelli tagliati fino alle spalle sciolti e leggermente mossi. 
Lei ricambiò il sorriso mentre lo raggiungeva, porgendogli un bicchiere con dello scotch dentro.
“Tieni… forse ne hai bisogno.”
“Non so che farei senza di te…”   Jude prese il bicchiere e le sorrise, bevendo un sorso di scotch mentre Isabelle gli risistemava il nodo della cravatta, parlando a mezza voce:
 
“Lo so che odi queste occasioni… ma fai uno sforzo e comportati bene.”
“Io mi comporto sempre bene! E’ solo che odio tutta questa… ipocrisia. Gente che si odia che si ritrova dentro la stessa sala, sparlando a tutto spiano. Di sicuro pensano che tu stia solo una specie di moglie trofeo…”
“Che pensino quello che vogliono, non mi interessa.”  
 
                                                                                       *
 
Si chiuse la porta alle spalle cercando di fare piano, non volendo svegliarla a quell’ora.
Non fece, tuttavia, neanche in tempo ad attraversare l’ingresso quando si fermò, e dovette chiudere gli occhi a causa della luce improvvisa.
“Che diamine…”    La mano di Jude volò alla tasca dove teneva riposta la bacchetta, bloccandosi quando si rese conto che non c’era nessun ladro/assassino in casa ma che ad accendere la luce era stata sua moglie.
 
Anche se, riflettendoci, Isabelle Van Acker poteva diventare anche più terrificante quando era arrabbiata… e a giudicare dal modo in cui lo stava guardando, non era troppo allegra.
 
“Ah, sei tu… mi hai spaventato. Che ci fai ancora sveglia? Sono quasi le cinque.”
“Già… me lo chiedo anche io. Perché è l’alba e io sono ancora qui, ad aspettare che tu torni a casa? Dov’eri?”
 
Il tono della donna era decisamente seccato e un campanello d’allarme suonò nella testa di Jude, che sbuffò leggermente mentre si sfilava il cappotto:
 
“Lo sai, preferisco non parlarti di certe cose… cercherò di non fare più così tardi, lo prometto.”
La sentì sbuffare leggermente e seppe di non averla convinta, neanche lontanamente.
 
“Ne abbiamo già parlato Jude… io vorrei che tu mi parlassi di tutto.”
 
Certo, non sapeva dove fosse stato o a fare cosa… ma una vaga idea ce l’aveva. E come sempre non le piaceva. 
 
Jude sbuffò prima di voltarsi nuovamente verso di lei, guardandola seduta su una poltrona, nel salotto.
“Se dovesse succedere qualcosa di grave te lo direi, lo sai… ma non è il caso di stasera, dovevo solo sistemare dei… conti con delle persone. Non guardarmi così Isabelle, lo hai sempre saputo, te l’ho detto fin da subito…. Non guardarmi come se ti avessi sempre mentito e lo stessi scoprendo solo ora.”
 
“Sì, l’ho sempre saputo… ma più passa il tempo e meno mi va giù.”
Isabelle distolse lo sguardo dal marito, parlando a bassa voce e con un tono piuttosto amareggiato mentre Jude sospirava, guardandola come a chiederle di capire:
 
“Non è per sempre Belle… te lo prometto. Ma non guardarmi così, non lo sopporto. Che cosa è cambiato rispetto a due settimane fa, perché all’improvviso la fai tanto lunga?”
 
Isabelle non disse niente, restando in perfetto silenzio per un attimo prima di aprire la bocca per dire qualcosa… ma poi la richiuse, scuotendo leggermente il capo prima di alzarsi:
 
“Niente. Non importa…”
Isabelle attraversò il salotto per raggiungere le scale e andare finalmente a dormire, ma quando passò accanto al marito lui la bloccò, prendendola per un braccio e costringendola a voltarsi:
 
“C’è qualcosa. Cosa è cambiato?”
“Niente.”
“Isabelle, ti conosco… che cosa c’è?”    La dita lunghe e sottili di Jude non accennarono ad allentare la presa sul braccio della moglie, guardandola dritta negli occhi e parlando con il tono di chi non ammette repliche… sì, la conosceva, e sapeva quanto fosse brava a svicolare.      Isabelle deglutì, parlando a bassa voce e con gli occhi verdi leggermente lucidi:
 
“E’ solo che non voglio perderti Jude. Sono… Sono incinta.”
 
Lo vide cambiare completamente espressione, sgranando gli occhi eterocromatici che aveva finalmente imparato a non nascondere, forse grazie a lei, prima di parlare: 
“Cosa? Da quanto lo sai?”
“Quasi due settimane. Non fare quella faccia, non sapevo come l’avresti presa… hai avuto un’infanzia così difficile, ho pensato che forse non ti sentissi pronto!”    Lo vide sbuffare, borbottare quanto fosse stupida prima di sporgersi verso di lei e baciarla, staccandosi per dirle tra un bacio e l’altro che era una stupida ma che l’amava lo stesso. 
 
Sorrise con sollievo e l’abbracciò mentre lei puntava gli occhi su di lui, guardandolo con lieve apprensione: 
 
“Quindi… sei felice?”
“Sono felice, Isabelle… Terrorizzato, ma felice. E non ti preoccupare, non vado da nessuna parte.”
 
 
                                                                               *
 
“Ci metteremo mai d’accordo su qualcosa, noi due?”
“Forse no. Smettila di fare la rompiscatole, andrà ad Hogwarts.”
“Cimmeria!”
“Hogwarts.”
“Cimmeria!”
“Ma che cos’hai contro Hogwarts? Solo perché tu sei stata una dell’élite che è andata alla scuola privata?”
“Smettila, non mi sembra che la Cimmeria ti sia dispiaciuta… anzi, noi ci siamo conosciuti lì! Se fossi rimasto in Scozia ora non saresti sposato con me!”
 
“Hai ragione… magari sarei sposato con una bionda con le gambe da fenicottero di neanche 50 chili…”
 
Jude parlò con un tono vagamente pensieroso, sfoggiando un sorrisetto appena prima che Isabelle lo colpisse brutalmente sulla spalla, facendolo ridacchiare:
 
“Hai poco da ridere, simpaticone! Ti ricordo che so perfettamente come mandare al tappeto qualcuno in circa 25 maniere… Anche se, riflettendoci, se tu fossi rimasto ad Hogwarts… chi può dirlo, magari ora io sarei sposata con Sebastian Ryle.”
 
Isabelle si accigliò leggermente, parlando con il suo stesso tono vago. Jude smise immediatamente di ridere, tornando serio e guardandola male prima di borbottare un “non penso proprio” a mezza voce. 
Isabelle rise, scoccandogli un bacio su una guancia prima di sistemarsi di nuovo contro la testiera del letto, mentre Jude le accarezzava distrattamente il pancione. 
 
“Sai che ti dico? Abbiamo 11 anni per decidere la scuola… parliamo del nome, piuttosto.”
“Beh, io continuo a sostenere che dovrei avere maggiore voce in capitolo visto che la fatica la sto facendo io… e poi avrà il tuo cognome!”
“Ma Emma non è orribile! E a me Natalie non piace.”
“Non chiamerò mia figlia come la mia odiosissima vicina di casa dell’infanzia Jude… hai la mia parola.”
“Sei una moglie tiranna.”
“E tu un marito rompiscatole!”
 
                                                                                     *
 
“Come la volete chiamare?”
 
Jude quasi non sentì la voce dell’ostetrica che gli stava sorridendo, porgendogli la bambina urlante e avvolta in un asciugamano bianco che aveva attirato la sua completa attenzione. 
Jude sbattè le palpebre, allungando le braccia quasi tremanti per prendere la bambina, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso mentre alle sue spalle Isabelle chiedeva flebilmente di poterla finalmente vedere.
 
Jude, tenendo la bambina in braccio mentre nemmeno si accorgeva che aveva appena smesso di piangere, si voltò verso la moglie come a volerle chiedere un ultimo consenso. Isabelle però non disse nulla, limitandosi ad annuire e a sorridergli mentre restava appoggiata con la schiena ai cuscini bianchi, assistendo alla scena. 
 
L’uomo si voltò di nuovo verso l’ostetrica prima di abbassare gli occhi su sua figlia, allungando timidamente un dito per sfiorarle il piccolo e delicato capo prima di parlare a bassa voce:
 
“Beatrix.”
“E’ un gran bel nome… se non sbaglio vuol dire “che porta felicità”.”
“Sì, esatto.”
 
Jude sorrise e annuì, voltandosi per raggiungere la moglie e sedersi accanto a lei per permetterle di vedere finalmente la figlia a sua volta. Lui le sorrise e si sporse per lasciarle un bacio sulla fronte prima di abbassare di nuovo gli occhi sulla figlia, tenendola con delicatezza ma allo stesso tempo con decisione.
 
Esattamente… Beatrix, colei che porta felicità. Ci avevano messo mesi, ma alla fine avevano fatto la scelta più giusta, ne ebbero la conferma soltanto guardando la bambina appena nata.
 
                                                                                    *
 
Aprì gli occhi e deglutì di colpo, sudando freddo e tremando leggermente… in effetti le temperature si erano piuttosto abbassate da qualche giorno, ma i tremori non avevano niente a che fare con il freddo, lo sapeva. 
 
“Isabelle…”    Con un sussurro si voltò di scatto, tirando un considerevole sospiro di sollievo quando trovò sua moglie accanto a sé, profondamente addormentata e raggomitolata sotto le coperte restando attaccata a lui, usandolo come “termosifone umano”, testuali parole della stessa Isabelle. 
 
Sorrise debolmente e allungò una mano per sfiorarle i capelli mentre un macigno gli si sollevava dal petto, guardandola dormire con sollievo e provando un po’ di invidia: sembrava così serena… era fortunata a non sognare le sue stesse cose.
All’improvviso un pensiero gli attraversò la mente e si irrigidì, scattando in piedi e ignorando il freddo che aleggiava nel corridoio mentre usciva dalla camera da letto. Si diresse quasi di corsa verso la stanza infondo al corridoio, entrando nella camera semi-buia e avvicinandosi al lettino dove dormiva sua figlia di appena sei mesi. 
 
“Ciao tesoro…” 
 
Con un sorriso carico di sollievo la sollevò delicatamente, sistemandosi la bambina su una spalla e accarezzandole i capelli castani mentre cercava di non pensare più a quello che aveva appena sognato. 
 
“Meno male… ho sognato di non trovarti più, lo sai?”    Sospirò e le diede un lieve bacio sulla testa prima di uscire dalla cameretta della figlia, tornando nella sua camera con quell’esserino avvolto in un body rosa sulla spalla. 
Beatrix mugugnò qualcosa ma rimase comodamente ancorata al padre mentre anche Isabelle si svegliava, aprendo un occhio e puntandolo sul marito mentre Jude tornava sotto le coperte, sistemando la bambina tra lui e la moglie:
 
“Abbiamo un’ospite?”
“Si… ho sognato di svegliarmi e di non trovarvi da nessuna parte. Preferisco tenervi vicine a me entrambe stanotte.”
 
                                                                                     *
 

Beatrix VerraterImage and video hosting by TinyPic Audrey VerraterImage and video hosting by TinyPic

Jude Verräter teneva gli occhi fissi sulle carte che teneva in mano, mentre continuava a tamburellare con un dito sulle proprie labbra. 
Beh… era arrivato il momento della verità.
 
“Ok… scopriamo le carte. Coppia di re.”
Jude appoggiò le carte sul tavolo e sollevò lo sguardo sulla persona che gli stava davanti… forse uno degli avversari più difficili da battere che avesse mai incontrato.
 
Era stato così preso da quella partita, a dir poco fondamentale, da non essersi accorto della presenza di due figure minute che avevano fatto la loro comparsa accanto al tavolo… in effetti una non riusciva nemmeno ad arrivare al tavolo e doveva alzarsi in punta di piedi per vedere cosa stesse succedendo:
 
“Che cosa state facendo?”
“Stabiliamo le sorti della serata, tesoro… Coppia d’assi caro, temo che tu abbia perso questa volta.”
 
Isabelle Van Acker sorrise con aria soddisfatta, lasciando a sua volta le carte sul tavolo mentre Jude imprecava a mezza voce… in francese ovviamente, così che le due bambine non capissero.
 
“Che cosa hai detto papà?”
“Ho detto… mannaggia.”
 
Jude si sporse per prendere la più piccola delle due figlie di appena tre anni, Audrey, e sistemarla sulle sue ginocchia, mentre Isabelle continuava a sorridere mentre si alzava:
 
“Bene… e visto che ha vinto la mamma, stasera si mangia messicano!”
“Ma io voglio la pizza!”
“Non mi interessa Verräter, hai perso quindi decido io…”
 
“Ragazze, vostra madre è perfida, ricordate le mie parole.”
“Sarà anche vero, ma mi ami lo stesso, giusto Verräter?”
 
Isabelle rise mentre si alzava, dandogli le spalle per andare in cucina mentre Jude la seguì con lo sguardo, annuendo con un lieve cenno del capo:
 
“Triste, ma vero.”
 
                                                                                 *
 
Isabelle stava osservando le due figlie, di sei e quattro anni, giocare sul pavimento del salotto mentre lei era seduta sul divano.
 
Audrey, la più piccola, alzò lo sguardo e le indirizzò un sorriso mentre metteva in fila la sua schiera di peluche, quasi tutti regali di “nonno Morgan” che non perdeva occasione di viziare le bambine, portando qualche regalo ogni volta in cui faceva visita alla famiglia della figlioccia. 
 
Isabelle ricambiò debolmente mentre Jude la raggiungeva, sedendosi accanto a lei e osservando a sua volta le figlie discutere su come sistemare i giochi sul tappeto.
 
“Credi che passeremo i prossimi mesi a litigare come le altre volte?”
“Non saprei… questa volta è un maschio, magari mettersi d’accordo sarà più facile.”
 
La donna si strinse nelle spalle mentre il marito si voltava verso di lei, guardandola quasi con aria eloquente:
 
“Vuoi chiamarlo Alastair, vero?”
“Non mi dispiacerebbe, no.”
 
Isabelle annuì, ricordando quando, un paio di giorni prima, aveva saputo di aspettare un maschio… in effetti il suo primo pensiero era andato proprio su quel nome. 
 
Jude non disse niente per un attimo, voltandosi nuovamente verso le bambine prima di parlare di nuovo:
“Beh… se ti fa piacere, per me va bene.”
“Davvero?”
 
Isabelle si accigliò, guardandolo con sincera sorpresa prima di stendere le labbra in un sorriso, sporgendosi leggermente per abbracciarlo:
 
“Grazie.”
“Figurati… basta che erediti il mio meraviglioso carattere, certo.”
 
Jude sfoggiò un sorriso e Isabelle invece sbuffò, borbottando che lei pregava affinché ciò non accadesse e facendolo ridacchiare:
 
“Sai Belle… non avrei mai immaginato che un giorno avrei avuto una famiglia così, come non l’ho avuta da bambino.”
“Io te l’ho detto milioni di volte, Jude Noel Verräter… tua nonna si sbagliava di grosso sul tuo conto, spero che tu l’abbia capito, finalmente.”

Isabelle sorrise, guardandolo come probabilmente non l'aveva mai guardato nessuno prima di lei… e Jude non poté che ricambiare, mentre qualcuno gli tirava un lembo dei pantaloni per attirare la sua attenzione:

“Papà, dopo devi finire la storia di ieri sera.” 
Jude si voltò verso la fonte della voce e sorrise quando incontrò i grandi occhi chiari di Audrey, annuendo e assicurandole che l'avrebbe fatto. Isabelle invece sbuffò, intimandogli con lo sguardo di raccontare la versione originale e non quelle Made in Jude, dove alla fine qualcuno veniva sempre ucciso e spesso e volentieri vincevano i cattivi. 
“Non fare quella faccia Isabelle, lo sai che non mi piacciono le tavolette con principe e principessa che vivono per sempre felici e contenti…” 
“Beh, non è un buon motivo per storpiare tutte le versioni! Audrey, non ascoltare tuo padre, alla fine Biancaneve si sveglia e si sposa con il principe.” 

Audrey sorrise con aria sollevata prima di tornare dalla sorella maggiore per continuare a giocare, mentre invece Jude sbuffò leggermente:

“Van Acker, mi hai rovinato il gran finale dove la matrigna ammazza i nani!” 
“Non me ne frega niente, non ti azzardare a raccontare storie cruente alle bambine o faccio sparire il tuo prezioso scotch.” 







…………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:

Già qua direte? Beh, in realtà l'avevo già scritta XD 
Con questa OS chiudo definitivamente Night School… e ancora grazie a tutte per avervi partecipato, in particolare questa volta a Sesilia e a Phebe per avermi mandato questi due testoni che ho davvero adorato e con cui mi sono divertita moltissimo. 
Spero che la OS vi sia piaciuta… a presto! 

Signorina Granger 
   
 
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