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Autore: pandafiore    07/05/2017    1 recensioni
{Post Mockingjay / Pre Epilogo}
Dal testo:
“Peeta non rispose; digrignò i denti e spostò lo sguardo ancora più in basso di prima.
Era come se non volesse più toccarla, nemmeno con gli occhi. E ciò la fece stare tremendamente male.
«Vattene.» Sibilò allora Katniss, con quell'orgoglio solo suo, cercando le iridi blu che non incontravano il suo sguardo. «Vattene...» Ripeté più roca e meno convinta forse, sull'orlo di una crisi. Stringeva i pugni pur di non lasciare andare quelle lacrime bastarde.”
{Mini-Long}
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5.

 

Giorno 4.





Peeta tornò a casa circa alle due di notte, cioè dopo un'ora abbondante passata ad armeggiare con il condotto idraulico di Haymitch.
Era stanco, affaticato e gli facevano male le braccia per averle tenute in tensione troppo a lungo. Le palpebre a malapena gli si riaprivano, ad ogni battito di ciglia, ma nonostante questo non vedeva l'ora di rivedere Katniss e di darle il bacio della buonanotte; solo poco tempo prima stavano per lasciarsi andare come mai era successo, se solo Haymitch non avesse interrotto tutto, maledizione!

Ed erano questi i pensieri del ragazzo del pane mentre girava la chiave nella toppa per accedere a casa propria. Tranquillo, assonnato, inizialmente nemmeno si accorse di quelle grida agghiaccianti di una voce così familiare, che lo costrinsero a correre in soggiorno con il fiato mozzo nei polmoni.
E fu quasi sollevato nel vedere Katniss agitarsi convulsamente sul divano, in preda ad un incubo; almeno non era qualcosa di reale.
Dopo il primo sospiro che gli permise di respirare nuovamente, si accorse però del dolore orrendo che stava devastando la ragazza che, spasmodica, gridava a denti stretti sui cuscini del divano.

Le corse incontro, sollevandole il busto e stringendoselo forte contro se stesso, seduto a sua volta, accarezzandole la schiena ed i capelli.
«Ssh, shh... Era un incubo, Kat, era un incubo.» Cercava di tranquillizzarla, mentre lei finalmente si svegliava, ma iniziava a singhiozzare. Nonostante sapesse che le proprie parole potevano servire a ben poco, poco era comunque meglio di niente, dunque sussurrò fino a quando il suo pianto non si calmò.

«Ti prego, smettila di piangere, Katniss.» Le disse infine, prendendole il viso, così minuto ed addolorato, tra le grandi mani e portandoselo davanti agli occhi. «Ti prego. È... è tutto finito.»
Ma Katniss non riusciva a smettere; aveva ben nitide davanti a sé le immagini del sogno, che sembravano ancora così vere e così terrificanti. Come, ad esempio, il momento in cui Snow le tirava via Prim dalle proprie braccia e la gettava in pasto a degli ibridi. E la scena si ripeteva, più e più volte, con torture sempre più lunghe e strazianti per sua sorella, mentre lei era impotente, dietro a delle sbarre di metallo che cigolavano da quanto le strattonava.

«Ti prego, perfavore, perfavore, Katniss. Basta.» Era una supplica, quella di Peeta: forse lo facevano star male, quelle sue lacrime? Non gliene importava niente, tanto non riusciva a controllarle. Le diceva sempre di dar sfogo al suo dolore, ed ora invece le imponeva la calma; come poteva calmarsi, senza prima piangere l'anima?
Ad un certo punto, Peeta - stanco? Stufo, forse? - si alzò dal divano ed andò a preparare un thè caldo. Katniss rimase lì ad attenderlo, mentre lentamente gli spasmi ai bronchi si affievolivano.
Quando Peeta tornò, lei era riuscita a darsi un contegno, dopo tanto soffrire.

Prese tra le dita la porcellana celeste e la strinse, infischiandosene di ustionarsi i polpastrelli. Bevve due dolci sorsi, con calma, e poi riadagiò la tazza, quasi totalmente piena, sul tavolino.
Katniss percepiva il respiro pesante di Peeta al suo fianco, e fu più che certa che nella sua mente si stesse tormentando, domandandosi se, per caso, l'incubo non fosse stato su di lui, se per caso non fosse così spaventata proprio da lui, dal mostro che era. Forse per questo aveva preferito andare a preparare il thè, invece che restare lì, sul filo del rasoio.
Volle rassicurarlo, così parlò, dopo tanto tempo: «Ricordare tutto, ieri sera...» fece un profondo respiro, per svuotarsi di tutto «Ricordare Prim, con il libro dei ricordi... è stato... troppo.» La vista le si annebbiò nuovamente di lacrime; Katniss odiava essere così maledettamente fragile, per questo nascose il proprio viso tra le mani, rannicchiandosi in se stessa.
Sentí un improvviso brivido, e si accorse che Peeta le stava accarezzando la schiena, dall'alto verso il basso, con estrema dolcezza. «Tranquilla. Stai tranquilla, il dolore passa.» Katniss alzò il viso, voltandosi lievemente in sua direzione: «Tu ne sai qualcosa, non è così?» Domandò schietta, fissandolo negli occhi chiari. Peeta annuì semplicemente, perdendo lo sguardo nel vuoto della stanza, come se un improvviso furgone di ricordi - orribili ricordi - si stesse riversando nel suo cervello. Katniss parlò prima che un episodio lo devastasse, con conseguente rischio per la propria incolumità; «Pensavi che l'incubo lo avessi fatto su di te?»
Peeta fece nuovamente segno di sì col capo; il bagliore d'una lacrima luccicante rifletté la luce nell'angolo del suo occhio.
«Non faccio incubi su di te. Non mi aspetto che tu sia cattivo; succede e basta, a volte.» Disse Katniss, con ingenuità, senza accorgersi che quelle parole tagliavano come lame.
«Non... non sono cattivo, infatti. Non sono realmente io, quello degli episodi.» Le spiegò Peeta, un po' offeso, come se lei non avesse ancora capito niente di lui.
«Lo so.»
«E allora non dirmi che sono cattivo. È orribile, Katniss.» Di tutta risposta, lei si alzò e se ne andò a letto. Era stanca, non aveva alcuna intenzione di giustificare le proprie parole; le aveva pronunciate e basta, Peeta non avrebbe dovuto offendersi, fine della discussione. Con la sua frase intendeva solo dire che riteneva che lui fosse una persona buona, per questo non ne era terrorizzata e quindi non ci faceva incubi.
Era semplice, lineare nella testa della povera Katniss, che si sentiva incompresa, ma carica di ragione. Il torto era tutto di Peeta.
E quando quest'ultimo, dopo non molto, s'infiltrò sotto le coperte, lei lo sentì, ma non lo sfiorò nemmeno, stringendosi nel bordo estremo del grande letto.
Fu lui, però, a non resistere e a cedere al bisogno così fisico e carnale di avercela tra le braccia; così, in una mossa, la avvolse con il proprio corpo e le permise di passare una calda notte al riparo da tutto e da tutti, anche dai più temibili fantasmi del passato.
Quell'abbraccio era la pace.





Ei, buona domenica!
Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto e, se volete lasciarmi il vostro parere, non esitate, ve ne prego! Positivo, o negativo che sia.
Vi abbraccio forte,
buon weekend!

   
 
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