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Autore: Nene_92    14/05/2017    6 recensioni
Tante piccole scene di vita quotidiana con un unico grande filo conduttore: la vita insieme di Lyra e Antares Black.
E magari anche di qualche loro discendente.
.
(le OS si ricollegano alla serie "Una nuova generazione di Black" ma sono leggibili anche in autonomia)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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- Il temporale delle Stelle ... c'è spazio per tutti? - 




1968, Villa Black




postimage    postimage  Pyxis (7) e Selene Black (4 anni)          

postimage Lyra Blackthorne in Black (40)

postimage  Antares Black (42)

Un lampo squarciò il buio della notte, seguito a breve distanza dal rumore di un tuono.
Tuttavia a differenza della moglie - che si era svegliata con un sussulto - Antares Black continuò placidamente a dormire, con il capo abbandonato sul cuscino.
O almeno continuò a farlo finchè Lyra non iniziò a muoversi, per districarsi dalle coperte e recuperare la vestaglia azzurro chiaro.
Fu a quel punto che l'uomo, nel sonno, allungò una mano verso la parte destra del letto, accorgendosi così dell'assenza della moglie.
 
Mentre un altro tuono rompeva il silenzio della notte, Antares si svegliò.

Per qualche secondo i suoi occhi azzurri, ancora opachi a causa del recente risveglio, analizzarono la stanza confusi, cercando di capire cosa avesse interrotto il loro sonno.
Poi si soffermarono sulla figura della donna, ormai completamente vestita e in procinto di alzarsi dal letto.

"Lyra?" Domandò a quel punto il Serpeverde, con voce impastata "Cosa stai facendo?"
"Il temporale" Spiegò brevemente la donna "Le bambine saranno spaventate."

"Ma non ci staremo mai tutti!" Brontolò lui in risposta, avendo già capito cosa la moglie avesse intenzione di fare.

Aveva appena finito di dirlo che un bussare timido alla porta giunse alle orecchie di entrambi, prima che Selene e Pyxis - le loro figlie più piccole - facessero capolino, tenendosi per mano e guardando speranzose verso la madre.

"No." Sbuffò Antares a bassa voce "Assolutamente no." Rimarcò il concetto, ottenendo però come unica risposta una gomitata da Lyra. "Non riusciremo più a dormire così! Non c'è abbastanza spazio! E rischierei di schiacciarle!" Continuò a borbottare all'orecchio della moglie, che  decise
però di ignorarlo.
"Mamma..." Iniziò Selene in un pigolio "C'è spazio per noi?"
"Venite qui." Disse infatti la donna, allargando le braccia in un chiaro gesto esplicito. "C'è sempre spazio per voi."

Un altro tuono, ancora più forte degli altri, squarciò l'aria attorno a loro, seguito da un fortissimo scroscio d'acqua.
Perciò, senza farselo ripetere due volte, entrambe le bambine si precipitarono verso il letto, rifugiandosi nell'abbraccio della madre, la quale, con un finto colpo di tosse, coprì il borbottio contrariato del marito.

Un'ora dopo Lyra era posizionata al centro del letto, con Selene a destra e Pyxis a sinistra. Tutte e tre profondamente addormentate.
Al contrario di Antares, ormai costretto in un angolino e che non osava muoversi per paura di schiacciare la figlia più piccola.

L'uomo, avendo ormai capito che quella notte non avrebbe avuto modo di riaddormentarsi, sospirò rassegnato.
Nonostante Selene e Pyxis fossero solo le ultime due della "nidiata", non era mai riuscito ad abituarsi alle incursioni notturne delle figlie.
E mai si sarebbe abituato.
Con un altro sospiro, spostò lo sguardo verso il ventre della moglie nel quale, ancora invisibile, stava iniziando a prendere forma Asterion.

Anche lui, una volta nato, si sarebbe comportato nello stesso modo.
E lo spazio nel letto si sarebbe ulteriormente ridotto.

Quasi come a confermare la sua teoria, Selene scelse proprio quel momento per muoversi nel sonno, finendo per dargli un calcio alla gamba.

Dopo aver sbuffato per l'ennesima volta, Antares decise di averne abbastanza: per quella sera avrebbe dormito nella stanza degli ospiti.
Ma, mentre si alzava, promise a se stesso che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe permesso ad un bambino di entrare in quel letto.

"Ma chi vuoi prendere in giro Anty?" Gli sembrò di sentire la voce derisoria di suo cugino Altair nella testa "Lo sai anche tu che questa è una grossissima bugia."



- * -



1984, Villa Black



postimageCassiopea Black (3)   postimage Antares Black (58)



Un tuono più forte rimbombò all'improvviso nella stanza e Antares Black si svegliò con un sussulto.
Borbottando maledizioni a mezza voce, l'uomo recuperò velocemente la vestaglia.
Poi si precipitò per il corridoio, verso la stanza della nipote.

Cassiopea era sempre stata terrorizzata dai temporali.

Appena arrivò nella camera, si rese conto di quanto le sue previsioni fossero corrette: la bambina era posizionata al centro dell'enorme letto, ben sveglia e con gli occhi sbarrati, mentre stringeva a sè il suo orsacchiotto preferito, aumentando un po' la presa ad ogni tuono.

"Cassy?" La chiamò l'uomo dolcemente, avvicinandosi pian piano per non spaventarla ulteriormente.

Non appena si accorse della sua presenza, la bambina si precipitò verso di lui, buttandogli le braccia al collo e nascondendo la testa nel suo petto. Tremava come una foglia.

Dopo aver controllato che la presa sul suo corpicino fosse salda, Antares la sollevò.
Poi percorse il corridoio a ritroso, tornando così nella sua stanza.

Era chiaro che Cassiopea avrebbe dormito con lui quella notte.

Mezz'ora dopo la bambina era ormai profondamente addormentata, rannicchiata sul suo petto.

E ad Antares, prima di addormentarsi a sua volta, sembrò quasi di sentirla, la voce divertita della moglie prenderlo in giro.
"Visto Antares? C'è spazio per tutti: basta volerlo."




- * -



2007, Villa Black - Levenvolde




postimage  Cassiopea Black in Levenvolde (26)

 postimage  postimage Lyra (5) e Darius Levenvolde (32)



Darius, nel sonno, allungò una mano verso la parte sinistra del letto, quella nella quale dormiva sempre la moglie.
Sentendola però vuota, l'uomo finì inevitabilmente per svegliarsi.

Sollevando la testa, individuò quasi subito la figura della donna: era ancora nel letto, ma con il busto alzato, in procinto di alzarsi.

"Stai bene?" Domandò con voce impastata dal sonno, prima che un lampo - seguito a brevissima distanza dal rombo di un tuono - illuminasse a giorno la stanza, accompagnato da un forte scroscio d'acqua.
A quel punto non ebbe più bisogno di una risposta: sapeva perfettamente quanto sua moglie Cassiopea malsopportasse i temporali.

Caratteristica che aveva trasmesso anche alla figlia.


"Ho capito" Borbottò ancora, vedendo la moglie rabbrividire in risposta "Vado a prendere Lyra." Comunicò facendo perno sulle braccia per sollevarsi. "Torno subito." La rassicurò chinandosi appena per baciarla.

Pochi minuti dopo, lui, la moglie e la bambina erano stesi tutti insieme nel lettone.
Lyra era posizionata al centro, rannicchiata tra le braccia della madre, la quale giocherellava con i suoi ricci mentre canticchiava a mezza voce una ninna nanna.

"Mamma?" Domandò ad un certo punto Lyra, con voce impastata dal sonno, accarezzando il ventre prominente di Cassiopea nel quale era racchiuso il fratellino "Ma quando nascerà Antares ci sarà ancora spazio per me?"

Per qualche secondo la sorpresa prese lo spazio del sonno nel volto di Cassiopea, che sgranò gli occhi, stupita per quella domanda.

"Lyra" Replicò alla fine, accarezzandole la testa "Quante stelle
ci sono nel cielo?"
"Infinite." Rispose la bambina confusa.
"Eppure ci stanno tutte." Continuò Cassiopea sorridendo "Nella nostra famiglia abbiamo tutti dei nomi di stelle per un motivo: si tratta di un augurio. L'amore che ci lega è come il cielo: per quanti potremo essere, ci sarà sempre spazio per tutti."


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