1)Tempo di cambiamenti
Dicono che il tempo non faccia
sconti a nessuno, che
passi inesorabile come le maree del mare, l’eterna
successione delle stagioni
su questa terra e i cicli lunari.
Da viva credevo che avrebbe fatto un’eccezione per me, ma
mi sbagliavo: il tempo e la morte non fanno eccezioni per nessuno,
nemmeno per
una come me.
Sono Elsa, la regina del regno di Arendelle, e sono morta
due secoli fa.
Tre anni dopo la mia incoronazione mia sorella Anna e
Kristoff si sono sposati, è stata una cerimonia molto
toccante a cui ha
partecipato tutto il regno. Anna è sempre stata una persona
molto amata, per
anni non ha dovuto costruirsi una barriera attorno per evitare che
qualcuno
scoprisse che avesse dei poteri magici. Che poi è stato
inutile frenarsi tanto
a lungo, quando i miei poteri sono esplosi hanno regalato al regno di
Arendelle
quella che è la madre delle tempeste di neve e un paragone
irraggiungibile per
ogni inverno. Esiste persino il detto: “Questo inverno
è freddo, ma non come
quello della regina.”e lo usano anche adesso che il mio nome
è sparito nelle nebbie
della storia. E l’ho fatto in piena estate, una bella
impresa, vero?
Torniamo al matrimonio, oltre a tutta Arendelle è
arrivata una delegazione da Corona, che comprendeva anche mia cugina,
la
principessa Rapunzel e suo marito, il principe Eugene. È
stato molto bello
trascorrere del tempo con loro e iniziare a intessere dei legami di
amicizia.
Da allora a anni alterni Rapunzel è venuta ad Arendelle e
io e Anna siamo andate a Corona, almeno per un po’. Due anni
dopo il matrimonio
Anna è rimasta incinta e io ho iniziato a stare male, avevo
quello che adesso
chiamerebbero un cancro, ma allora la medicina non era così
avanzata e i
dottori non sapevano cosa fare.
Anna e Kristoff mi portarono dai troll per la seconda
volta nella mia vita e questa volta il loro capo scosse la testa, il
mio malessere
era così esteso che nemmeno i suoi poteri potevano guarirlo,
mi disse che avrei
visto nascere la mia prima nipote e sarei morta.
Anna pianse e molto, piansi anche io, piangemmo insieme,
perché stavamo imparando che il destino non si
può cambiare quando è scritto in
modo così definitivo. Visto che mi rimanevano pochi mesi di
vita, partii per
Corona da sola, rimasi qualche tempo da Rapunzel per dirle addio e
chiederle di
mantenere un rapporto di amicizia con mia sorella perché le
sarebbe servito.
Tornai in patria per il parto di Anna e per raccomandare a Kristoff di
proteggere e amare per sempre mia sorella. Nacque una bambina, venne
deciso di
chiamarla Elsa in mio onore. Due giorni dopo morii.
Ci fu un’imponente funerale, mi piansero in molti, alla
fine ero riuscita a diventare una regina amata, Anna più di
tutti. Rischiò di
non occuparsi di Elsa perché era troppo depressa a causa
mia, solo la
testardaggine di suo marito e un piccolo aiuto del destino la
salvarono. Il mio
spirito non è andato né in inferno né
in paradiso, è rimasto ad Arendelle nel
castello di ghiaccio che avevo costruito.
Mia sorella è venuta a trovarmi quasi ogni giorno fino a
che la vecchiaia e la morte non hanno colto anche lei e dopo di lei
sono venute
ancora le regine e i re di questo regno per almeno due generazioni. Ero
diventata lo spirito guardiano di Arendelle e pensavo che lo sarei
rimasta per
sempre, ma, come ho già detto, il tempo passa per tutti.
Anche le nazioni e i
regni cambiano, quello che si credeva immutabile sparisce, Arendelle
è stata
annessa alla Norvegia e adesso è solo una regione di una
realtà più estesa.
Io sono rimasta nei ricordi della gente solo come la
regina delle nevi, la responsabile di tutte le bufere di neve insieme a
Jack
Frost, solo che lui è trattato come una credenza simpatica,
di me hanno paura.
È da allora che gli anni hanno iniziato a diventare
lunghi e amari.
Ho passato il mio tempo a riparare il castello e a
riempirlo di sculture di ghiaccio, che poi distruggevo per fare posto a
quelle
nuove e – ovviamente – a creare tempeste. Nessuno
crede più in me, il mio
castello è così isolato che non lo raggiunge
più anima viva, mi chiedo perché sono
ancora in questo mondo.
Ho protetto il mio regno fino alla fine, non è arrivato
il momento di avere un po’ di pace e rivedere i miei cari?
Lo chiedo alla luna ogni tanto e ho l’impressione che
brilli più forte in risposta alla mia domanda, come se mi
chiedesse di
aspettare ancora un po’ che poi avrò tutte le
risposte.
Anche oggi sto intagliando una scultura, rappresenta
Anna, Kristoff, me e un uomo che è ancora senza volto,
dovrebbe essere quello
che amo, ma la mia vita è stata così breve che
non l’ho mai incontrato e mi
sono limitata a sognare l’amore.
All’improvviso sento bussare alla porta, ma non gli do
peso, a volte il vento dà questa impressione oppure la mia
mente torna ai
giorni in cui qualcuno veniva ancora in questa landa desolata.
Poco dopo il rumore si ripete e il mio cuore salta un
battito: qualcuno sta proprio bussando alla porta, chissà
chi è?
Abbandono il mio lavoro e vado ad aprire il portone un
po’ in ansia, sarà un’escursionista che
si è perso?
Davanti a me c’è un ragazzo che sembra avere circa
la mia
età, forse qualche anno più giovane, scalzo, che
indossa un paio di pantaloni
marroni stracciati sopra la caviglia, una felpa blu smorto con decori
bianchi a
forma di fiocco di neve. Ha in mano un bastone che termina in un
semicerchio,
ha i capelli bianchi e gli occhi più azzurri che abbia mai
visto.
“Chi sei?”
Lui mi sorride.
“Dovresti conoscermi, ci nominano insieme quando una
tempesta di neve arriva.”
Io spalanco gli occhi.
“Jack Frost?!”
“Esatto! Dovresti conoscermi visto che siamo complici
durante le tempeste di neve.”
Io corrugo le sopracciglia.
“Io non sono tua complice nelle tempeste, fai tutto da
solo, io me ne sto qui buona nel mio castello a intagliare
sculture.”
“Esattamente come Edward Mani di Forbice.”
Io inizio a sentirmi a disagio.
“Cosa vuoi, Jack?
Non dirmi che è una visita di cortesia perché
negli
ultimi duecento anni mi hai ignorato come non esistessi.”
“Ehy! Eri una pericolosa rivale in fatto di tempeste di
neve! La gente ricorda ancora la tua, ma nessuna delle mie. In ogni caso hai ragione, non sono
venuto qui per fare
il bravo vicino, sono qui in veste ufficiale di guardiano.”
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Gli chiedo perplessa, non mi sembra di aver violato nessuna regola.
“No, stai calma.
Solo, gli altri guardiani vorrebbero parlare con te, ma
non è nulla di grave.”
“Se lo dici tu… E come ci arrivo dagli altri
guardiani?”
“Seguimi.”
Lui si libra nel cielo con grazia.
“Jack Frost! Torna qui!”
Lui si volta perplesso.
“Io non so volare, come faccio a seguirti?”
“Certo che sai volare, solo che ancora non lo sai.”
Il mio sopracciglio si alza ancora un po’, lui invece crea
una palla di neve,
ci soffia sopra e poi me la lancia addosso, inaspettatamente scoppio a
ridere.
“Beh?! Questo dovrebbe farmi volare?”
“Esatto, baby. Adesso provaci.”
Io provo a saltare e incredibilmente riesco a rimanere ferma a
mezz’aria.
“Seguimi.”
Io lo faccio e iniziamo a volare sopra Arendelle diretti verso nord.
“Come hai fatto?”
“A fare cosa?”
“A farmi volare.”
Lui rimane un attimo pensieroso.
“Vedi, ogni guardiano ha un suo centro. Qualcosa che
è la
sua essenza ultima e che viene scelta dall’Uomo della Luna
come importante e
rappresentativa di una certa festa. Il mio centro è il
divertimento, sono un
guardiano perché so far ridere i bambini. Tu avevi dentro di
te il potenziale
per sbloccare il tuo potere, ma visto che non ti lasci mai andare non
ci
saresti mai riuscita. Io ti ho fatto lasciare andare.”
“Ti sbagli. Io so lasciarmi andare, la vecchia Elsa, quella
prima della
tempesta era così, ora sono diversa.”
Lui mi sorride triste.
“Elsa, essendo rimasta così tanto tempo da sola e
spaventata dalla
possibilità che qualcuno scoprisse il castello sei tornata a
essere la vecchia
Elsa. Certo, usi i tuoi poteri, ma il tuo cuore è tornato
ostaggio della paura,
esattamente come prima della tempesta.”
“NO!”
“Sì, pensaci! Quando è stata
l’ultima volta che ti sei sentita felice?”
Questa volta sono io a rimanere in silenzio.
“Quando l’ultimo re di Arendelle è
venuto da me, ma è
stato tanto tempo fa.”
“Vedi?”
“Adesso hai paura che ti scoprano e ti trattino come un
animale da esporre allo
zoo.”
Io non dico nulla, ma in cuor mio so che ha ragione e la cosa mi
spaventa un
po’: odio sentirmi vulnerabile.
Dopo qualche ora di volo arriviamo al polo nord e vedo la
leggendaria residenza di Babbo Natale, atterriamo, Jack entra dopo aver
salutato cordialmente i big foot che sorvegliano il posto. Io rivolgo
loro un
cenno, intimidita.
“Non avere paura, sono bravi. Sono spaventosi, ma molto
bravi.”
“Va bene.”
L’agitazione inizia a salire, tra poco incontrerò
i guardiani, come sarà?
È proprio vero che
quando sei in ansia il tempo non passa
mai e memorizzi ogni dettaglio.
Ad esempio noto che sono i big foot a costruire i
giocattoli e non gli elfi, come si è sempre creduto. I big
foot sono gentili,
creativi e creano i giocattoli più belli che io abbia mai
visto, uno sta
dipingendo con minuziosità dei robot giocattolo. In quanto
agli elfi sonno
butte creaturine con un grandissimo capello rosso che termina in un
campanellino, braccia e gambe piccole e non sono bravi con i
giocattoli, fanno
strani esperimenti con le luci di Natale o sfrecciano con piatti pieni
di
biscotti.
Finalmente Jack apre una pesante porta di legno decorata
con dei vetri colorati ed entriamo in una grande stanza, con al centro
un globo
su cui brillano delle luci.
“Ogni luce è un bambino che crede in noi, il
nostro
compito è proteggerli.”
“Capisco, ma non capisco ancora perché sono
qui.”
Dico alzando il volto verso la grande apertura sul tetto, da cui si
vede la
luna, Jack mi sorride inesplicabile.
Da quello che ho sentito dire è un chiacchierone, ma oggi
non sembra aver voglia di parlare o non può farlo.
“Adesso lo saprai!”
Mi dice una voce tonante alle mie spalle, un uomo corpulento con una
lunga
barba bianca entra nella stanza seguito da altre figure.
“Babbo Natale.”
Sussurro, ma non è come me lo aspettavo.
Ha la barba e la pancia canonici, ma è anche pieno di
tatuaggi.
“Sì, ma chiamami Nord, per favore.”
“Va bene. Io sono.. ero Elsa, regina di Arendelle.”
“Adesso ti presento gli altri.”
Una ragazza dal volto umano e dal corpo ricoperto da piume multicolori
si
avvicina.
“Io sono Dentolina, la fatina dei denti.”
Mi controlla la dentatura, il che è parecchio imbarazzante.
“Oh, è come la ricordavo! Bianca come la neve
esattamente
come quella di Jack.”
“Cosa?!”
Jack ride.
“Dentolina controlla i denti a tutti, deformazione
professionale, il suo ruolo però non si ferma a lasciare
soldi sotto il
cuscino, raccogliendo i denti raccoglie anche i ricordi più
belli
dell’infanzia.”
“Ci sono anche i miei?”
“Sì, vuoi vederli?”
“Con calma, Dentolina.”
Un gigantesco coniglio che sembra un canguro si avvicina a noi.
“Io sono Calmoniglio, il coniglio di Pasqua.”
“Oh, ti immaginavo diverso.
Sai, piccolo e tenero, non un colosso…”
“Non dire che sembro un canguro.”
Jack ride.
“Ok, allora non lo dirò.
E lui chi è?”
Dico indicando un buffo ometto fatto di sabbia dorata, che si inchina.
“Lui è Sandman…”
“L’Omino del Sonno! Mia madre mi raccontava sempre
di te, grazie per avermi
regalato tanti bei sogni, ti posso abbracciare?”
Lui sembra arrossire, ma poi annuisce e io lo stringo a me, sembra di
abbracciare un caldo marshmallow sabbioso.
“Fatte le presentazioni, ti chiederai come mai ti abbiamo
chiamata qui.”
“Sì, me lo sono chiesta. Ho violato qualche
regola?”
“No. Come saprai Jack è diventato da poco
guardiano, così ci sono delle
persone che credono in lui e lo possono vedere, quindi ha bisogno di
aiuto.”
“In pratica dovrei scatenare tempeste di neve come lui?
Non se ne parla, non voglio diventare irresponsabile come
lui.”
Calmoniglio se la ride.
“Questa ragazza a più cervello di te,
Jack.”
“Hey! Hai mai sentito parlare di “Chiuso per
neve”?”
“No, perché grazie a questo maledetto potere sono
stata educata privatamente e
che nevicasse o meno era indifferente.”
Jack alza gli occhi al cielo.
“Non sai cosa ti sei persa.”
“Nulla di speciale, credo.”
“Dovresti parlare con un mio amico, Jamie, te lo
spiegherebbe.”
“Domani, potreste andarci.”
Interviene Nord.
“Io ho detto di no.”
“L’Uomo della Luna ti ha scelta.”
“E chi sarebbe?”
“L’entità che ha creato i
guardiani.”
“Potrebbe essersi sbagliato.”
“Sì, potrebbe. Sai come faremo a scoprirlo?
Per una settimana aiuterai Jack e poi vedremo.”
Io vorrei protestare, ma penso sia meglio non inimicarseli tutti.
“E adesso festeggiamo!”
Immediatamente i piccoli elfi appaiono con piatti di cibo e tutti
iniziano a
mangiare, io mi siedo in un angolo, sentendomi a disagio, non parte del
gruppo.
Cosa ci faccio qui?
All’improvviso qualcuno si siede vicino a me, è
Nord con
in mano un paio di biscotti.
“Ne vuoi uno?”
“No. E poi gli spiriti non mangiano.”
“Vero, ma i biscotti sono buoni e anche gli spiriti possono
mangiare.”
Io non dico nulla.
“Qual è il problema?”
“Cosa ci faccio qui? Io non ho senso qui e non posso aiutare
Jack, lui se la
cava bene da solo, non ha bisogno di un’aiutante.”
“E sei felice nel tuo castello?”
“Almeno mi sento a casa e m sento vicino alle persone che ho
amato.”
Lui si alza.
“C’è molto più di questo al
mondo e lo imparerai.
Fidati di me.”
Io alzo un sopracciglio.
“Lo sento in mia pancia!”
Mi dice con un sorriso prima di alzarsi.
Se lo dice lui… Io non sono per nulla convinta.
Ok, è Babbo Natale, ma cosa c’entra la sua pancia
con le mie paure?
Immagino che lo scoprirò domani.
La mattina dopo mi sveglio in un
letto che profuma di
pulito, in una stanzetta molto accogliente con una finestra che
dà su di un
lago ghiacciato.
Oggi non nevica e i riflessi del sole rendono questo
posto magico, poi mi
rendo conto di dove
sono e mi dico che probabilmente questo posto è magico di
suo.
Mi vesto e mi pettino, poi attraverso un labirinto di
corridoi arrivo alla sala dove ero ieri, ci sono solo Jack e Nord.
“Gli altri se ne sono andati, hanno i loro impegni,
soprattutto Dentolina e poi tu accetterai il tuo incarico solo tra una
settimana.”
“Forse.”
Faccio presente io, non sono convinta che accetterò di
fare quello che mi dicono.
“Va bene, adesso mangia.”
Mi siedo al tavolo e i minuscoli elfi ci servono la colazione fatta di
latte
caldo e biscotti allo zenzero, ottimi devo dire.
Finita la colazione Jack si stiracchia e poi prende il
suo bastone.
“Forza, principessa, andiamo.”
“Preferirei che mi chiamassi, Elsa.”
“Va bene, principessa.”
Io alzo gli occhi al cielo e lo seguo mentre vola via dalla residenza
di Nord,
giù verso il Canada. Lui ride per tutto il tempo, lanciando
ogni tanto lampi
dal suo bastone che creano tempeste di neve e quando vola basso sulle
città
tocca a caso fili del telefono, tetti e strade, creando brina, vento e
scompiglio.
Qualcuno scivola e qualcuno perde dei fogli.
“Sicuro che quel tizio non si sia fatto male?”
Gli chiedo osservando un uomo che è scivolato sul ghiaccio
creato da lui.
“No, avrà il sedere che gli darà
fastidio per un po’, ma
nulla di più.”
“Jack, se dovesse scivolare una persona anziana potrebbe
farsi male sul serio.”
Jack si ferma, si volta verso di me e mi fronteggia.
“Lo so, Elsa, lo so. Cerco di stare attento a queste cose
anche se a te non sembra.”
“Se lo dici tu, a me sembri solo un irresponsabile.”
Lui alza gli occhi ali cielo.
“Ti sei mai divertita in vita tua?”
“Costruire il castello è stato divertente e anche
organizzare le feste di
compleanno di Anna.
Beh, finché è durato.”
“Cosa vuoi dire?”
“Sono morta giovane, di cancro. Anna e Rapunzel, mia cugina,
hanno tentato di
farmi divertire fino alla fine, ma non ti diverti molto con la
prospettiva di
dover lasciare tutto davanti a te.”
“L’hai guardata nel modo sbagliato. Proprio
perché avevi poco tempo davanti
dovevi goderti il tutto.”
“E tu come sei morto?”
“Sono caduto in un lago ghiacciato per salvare la mia
sorellina.”
Io lo guardo senza capire.
“Io e la mia sorellina stavamo pattinando su un lago
ghiacciato, una cosa che avevamo fatto mille volte prima di quel
giorno, solo
che all’improvviso il ghiaccio sotto di lei ha cominciato a
creparsi.
Le ho fatto credere che stessimo giocando a campana e
quando è arrivata abbastanza vicino a me, l’ho
presa con il bastone e l’ho
spinta lontano, solo che il ghiaccio si è rotto sotto di me
e io sono caduto
nel lago.
Non so quanto tempo sono rimasto là sotto, so solo che a
un certo punto mi sono svegliato, sono riemerso, l’uomo della
luna mi ha
parlato e io sono tornato al mio villaggio. Nessuno mi vedeva
però e avevo
questi poteri magici.”
“Capisco.”
“Siamo quasi arrivati.”
Atterriamo in una piccola cittadina degli Stati Uniti,
accanto a una casetta molto carina.
“Sei sicuro che sia prudente atterrare qui? La gente
può
vederti.”
“Sono atterrato a posta qui perché
c’è una persona che devi conoscere.”
“Jack!”
Urla una voce infantile, poi un ragazzino di circa dieci anni con i
capelli
castani abbraccia Jack.
“Ciao, Jamie.
Come stai?”
“Bene, oggi era chiuso per neve. Niente scuola!”
Jack gli sorride complice.
“Come mai sei qui?”
“Volevo farti conoscere una persona.”
Jamie si guarda intorno.
“Io non vedo nessuno, Jack.”
“È qui accanto a me, ti devi solo concentrare un
po’ per
vederla. Hai presente la Regina delle Nevi?”
Lui annuisce.
“Ecco, pensa a lei e poi forse la vedrai.”
Lui chiude gli occhi e quando li riapre li spalanca
subito dopo.
“Jack, c’è una ragazza accanto a te,
vestita elegante
anche. È la tua fidanzata?”
“No, lei è Elsa, la regina delle nevi.”
“Ciao, Jamie.”
Gli dico un po’ incerta.
“Ciao! Sei la ragazza di Jack?”
“Che? No!”
Lui ride come un matto e Dio solo sa perché.
“Jack si è trovato una ragazza, ma è
troppo timido per
ammetterlo!”
Punta un dito verso di noi e ride di nuovo.
“Jamie, smettila o la mia amica se ne andrà o,
peggio
ancora, mi trasformerà in una statua di ghiaccio.”
Il ricordo doloroso di quando mia sorella si è
trasformata in una statua per colpa mia mi colpisce
all’improvviso.
“No, non penso che lo farò.”
Dico piuttosto fredda.
“Ma potrei andarmene.”
“Elsa, va tutto bene?”
“Sì, perché?”
“La tua voce è più fredda dei ghiacciai
del polo nord.”
Io scuoto le spalle, non intendo di parlare di quello che è
successo a lui, non
mi sembra il tipo.
“Senti, facciamo un giro per la cittadina?
Ti va? Jamie può accompagnarci.”
“Va bene.”
Dico ancora piuttosto fredda.
In questo momento vorrei essere ancora nel mio castello,
non in compagnia di questo ragazzo, ma i guardiani hanno deciso
diversamente.
“Vedrai che ti divertirai.”
Mi dice Jamie.
“Oggi è scesa un sacco di neve, grazie a
Jack.”
È così entusiasta che non ho il coraggio di
dirgli che
sono vissuta in un paese dove nevica sei mesi l’anno, almeno
il doppio di qui.
“Vedremo.”
Insieme ci avviamo lungo il marciapiede del quartiere, che sembra una
zona residenziale molto carina, anche la cittadina sembra dare questa
sensazione o
forse è la neve.
La neve rende tutto più pacifico e magico, di solito.
Che Dio me la mandi buona.