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Autore: solomonty    23/05/2017    3 recensioni
Vuole essere chiamato per nome.
Ha una brutta cosa da fare.
Il suo lavoro è complicato, faticoso, doloroso.
Non importa.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Quello che va fatto
 
 

Numero civico 7
L’uomo è alto, ben piazzato, spalle larghe e maneggia il coltello con destrezza.
“Userai quello?” chiede il giovane che gli siede accanto.
L’altro annuisce serio, concentrato. Ha lo sguardo determinato, ma la piega che hanno le sue labbra indica che è preoccupato, contrito, amareggiato.
“Ti fa sempre così male?” chiede ancora, curioso.
“Sempre” risponde l’uomo. “Non è facile fare quello che faccio.”
“Lo devi fare, però, tante cose dipendono da questo.”
“Una vita è una vita, ragazzo… è sacra e inviolabile anche per me.”
“Tu puoi farlo, Generale” dice con enfasi.
Il sorriso dell’uomo è amaro.
Si alza con lentezza, chiude il coltello a serramanico e lo infila nella tasca posteriore dei pantaloni.
“Preferisco essere chiamato per nome” borbotta mentre prende il cappotto e scende in strada.
 

Lungo Tamigi, Charing Cross Bridge*
Quando arriva il momento, Lei decide il luogo dell’incontro e Lui se accettarlo. In effetti, poco importa il posto, l’importante è esserci, assolutamente e siccome è lui quello a essere in vantaggio, accondiscende senza problemi.
È minuta, bellissima, perfetta e la sua espressione non tradisce il benché minimo disappunto. D’altronde non può esimersi; non può scegliere di non essere lì.
Si affrontano da anni in un’altalena di vittorie e sconfitte. Quando Lei ha esagerato Lui l’ha avvertita; le ha detto che stava imboccando la via del non ritorno ma lei non gli ha dato peso.
Quando si va oltre, quando il limite è superato, l’equilibrio deve essere ripristinato. È per questo che sono qui, seduti su una panchina lungo il Tamigi, vicino a uno dei tanti ponti londinesi, mentre scende la sera e ha appena smesso di piovere.
All’improvviso quel luogo è ogni luogo e si trova alla fine del percorso che hanno intrapreso, dove il bene vince sul male. Lei respira l’aria così dolce e piena di grazia che le riempie i polmoni e vibra a ricordarle com’era e cosa ha perduto. Il dolore che prova è tanto straziante che si appoggia alla spalla di Lui. E lo sente bruciare, luce radiante, colmo di pace e di dolore per lei.
“Non ti muovere.”
“Farà male?”
“Sì.”
“Sei contento, non è vero?”
“No, non sono contento.”
“Non voglio sentire dolore.”
“Strana richiesta la tua. Pensavo ti piacesse il dolore. Quanto ne hai inflitto nella tua miserevole vita?”
“Ma tu non sei come me.”
“Ci puoi giurare.”
“E allora non farmi sentire dolore.”
“Un po’ sì, te lo meriti… ma durerà poco, te lo prometto.”
Se li guardi vedi l’uomo avvicinarsi sempre più, sembra che la stia per baciare. La mano dietro la testa in un moto che sembra delicato e protettivo.
Il movimento è rapido. Una due tre coltellate attraverso il maglioncino; Lei ha un leggero gemito. La mano grande a chiuderle il cappotto, a fasciarle il corpo.
“Non mi lasciare morire da sola.”
“Non lo farò.”
“Ti ho sorpreso, qualche volta, stavolta?”
“Molte volte.”
“Allora ho fatto un buon lavoro.”
“Non essere presuntuosa: hai perso, stai morendo.”
“Tornerò.”
“Ed io ti ucciderò di nuovo.”
“Come sempre.”
“Come sempre.”
“Tornerò perché so che mi ami.”
“Amo la tua magnifica scintilla, quella parte di te che celi al mondo; la luce più bella del creato.”
“L’ho rinnegata la mia scintilla.”
“È per questo che muori tutte le volte.”
“Ho freddo, non vedo più, ho paura.”
“Non averne, sono qui.”
“Vorrei…”
Il resto della frase le muore in bocca esalando l’ultimo respiro.
Lui respira profondamente, invece. Soffre sempre, ogni volta. La vita umana è preziosa e lui ne è il protettore; non importa se a morire ancora e ancora e ancora è Lucifero, non importa. Il corpo che lo ospita è umano e sempre, ogni volta, è destinato a morire e per Lui è una sofferenza indicibile. Non si è abituato, non vuole farlo e conta poco se questo rituale si ripete dalla notte dei tempi e proseguirà fino a quando l’uomo esisterà. Ora, qui, Lui è soltanto un uomo che ha ucciso una donna e non gli interessa di aver portato a termine il proprio lavoro.
I passi lenti ad allontanarsi, la panchina sembra tanto lontana e finalmente ricomincia a piovere.
 
Numero civico 7
“Inizi una nuova ricerca?”
“Sì.”
“Posso aiutarti in qualche modo, Principe Celeste?”
“Preferisco essere chiamato per nome” dice l’uomo alto mentre si allontana di qualche passo, senza voltarsi.
Il giovanotto sorride e si china ad accarezzare il lupo che ha accanto.
“Sì, ma…” soffia un po’ agitato.
L’uomo si gira a guardarlo e gli sorride.
“Coraggio, ragazzo: Michele… mi chiamo Michele; tranquillo, mica mordo.”
 
Agenzia London News
Alle prime luci dell’alba, seduto su una panchina vicino all’Hungerford Bridge, è stato rinvenuto il corpo di una giovane donna della quale non si conoscono le generalità.
I paramedici, giunti sul posto, hanno potuto solo certificarne la morte che, al momento, sembra riconducibile a tre coltellate al costato.
Scotland Yard ha avviato immediatamente le indagini.
 
 
 
 
 
 
Il numero civico 7 ha un significato particolare, anche se non è necessario conoscerlo per leggere e capire la storia. Così come non viene chiamato per nome il giovane che parla con l’Arcangelo Michele ma, facendo attenzione, un particolare può instradare sulla sua identità.
Tutto questo perché il racconto, scritto apposta per il contest, verrà inserito in una raccolta che, quando mi deciderò, comincerò a pubblicare.
Spero che la storia vi sia piaciuta.
Monty
*Charing Cross Bridge è l’altro nome dell’Hungerford Bridge, il ponte che compare nella foto che ho trovato nel pacchetto n. 5, Smoke. Mi sono guardata tutti i ponti di Londra per individuarlo!
 
 
 
Disclaimer: l’arcangelo Michele, Lucifero e l’Hungerford Bridge non mi appartengono.
  
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