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Autore: Moon_Wolf    26/05/2017    4 recensioni
-È lui- mormora, forse senza fiato. In effetti è come se gli mancasse l’aria, sebbene razionalmente sia a conoscenza che è impossibile.
-Chi?- l’amico lo guarda come se gli fossero cresciute altre due teste, ma è abbastanza sicuro che quella mattina, quando si è guardato allo specchio, non aveva le sembianze di Cerbero.
-Lui… Virgilio-
Warning: Highschool!AU e oh, la storia contiene cliché. Siete stati avvertiti o voi che visualizzate. Enjoy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Dante Alighieri, Virgilio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Canto III

 

Il buio. Maledetto buio. Ha l’impressione di esserci sepolto vivo. Murato.

Solo lui e il buio, ci galleggia dentro perché l’oscurità è l’assenza di qualcosa, il vuoto, uno squarcio che nessuno riesce a riempire come la sua anima.

Solo poi nota di essere in movimento, di star camminando senza sosta, senza meta alcuna. La fronte solcata da piccole perle di sudore, e la gola stretta in una morsa, non riesce a respirare, si sente affogare. L’angoscia lo sta schiacciando, è un fardello troppo pesante da trasportare tanto che un pensiero fa capolino, che sia preferibile a tanto strazio la morte del corpo.

Sente di aver perso la via, ma non come sia giunto lì, ovunque si trovi. Appena ne sfiora il bordo, i ricordi sembrano allontanarsi di più, conducendolo in un oblio da cui non riesce a risalire. Tenta di nuovo, ancora e ancora, ma perde inesorabilmente contro sé stesso. Chi non è in grado di ricordare il passato è condannato a ripeterlo. Ed è perso, perso, perso.

Non sa nemmeno lui da quanto, il tempo sembra sfuggirgli come sabbia tra le dita ed essere nello stesso istante immobile, congelato in un singolo intervallo che continua a ripetersi all’infinito.

In una impervia selva senza sentieri, scruta le antiche querce, più alte dell’ordinario, che precludono la vista del cielo con i loro spessi rami intrecciati. Ma soprattutto il silenzio innaturale, come un manto che soffoca, avvolgendo tutte le cose nelle sue spire. Non ode parole umane, né parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.
Cammina, corre, e si affretta. Il fiato corto, mozzato, le labbra inasprite in una linea dura, le membra contratte e spossate dalla fatica. Non sa nulla, solo che vuole uscire da lì, è un bisogno viscerale, impellente. Continua a correre, più veloce. Uno sforzo in più, un altro passo ancora.  

Poi l’alba.

La intravede da lontano, illuminare un colle, e il cuore si sente un poco più in pace e sollevato dall’affanno che lo opprimeva come un macigno. L’alba vuol dire luce, e la luce segna la fine dell’arduo peregrinare. Si volta indietro un’ultima volta, cercando di imprimere nella mente ciò che non avrebbe più rivisto, peccato che così non fu.

Pochi passi e il cammino gli è impedito da una lonza, dal pelo maculato, da un leone e una lupa, dalle costole sporgenti, che rabbiosi gli ringhiano contro aprendo le larghe fauci pronte ad inghiottirlo, per trascinarlo sul fondo, ma forse lui lo ha già toccato. Per un momento domanda a sé stesso, se non sia colpa della follia ciò che i suoi occhi vedono, la ragione cerca di dar spiegazione, ma fallisce. Avvilito e sconfitto, torna nel buio privo di speme alcuna.

Ma ecco arrivare un’ombra i cui contorni sono sfocati per il tacere del sole, che con passo cauto si avvicina nel deserto. E il suo cuore batte, spaventato.  

-Miserere di me- grida a lui- Qual che tu sii, od ombra od omo certo!
 
*
 
-No… proprio ora che si stava facendo interessante, non di nuovo- borbottò Dante, seppellendo la testa sotto al cuscino, il cervello mezzo annebbiato dal sonno e i capelli corvini arruffati, mentre alla ceca cercava la sveglia digitale, posta sul comodino, per spegnerla. Finalmente la trovò, ponendo fine ai trilli spaccatimpani che le sue povere orecchie mal potevano sopportare. Si godette per altri cinque minuti la quiete dell’appartamento.

Suo padre era un ricco banchiere per gli amici, un infame strozzino per tutti gli altri, e così poteva permettersi di avere il piano superiore solo per lui, mentre in quello inferiore abitavano la moglie di suo padre, e i fratellastri. Ma a lui stava bene, gli piaceva avere uno spazio da non dover condividere con persone con le quali non voleva avere nulla a che fare.

La luce faceva già capolino dalle persiane socchiuse, quando Dante si decise ad alzarsi. Si stropicciò gli occhi e, esausto, si diresse in bagno per prepararsi dopo l’ennesima notte senza riposo. Pensò pigramente che forse era così che si sentivano i genitori con bambini molto piccoli. Non li invidiava affatto.
 
 
*
 
-Stai cercando qualcuno?- la domanda di Orazio lo colse impreparato, come un fulmine a ciel sereno. 

-Certo che no… Perché?- chiese a sua volta perplesso, un sopracciglio arcuato.

-Continui a guardarti intorno da giorni…- disse il ragazzo scrollando le spalle, e lasciandolo interdetto nel corridoio. Non se n’era accorto neanche lui.
 
 
*
 
 
Un’altra giornata nella norma: era andato a scuola, tornato a casa, fatto i compiti e ora era fuori di nuovo. Insomma, la solita routine.

Aspettava i suoi amici nel Parco delle Cascine, al solito posto dove usavano incontrarsi. Non avendo nulla da fare nell’appartamento vuoto, era arrivato in anticipo e ora sedeva su una delle panchine che costeggiavano l’Arno. Cullato dallo scrosciare dal fiume, scriveva con la biro sul libricino relegato che si portava sempre dietro, con una calligrafia pulita e ordinata, e la firma in stampatello nero che faceva bella vista sulla copertina bordeaux. “La Vita Nova” recitava il titolo, uno dei gadget per turisti che vendevano alle bancarelle del mercato di San Lorenzo e non solo, sull’originale Dante Alighieri. Glielo aveva comprato sua madre a dieci anni e da allora lo utilizzava per annotare su tutto ciò che lo colpiva, eventi reali o sogni. Sfruttandolo quindi come una sorta di diario da viaggio, alcune pagine erano dedicate alla sua cotta e altre ai suoi amici.

Chiuse gli occhi per qualche istante, mettendo da parte carta e inchiostro, godendosi la tranquillità di quel posto: Era davvero rilassante, un lieve venticello a scompigliargli i capelli e le biciclette veloci le cui ruote sfrigolavano sul selciato, oltre a quello delle cicale. Udì qualcuno gridare un- Per Zeus, fermo!-, e non fece in tempo ad alzare il capo che venne aggredito. Letteralmente.

-Ma cosa- un cane gli saltò in grembo, accucciandosi addosso a lui e iniziando a scodinzolare. Era un cane di grande stazza, aveva pelo nero e due occhi dello stesso colore. Poco dopo arrivò anche il padrone, trafelato e con in mano il guinzaglio.

-Cerbero! Scusa davvero, è fuggito… Dante?!- disse senza fiato proprio Virgilio, si guardarono a vicenda. Dante era sorpreso di rivederlo lì di tutti i luoghi, e a quanto pare la sensazione era reciproca -Ci incontriamo di nuovo-

-Così pare- disse Dante accarezzando il bestione, che nonostante tutto sembrava docile. - di sicuro è appropriato come nome quello di un cane demoniaco, incute timore all’apparenza.-

-Parli come un libro di letteratura… immagino sia l’influenza del classico- notò Virgilio con un sorrisetto divertito- Su bello scendi… scusa il disturbo, di solito non fa le feste al primo che passa. -

-No, anzi. In realtà non ho molto da fare al momento, sto aspettando alcuni miei amici per uscire fuori. Ma siediti che sembri star male- Dante lo guardò, sembrava veramente contrito ma alla fine non era successo nulla.  

Virgilio si sedette accanto a lui- Lo stavo portando a passeggio, e mi sono distratto solo per un paio di minuti. Mi volto e non c’era più. Poof, scomparso nel nulla -spiegò brevemente e gesticolando con le mani- Il bastardo mi ha fatto fare minimo un kilometro di corsa avanti e indietro- lasciò una carezza sul capo del cane, lasciando trasparire che alla fine al "bastardo" bene gli voleva, e allungò le gambe aderendo la schiena alla panchina.

-Strano, sembra così docile…- ridacchiò Dante, guardando Cerbero che giocava nell’erba poco distante a loro.

-Appunto, sembra. – ribatté prontamente il ragazzo, poi aggiunse- Sono quelli dei libri? Miracolo, pensavo che nessuno leggesse più in questa era digitale. Sai sono sempre tutti chini anche in tram sui cellulari-

-In effetti il libro ormai viene sottovalutato, quando è un mondo- commentò Dante e quando Virgilio gli chiese forse per fare conversazione, quale fosse il suo libro preferito, Dante come qualsiasi fan che si rispetti, si mise a sciorinare vita, morte e miracoli della sua opera preferita tirando fuori il volume, le cui pagine ormai gialle erano usurate tanto lo aveva sfogliato. - …e questa è l’Eneide. L’avrò letta così tante volte che potrei citare interi passi a memoria- ammise un po' imbarazzato sia per la foga con cui aveva parlato, che per il fatto che amasse così tanto i versi di un libro di un autore antecedente perfino a Cristo- Mi sarebbe piaciuto incontrare il vero Virgilio…-ammise, e magari porgli delle domande, conoscerlo- è strano?-

-Sembra che dovrai accontentarti di me per ora- disse lui divertito- Non c’è niente di male a voler conoscere autori del passato… voglio dire, chi non ha mai avuto il desiderio di incontrare Petrarca e domandargli della sua bella Laura, o tanti altri letterati e artisti? E comunque sono contento che a qualcun altro piaccia l’Eneide, io lo considero un capolavoro-

Condivisero un sorriso d’intesa.

-Posso farti una domanda?- osò stavolta Dante, le mani in tasca.

-Spara- disse Virgilio scrollando le spalle, diede un’occhiata a Cerbero purché non si allontanasse troppo di nuovo.

-Non sei di Firenze, vero?- domandò curioso.

-Il mio accento si nota eh? Vengo da Mantova, un paesino nei pressi della capitale- disse lui, lo sguardo quasi malinconico rivolto verso il cielo come se stesse ricordando qualcosa- Mi sono trasferito qualche settimana fa per un mio caro amico, Mecenate. Gli devo un favore, e quindi eccomi qui-

-Ecco perché non ti avevo visto prima di allora nei corridoi. Sei nuovo… Beh fondamentalmente non c’è molto da sapere sul nostro liceo, a parte ovviamente i discorsi
sussurrati nei corridoi e nei bagni.- disse il fiorentino scrollando le spalle magre, e giocherellando con l’elastico della felpa- L’anno scorso ad esempio c’è stata una lite fra il prof Cicerone e Catullo, ma sai, non si sono mai visti di buon occhio. Se fosse stato più scarso in latino, avrebbe rischiato la bocciatura, ma Cat è eccellente per cui… Solitamente sono oggettivo, ma quando ti interrogano il dieci giugno, ti accorgi che proprio ti vogliono male… Spero davvero che il prossimo prof che verrà sia meno palloso di quello precedente, magari non una donna in meno pausa come quella di filosofia-

-Aspetta, stai parlando del vice preside giusto?- pareva proprio divertito.

-Si, quindi non stupirti se la sua sezione è sempre presente ai convegni, la trovi dappertutto come il prezzemolo…- disse con una smorfia Dante- Tu in che sezione sei?-

-Nella B se non sbaglio-

-Quella in cui sono anch’io. Che stupido, non ci avevo fatto caso, ma abbiamo anche i nomi abbinati…-rise Dante- proprio come nella Divina Commedia, le coincidenze
no?-

-Talvolta qualcosa, una moneta che cade, un piccolo braccialetto che si impiglia alla maglia di qualcuno, uno scontrino che scivola via, cambia il destino di una persona. E quella persona, per un piccolo, banalissimo gesto, non farà più le stesse cose che avrebbe fatto invece se quel gesto non si fosse verificato. E la sua vita prende un altro binario. Magari per sempre. Magari per un po’ soltanto. Chissà. Spesso si incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo- disse Virgilio, lo sguardo perso, quasi assente, e il capo chino. Si riscosse- Scusa per lo sproloquio non voluto, non volevo annoiarti…-

-Scherzi vero? Hai un’eloquenza eccezionale, senza contare che si sente la passione in quel che dici- disse Dante sinceramente, che lo aveva ascoltato rapito, pendendo dalle sue labbra come un assetato di fronte alla sorgente.

Virgilio sorrise, stranamente sembrava imbarazzato, forse non era abituato ai complimenti. Poi guardò l’orologio che portava al polso- Devo andare ora, si è fatto tardi. Scusami se scappo, ma ho un appuntamento importante- si alzò e si spolverò i jeans, per poi prendere per la collottola la “pulce” e legarlo al guinzaglio- Mi ha fatto piacere parlare con te- disse alla fine, fermandosi sui suoi passi.

-Anche a me- affermò a sua volta Dante, l’ennesimo sorriso inconsapevole sul volto quel pomeriggio. Rimase a lungo a fissare il punto in cui il profilo incerto del mantovano era scomparso dalla sua visuale, alle prime ombre del crepuscolo, con una sensazione di inquietudine cui non sapeva dare risposta razionale. C’era qualcosa in quel ragazzo, lo aveva sentito dalla prima volta che lo aveva visto, qualcosa di strano. Ma poi si diede dello stupido, schiaffeggiandosi mentalmente, era solo paranoico.
Dopo circa dieci minuti arrivarono Saffo e Ovidio che si punzecchiavano, seguiti da Orazio che cercava di calmarli affermando che era inutile turbare il loro animo per un nonnulla, mentre Catullo li ignorava bellamente seguendoli. Ormai erano un po' tutti abituati ai loro litigi occasionali di poco conto.

-Scusa il ritardo Dante, ma questo qui- e doveva essere arrabbiata se Ovidio aveva perso il diritto di essere chiamato per nome, ma indicato con il pollice- ha deciso che era giusto stare fermo a scattare selfie con delle ragazzine del professionale-

-Do sempre antecedenza alle mie fan- fu la risposta di Ov, calma e serena.

-Per un’ora?!- si pizzicò il naso- Non ci posso credere, ma perché discuto ancora con questo coglione?-

-Perché ti piacciono i casi persi. Guardati intorno, oltre a me, hai due nerd innamorati persi della loro cotta, entrambi molto masochisti, visto che sia Bea che Lesbia sono delle grandissime figlie di... è inutile che mi guardate così, le conoscete amore o no. E infine, uno che non si scompone mai, tanto che sembra la versione moderna di Io Robot. Per cui… De Gustibus, cara. Io non giudico eh-

Saffo gli gettò il giornale, che aveva arrotolato, in testa per la felicità di tutti i presenti.

-Ahi! Sai che fa male?- si lamentò con un broncio degno di un bambino di cinque anni, e non di un maggiorenne patentato.

-Era quella l’intenzione- affermò Saffo, con un sorrisetto maligno.

-Quando si dice il peso della cultura- rise Catullo- ma sorella, piuttosto che La Lettura, in testa dovevi gettargli il vocabolario di greco-

Dante intanto si era alzato e ascoltava le polemiche- Sarei davvero curioso di conoscere quali sono i tuoi difetti Mr. Io Sono Perfetto- disse ironicamente diretto a Ovidio con uno sguardo di puro biasimo- Dove si va?- chiese poi per cambiare argomento, alzandosi

-Visto che sono già le sette, pensavamo di andare a mangiare qualcosa e poi al Tenax- disse Catullo dandogli una pacca sulla spalla- musica dal vivo per Orazio, dj sopranazionali per Saffo, tante ragazze per Ovidio e un wine bar per affogare i nostri problemi in amore. Cosa volere di più dalla vita?-

-È così tardi? Non mi ero nemmeno accorto che era passato tutto questo tempo- mormorò Dante stupito da sé stesso, quanto tempo era rimasto immobile senza che se ne accorgesse? Non era solito fissare il vuoto, per l’amor del cielo.  

-Hai detto qualcosa?-

-Niente di importante- scosse la testa. Doveva smetterla con queste seghe mentali, probabilmente era tutto nella sua testa. Questa sera si sarebbe divertito con i suoi amici e al diavolo tutto il resto.
 
 
*
 
 
-Ciao a tutti!- esclamò Catullo con un sorriso da un orecchio all’altro, poggiando la cartella sul banco- è una bellissima giornata, non è vero?-

-Hey- Dante lo guardò. Cat pimpante già dal primo mattino era un evento spettacolare, di solito sonnecchiava durante l’intera prima ora sul banco- Come fai ad essere così energico dopo ieri sera non lo so… Successo qualcosa di bello?-

-Lesbia ha litigato con Clodio in discoteca di fronte a delle compagne di classe, e così "casualmente" sa di questo fatto tutta la scuola- disse Saffo mentre giocava sullo smartphone a Ruzzle e imprecava in greco fra i denti contro l’avversario- Ecco perché è così contento.-

-Tradito dal mio stesso sangue, mi sento offeso. Non posso credere che crediate io sia così meschino- Entrambi lo fissarono scettico, perfino Orazio dal banco dietro al loro- Ok, è per questo.-

-Comunque oggi arriva il nuovo prof di latino, sono curiosa di sapere chi sia…- disse Saffo, lei era al banco con Leuconoe affianco al loro- Perfino Sallustio, quello del corso di giornalismo, ha pubblicato un articolo sul giornale online della scuola-

-Okay…- Dante intanto stava posizionando ordinatamente il materiale scolastico sulla sua metà del banco, quella di Cat invece era in perenne disordine e nello zaino insieme ai libri, vi erano merendine e caramelle.

-Potresti mostrare un po' di entusiasmo- disse Catullo, appoggiando la testa sulla mano.

-Yay- imitò lo strillo delle cheerleader americane, roteando gli occhi.

-Almeno si è sforzato- commentò Orazio- non capisco tutto questo entusiasmo, basta avere pazienza e…-

-Shhhh, l’obbiettivo è in avvicinamento! Ognuno alla sua postazione!- disse Ovidio, che stava facendo la “posta” alla porta.

-Ov… non siamo in un film di spionaggio- disse Orazio sospirando.

-Dettagli-

Tutti si zittirono e volarono al loro posto quando ad entrare fu effettivamente l’insegnante. Dante non aveva detto nulla, ma anche lui era molto curioso sulla sua identità, alzò lo sguardo e aggrottò la fronte. Ma quello non era…

-Salve ragazzi, sono il vostro nuovo professore di latino-
 
 
 
 
 
 
 
                            
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


1. Nella parte iniziale, che è tratta dal primo canto dell’inferno naturalmente, ho inserito delle citazioni che non ho inserito nelle note qui sopra per motivi stilistici, non volendo distogliervi dalla lettura. Due in particolare di Gabriele D’annunzio e di Stephen King, sono curiosa se riuscite a trovarle.
2. Ho fatto delle modifiche nell’altro capitolo, pertanto ho modificato il personaggio di Gaetana, preferendo lasciarla canon. Lei è sempre la sua sorellastra, ma più piccola di lui. Ho deciso di cambiare questo piccolo particolare per non creare buchi di trama.
 

 
 

Angolo dell’autrice
Salve cari lettori, e così eccoci alla fine del terzo capitolo di questa storia. Per la composizione ho ascoltato tanta musica nella composizione di questo pezzo, fra cui la colonna sonora della Finestra di Fronte, e Le Ali della libertà, ma non solo. Ci ho messo parecchio stavolta a scriverlo, vuoi per mancanza di tempo o di voglia. In ogni caso spero che vi sia piaciuto, e ringrazio coloro che sono arrivati fino a qui, ai lettori silenziosi e a coloro che hanno messo tra le preferite/seguite la mia storia. Sono stupita, non pensavo che potesse piacere così tanto.
Vi lascio qui, che il libro di filosofia mi sta chiamando. Alla prossima

 
   
 
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