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Autore: Windstorm96    28/05/2017    1 recensioni
"Lo sapevo che presto ti saresti fatto vivo,” disse la strega. “L’ho capito subito, dal primo momento in cui ti ho visto. Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente… è l’unico luogo del corpo dove, forse, esiste ancora un’anima."
Storia partecipante al contest "Echi dell'occulto" indetto da Dollarbaby sul forum di EFP.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Sulla via deserta che si inoltrava tra le casupole del piccolo villaggio, sotto una luna quasi piena seminascosta da una nuvola scura, Asmodeo avanzava a passo lento ma inarrestabile verso l’obiettivo della sua vendetta. Poteva distinguerne l’amaro odore di paura misto al sentore disgustoso di una vana speranza non ancora dissipata. Giunto di fronte al portone della chiesa, il demone percepì un brivido d’eccitazione far tremare lievemente il fragile corpo che lo ospitava. Asmodeo spinse la porta, che cigolando si aprì senza fatica. Un ambiente immerso nelle tenebre si schiuse davanti a lui. Il candore delle pareti rendeva a malapena distinguibile la profondità dello spazio, e un solo lume brillava fioco proprio al centro della navata.
Asmodeo non percepiva alcuna presenza attorno a sé, ma sapeva che le sue prede erano vicine. Avanzò cautamente verso la fonte di luce, prestando attenzione all’eventuale presenza di trappole e trabocchetti di sorta.
Il demone non temeva quell’ambiente sacro. Aveva sempre trovato buffo come la maggior parte degli esseri umani si sentisse più al sicuro lì che da qualunque altra parte. La verità era che l’accesso a quei luoghi gli era, spesso, perfino più agevole. Fin da quando erano state costruite le prime chiese, infatti, non aveva mai avvertito alcun potere a lui ostile risiedere tra quattro mura spoglie fatte di gelido marmo. D’altra parte, anche la sua indifferenza nei confronti di quella che gli umani chiamavano fede era massima. Anzi, paradossalmente, non di rado era capitato che quest’ultima perseguisse addirittura i suoi stessi obiettivi: cancellare la vita, in un modo o nell’altro. Era quello lo scopo ultimo della sua esistenza, era quello che lo faceva fremere di piacere. Non c’era vita, tra quelle mura fredde e vuote. Perciò, che stessero in piedi o crollassero, a lui non importava affatto.
Giunto a pochi metri dalla candela quasi consumata, Asmodeo si sentì immobilizzare sul posto. Non individuando la ragione di ciò, furioso, soffiò la sua ira sulla fiamma sottile, che in una vampata si ingigantì ardendo fino al soffitto. Un disegno allora prese forma tracciato dal fuoco, svanendo immediatamente per lasciare spazio ad un’impronta scura a cinque punte sul marmo bianco.
Olio.
Era di nuovo in trappola.
“Bene, bene… il gregge di agnellini spinge il lupo nella rete, vedo,” disse rivolgendosi a qualcuno che sapeva essere di fronte a sé. “Sfortunatamente per voi, le corde troppo sottili non resistono agli artigli del predatore.”
Jake e Christian emersero dall’oscurità accendendo i grossi ceri ai lati dell’altare. Jake scrutava impassibile quell’essere malvagio, sforzandosi con tutto se stesso di reprimere un brivido.
Qualunque cosa lui dica, non devi prestargli ascolto.
Erano state queste le parole di Christian.
La sua opera di distruzione comincia con l’individuare i tuoi punti deboli, le tue paure e le tue preoccupazioni. Dimostrati forte e sicuro, non lasciarlo entrare a distruggerti. Non temere, ci sarò io al tuo fianco.
Deglutendo la poca saliva rimasta nella bocca secca, Jake si avvicinò impercettibilmente al compagno, senza mai staccare gli occhi dal nemico. Non si era certo aspettato di ritrovarsi di fronte un bambino di appena undici o dodici anni.
“Tu devi essere Jake. Alfine ci incontriamo,” cinguettò allegramente il ragazzino dagli occhi azzurri, che con un guizzo si spostarono poi su Christian. “La tua nonnina è in casa?”
Christian non lo degnò di una risposta. Non lasciava trasparire alcuna emozione dai suoi lineamenti, ma Jake poteva percepire chiaramente la sua agitazione. Gli si avvicinò, afferrandogli la mano e stringendola forte.
Asmodeo restò a squadrarli in silenzio; poi la sua attenzione fu attratta da un rumore di passi strascicati.
“Ethel,” sibilò, scorgendo la vecchia spuntare da una nicchia laterale. “Quanto tempo. Vedo che ti sei lasciata un po’ andare, dopo la nostra separazione.”
Approfittando della momentanea distrazione del demone, eccitato nello scorgere finalmente la preda a lungo agognata, un piccolo animaletto dalla pelliccia macchiata di grigio balzò fuori da dietro un bancone alle sue spalle e gli si avventò addosso, strisciandogli in men che non si dica attorno al collo e addentando la cordicella che portava appesa. Asmodeo si divincolò, irato, e scaraventò il furetto a diversi metri di distanza. Jake e Christian accorsero ad aiutare il famiglio, che nell’impatto violento col pavimento duro aveva perso i sensi. Un intenso sibilo ferì loro le orecchie. Esso si trasformò poi in una risata, facendo venire a Jake la pelle d’oca.
“Che intendete fare con quella? Devo ammettere che è un oggetto interessante. Quella vecchia sapeva il fatto suo, è stato un peccato doverla togliere di mezzo.”
Asmodeo rimase a squadrarli, gli sfavillanti occhi di perla che celavano un’ombra minacciosa.
“Jake, dimmi… il tuo amico qui ti ha raccontato tutta la storia della tua infanzia?” sibilò il bambino in tono innocente. “Lo sai cosa è accaduto alla tua famiglia per colpa sua e di quella strega di sua nonna?”
Jake si sforzava di non ascoltare le parole maligne di Asmodeo. Avrebbe desiderato distogliere lo sguardo, voltarsi dall’altra parte e tapparsi le orecchie, ma era rimasto incantato a fissare quel paio di iridi cristalline che risplendevano di fronte a lui come raggi di luna in una notte limpida. Erano differenti, però, dalle soffici sfumature di luce negli occhi verdi di Christian. Non avevano la stessa vivace animosità, in confronto parevano due gemme incastonate in un paio di orbite vuote; gemme meravigliose e affascinanti che dispensano promesse di ricchezza, ma pur sempre gelide pietre sterili.
Sentì Christian al suo fianco stringergli più forte la mano. Si voltò, ma il ragazzo non ricambiò lo sguardo.
Dimostrati forte e sicuro.
“So ogni cosa,” rispose Jake a voce alta. “Mi hanno raccontato ciò che è successo diciotto anni fa a causa tua.”
Il demone rise.
“A causa mia, dici. E dimmi, Jake… i tuoi amici al convento dovrebbero averti indottrinato a dovere su questi argomenti… che significato ha per te il male?”
“Il male?”
“Già. Prova a rispondere.”
Jake ci rifletté per un momento.                                                                                                     
“Tutto ciò che ostacola la vita è male. Dovresti saperlo bene, dal momento che tu lo personifichi alla perfezione.”
“Risposta esatta, ragazzo,” lo lodò il demone. “Io sono il male. Non puoi attribuire a me la colpa di ciò che è avvenuto quel giorno. Se lo fai, non ne usciremo mai. Perché mentre tu hai i tuoi cosiddetti valori, anche io ho i miei. E non importa quanto ci provino, bene e male non possono annientarsi a vicenda. Ma d’altra parte, dal momento che esiste il bene ed esiste il male, il lato positivo è che l’uomo ha la possibilità di scegliere. Non trovi?”
Jake non capiva dove volesse arrivare. Perché stava perdendo tempo a discorrere di quegli argomenti complicati con lui?
Sta giocando con la preda, pensò poi rabbrividendo.
“C-credo sia così…” balbettò.
“Andiamo,” ridacchiò Asmodeo. “Non è su questo che si basa tutta la vostra fede?”
Poi, improvvisamente, ridivenne serio.
“Come ho detto, alle persone è concessa la possibilità di compiere una scelta… in genere. Tu non l’hai avuta. E chi credi sia il responsabile? Io… o loro?”
“Quello che dici non ha alcun senso per me…” si affrettò a protestare il ragazzo, percependo un lieve tremore nelle dita che stringevano le sue.
“Ah, no?” rise ancora una volta il demone. “Se quella vecchia avesse accettato la morte di suo nipote come un fenomeno puramente naturale - perché è di questo che si tratta, non c’era di certo la mia impronta - allora io non sarei qui. Tu saresti cresciuto come un ragazzo normale, circondato dall’affetto di una famiglia, vivendo in un mondo ricco di meraviglie e possibilità. Saresti stato libero di diventare ciò che più avresti desiderato, compiendo la tua scelta e potendo vivere così nella luce che tanto ami. E invece eccoci qui… bloccati in questo buco tenebroso senza la prospettiva di una via d’uscita.”
“Sei tu l’unico ad essere bloccato, Asmodeo!” urlò Jake, non riuscendo per qualche motivo a trattenere la rabbia.
Sempre la stessa risata di bambino risuonò con un’eco lugubre.
“Ne sei convinto?”
Un fragore di tempesta riempì l’ambiente, crescendo d’intensità ad ogni secondo che passava.
“Ammettilo, lo so che dentro di te esiste questo pensiero,” insistette il demone. “Devi sapere che anche io amo la lettura, proprio come te. L’animo umano per me è come un romanzo. E, come per molti dei tuoi preziosi libri, spesso la copertina trae in inganno. Credimi, le tue debolezze sono molte più di quello che vuoi tentare di farmi credere. Molte più di quante immagini. Non puoi ingannarmi, io ho un’abilità innata per leggere tra le righe.”
Distogliendo il suo sguardo da quello ipnotico del demone, Jake cercò disperatamente il bagliore verde degli occhi di Christian, certo che quello avrebbe dato sollievo al disagio in cui si trovava. E così fu. Ma nelle iridi fuggevoli dell’amico, Jake poté intravedere chiaramente anche una profonda tristezza. E si rese conto che le parole di Asmodeo avevano avuto più effetto su di Christian che non su di lui, tormentando il ragazzo con mille sensi di colpa.
Jake strinse più forte la sua mano, dando voce con rabbia ai suoi veri pensieri.
“Come avrebbe potuto andare diversamente? Come avrebbe potuto Ethel lasciar morire suo nipote, sapendo che forse sarebbe riuscita a salvarlo? Sembra che tutti le rinfaccino di aver fatto quel che ha fatto, eppure è solo merito suo se lui è qui ora. Non ne so molto di magia, ma… dal momento che di solito lo scopo è uccidere la gente, trovo che il suo tentativo si sia rivelato proprio un enorme successo.”
Un velo d’ira calò all’improvviso sugli occhi di Asmodeo. Il vento all’esterno aumentò di potenza.
“Non solo,” proseguì Jake, determinato. “La mia vita non è stata affatto un inferno. È vero, a volte mi sarebbe piaciuto poter godere di maggiore libertà, o avere un passato, per quanto cupo, cui aggrapparmi… ma in qualche modo, ho sempre saputo di non essere solo.” Jake ridacchiò tra sé e sé, volgendosi verso l’amico. “Sembra incredibile, eppure è così. Se penso a quante storie straordinarie ho vissuto, a quali luoghi meravigliosi ho esplorato, e a quante notti insonni ho trascorso vivendo le più disparate avventure… e in tutto ciò, c’era sempre qualcuno al mio fianco. Christian c’è sempre stato… solo, non lo conoscevo ancora. E adesso che l’ho finalmente incontrato, non m’importa un accidente se dobbiamo vedercela con il nostro passato. Abbiamo già affrontato molti pericoli insieme, ricordi? Ce la caveremo anche stavolta.”
Con grande sollievo, Jake vide che ogni traccia di incertezza era svanita dalle iridi verdi del ragazzo; vi rimaneva solo quel consueto guizzo di luce, che pareva aver ora assunto una tinta in qualche modo più calda. Qualcosa di inaspettato spiccò un balzo nel petto di Jake quando le labbra di Christian si incurvarono appena in un sorriso colmo di gratitudine.
Gemendo per il dolore e sostenuto dalle braccia dei due ragazzi, Matt si alzò a sedere, la collana con la fiala d’energia ancora stretta tra le dita. Christian gliela strappò di mano, consegnandola a Jake.
“Dovete uscire di qui in fretta,” gli sussurrò. “Dubito che abbia più molta voglia di parlare, dopo l’attacco subìto. Seguite il piano: ingoiate questa roba, datemi un minuto e poi pronunciate la formula. Nel frattempo io mi occuperò del resto.”
“Christian…”
“Avanti, ne abbiamo già parlato. Me la caverò, quindi ora concentrati su quello che devi fare.”
“Sentiamo, vecchia,” continuò Asmodeo rivolgendo a Ethel un’occhiata colma d’odio. “Che incantesimo conti di fare? Lo sai, su di me ce ne sono pochi che funzionano. Hai commesso un errore imperdonabile anni fa, quando mi hai ripudiato. Ma tant’è… ora pagherete tutti.”
Con un sibilo acuto, il vento tagliò come una lama la solida roccia del soffitto della chiesa. Una crepa cominciò ad allungarsi serpeggiando verso il pentagramma scuro.
“Ethel, presto, dobbiamo uscire!” gridò Jake alla donna accanto a lui, posandole una mano sulla spalla.
La vecchia si voltò, mostrandogli uno sguardo spento e colmo di stanchezza.
“Io resto qui, Jake. Ti farò guadagnare un po’ di tempo. Ti ho insegnato la formula, perciò va’, metti fine a questa storia.”
Rimasto senza parole, Jake si sentì tirare con forza verso il portone serrato. Matt, ripresosi dalla botta, ci si scagliò contro con tutto il proprio peso, e subito una violenta folata di vento gelido li investì con prepotenza. Si trascinarono avanti, addossati al muro niveo, svoltarono l’angolo, ma la corrente li sballottava provenendo da ogni dove. Poi, come per incanto, il vento si placò.
 
“Pensate di poter scappare ancora per molto?” domandò Asmodeo avanzando a lenti passi in direzione della vecchia.
Il soffitto adesso era tagliato trasversalmente da una sottile crepa, che spezzava esattamente a metà il simbolo sulla pietra.
“Credi che sacrificando la tua vita per dare a quel ragazzo un po’ di tempo tu possa riscattarti per l’errore che hai commesso in passato?”
“Hai sentito cos’ha detto Jake, non è stato un errore,” replicò Ethel indietreggiando lentamente. “È merito mio se Christian è qui, e Dio solo sa quale gioia io abbia provato nel rivederlo.”
“Non c’è bisogno che mi ringrazi,” ridacchiò il demone. “Sai com’è, ho pensato di farti un piccolo regalo, in memoria dei molti anni passati insieme.”
La donna si fermò. Era con le spalle al muro.
“C-che vuoi dire?”
Asmodeo si voltò ad osservare Christian con un sorriso sornione.
“Davvero credevi di essere uscito dalla tua cella tutto da solo?”
Christian aprì la bocca. Le labbra gli tremavano.
“Ho pensato che sarebbe stato divertente vederti stravolgere la vita di quel ragazzo. Inoltre, ero certo che saresti andato subito alla ricerca della tua cara nonnina, cosa che mi si è rivelata alquanto utile. L’aver incontrato quel famiglio, poi, è stato un autentico colpo di fortuna.”
“Tu… sei stato tu…?” balbettò Christian, gli occhi sgranati per lo shock.
“Ma certo. Onestamente non mi aspettavo che fraternizzaste così tanto. Siete una coppietta davvero adorabile… immagino già come potrà sentirsi Jake una volta che gli avrò portato via ogni affetto a lui caro. Forse, alla fine, potrei anche decidere di lasciarlo vivere. Potrebbe rivelarsi una punizione perfino più interessante, non credi?”
Il demone tornò a dirigersi verso la vecchia. Un lampo assassino gli balenò negli occhi, mentre la bocca si contorceva in un sorriso spaventoso.
Christian lo aggredì alle spalle. Gli si lanciò contro con tutte le sue forze, e i due finirono distesi sul freddo pavimento della navata. Estraendo il coltello di cui si era munito, il ragazzo cominciò ad incidere sul braccio del bambino il simbolo per l’incantesimo, ma quello si divincolò con una forza inimmaginabile e lo scaraventò addosso all’altare, abbattendo uno dei ceri, che si spense addosso al tabernacolo decorato in oro.
Asmodeo si rialzò. Si diede un’occhiata alla ferita, poi fulminò con lo sguardo la donna ancora incollata al muro.
“L’incantesimo di legame?” sibilò. “È questa la vostra brillante idea?”
La reazione furiosa del demone rincuorò la vecchia, che ebbe la certezza della validità del loro piano. Le labbra della donna si incurvarono in un sorriso rugoso, mentre si lasciava scivolare a terra contro la parete.
Il demone le si precipitò addosso fremendo di rabbia, e in un attimo la vita della vecchia fu tranciata di netto insieme alla giugulare.
Christian si rialzò barcollando. Due rossi rivoli di sangue gli colavano dalla fronte e dal naso. Stringeva ancora il pugnale, fronteggiando il nemico che aveva davanti.
Con le mani imbrattate di sangue e una scintilla di follia negli occhi chiari, Asmodeo si voltò a guardare il ragazzo ferito. Lo squadrò in silenzio per diversi momenti, dopodiché si avviò a passo deciso verso il portone in fondo alla navata.
“Con te non vale la pena di perdere tempo. Una volta che il tuo amico sarà stato sgozzato, tornerai con me nel buco da dove sei uscito. Avrai modo di assaporare l’oscurità più fitta, dopo che il tuo raggio di sole sarà tramontato.”
Il demone spalancò il portone pesante, intenzionato a lasciare quel posto e seguire la scia della preda in fuga, ma… non poté farlo. Qualcosa lo tratteneva all’interno di quelle mura, una forza invalicabile che gli impediva ancora una volta di compiere la sua vendetta. Asmodeo ringhiò come un cane rabbioso, e un uragano tornò a scuotere gli alberi e squassare i tetti delle case… ma dopo un istante si quietò.
“Credevi davvero che avremmo tentato di mettere in gabbia il lupo usando una rete tanto fragile?”
La voce di Christian risuonò forte e colma di determinazione con un cupo rimbombo.
“Eri in trappola già prima di accorgertene. Beh… lo eravamo entrambi.”
 
Al riparo del cerchio di alberi adiacenti alla chiesetta, appena fuori dal pentagramma tracciato dalla spessa corda tesa tra i cinque picchetti piantati in profondità nel terreno, Jake aveva voglia di urlare. Sentiva il sale delle lacrime bruciare come fuoco dietro alle sue palpebre chiuse, mentre stringeva i denti per rimandarle indietro. Schiacciato dal peso invisibile che gli aveva gravato sulle spalle fino a quel momento, Jake si inginocchiò sull’erba soffice, schiuse il pugno e rivelò la sottile fiala traboccante di energia demoniaca.
“Avanti, ragazzo.”
Matt si era materializzato al suo fianco, il respiro affannoso e i capelli grigi più scompigliati del solito.
“Aprila.”
“Matt…”
L’uomo gli strappò l’oggetto di mano, gli strinse forte una spalla e lo costrinse a guardarlo dritto negli occhi.
“Non voglio sentirti dire una sola parola. Io non sono un tuo amico, ok? Né tantomeno il tuo animaletto da compagnia. Se decido di fare questa cosa, adesso, è solo perché odio con tutto il cuore quel dannato bastardo che ha ucciso la mia padrona, e perché Gilda mi ha ordinato di aiutarvi a portare a termine la vostra impresa.”
L’uomo stappò il contenitore e lo porse a Jake.
“Perciò ora fai quello che abbiamo deciso, e non azzardarti a versare una sola lacrima per me. Intesi?”
Annuendo con scarsa decisione, Jake prese la fiala e contemplò il fluido opalescente che pareva vorticarvi all’interno. Poi spostò lo sguardo verso il portone chiuso dell’edificio ora silenzioso, chiedendosi con angoscia cosa vi stesse avvenendo all’interno.
“Matt, credi che Christian sia riuscito a… Asmodeo non gli avrà fatto del male?”
“Sono sicuro che in qualche modo sarà stato capace di avere la meglio. Quel… ragazzo… ti vuole bene, Jake. Te ne vuole davvero, lo si capisce da lontano. Se si comportava in modo tanto distaccato, era solo perché temeva che tu ce l’avessi con lui per via di ciò che è successo. Ma ora che sa come stanno le cose, ora che sa di avere il tuo affetto, sono certo che farà l’impossibile pur di difenderti da Asmodeo.”
Asciugandosi con il dorso della mano una lacrima fuggitiva, Jake sollevò gli occhi al cielo plumbeo e sospirò profondamente. Una nuova alba stava sorgendo dalle tenebre cosparse di rade stelle.
“Grazie di tutto, Matt,” mormorò poi al famiglio, e si portò la fiala alle labbra.
Un improvviso soffio di vento lo colpì in pieno volto scaraventandolo con violenza contro il tronco di un abete. La fiala gli venne strappata prepotentemente di mano, andando a rovesciarsi a terra e disperdendo in uno sbuffo etereo il contenuto volatile.
 
Il ragazzo gli si scagliò contro ancora una volta con la lama protesa, aggrappandosi al corpo del demone con tutte le proprie forze. Venne nuovamente respinto, rotolando sul pavimento di marmo finché lo spigolo smussato di un bancone non ne arrestò la corsa.
“Davvero credi di potermi tenere testa, sputo insignificante? Non ho mai avuto intenzione di accanirmi contro di te, Christian. Però sai, ora che hai un corpo in carne e ossa, anche tu potrai provare la sensazione dolorosa di quando ti taglierò la gola. Proprio come la tua nonnina, agonizzerai come un animale sgozzato finché non annegherai nel tuo stesso sangue, per poi tornartene strisciando nel tuo buco sottoterra.”
Asmodeo si avventò contro Christian come un gatto su di un topolino, soffiando e sibilando per la frustrazione dell’essere stato nuovamente preso in trappola. Rotolando su un fianco, il ragazzo riuscì a scansarsi appena in tempo, e con grande fatica si rimise in piedi. Un istante dopo, Asmodeo si lanciò nuovamente all’attacco, e Christian dovette gettarsi a terra per evitarlo. Per lo slancio furioso della carica, il demone travolse in pieno un piedistallo di granito, abbattendolo e facendo infrangere a terra la piccola vasca che sorreggeva. Schizzi di fuoco cominciarono a divorare la pelle di Asmodeo al contatto con l’acqua santa della fonte distrutta. Un urlo straziante risuonò per la chiesa, che subito si tramutò in un ringhio feroce.
Approfittando della distrazione momentanea, Christian gli si fiondò ancora una volta addosso con la lama spiegata. Ma la furia assassina di Asmodeo era cresciuta a dismisura in seguito al dolore acuto. Il demone si voltò di scatto, intercettando l’azione del ragazzo. Gli afferrò il braccio proteso verso di lui, storcendogli con forza il polso come un ramoscello. Il coltello cadde a terra, roteando su se stesso e fermandosi ai piedi della statua di un angelo dalle candide ali spiegate al volo. Cinque dita gelide si strinsero come una tenaglia attorno al collo di Christian, sbattendogli la testa contro il muro con tanta violenza che la sua vista si oscurò per diversi secondi.
Poi, di colpo, un tremore parve risalire dalle profondità della terra, scuotendo l’edificio dalle fondamenta. Un fragore di schianto riempì l’aria, e in pochi secondi tre delle quattro pareti furono completamente crollate seppellendo ogni cosa e sollevando una nuvola di polvere.
Ripresosi dal forte urto, Christian tentò di mettere a fuoco il segno sanguinante sul braccio dell’avversario, simbolo magico destinato ad un incantesimo che non sarebbe mai stato compiuto. Larghe macchie nere iniziarono ad oscurargli la vista, rendendogli gli arti inerti e strappandogli la lucidità. Nell’ultimo sottile spiraglio rimasto, Christian ebbe l’impressione di distinguere un chiarore in lontananza brillare sempre più intensamente. Proprio quando fu sul punto di perdere conoscenza, il giovane sentì la presa micidiale che gli stritolava il collo allentarsi di colpo. Cadde a terra, tossendo e annaspando in cerca d’aria. Quando riacquisì la sensibilità, percepì qualcosa sotto le sue dita; il coltello, chissà come, era tornato nelle sue mani. Alzò gli occhi davanti a sé, e vide Asmodeo fissarlo come in trance. Le sue labbra sottili erano prive di colore e tremavano lievemente, negli occhi sgranati regnava il terrore. Il bambino crollò a terra di fronte a lui.
Una figura vestita di scuro si ergeva alle sue spalle. I capelli lunghi le fluivano dal capo scoperto, e in una mano teneva una boccetta colma di un inchiostro color porpora.
Con un forte colpo di tosse, il ragazzino dai capelli neri si contorse in uno spasmo, attirando nuovamente l’attenzione di Christian su di sé. Il ragazzo rafforzò la presa sul pugnale. Il flebile suono di un lamento simile ad un pianto proveniva dalle labbra socchiuse del bimbo, e grandi lacrime cominciarono a bagnargli il volto sottile. Qualche parola sconnessa e priva di senso usciva dalla sua bocca, scandita dal rumore dei denti che battevano e stridevano violentemente.
Christian sollevò nuovamente lo sguardo verso la donna misteriosa. Gli stava sorridendo. In un soffio fu al suo fianco, guidandogli la mano che stringeva il coltello a portare a compimento la sua missione.
Appena la punta del pugnale affondò di qualche millimetro nella carne candida, un urlo straziante - ma indubbiamente umano - gli ferì le orecchie. Quand’ebbe terminato di tracciare il segno dell’incantesimo, una debole luminescenza ne percorse il solco. Christian ricordò le parole della vecchia.
Bisogna tracciare questo simbolo, dopodiché il ‘sacrificio’ deve assaggiare il sangue del ‘bersaglio’, perché i due possano essere definitivamente legati.
Con un dito fermò la corsa di un rivolo di sangue che stava colando dal braccio del bambino, portandoselo poi alle labbra. Con un ultimo intenso sfavillio, il marchio tornò rosso come il sangue, e il pianto del bambino cessò in quello stesso istante.
Christian si voltò a guardare la donna, aspettandosi un segnale o un’indicazione. L’unica risposta che ottenne fu un altro sorriso, più radioso del precedente, e prima che la ragazza svanisse nell’aria Christian giurò di udire una parola riecheggiargli nelle orecchie sovrastando il pianto del piccolo.
Grazie.
 
Ripresosi dal potente schiaffo ricevuto, Jake si massaggiò la nuca e si guardò intorno. Matt era sparito. Cercò disperatamente la fiala scivolatagli di mano, col cuore che gli martellava nel petto come mai prima d’allora. Il fiato gli si bloccò in gola per un lungo momento quando finalmente le sue dita trovarono l’oggetto di vetro e vide che il tappo era magicamente tornato al suo posto. Lo strano fluido aveva cambiato colore, ma Jake non ci fece troppo caso e si affrettò ad ingoiarlo tutto d’un fiato.
 
“Cos’era quell’essere?”
Rialzatosi dal pavimento, Asmodeo volse il capo a perlustrare l’ambiente, alla ricerca della donna che l’aveva messo temporaneamente fuori combattimento.
Christian si pulì la bocca dal sangue coagulato e sorrise.
Il demone si esaminò il braccio, constatando che il simbolo del ‘bersaglio’ era completo.
Con un sibilo assordante, Asmodeo tornò a rivolgere un’occhiata traboccante d’ira al ragazzo, minacciandolo di un attacco che non sarebbe mai avvenuto.
Un nuovo terremoto squassò la terra sotto i loro piedi. Asmodeo si girò con uno scatto felino fiondandosi verso l’esterno, superando le mura ridotte ormai in macerie.
 
Quando la terra cominciò a tremare, Jake aveva appena terminato di pronunciare la breve formula che aveva incisa nella memoria. Non appena risollevò lo sguardo verso quel che rimaneva della vecchia chiesetta, il giovane scorse qualcuno venirgli incontro. Era Asmodeo.
Preso dal panico, il ragazzo balzò in piedi. Ma il demone fu costretto a fermarsi all’interno del simbolo a cinque punte, non più distante di una ventina di metri dal punto in cui si trovava lui.
Dov’è Christian?
Fu il primo pensiero distinto che emerse dalla confusione caotica della sua mente.
Jake provò un grandissimo sollievo quando vide una seconda figura emergere dal cumulo di pietre ancora fumante. Poi venne quasi scaraventato a terra da una scossa potente. Sembrava che qualcosa rimasto a lungo sepolto negli abissi infernali stesse premendo per uscire in superficie.
Jake vide Christian scagliarsi contro Asmodeo a capofitto, urtandolo con una forza tale da farlo volare per alcuni metri. Un secondo dopo quello si rialzò, e uno scossone più violento fece crollare ciò che restava dell’edificio alle loro spalle.
Una crepa si aprì nel terreno a un paio di metri da Jake, allargandosi fino ad inghiottire i ciuffi d’erba che crescevano in superficie.
Il giovane percepì una potente scarica di adrenalina. Si frugò in tasca, estraendone un foglio ingiallito che la vecchia Ethel aveva strappato da un libro e gli aveva consegnato.
Una volta che avremo completato l’incantesimo, dovrete pronunciare un esorcismo potente.
Era stata questa la raccomandazione di Christian.
In questo modo me ne andrò trascinandomi dietro Asmodeo senza che venga fatto del male a Thomas. Non voglio che questo povero ragazzo perda la vita per colpa mia.
Con le dita pervase da un tremito, Jake iniziò a pronunciare ad alta voce le parole scritte in elegante grafia.
Il vento cominciò ad intensificarsi, facendo stormire le fronde contro l’oriente rosato. Ma nulla di più forte di un gradevole venticello turbò la quiete del bosco.
Asmodeo si scagliava verso Jake con scatti rabbiosi, costretto a rimanere all’interno del cerchio che non riusciva a rompere. La sua frustrazione trovava sfogo in un fischio lacerante. Il demone ormai sapeva di non possedere energia a sufficienza per liberarsi. Apparentemente, qualcosa doveva avergli risucchiato gran parte dei suoi poteri.
Ormai impotente, rivolse uno sguardo disperato in direzione di Christian.
“Finisci pure la tua lettura,” urlò a Jake. “Avanti, esorcizzaci entrambi. Di’ un po’, chi ti resterà una volta che avrai segregato il tuo unico amichetto nelle profondità più buie dell’Inferno? Non hai più nessuno a questo mondo, lo sai bene!”
Il giovane si sforzò di ignorare le sue provocazioni, ma un nodo in gola gli impedì di scandire bene le solenni parole.
Un brontolio crebbe d’intensità. Il terreno di solida pietra su cui si ergeva la chiesetta tremò, sollevando altre nuvole di polvere e detriti dalle macerie.
Lo sguardo di Christian volò ai picchetti piantati nel terreno; uno di essi si stava piegando sempre più, minacciando di interrompere il sigillo. Il ragazzo si lanciò gridando verso il punto più vicino all’amico che potesse raggiungere.
“Jake! Finisci l’esorcismo, presto! Fa’ come ti dico, ti prego! Lo sai benissimo che tutto quello che dice è falso!”
Asmodeo gli fu addosso. Lo scaraventò a terra, gettandogli le mani alla gola per costringerlo a tacere.
“Avanti, Jake, lo sai che non sei solo! Pensa a Thomas! Salv-”
Il demone lo scagliò con forza contro un masso imponente, troncandogli le parole in bocca.
Con le lacrime che minacciavano di privarlo della vista, il ragazzo si costrinse a continuare. Terminò la preghiera, e all’istante ogni suono si quietò. Anche la terra parve placarsi, e dopo qualche istante nel silenzio più assoluto, un grillo solitario attaccò la sua sinfonia dall’altro capo dello spiazzo erboso.
Jake si asciugò gli occhi con il dorso della mano. Scrutò la radura adesso silenziosa, non scorgendo più alcun segno di movimento. Si alzò in piedi con le gambe che gli tremavano forte, corse di fronte alle macerie, varcando un poco esitante le linee ancora fisse al suolo. Un lamento si levò da un punto alla sua sinistra. Accorse verso la fonte del rumore, ma si immobilizzò ritrovandosi davanti un bambino accasciato a terra, raggomitolato su un fianco, che singhiozzava sommessamente con le mani premute sugli occhi. Subito si rese conto che Asmodeo doveva aver abbandonato il corpo del piccolo, e pensò di avvicinarglisi… quando udì un suono ancora più flebile provenire dalle rovine polverose. Immediatamente si fiondò alla ricerca dell’amico, scoprendo un corpo gettato scompostamente ai piedi di quello che restava dell’altare scheggiato. Il volto era per metà coperto di sangue, un polso evidentemente spezzato e una gamba piegata in un’angolazione inquietante. Ma un gemito proveniva distinto dalle sue labbra gonfie. Era ancora vivo. Jake gli si avvicinò. Gli sollevò la testa sorreggendogli delicatamente la nuca e gli scostò una ciocca di capelli intrisi di sangue dal viso. Strappato un lembo della manica del suo vestito, Jake si affrettò a tamponare la ferita ancora sanguinante che gli si apriva al centro della fronte, pregando con tutte le sue forze che i suoi occhi si riaprissero e che potesse vedere quella meravigliosa luce ancora una volta.
“Christian…” chiamò in mezzo ai singhiozzi. “Christian, ti prego…”
I due occhi si riaprirono piano. Erano occhi scuri, di una gradevole sfumatura nocciola resa opaca dalla semincoscienza.
“Christian…? Io… mi chiamo Thomas…” mormorò il ragazzo prima che le palpebre ridiventassero troppo pesanti.
Jake lo strinse a sé. Con la mano premuta a fermargli la fuoriuscita di sangue, gli posò un bacio sui capelli sporchi, levando poi al cielo ormai chiaro gli occhi lucidi.
“Cosa… cosa è successo?” chiese ancora il ragazzo con un filo di voce.
“Vedrai, andrà tutto bene.”
Una lacrima cominciò a percorrere la guancia di Jake, incurante del sorriso che gli incurvava lievemente le labbra sottili.
“Andrà tutto bene.”
   
 
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