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Autore: Tigre Rossa    10/06/2017    3 recensioni
Oh piccolo, vecchio, solo Bilbo Baggins.
Giaci qui, abbandonano a te stesso, mentre fuori scende candida la neve a ricoprire ogni cosa, come in quella battaglia di sangue e lacrime di tanti anni fa, spettro di tenebre che continui a rivivere ogni notte, incubo eterno che ti stringe nelle sue spire ogni singola volta che chiudi gli occhi.
Sei seduto qui, con una penna in una mano e una pergamena nell’altra, i tuoi fragili e brevi versi di dolore impressi sulla carta come lacrime d’inchiostro, unica tua consolazione in questo inverno infinito.
Sei qui, vecchio e solo, a guardare i freddi fiocchi ricoprire la tua serena Contea, ma la tua mente è lontana, e il tuo cuore smarrito in ricordi evanescenti che mai hai lasciato andare.
Sei vecchio e stanco, Bilbo. Alcuni ti chiamano scorbutico, altri strano, altri folle. Altri ancora, pazzo.
Non capiscono, invece, che sei solo un povero vecchio pieno di ferite che vuole solamente rimanere in silenzio e in pace ad aspettare, in fiduciosa attesa, di udire quei passi familiari fuori dalla tua porta, almeno un’ultima volta.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In breve, oh cari, nell’ombra riposerò

 

 

 

Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita più non salgono da la città,

non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d’amor la canzon ilare e di gioventù.

Da la torre di piazza roche per l’aere le ore
gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.

Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.

G.Carducci


 

 

-Seduto accanto al fuoco, rifletto
Su tutto quel che ho visto
Sulle farfalle ed i fiori dei campi
In estati ormai da me distanti


Penso a foglie gialle e a tele di ragno
In autunni che più non torneranno
Alle nebbiose mattine, e al sole d'argento,
E ai miei capelli agitati dal vento. –

 

 

Oh, guarda, sta nevicando . . .

Proprio come quel maledetto giorno di tanti, tanti anni fa.

Quali altre vite prenderà questa volta la neve? Ha già avuto il Re senza trono, i suoi Eredi senza corona e infinite vite innocenti, caduti senza nome né memoria che li tenga cari se non la mia, ormai stanca e affaticata. Cosa pretenderanno stavolta questi fiocchi candidi e crudeli?

Forse, questa volta,la neve è venuta per me . . .

 

Oh piccolo, vecchio, solo Bilbo Baggins.

Giaci qui, abbandonano a te stesso, mentre fuori scende candida la neve a ricoprire ogni cosa, come in quella battaglia di sangue e lacrime di tanti anni fa, spettro di tenebre che continui a rivivere ogni notte, incubo eterno che ti stringe nelle sue spire ogni singola volta che chiudi gli occhi.

Sei seduto qui, con una penna in una mano e una pergamena nell’altra, i tuoi fragili e brevi versi di dolore impressi sulla carta come lacrime d’inchiostro, unica tua consolazione in questo inverno infinito.

Sei qui, vecchio e solo, a guardare i freddi fiocchi ricoprire la tua serena Contea, ma la tua mente è lontana, e il tuo cuore smarrito in ricordi evanescenti che mai hai lasciato andare.

Sei vecchio e stanco, Bilbo. Alcuni ti chiamano scorbutico, altri strano, altri folle. Altri ancora, pazzo.

Non capiscono, invece, che sei solo un povero vecchio pieno di ferite che vuole solamente rimanere in silenzio e in pace ad aspettare, in fiduciosa attesa, di udire quei passi familiari fuori dalla tua porta, almeno un’ultima volta.

È passato tanto tempo, forse troppo, ma tu non hai mai dimenticato. Come potevi, in fondo?

Quell’avventura, intrapresa con un pizzico di sconsideratezza e follia, ha trasfigurato ogni cosa, ha cambiato tutto dentro e fuori di te.

Hai visto albe e tramonti tra montagne altissime e tra il fitto fogliame di boschi verdeggianti, hai udito il canto di popoli con la musica nel cuore, ha seguito con piedi alati quella Via che ti chiamava ardentemente a sé, come una sirena seducente ed ingannatrice alla quale non potevi opporti in alcun modo.

Hai camminato per strade sconosciute e hai visitato luoghi mai raggiunti dalla luce del sole, ti sei fatto guidare da leggende e stelle, hai dormito sotto il cielo stellato e hai ascoltato canti antichi e il vento narrarti le sue storie.

Hai scoperto il brivido dell’avventura, hai vissuto l’accecante fulgore dell’adrenalina, hai stretto una spada in  mano e hai scoperto una parte di te di cui a lungo avevi ignorato l’esistenza.

Hai camminato al fianco di tredici coraggiosi nani, tutti diversi, ma ognuno unico e speciale nel tuo cuore.

Hai guadagnato la loro fiducia e il loro rispetto e hai avuto in dono la loro amicizia e la loro incrollabile lealtà.

Hai condiviso i loro pericoli e le loro sofferenze, hai camminato al loro fianco per vie oscure e piene di terrori e hai visto con loro una città bruciare.

Sei diventato un’altra persona per poterli accompagnare lungo la loro via e non l’hai mai rimpianto.

Hai combattuto, hai lottato, hai mentito ed ingannato, ti sei sporcato in maniera indelebile quelle mani che adesso tremano senza sosta, delicate come farfalle sul punto di svanire.

Hai sacrificato tutto per la loro salvezza e alla fine sei dovuto restare a guardare mentre tre di loro trovavano la morte di fronte ai tuoi occhi, senza che tu potessi fare nulla.

Hai visto due giovani vite spegnersi prima ancora di poter illuminare il mondo, coperti da quei fiocchi delicati ma dannati.

Hai stretto tra le tue braccia un sovrano morente, alleviando le sue sofferenze nei suoi ultimi momenti e vedendo la luce nei suoi occhi svanire, lasciando solo un enorme ed incolmabile vuoto.

Hai pianto in silenzio, urlando senza parole il tuo dolore al cielo, e hai seppellito tre che non meritavano la morte, e che nonostante tutti i tuoi sacrifici non sei riuscito a salvare.

Hai salutato gli amici rimasti, la gola troppo piena di lacrime per riuscire a pronunciare più di qualche parola, e poi te ne sei andato, silenzioso com’eri arrivato, per tornare nella tua Contea e tentare di riprendere la tua vita di prima.

Inutilmente.

Hai tentato in tutti i modi, ma non sei riuscito a tornare davvero alla tua vecchia vita.

Avevi visto troppo, avevi vissuto troppo per tornare incolume indietro.

Gandalf, dopotutto, ti aveva messo in guardia.

Se mai saresti tornato, non saresti mai più stato lo stesso; ricordi, non è vero?

Ed è stato così.

Quel vecchio Bilbo, che si accontentava delle dolci collide della sua serena Contea e ancora non conosceva il fascino dei versi, è morto molto tempo fa.

Forse quando hai stretto a te il corpo senza vita di un re che mai avrebbe regnato, o forse quando hai tradito il tuo onore per lui.

Forse quando hai salvato da solo i tuoi amici da quei ragni giganteschi, smarrito in un bosco oscuro, oppure quando hai impugnato la tua Pungolo per combattere la prima volta.

Forse quando ti sei smarrito nelle gallerie dei goblin, o quando sei stato catturato dai troll.

Forse quel vecchio Bilbo è morto nel momento stesso in cui hai varcato, senza nemmeno un fazzoletto da taschino, la porta di Casa Baggins.

Il vecchio Bilbo è morto tanto, troppo tempo fa, e al suo posto è nato un nuovo Bilbo, più temerario, fuori dagli schemi, un Bilbo felice di vivere per strada accanto a dei nani.

Un Bilbo nato da quell’avventura inaspettata, e che da quella stessa avventura è stato spezzato.

Perché sì, Bilbo; tu sei spezzato, ed è per questo che la Contea non riesce più a donarti conforto da troppo tempo.

Hai troppe ferite per trovare sollievo in questo posto che non ha mai conosciuto dolore.

Il tuo cuore, hobbit spezzato, non ha più dimora tra queste colline ondulate e questi fiumicelli limpidi.

Questa non è più casa sua da tempo ormai, e lo sai fin troppo bene anche tu.

Il tuo cuore appartiene e apparterrà sempre alla Montagna Solitaria, e a tutti coloro che l’hanno raggiunta con te.

Lo hai lasciato lì, decenni fa, al sicuro nelle fredde sale di Erebor.

Lì, dove la Via ti ha condotto alla fine della tua avventura, dove hai detto arrivederci alla tua nuova famiglia.

Lì dove hai detto addio a pezzi del tuo cuore che non torneranno mai più.

Lì, il tuo cuore giace, ferito a morte ma ancora capace di battere, e la tua anima corre da lui ogni qualvolta  non riesci ad impedirglielo, o forse non né hai più la forza né la volontà.

 

-Seduto accanto al fuoco, rifletto
Al mondo che sarà,
Quando l'inverno un giorno giungerà,
Ma della primavera io non vedrò l'aspetto.

 

Vi sono infatti tante e tante cose
Che io purtroppo ancora non conosco:
Diversi in ogni prato ed in ogni bosco
Il verde ed il profumo delle rose.

 

Seduto accanto al fuoco, rifletto
Ai popoli vissuti tanto tempo fa,
Ed a coloro che vedranno un mondo
Che a me per sempre ignoto resterà -

 

Ormai sei vecchio, triste Bilbo.

Le tue membra iniziano a cedere, la tua mente a vagare.

La tua anima brama un’altra avventura, e il tuo cuore corre ai giorni passati, giorni che non hai mai dimenticato, giorni che ti stringi cari al petto, nel timore che il tempo possa strapparti via anche il ricordo di quel tempo così felice, l’unico folle periodo in cui ti sei sentito vivo.

La Via ti sta chiamando, ma tu non puoi più seguirla ormai. Non ne hai più le forze, anche se sai che proverai, prima della fine.

Sai che ti metterai in cammino, prima che la tua ora giunga, e tenterai di raggiungere l’unico posto che da fin troppo tempo, dentro di te, continui a chiamare casa.

Vuoi percorrere un’ultima volta la Via, seguire quelle strade che ti hanno cambiato per sempre, guidato solo dagli spettri dei ricordi e dai fantasmi del tuo passato.

Prima che giunga la fine, vuoi rivedere per un’ultima volta la Montagna Solitaria, che da tanto tempo ha preso nella tua anima il posto della Contea.

Vorresti partire un’ultima volta, seguire la Via insieme a quei compagni che hai imparato a chiamare famiglia, il desiderio un po’ folle di un cuore che non è mai invecchiato.

Ma probabilmente non ce la farai.

Ti spezzerai molto prima, o forse verranno a prenderti prima della tua partenza.

Sei troppo vecchio per riuscire ad affrontare un viaggio simile. Lo sai, ne sei consapevole.

Non sai quanto ti resta, quale sia il tuo tempo.

Senti il tuo corpo e la tua mente cedere ogni giorno di più, e se questo spaventerebbe chiunque altro, a te provoca solo una lieve sensazione di indifferenza.

Sai che un giorno potresti chiudere semplicemente gli occhi e non risvegliarti più.

Sai che potresti non rivedere un’altra primavera, un’altra estate, un altro autunno, un ultimo inverno.

Sai che potresti lasciare da solo il tuo ragazzo, il tuo Frodo dall’animo puro e dagli occhi innocenti, da un momento all’altro, e questa è l’unica cosa che fa nascere in te un po’ di tristezza, ma che comunque non spegne il desiderio celato nel tuo cuore.

Non temi la morte; l’hai incontrata così tante volte che la reputi ormai quasi una vecchia conoscenza, forse non una delle più amate, ma che ti deve un favore e che presto verrà a pagare il suo debito.

Non hai paura di addormentarti e non svegliarti più anzi, quasi lo desideri, in modo da scivolare via senza ulteriore dolore, perché dubiti che il tuo stanco cuore potrebbe sopportare altra sofferenza.

Non temi di non vedere più altre stagioni; ne hai già vissute fin troppe, e ormai ti sono quasi venute a noia, come qualsiasi altra cosa.

Non hai paura di morire; piuttosto, hai paura che la tua ora non giunga in fretta come desideri, che ti faccia attendere ancora ed ancora, in un limbo senza fine che ti sta prosciugando lentamente senza però ucciderti.

È questo che temi più di qualsiasi altra cosa, piccolo vecchio Bilbo.

 

 

-Ma mentre lì seduto rifletto
Sui tempi che fuggiron veloci
Ascolto in ansia ed aspetto
Il ritorno di passi e di voci.-

 

Sei stanco, povero triste Bilbo.

Sei stanco di essere solo, di non avere più un posto a cui appartenere, qualcuno con cui sentirti veramente protetto e al sicuro.

Tutto quello che voi, in questo momento, è tornare a casa.

E se la morte è l’unico modo per farlo, allora l’accoglierai a braccia aperte e con il sorriso sulle labbra.

Se chiudi gli occhi, ti sembra quasi di tornare indietro, e puoi sentire ancora una volta il vento tra i capelli, l’odore frizzante della montagna e quel canto malinconico di cui non hai mai scordato le parole.

Se chiudi gli occhi, credi quasi di essere di nuovo tra le montagne, a cantare con cuore leggero e ridere spensierato, mentre ascolti il richiamo dolce della Via che non vuole lasciarti andare.

Se chiudi gli occhi, puoi sentire le risate e le voci della tua famiglia che ti chiamano, come se non fossi mai andato via.

Se chiudi gli occhi, puoi ascoltare i due fratelli ridacchiare complici tra loro e Thorin rimproverarli con affetto mal celato nella voce burbera, per poi pronunciare il tuo nome con un pizzico di dolcezza.

Se li tieni chiusi abbastanza a lungo, puoi quasi illuderti che sia reale, che tu sia davvero tornato a casa, e quando senti quel bussare sommesso alla tua porta per un attimo ti illudi che siano tornati e che tu possa finalmente abbracciarli un’altra volta ed intraprendere con loro una nuova avventura, l’ultima.

Ma poi, quando riapri gli occhi, ti rendi conto della realtà, la cruda, fredda realtà.

 E, mentre una lacrima solitaria ti solca le guance, sussurri una promessa a quelle ombre evanescenti che continuano a vegliare su di te ancora dopo tanto tempo ed ad aspettarti con fiducia.

 

 

Presto, molto presto, miei cari, vi raggiungerò.

Ovunque voi siate, verrò alla vostra ricerca e vi troverò, questa volta per non lasciarvi più andare.

Vi raggiungerò dall’altra parte, e tutto sarà come una volta, e potremo di nuovo intraprendere la Via insieme.

Ve lo prometto.

Presto, molto presto, il vostro scassinatore farà ritorno a casa.

 

 


 

La tana dell’autrice


Io dovrei studiarlo per l’esame, al caro Carducci, e non scrivere delle fanfiction basandomi sulle sue poesie. Ma quando l’ho letta la prima volta mi sono emozionata tantissimo, perché era così dannatamente triste e gridava morte e disperazione e vuoto, e mi ha fatto immediatamente pensare al mio Bilbo, e non ho potuto resistere.

E poi oggi beh, è stato l’ultimo giorno di liceo, quindi scrivere mi ha distratto da tutto quanto. Un po’, almeno. Ci ho provato, diciamo.

E niente, mi sono messa al computer ed è nato questo. Spero che non sia così pessimo.

  
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