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Autore: Himeko _    11/06/2017    1 recensioni
• James/Lily senza troppe pretese; 2560 parole (secondo Word).
«Sei sicura?», chiede nuovamente James, posizionandosi davanti a lei, scrutando attentamente le iridi smeraldine, quasi a volere carpire una verità che gli è stata celata.
«Sì, Potter, sto bene», risponde roteando gli occhi, «ora, se permetti, vado a dormire», aggiunge atona alzandosi dalla poltrona. Non appena si allontana dal ragazzo, comincia a tormentare il labbro inferiore con i denti; non avrebbe dovuto replicare così bruscamente, non dopo che James si è mostrato sinceramente preoccupato per lei.
(→ avrebbe dovuto partecipare al Contest “Tra pensieri torbidi ed occhi a cuoricino” indetto da S.Elric_ sul forum di efp con il pacchetto 13.)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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❝Cosa stiamo aspettando?❞
❝Che sia troppo tardi.❞



— Alessandro Baricco.




Lily sospira, rannicchiandosi maggiormente sulla poltrona rossa posta accanto al camino, al cui interno scoppietta un lieve focolare; ogni tanto una piccola fiammata spruzza qualche minuscolo tizzone che, cadendo tra le ceneri scure, le illumina appena.
Uno sbadiglio la coglie improvvisamente, mentre la spossatezza comincia, lentamente, a prendere il sopravvento sulle sue membra, ma la ragazza si costringe a tenere gli occhi aperti, almeno fino a quando lui non sarà rientrato dagli allenamenti serali che, in quell’ultimo periodo, si sono intensificati; ha notato, dal lieve velo che gli oscura le iridi castane, che qualcosa lo turba e probabilmente ha poco a che fare con l’imminente partita di Quidditch.
Le palpebre cominciano ad abbassarsi pian piano e, prima che possa accorgersene, sprofonda fra le confortevoli braccia di Morfeo.


James varca la soglia della Sala Comune qualche ora dopo; immerso nelle sue riflessioni congeda i compagni di squadra con un «bel lavoro, adesso andate a riposarvi. Domani vi voglio vedere ben svegli!» e, svogliatamente, si dirige verso il camino ove arde ancora una piccola fiamma, prossima a spegnersi. I passi strascicati si arrestano nell’istante in cui vede ‘la ragazza che popola i suoi pensieri’ addormentata sulla poltrona — sicuramente, pensa osservandola, il giorno seguente si ritroverà con un torcicollo. Lentamente le si avvicina e, con un gesto dettato dall’inconscio, le scosta delicatamente le ciocche rubiconde che sono ricadute sul volto; più pallido del solito, constata con un lieve sospiro. Senza sciogliere quel lieve contatto, passa le lunghe dita sulla gota, scendendo poi verso le labbra leggermente socchiuse; ne saggia la morbida consistenza e percependo un gemito soffocato, che gli brucia le falangi, le ritrae velocemente. Chiude gli occhi e scuote il capo; vorrebbe tanto catturare quell’impercettibile respiro con le proprie labbra, eppure – anche se con i Malandrini, scherzando, afferma il contrario – non permetterebbe mai a se stesso di rubarle un bacio: sarà lei, la sua Lily, a concedergli il permesso di usurpare quell’inviolato bocciolo di rosa.
Si accomoda sulla poltrona adiacente e prende a scrutarla con attenzione; il petto si alza e si abbassa lentamente seguendo armoniosamente il ritmo dettato dalla lieve respirazione, la pelle cerea è illuminata da un delizioso gioco di ombre e luci, creato da ciò che resta del fuoco nel caminetto, le palpebre sono abbassate a celare due magnifiche iridi brillanti; due occhi che James ama, incantandosi ad osservarli ogni volta che può e di cui, un giorno, vorrebbe carpirne tutte le sfumature. Conosce bene quella sorridente e felice, che dona alle iridi una sfumatura molto simile all’erba primaverile appena tagliata; conosce quella malinconica e triste, che le oscura le iridi facendo virare il naturale smeraldo verso un verde felce; ha parecchia famigliarità con la venatura arrabbiata, la quale non l’ha mai intimorito veramente, se non in rare occasioni, e da cui si è sentito attratto sin dalla prima occhiata furente che la vermiglia gli ha rivolto; ma quella innamorata non l’ha mai intravista, né nei suoi confronti né nei confronti di altri.
Un lieve movimento cattura la sua attenzione e James si ritrova a fissare le palpebre tremolanti di Lily; si sta destando. Quando le iridi smeraldine, costellate da una screziatura assonnata e disorientata, mettono a fuoco l’ambiente circostante, le regala un dolce sorriso accompagnato da un rauco; «buongiorno».
Non può fare a meno di ridere sommessamente quando la vede sbattere velocemente le palpebre prendendo coscienza del luogo in cui si è addormentata e, con disinvoltura, puntare le iridi smeraldine sulla sua figura. «Potter? Cosa…?», balbetta mettendosi a sedere con un lieve singulto, massaggiando con il palmo della mano il retro del collo.
«Ti sei addormentata e mi sembrava poco carino lasciarti qui da sola; mi stavi forse aspettando?», domanda con un ghigno malizioso, incantandosi ad osservarla arrossire leggermente – forse presa in contropiede – assumendo al contempo un cipiglio severo, facendogli aggiungere un affrettato; «Evans, rilassati. Stavo solo scherzando».
«È meglio che vada», replica la vermiglia abbassando gli occhi; si alza dalla poltrona e, lisciando la divisa per darle un aspetto più lindo, lo saluta con un cenno del capo.
«Va tutto bene?», chiede il riccio, facendola immobilizzare al centro della stanza.
Lily annuisce impercettibilmente e, rivolgendogli un lieve sorriso dall’aria stanca, sparisce inghiottita dal buio delle scale che conducono ai dormitori, lasciando James in balia di nuove considerazioni.

 
Cosa stiamo aspettando?

 
Si accomoda sulla poltrona – la medesima della sera precedente – portando le ginocchia al petto, circondandole successivamente con le proprie braccia; incantata osserva l’interno del caminetto, ove risplendono ancora gli ultimi tizzoni ardenti, e si lascia sfuggire l’ennesimo sospiro della giornata. Oramai, Lily, non può più mentire a se stessa; si è infatuata di Potter.
Quando quella mattina Alice, usando tutto il tatto possibile, le ha fatto notare tutte le accortezze che, in quell’ultimo periodo, ha iniziato ad usare nei confronti del ragazzo, ha negato senza alcuna esitazione, eppure nel cuore della notte si è ritrovata a sospirare concordando, di malavoglia, con l’amica; perché qualcosa in quel ragazzo l’ha colpita veramente.
Lo trova più maturo rispetto agli anni passati; nonostante prenda ancora in giro Sever—, Piton, ha notato che lo fa solo quando si trova in compagnia dell’inseparabile Black o di Minus – quel ragazzo così timoroso del Mondo che lo circonda, a differenza dei suoi amici, non l’ha mai convinta completamente. Dall’altro lato, ha notato un maggior impegno nella carriera scolastica ed una minore propensione a mettersi nei guai, forse anche merito della guerra che, fuori dalle accoglienti mura di Hogwarts, miete vittime. La paura, pensa tra sé stringendo maggiormente le gambe al petto, cambia le persone. Il pensiero corre immediatamente, quasi richiamato da un incantesimo d’Appello, verso lo strano comportamento dell’amico d’infanzia che, condividendo le ideologie di Lord Voldemort, l’ha bruscamente ed inevitabilmente allontanata da sé.
«Evans, tutto bene?», domanda una voce bassa e profonda, interrompendo il flusso di pensieri che l’ha catalizzata; la vermiglia si riscuote, risvegliandosi da un sogno ad occhi aperti, ed annuisce impercettibilmente. Quando è scesa in Sala Comune, per dare sollievo alle riflessioni che non la lasciavano sprofondare serenamente nel mondo onirico, non ha pensato che, a quell'ora tarda, avrebbe potuto incontrare qualcun altro ancora sveglio.
«Sei sicura?», chiede nuovamente James, posizionandosi davanti a lei, scrutando attentamente le iridi smeraldine, quasi a volere carpire una verità che gli è stata celata.
«Sì, Potter, sto bene», risponde roteando gli occhi, «ora, se permetti, vado a dormire», aggiunge atona alzandosi dalla poltrona. Non appena si allontana dal ragazzo, comincia a tormentare il labbro inferiore con i denti; non avrebbe dovuto replicare così bruscamente, non dopo che James si è mostrato sinceramente preoccupato per lei.
«Carino il pigiama», mormora il riccio intuendo i suoi pensieri, stemperando l’atmosfera tesa che li ha avvolti e Lily, arrossendo, lo ringrazia con un veloce cenno della mano, prima di catapultarsi sulle scale della torretta.


 
Cosa stiamo aspettando?

 
Il giorno che tutta Hogwarts – studenti, corpo docenti e personale – attende con ansia e grandi aspettative dall’inizio del nuovo anno scolastico, è finalmente giunto. Dopo settimane di provini, preparazione, agitazione e perfezionamento delle strategie studiate durante le vacanze estive, con quella prima partita si apre ufficialmente la stagione del Quidditch; evento sportivo che influisce largamente sulla classifica delle Case.
Seduta in tribuna, Lily osserva attentamente il capitano della squadra dei Grifondoro librarsi in aria con movimenti rapidi, precisi e sicuri, quasi si trovi nel suo elemento naturale. Nonostante gli interessanti passaggi di pluffa ed i numerosi salvataggi ad opera dei portieri, le iridi smeraldine continuano a seguire la figura del Cercatore, che si tiene lontano da quella lotta a centrocampo sorvolando il perimetro del campo di gioco. Quando nota il manico della scopa inclinarsi impercettibilmente verso il basso, ricerca istintivamente la mano di Alice, stringendola appena, ma quando lo vede scendere in picchiata a velocità sostenuta – il manico perpendicolare al suolo –, inconsciamente trattiene il fiato. Nonostante gli abbia visto attuare quella pericolosa manovra nella maggior parte delle partite a cui ha assistito l’anno precedente, sente che questa volta la situazione è diversa. Lei è diversa; ha paura per lui.
«Non riuscirà a fermarsi in tempo», sussurra preoccupata all’amica sovrastando il brusio delle tribune; rafforza ulteriormente la presa sulla mano minuta e percepisce su di sé il suo sguardo indagatore. Lily sa che dopo dovrà darle una spiegazione plausibile per quello strano comportamento, ma in quel momento non riesce a staccare gli occhi da quel corpo in caduta libera; il cuore accelera notevolmente il battito, cominciando a tamburellare forsennatamente all’interno della gabbia toracica, tanto da indurla a pensare che possa fuoriuscire da essa ed un lieve velo di sudore comincia a ricoprirle l’epidermide, rendendo le sue mani scivolose e leggermente appiccicose. Alice, al suo fianco, la strattona lievemente, inducendola ad osservare nuovamente il giovane che ha arrestato la sua discesa raddrizzando il manico della Nimbus 1000 – ora perfettamente parallelo al terreno –, permettendo così a Lily di emettere un profondo sospiro di sollievo.
«Cosa stai aspettando?», domanda la Prewett; la voce che si amalgama, venendo sovrastata dalle urla di festeggiamento dei Grifondoro e dai lamenti, congiunti alle critiche per un’immeritata vittoria, dei Serpeverde.
La rubiconda non risponde, continuando a seguire James volteggiare sopra le tribune; il braccio sollevato a mostrare le dita chiuse attorno al boccino d’oro, le cui sottili ali tremolano appena nell’intento di liberarsi.

 
Che sia troppo tardi.

 
Lily varca la soglia della biblioteca e, trovandola particolarmente affollata, si lascia sfuggire un sonoro sbuffo. Doveva immaginarlo; con le vacanze natalizie a ridosso e gli opprimenti compiti assegnati dai docenti per prepararli ai M.A.G.O., tutti cercano un posto tranquillo in cui svolgerli senza distrazioni. L’idea di stendere il tema per il professor Lumacorno in Sala Comune, accanto al camino acceso, l’alletta per qualche istante, ma respinge immediatamente l’idea quando s’immagina una famigliare chioma scompigliata sedersi accanto a lei, distogliendola da tutti i suoi buoni propositi. Ispeziona rapidamente la sala e dopo avere individuato uno scrittorio libero, si avvicina velocemente, la tracolla che sbatte contro la coscia ad ogni passo. «Posso?», domanda in un bisbiglio gentile al ragazzo, dall’aspetto vagamente famigliare, che ne occupa l’altra metà.
«Certo, Evans», risponde quest’ultimo sollevando il viso, ammiccandole appena.
La vermiglia rotea le iridi e scostando la sedia, cercando di fare il minor rumore possibile, si lascia sfuggire un sospiro esasperato — perché lo ritrovo ovunque?, si domanda posando la boccetta d’inchiostro sul ripiano di legno.
Contro ogni sua aspettativa, Potter non le rivolge parola; non alza il volto dalla pergamena su cui sta scrivendo con la sua minuscola grafia, fino a quando una ragazza, forse del terzo anno, non gli si accosta e, congratulandosi per la vittoria della settimana precedente, lo invita ad uscire. La diciasettenne stacca la punta della penna d’oca dal ruvido foglio e la osserva di sottecchi arcuando un sopracciglio; le iridi smeraldine analizzano i perfetti boccoli castani che le ricadono sulle spalle minute, addolcendo i tratti severi del viso. È veramente carina, pensa; la gamba comincia a tremare involontariamente a causa della tensione accumulata nell’attesa di udire la risposta del ragazzo e, Lily, spera che non scuota troppo il tavolo, mentre poggia l’intera pianta del piede sul pavimento.
Quando James, con una delicatezza che non gli ha mai visto usare, accetta i complimenti inerenti la partita e declina cortesemente l’invito, la rubiconda percepisce chiaramente un’enorme peso sollevarsi dal suo petto e riprendendo a respirare normalmente, comprende che forse è gelosa delle attenzioni che il Caposcuola riceve dalle ragazze. Forse, pensa per la prima volta da quando si è resa conto dei sentimenti che nutre nei suoi confronti, Potter le piace più di quanto immagina.
Le ore continuano a scorrere lentamente e, pian piano, la stanza comincia a svuotarsi finché non rimangono solo loro due, immersi nei propri pensieri. Con uno sbadiglio, coperto velocemente dalle dita affusolate, Lily raccatta le pergamene su cui l’inchiostro si è rappreso, riponendole ordinatamente all’interno della borsa di cuoio. Si alza dalla sedia di legno e, stiracchiando leggermente le braccia, si abbassa a recuperare la tracolla. Con un gesto repentino, James le afferra delicatamente il polso e la vermiglia abbassa lo sguardo, osservandolo perplessa.
«Questo fine-settimana… vieni a Hogsmeade con me», mormora incerto; la solita espressione fiera completamente svanita.
La rossa scruta le lunghe dita che racchiudono il suo polso minuto e si lascia sfuggire un sospiro. «D’accordo», esala con un’impercettibile movimento del collo, mentre il moro sbatte velocemente le palpebre, accertandosi di non stare sognando. «Se permetti, ora vorrei andare a cenare», sussurra lievemente ed allo sguardo confuso che le rivolge, indica silenziosamente il polso.
«Oh, scusa», farfuglia James, liberandola immediatamente come se si fosse appena scottato.
Mentre esce dalla biblioteca, Lily, percepisce un piacevole formicolio nel punto in cui le dita del ragazzo sono entrate in contatto con la sua pelle e si stupisce nel desiderare che questo avvenga nuovamente.


 
Cosa stiamo aspettando?
Che sia troppo tardi.

 
E lo è? Troppo tardi, intendo.
No… non credo.

 
«Pensavo non saresti più venuta».
Le pallide gote della ragazza s’arrossano immediatamente, mentre nasconde il mento, e gran parte della porzione inferiore del viso, all’interno della sciarpa di lana che le avvolge dolcemente il collo, proteggendola dalla lieve brezza invernale che si è alzata.
«Non sapevo se presentarmi», mormora incerta, optando per la sincerità.
«Alla fine sei venuta», replica il ragazzo sollevando lievemente gli angoli delle labbra, incamminandosi verso l’ampia piazza del villaggio.
«Già», espira affiancandolo, nascondendo le dita congelate all’interno delle ampie tasche del cappotto indossato sopra la divisa scolastica, stringendone appena il tessuto. Non si è mai sentita così nervosa, pensa sospirando profondamente nell’intento di calmarsi.
«Allora… devi fare un’altra scorta di pergamene?»
L’inusuale domanda di James le fa arcuare un sopracciglio e, voltandosi ad osservarlo, lo riscopre focalizzare – come se da questo ne dipendesse la sua vita – le lancette dell’orologio, che campeggia sulla torre del campanile — che sia nervoso anche lui?, si chiede abbozzando un lieve sorriso. Si accosta maggiormente al suo braccio, sfiorandogli il gomito in una tacita confessione ed annuisce impercettibilmente.

 
Ridendo per il divertente aneddoto riguardante la prima esperienza di volo del moro, attraversano il quadro della Signora Grassa – che li osserva seccata, rimproverandoli per averla destata dal suo riposo pomeridiano – accedendo nella Sala Comune, completamente deserta. Immediatamente i volti vengono colorati da un tenue rossore, dovuto all’improvviso cambio di temperatura rispetto all’ambiente esterno.
«È stato divertente», ansima Lily districando, non senza qualche difficoltà, la sciarpa dai capelli. «Dovremmo rifarlo», aggiunge sbottonando il cappotto, avvicinandosi al fuoco che arde all’interno del caminetto, nel tentativo di scaldarsi ulteriormente.
«Evans», la rauca voce di James la richiama, inducendola a fermarsi prima di raggiungere l’altro lato della stanza, «cosa stiamo aspettando?», domanda fissandola da dietro le lenti, lievemente appannate, degli occhiali.
«Che sia troppo tardi», risponde ripercorrendo il breve tragitto che li ha distanziati, avvicinandoglisi quanto basta per percepire il suo respiro caldo sulla propria pelle.
Potter allunga un braccio afferrandole la mano; le massaggia il dorso con il pollice e poi, incastrando le proprie dita con quelle più affusolate, incurva leggermente la schiena, raggiungendo il suo volto. «Non è tardi», soffia sfiorandole il naso con il proprio.

 
Cosa stiamo aspettando?
Lily sgrana gli occhi, domandandosi il motivo per cui quelle parole le tornino in mente proprio in quel momento; gira il viso di tre quarti e sorride al figlio, che la osserva incuriosito. «Andrà tutto bene, Harry», mormora con voce calma.
Che sia troppo tardi, le risponde la voce rauca del marito quando viene avvolta da un fascio di luce verde, cadendo inerme a terra.






 

Noticine; oddio, oddio, oddio! Non riesco a crederci; sto davvero pubblicando all’interno del fandom? Io? Oddio, sono così elettrizzata che non so neanche cosa dire! Aaaaah, scusate la mia maleducazione; buongiorno!
Da dove comincio? Questa fanfiction, inizialmente, doveva partecipare al contest
Tra pensieri torbidi e occhi a cuoricino indetto da S.Elric_ sul forum di efp con il pacchetto 13 [→ “Cosa stiamo aspettando? // “Che sia troppo tardi”. Prompt: pigiama (5 punti) • Azione: rubare un bacio (3 punti)], ma – ahimè! – mi ero ritirata per mancanza di tempo e d’ispirazione. Poi, qualche settimana fa, vagando tra le storie che avevo scritto, ho trovato questa e, dopo avere modificato tutti i tempi verbali (ringrazio una persona per avermi passato la fissa per il presente), ho deciso di pubblicarla. Oddio, in realtà speravo di renderla perfetta sotto ogni punto di vista, ma le ultime due parti; quelle inerenti all’uscita della mia otp suprema, non sono venute proprio come volevo. Credo di avere perduto il tocco di fluff che mi contraddistingueva.
A tal proposito, la domanda di James inerente le scorte di pergamene, si ricollega ad un’altra One shot che avevo pubblicato all’interno della sezione un paio di anni fa; senza farlo apposta, ho collegato le due situazioni, ahah.
In ogni caso, mi sono divertita a riprenderla in mano, modificando qua e là qualche piccola azione, e sono felice di mostrarvi uno dei miei headcanon; la loro storia me la immagino così, come una progressiva scoperta dei loro sentimenti. Oddio, sappiamo che James si è innamorato di lei sin dalla prima volta che l’ha vista, ma secondo il mio modesto parere, si è effettivamente innamorato in un secondo momento, mentre per quanto riguarda Lily, la vedo più come una lotta contro se stessa; non dimentichiamoci che non ha mai sopportato completamente il moro. Aggiungo, inoltre, che sono la mia coppia preferita e che ho fatto particolarmente fatica ad immergermici dentro — io funziono al contrario, più mi piace qualcuno e più divento imbranata. Spero, tuttavia, di averne mantenuto la caratterizzazione. Per quanto riguarda la sfiducia di Lily nei confronti di Peter, chiedo venia; è stata una mia piccola aggiunta, non sono proprio riuscita a trattenermi.
Oddio, ora che iniziato a sciogliermi, continuerei a parlare per ore, ma la spossatezza comincia a prendere il sopravvento pure sulle mie membra, quindi mi accingo a ringraziarvi per essere giunti sino alla fine e, se volete, lasciatemi pure un parere; giuro che non vi crucio! (
) E niente, probabilmente noi ci vedremo nuovamente fra due anni; è incredibile la frequenza con cui scrivo-e-pubblico all’interno di uno dei miei fandom preferiti. Grazie ancora!

 
  
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