5)La mia vita mi
stava conducendo da te.
La mia terra natale è
avvolta dalla neve.
L’inverno è freddo, ma poetico, i paesi e le
città hanno
un’aria magica coperte da quel manto bianco, sembrano essere
state trasportate
indietro nel tempo dove macchine e tecnologia non esistevano.
Il mio castello è come l’avevo lasciato, risplende
tranquillo sotto i raggi mattutini con i suoi colori pastello,
è come un
vecchio amico felice di rivedermi. È come se non me ne fossi
mai andata.
Atterro dolcemente e apro il portone, la fontana di
ghiaccio manda leggeri bagliori e l’azzurro delle pareti di
ghiaccio mi fa
sentire meglio.
Salgo al piano superiore e guardo tutte le mie statue: io
e Anna; io, Anna e Kristoff; Anna e Kristoff; io, mia sorella e
Rapunzel e
altri soggetti tutti legati alla mia famiglia.
Io accarezzo quella di Anna e Kristoff, si guardano negli
occhi con amore, proverò mai questo sentimento?
Guardo una statua con me abbracciata a un uomo senza
volto.
“Povera, piccola, creatura affamata di affetto.
Tutto quello che vuoi
è solo qualcuno che ti accetti per quello che
sei e un po’ di amore, ma
non lo trovi mai.
Credi di trovarlo e poi ogni volta ti accorgi che è
un’illusione, che è tutto solo nella tua testa.
Non sarai mai felice, avresti dovuto tuffarti nel mare
come Anna, perché sei qui?
Per quali peccati stai pagando?
Non hai pagato abbastanza? Per quanto ancora dovrai
soffrire?”
Mi siedo con la testa tra le mani, chiedendomi cosa ho scoperto di me
stessa.
Forse che alcune cose non cambiamo mai, come il mio bisogno di essere
amata, e
altre sono cambiate.
Adesso sono più sicura nell’usare i miei poteri,
li
controllo alla perfezione e so che possono essere utili a qualcuno se
sono
usati nel modo giusto.
Ma posso continuare a usarli così in compagnia del
ragazzo che amo e che non mi ama?
Non lo so, sono stanca di soffrire.
Accarezzo la guancia dell’uomo senza volto e sospiro.
“Ce l’avrai mai un volto o sarai sempre e solo in
desiderio?”
A questo non ho risposta, purtroppo.
Per un attimo sono tentata di fargli assumere le
sembianze di Jack, ma all’ultimo momento abbasso la mano.
No, questo castello è un luogo solo mio e lui non
entrerà
se non come mio fidanzato, forse allora darò
all’uomo senza volto il suo
aspetto, non prima e non dopo.
Mi siedo su una delle sedie e mi tolgo le scarpe, sono
strette e scomode; i riflessi, i giochi di luce e i deboli scintilii di
questa
stanza mi regalano un po’di pace.
Perché tornare al polo nord?
Non sono una guardiana, non sono vincolata da nessun
contratto magico con loro – l’unico contratto che
ho è con la mia gente e con
il mio paese – perché tornare lì?
Non c’è nessuna ragione e sono stanca di soffrire
per un
motivo o per l’altro, credo sia meglio rimanere qui.
Mi alzo dalla sedia e salgo al piano superiore a piedi
nudi, arrivo alla mia camera e poi mi butto a letto, gli spiriti non
hanno
davvero bisogno di mangiare, solo i guardiani che sono delle specie di
creature
mitologiche.
Cado in un sonno senza sogni e mi risveglio al tramonto,
lo guardo dalla mia terrazza. Rosa, arancione, oro si fondono in
sfumature
perfette che nessun pittore potrebbe creare.
Poi questi colori caldi lasciano spazio a una sottile
striscia verde acqua che poi si fonde nell’azzurro e nel blu
scuro della
notte. Le prime
stelle si accendono come
diamanti su un mantello di velluto, in ultimo la pallida falce di luna
sorge a est
e illumina debolmente il paesaggio innevato facendolo risplendere di
una tenue
luce.
Che pace!
Rimango a guardare ancora un po’, poi me ne torno dentro e mi
siedo sul letto,
probabilmente dovrei avvertire perché è tardi e
Nord sarà preoccupato, a Jack non
credo che importi molto e questa è la parte che fa
più male.
Un ago di ghiaccio spunta dalla parete, mentre i colori
all’interno cambiano dall’azzurro al rosso e al
viola.
No, non lascerò che la paura mi sopraffaccia
un’altra
volta.
Stendo un braccio e l’ago torna nella parete e piano
piano i colori tornano al loro posto, io sorrido stanca, non ho solo
combattuto
una battaglia con i miei poteri, ma con le mie paure.
Mi sdraio di nuovo e con una mano tesa verso l’altro
compongo sbuffi eleganti di neve e ghiaccio, poi faccio assumere al
soffitto un
colore scuro e poi vi accendo tante stelle e una luna.
Mi perdo a guardare la mia nuova opera per non so quanto
tempo, fino a che una folata di vento violenta spalanca la porta della
terrazza.
Io guardo Jack entrare con il cuore che batte forte, i
suoi occhi azzurri scintillano gelidi di collera e i capelli sono
più
scompigliati del solito.
“Si può sapere cosa pensi di fare?”
Mi chiede duro.
“Torno al mio posto. Io appartengo al mio popolo e al mio
regno e non a voi.”
Rispondo distante.
“Stronzate.”
La sua parolaccia mi colpisce.
“Ah, sì? Perché sarebbero
stronzate?”
“Perché stai scappando da qualcosa, come hai
sempre fatto durante la tua vita.”
“E da cosa starei scappando?”
“Da me.”
Io sorriso feroce.
“Buffo, perché ho avuto l'impressione che tu
stessi scappando da me da
quando Nord ha fatto quell’innocente battuta. Non farmi la
predica e vai via,
io non sono legata da nessun contratto a voi guardiani.
Io sono l i b e r a.”
Dico scandendo bene le parole.
“Che cavolata!
La chiami libertà questa? Vivere circondata dalle
cianfrusaglie del passato senza mai riuscire a liberarsene?”
“Almeno io un passato ce l’ho!”
“Fanculo! E sei piena di problemi per questo!
Vorrei che per una volta invece di scappare dai tuoi
problemi, venissi da me.”
“E a fare cosa?
Tu non ci sei, tu hai paura dei legami che vadano al di
là dell’amicizia.”
La statua dietro di me esplode in mille pezzi, uno dei
quali taglia la mia lunga treccia, lasciandomi con corte ciocche di
capelli a
coprirmi il volto.
“Ora basta!”
Uso tutti i miei poteri contro di lui, lo faccio cadere
dal balcone e quando lui si rialza in volo cerco di colpirlo, voglio
fargli
male, anzi, voglio che lui stia male come sono stata male io in questi
ultimi
giorni.
Lui urla qualcosa, ma io non lo sento, c’è solo la
rabbia
che pulsa sorda nelle vene, quando so che non dovrei, che la paura
è la mia
peggiora nemica.
“Elsa!”
Una terza voce inaspettata si inserisce nella
conversazione, pietrificandomi.
Anna è in un angolo della stanza e con il dito mi indica
il cielo, io seguo la direzione e mi accorgo che un fronte minaccioso
di nubi
si sta addensando sopra il castello.
Sembra la replica della tempesta che ha colpito Arendelle
duecento anni fa.
“Accidenti.”
Mormoro.
“Vattene via!”
Urlo a Jack.
“No, che non me ne vado.”
“Vattene, prima che io perda il controllo e scateni
quella.”
Gli indico la tempesta alle sue spalle.
“Ti posso aiutare.”
“No, non mi puoi aiutare, è una cosa che devo
risolvere da sola.”
Lui sembra voglia dire qualcosa, ma alla fine rinuncia e se ne va, per
fortuna.
Io alzo lo sguardo verso il cielo, impietrita.
Affrontare i propri demoni è qualcosa di orribile per
tutti e i miei sono fatti di neve, gelo e ghiaccio pronti a riversarsi
su di un
paese innocente.
Mi concentro e cerco di far sciogliere quello che io ho
creato, ma probabilmente la rabbia è comunque più
forte delle emozioni positive
perché non sparisce nemmeno una nuvola.
Continuano ad accumularsi con lentezza, pacifiche e
indifferenti ai miei sforzi e ciò è molto
frustrante.
Mi concentro ancora di più e ci metto tutta la mia
energia il potere scorre libero nelle mie mani e si lancia ad attaccare
la mia
stessa creazione.
Qualche nuvola si dissolve, è già un risultato,
ma devo
essere più aggressiva, più convinta.
Urlo e concentro ancora il mio potere, altre nuvole si dissolvono e la
tempesta diminuisce nella sua portata, il che è un ottima
cosa, significa che i
miei pensieri positivi stanno prendendo il sopravvento sulla rabbia e
sulla
paura.
Cerco di riportare alla mente ogni mio ricordo felice, di
pensare solo all’amore che provo e che qualcuno nutre ancora
per me. tutto
intorno a me diventa bianco, un bianco accecante cha spaventa anche un
po’, ma
non demordo.
La tempesta deve sparire.
Chiudo gli occhi e urlo mettendoci tutta me stessa, sento
l’energia venire trascinata via da me con violenza, ma so che
non mi devo
opporre. Non posso morire sono già morta.
Quando anche l’ultimo granello di energia è uscito
dal
mio corpo sento una specie di esplosione, non appena torna la calma
vedo che la
tempesta è scomparsa: c’è un cielo
sereno.
Sospiro soddisfatta, poi le forze mi abbandonano, la mia
vista si fa confusa e precipito.
Non posso morire, sono già morta una volta, giusto?
Mi dico prima di perdere conoscenza.
Tutto è bianco di nuovo
attorno a me e tutto è pesante e
opprimente, una cappa di nebbia che incombe sulla mia mente.
Cosa mi è successo?
Ah, sì. Ho fermato una tempesta di neve e ho
probabilmente usato i miei poteri fino al limite estremo e ora sono in
questo
limbo.
Sento le voci di Nord e Jack come se venissero da una
radio sintonizzata male, a volte sono così vicine che cerco
di rispondere alle
loro domande, a volte sono così lontane che mi sembra
inutile persino provarci.
Non posso morire perché sono già morta, ma allora
perché
questo sembra tanto un coma?
“Non è un coma.”
La voce di Anna mi fa voltare verso di lei.
“Anna! Anna mi dispiace di averti fatto tornare dal regno
dei morti un’altra volta.”
“È tutto ok, Elsa.
Non ti devi preoccupare di questo, ma ci sono delle
risposte che devo darti. Questo non è un coma, per prima
cosa, gli spiriti non
vanno in coma.”
“E allora cosa è questo posto?”
“Un attimo e ci arrivo.
Tu sei rimasta in forma di spirito sia perché avevi una
missione, sia perché i tuoi poteri avevano
un’essenza così forte da impedirti
di raggiungere l’aldilà. Tu hai quello che i
guardiani chiamano centro, questo
significa che anche dopo la fine di Arendelle tu sei destinata ad
aiutare gli
umani.
Quando hai eliminato questa tempesta ha quasi distrutto
il tuo centro.”
“Quindi sono morta del tutto?”
Lei scuote la testa.
“Sei in un limbo, puoi decidere se seguirmi e andare
avanti oppure rimanere qui e continuare la tua missione. La decisione
è solo
tua.”
Io rimango in silenzio, scioccata.
Soppesando le due possibilità: se seguissi Anna rivedrei
i miei amici e i miei genitori, ma non potrei più vedere
Jack.
“Credo che ci sia qualcosa che ti trattiene qui,
Elsa.”
“Io… io mi sono innamorata, Anna.”
“Ma questo è meraviglioso! Ho continuato a sperare
che succedesse anche a te!”
“Non so se lui mi ricambi, è sfuggente, forse
farei meglio a venire con te.”
Lei scuote la testa.
“Il tuo cuore ha già deciso un’altra
cosa.”
Io la guardo senza capire, lei mi saluta e poi –
all’improvviso – il pavimento
sotto si me si rompe in mille schegge e io precipito di nuovo urlando.
Ho davvero paura questa volta, non so dove si fermerà la
mia caduta, e se precipitassi all’inferno?
Fortunatamente non arrivo lì, ma nel mio corpo che mi
sembra pesante come se fosse fatto di cemento, vorrei alzare le
palpebre o
muovere almeno un dito, ma non ci riesco.
“Riposati.”
Mi ordina una voce nella mia testa.
Sto iniziando a impazzire?
Sembra che purtroppo non possa fare a meno di darle
retta, immediatamente la sonnolenza mi invade e inizio a sognare sogni
confusi.
Rivivo gli eventi più importanti della mia vita da
spettatrice in un
caleidoscopio impazzito in cui ricordi di quando ero ancora viva e
altri in cui
sono un spirito si alternano.
Sento come se tutto questo volesse dirmi qualcosa, ma non
capisco cosa.
Alla fine mi sveglio perché sento del calore su una
guancia, apro miracolosamente gli occhi e mi accorgo che sono nel mio
letto ed
è mattina.
“Ben svegliata.”
La voce di Nord ha una nota di preoccupazione.
“Ciao, Nord.”
“Sono felice che tu abbia deciso di rimanere qui, per un
attimo ho pensato che tu saresti andata avanti.”
“Per un attimo l’ho pensato anche io.”
“Sarai stanca, ti faccio servire la colazione.”
Lui si alza.
“Nord!”
Lo richiamo io.
“Jack, dov’è?”
“È appena andato a riposare, ti ha vegliato per
tutto il tempo.”
“Capisco.”
Dico meditabonda.
“Era davvero preoccupato per te, qualsiasi cosa sia
successa tra di voi io la metterei da parte.”
“Nord, i guardiani possono innamorarsi?
Cioè, è permesso o c’è
qualche regola che lo vieta.”
Lui mi guarda intensamente per qualche minuto.
“Ah, dunque è questo il problema.
Non c’è nessuna regola che vieti ai guardiani di
innamorarsi, ma non è mai successo.”
Io sbuffo, in parole povere nessuno saprebbe come
comportarsi.
“È per questo che te ne sei andata?
Ti sei innamorata di Jack?”
“Sì.”
“E lui?”
“Lui ha iniziato a evitarmi e a scappare.”
“Lui non sa come affrontare questa cosa, è morto
troppo presto per sapere cosa
fosse l’amore, devi avere pazienza con lui.”
Io mi lascio cadere sconfortata sul cuscino.
“Su, non ti demoralizzare. Adesso ti faccio portare la
colazione.”
“Va bene.”
Poco dopo arriva un vassoio portato dai minuscoli elfi con una tazza di
latte e
cioccolato e cookies, io bevo e mangio tutto avidamente, non credevo
che avrei
avuto così fame.
“Non ti preoccupare, è normale avere
così fame dopo
quello che ti è successo.”
“Ok. Adesso cosa faccio?”
“Stai a riposo. Non appena Jack si sarà svegliato
gli dirò di venire da te,
anche se è molto probabile che sarà lui a
precipitarsi da te. Mi ha persino
chiesto se gli spiriti possono morire.”
Io arrossisco.
“Va bene.”
Prendo uno dei miei libri e inizio a leggere, fuori
nevica, il fuoco acceso nel caminetto diffonde un piacevole calore e
rilassarsi
è facile in queste condizioni.
Non mi accorgo del tempo che passa, a mezzogiorno e mezzo
un bigfoot mi fa capire a gesti che è pronto il pranzo. Io
esco dalla mia
camera, in sala da pranzo c’è solo Nord, io mi
siedo e lo guardo senza capire,
lui mi fa cenno di aspettare.
Poco dopo si sentono dei passi e un Jack dai capelli
scompigliati appare sulla porta e fissa il suo sguardo su di me.
“Lieto di vedere che stai meglio, ho pensato che saresti
morta.”
“Gli spiriti non possono morire.”
“Nord mi ha detto il contrario, tu ci hai provato seriamente
a morire, ma sono
felice che tu sia qui.”
“Grazie, anche io.”
Si siede anche lui e iniziamo a mangiare un delizioso stufato con le
patate
cercando di mantenere un clima rilassato e leggero,
c’è sempre tempo dopo per
litigare.
Il cibo è ottimo e non mi posso lamentare e Jack fa del
suo meglio per essere gentile, calmato probabilmente dalla presenza di
Nord.
Finito il pasto mi guarda dritto negli occhi.
“Io e te dobbiamo parlare.”
Scandisce chiaramente, io annuisco.
“Sì, lo penso anche io.”
“Già.”
Usciamo insieme dalla sala e io inizio ad avere paura di quello che
succederà
dopo.
E se mi dicesse che non gli interesso o che mi vede solo
come un’amica?
Non credo che reggerei, ormai lui mi piace troppo per
essere solo sua amica, raggiungiamo una stanza deserta e la mia paura
cresce di
una tacca. Lui si siede su un divano e poi mi guarda, io vorrei saper
leggere
nel pensiero per capire cosa gli passi per la testa.
“Elsa, mi
dispiace
di averti ignorato ultimamente.”
“Perché l’hai fatto?”
Lui si prende la testa tra le mani.
“È complicato.”
Borbotta.
“Io ho tutto il tempo del mondo,
all’incirca.”
Lui sospira.
“Mi sei piaciuta fin dalla prima volta che ci siamo
incontrati, forse perché abbiamo poteri simili o forse
perché entrambi abbiamo
sofferto, seppur in modi diversi, per questi poteri. Io volevo che la
gente mi
vedesse e tu non volevi che la gente sapesse.
Solo che io non so nulla dell’amore, non sono mai stato
innamorato prima di diventare spirito e non sapevo cosa volesse dire.
Poi
abbiamo iniziato a trascorrere del tempo insieme e ho scoperto quanto
fossi
stupenda, sei ferma, ma gentile, simpatica, dolce, ironica e fai delle
bellissime decorazioni con la brina.
E poi sei bellissima, la ragazza più bella che avessi mai
visto.
Non sapevo come classificare o reagire a questi
sentimenti, non capivo cosa significassero.”
Prende un attimo fiato e si guarda intorno.
“Poi Nord ha fatto quella battuta e tutti i pezzi sono
andati al loro posto, mi stavo innamorando di te o forse ti amavo
già e mi sono
spaventato.
Io non so come si ama in modo romantico, te l’ho
già
detto, e ho pensato che la cosa migliore fosse allontanarmi da te. Se
non
fossimo stati sempre insieme forse questi sentimenti se ne sarebbero
andati e
avremmo potuto tornare a essere amici come prima.”
“Ma la cosa non ha funzionato.”
Mormoro, lui mi guarda stupito.
“Sì, non ha funzionato. Più volevo non
pensarti e più ti
pensavo, non sapevo cosa fare.
Poi te ne sei andata e tutto è diventato chiaro, non
volevo perderti.
Lo so che ho combinato un disastro, ma io ti amo, per
favore dammi una seconda possibilità!”
“Tu mi ami?”
Chiedo scioccata perché so di essere ricambiata.
“Sì, ti amo Elsa.
Tu mi ami?”
Io lo guardo a occhi sgranati.
“Perché credi che io me ne sia andata?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Perché ti amo, Jack! E non ce la facevo
più a vederti così distante, preferivo
stare da sola che ignorata da te.”
Lui spalanca la bocca, la richiude e poi si dà due sberle
sulla testa.
“Che sciocchi che siamo stati, che sciocchi!
Io ti amo, tu mi ami e abbiamo fatto un tale casino!”
“In effetti…”
Lui prende le mie mani tra le sue.
“Elsa di Arendelle, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, Jack Frost.”
Ci baciamo e io sento le farfalle nello stomaco.
Finalmente tutti i miei anni di solitudine assumono un
senso, erano solo un percorso di preparazione per trovare lui.
Continuiamo a baciarci fino a che non ci manca il fiato,
allora ci stacchiamo rossi e sorridenti.
“Credo che dovremmo dirlo a Nord.”
Dice piano.
“Lo credo anche io.”
Usciamo mano nella mano dalla stanza, il guardiano del Natale
è seduto nel suo
ufficio, intento a intagliare un trenino di ghiaccio.
“Nord.”
Lui si volta e nota le nostre mani intrecciate.
“Ah, avete risolto, ragazzi.”
“Sì, io e Jack adesso siamo una coppia se questo non viola qualche
regola.”
“Nessuna regola violata, Elsa.
Sono così felice per voi.”
Ci abbraccia tutti e due rischiando di stritolarci.
Rimaniamo a chiacchierare per un po’, poi stringo la mano
di Jack.
“C’è una cosa che devo fare prima di
venire a vivere qui
definitivamente e mi piacerebbe che tu mi accompagnassi.”
“Va bene.”
Usciamo dalla stanza e io gli faccio cenno di seguirmi
fuori dalla finestra.
Iniziamo a volare verso Arendelle e lui se ne accorge.
“Come mai vuoi tornare al castello?”
“C’è una cosa che devo fare, te
l’ho detto.”
Lui annuisce perplesso, ma mi segue, voliamo sopra paesaggi innevati
fino a che
non arriviamo alla vista familiare del mio castello di ghiaccio.
Atterriamo e io apro la porta, lui si guarda intorno
meravigliato per un attimo, forse ammirando la fontana e le colonne di
ghiaccio. Io salgo ai piani superiori fino alla stanza dove ci sono le
mie
sculture di ghiaccio e quella che cerco è in prima fila.
Rappresenta Anna,
Kristoff, Rapunze, Eugene, me e un uomo senza volto, con un sorriso che
mi va
da un orecchio all’altro do a questo fantomatico personaggio
le sembianze di
Jack.
Lo guardo soddisfatta per qualche attimo, poi il mio
ragazzo mi abbraccia da dietro e osserva la mia opera.
“Davvero bella, era questo che dovevi fare?”
“Sì, dovevo chiudere il cerchio. Adesso so che non
ho ragioni per tornare
definitivamente a vivere qui, anche se mi piacerebbe visitarlo ogni
tanto.”
“Lo faremo.”
Ci baciamo ancora e sento che il cerchio è davvero completo,
ho trovato quello
che cercavo da una vita e non potrei essere più felice.
Ora so cosa significa l’amore e ho uno scopo nella vita.
Va tutto alla grande e il futuro sarà anche migliore.
Cerchio chiuso, promessa di felicità.
Io e Jack sorridiamo insieme mano nella mano e poi
voliamo via.
Verso la nostra nuova vita.
Insieme.
Angolo di Layla
E questo è l'ultimo capitolo! Spero che il finale vi sia piaciuto.
Grazie a Zouziusfan7 per la recensione e a chiunque abbia mostrato interesse per questa storia^^