Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Sleepyheadven_ita    14/06/2017    3 recensioni
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza voler esternare niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola.”
Storia in cui Hanji e Levi fingono di essere in una relazione stabile per qualche settimana
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice: Buonasera a tutti,
Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con l’inglese sa quanto la nostra costruzione sintattica e l’uso della punteggiatura siano diversi dai loro, per cui non vi aspettate una traduzione assolutamente letterale, perché com’è facile intuirlo sarebbe stata un disastro in italiano. Nella traduzione ho cercato e sempre mi sforzerò di essere quanto più fedele possibile alle idee dell’autrice, anche per l’appunto cercando di renderle nell’italiano più consono.
Inoltre Sleepyheadven, essendo statunitense, invece di “Hanji” ha sempre usato la versione americana del suo nome, “Hange”, che io però ho cambiato in questa versione perché per me suonava strano scrivere così.
Per domande, osservazioni, suggerimenti o quant’altro, non esitate a contattarmi anche privatamente.
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Senza indugio quindi vi lascio a “Desperate Times Call for Desperate Measures” (traduzione: A mali estremi, estremi rimedi) di Sleepyheadven, pubblicata sul sito Archive Of Our Own il 30 agosto 2016 e terminata l’11 dicembre 2016
Buona lettura,
Fool



Dal momento in cui il suo telefono aveva cominciato a squillare alle cinque del mattino, Hanji aveva capito che sarebbe stata una giornata interessante.
Aveva socchiuso assonnatamente gli occhi, il mondo attorno a lei era apparso in forme sfuocate e nei colori del beige e del giallo, che sapeva essere il suo copriletto e le tende alle finestre.
Hanji aveva avuto immediatamente il sospetto di chi fosse a chiamarla così presto, specialmente considerando che chiunque la conoscesse anche solo superficialmente sapeva della sua tendenza a tirare tardi la sera. Sua madre raramente le mostrava un briciolo di empatia.
A tentoni aveva cercato il piatto marchingegno che sapeva essere sul suo vecchio e malandato comodino, chiedendosi cosa volesse da lei stavolta quella severa donna, considerando che le loro conversazioni telefoniche erano rare. Il trillo era continuato prepotentemente fino a che non aveva afferrato il freddo oggetto metallico fra le mani. Aveva fatto scorrere assonnatamente il dito sullo schermo per accettare la chiamata.
“Buongiorno mamma” l’aveva salutata con calore, la sua voce ancora impastata dal sonno. Aveva aggrottato le sopracciglia quando aveva buttato un occhio all’orologio, facendo velocemente un calcolo di quante ore aveva dormito. Due e mezza - nemmeno troppo male considerato tutto, aveva affrontato giornate peggiori.
“Buon pomeriggio, vuoi dire” l’aveva corretta sua madre, con un tono sorprendentemente tranquillo. Ah, quindi erano buone notizie quelle che le stava per dare, aveva pensato Hanji tirando un sospiro di sollievo. Nessun favore a qualche parente gravemente malato, come accadeva di solito.
“Giusto” le aveva risposto, sporgendosi nuovamente verso il comodino per prendere i suoi occhiali di forma ovale.
“Come vanno le cose laggiù?” aveva chiesto per fare conversazione, facendoli scorrere con noncuranza lungo il suo naso. Le forme e i colori avevano ripreso un contorno, mostrandole la sua stanza in disordine.
Sua madre aveva lasciato uscire una risatina allegra alle sue parole, Hanji aveva alzato le sopracciglia in un’espressione sorpresa a quel suono così inusuale, non aveva sentito sua madre ridere così da quando i suoi si erano trasferiti a Parigi otto anni prima.
Oh no, forse erano cattive notizie - tipo che suo padre era stato trovato morto quella mattina al risveglio. Non andavano per niente d’accordo negli ultimi tempi…
“Ho delle buone notizie cara!” aveva detto sempre ridendo sua madre, contenta come non mai. Hanji a questo punto si era preparata per quello che stava arrivando. “Io e tuo padre divorziamo!” aveva rivelato felicemente dopo quella pausa ad effetto.
Hanji si era data un momento per riflettere su quello che le aveva appena detto, quasi si aspettasse di sentire che era impazzita e che l’aveva assassinato. Beh, di certo era un fatto inaspettato, non avrebbe mai immaginato sua madre, così testarda e orgogliosa, accettare di intraprendere un divorzio e far finire così trentacinque anni di matrimonio.
“Questa è… una grande notizia, mamma” aveva detto tutto d’un fiato, incerta su come avrebbe dovuto reagire. Almeno non si sarebbe più trovata in mezzo ai loro litigi, giusto?
“Certo che lo è! Sono così sollevata di essere libera dal tuo insopportabile padre, cara, non ne hai idea.”
Hanji poteva intendere chiaramente dal suono della sua voce quanto fosse largo il sorriso che sua madre doveva avere spalmato in faccia.
“Ma c’è anche dell’altro” aveva aggiunto l’altra, pochi istanti dopo.
“… non è che torni a vivere qui, vero?”
Hanji aveva sentito il terrore piantarsi nel suo stomaco al solo vago pensiero che sua madre potesse reclamare la casa che le avevano lasciato.
“Oddio, no.” Sua madre aveva messo le mai avanti alle sue parole. Beh, la sua pretenziosa vita da cittadina francese doveva essere troppo bella per considerare addirittura l’idea di trasferirsi di nuovo nel vecchio e noioso stato di Washington. Che peccato, aveva pensato Hanji seccatamente ironica.
“Mi sto per sposare!”
Hanji non aveva fatto in tempo a fermare la caduta della sua mascella a quest’annuncio. Non aveva appena detto che era contenta di star divorziando?
“Oh… questo, ehm, mi fa piacere di sentirlo. Quant’è che non ci vediamo io e te?” aveva chiesto con genuina curiosità.
“Un anno e mezzo!”
Ah, questo spiega alcune cose, aveva pensato Hanji divertita.
“Il motivo per cui ti chiamo è che ti voglio su un aereo nel giro di una settimana. La cerimonia non avrà luogo che fra qualche settimana, ma voglio le tue opinioni su certe cose, tipo la disposizione dei fiori e i porta tovaglioli. Inoltre abbiamo la prova degli abiti e cose simili. Oh! E farai bene a portare qui un ragazzo, non come l’altra volta, oppure vedrai.”
Aveva quindi cominciato a divagare, in maniera non dissimile a come avrebbe potuto fare lei stessa.
Hanji aveva solo potuto annuire, il suo cervello ancora in privazione di sonno non le stava permettendo di fare altro che rimanere in quello stato di intontimento. Nel giro di cinque minuti aveva scoperto che i suoi stavano divorziando e che sua madre si voleva risposare. E inoltre, che lei era richiesta a Parigi alla fine di quella settimana.
“Beh, mia cara, è stato bello parlare con te, ti darò più informazioni nei prossimi giorni. Sono richiesta altrove.” Quindi se n’era uscita con una risatina degna di un’adolescente in preda ad una cotta.
Hanji aveva arricciato il naso con disgusto, non volendo sapere il significato nascosto delle parole che aveva appena pronunciato.
“Okay, mamma. È stato bello parlarti, ciao.”
Aveva sentito uno smorzato ciao in risposta prima di attaccare il telefono. Se l’era fatto cadere in grembo, confusa mentre cercava di mettere insieme i pezzi di tutto quello che era successo nel tempo di una chiamata di una decina di minuti.
Sua madre era inusualmente allegra. I suoi genitori si erano lasciati. Sua madre aveva avuto una relazione per un anno e mezzo e si risposava alla fine del mese. Un modo davvero interessante di cominciare la giornata, aveva pensato con una risatina secca.
Aveva lasciato scivolare le gambe lungo un lato del letto, non preoccupandosi di rifarlo mentre si alzava e si dirigeva verso il bagno dall’altra parte del corridoio. Sapeva che non sarebbe riuscita a mantenere la sua sanità mentale se fosse volata dall’altra parte del mondo verso la schiacciante presenza di sua madre in compagnia solo di se stessa.
Questo significava che avrebbe dovuto cercare dei candidati per interpretare la parte del suo ragazzo, in modo che sua madre smettesse di minacciarla. Uno in particolare le era venuto in mente, ma aveva cacciato via il pensiero. Avrebbe richiesto un sacco di tentativi di corruzione e convincimento.
Ma un piano già si stava formando nella sua testa, le rotelline in quel momento già giravano. O forse, no.

-

Entrando sul posto di lavoro, la priorità di Hanji quella mattina era stata quella di andare alla scrivania di Levi. Aveva fatto un grosso sorriso quando aveva visto quel brontolone appoggiato allo schienale della sua sedia, con un tè d’asporto in una mano mentre scrollava qualcosa al suo computer.
“Buongiorno Levi!” lo aveva salutato allegra, sporgendosi verso di lui.
Lui le aveva rivolto una breve occhiata prima che il suo sguardo annoiato tornasse sul monitor. “Hai bisogno di qualcosa, merdina con gli occhiali*?” le aveva detto.
Hanji si era schiarita la gola cercando di attirare la sua attenzione. “Ho un favore da chiederti perché sei uno dei miei più vecchi amici e so che posso fidarmi di te per qualsiasi cosa.” Aveva detto, cercando di rabbonirlo con parole dolci. Non sembrava che stesse funzionando.
“Se hai bisogno che venga a pulirti la casa di nuovo,” e qui aveva fatto una pausa leggendo qualcosa che era scritto sul suo monitor, “la risposta è sì perché ad un certo punto morirai soffocata da tutta quella polvere che ti si anniderà nei polmoni.”
Hanji aveva sbuffato per questa risposta così drammatica. “No, non è questo. Ma se mai ne avessi bisogno però, adesso so che cosa mi risponderesti.”
Lo sguardo di Levi era velocemente andato sul suo, Hanji aveva riconosciuto un piccolo bagliore di curiosità nei suoi occhi.
“Ho bisogno che tu faccia finta di essere il mio ragazzo per qualche settimana” gli aveva rivelato chiaramente, con un sorriso imbarazzato.
Lui l’aveva guardata a sua volta senza esprimere niente nella sua espressione, incerto su se fosse seria o meno. Hanji era strana, per cui ci poteva anche stare che la sua idea di fare scherzi potesse essere questa.
“Che genere di favore sarebbe?” le aveva chiesto alzando un sopracciglio.
“Uno grosso” aveva risposto lei incerta, scrollando le spalle. “Te la faccio breve, i miei stanno divorziando, mia mamma si risposa il mese prossimo e io ho bisogno di presentarmi lì con un ragazzo, altrimenti mia madre non mi lascerà andare via. È davvero convinta che morirò da sola”
aveva detto tutto d’un fiato, un tremito d’insofferenza le era balenato sui tratti.
Levi era rimasto in silenzio, quindi aveva risposto esitante. “Perché mai dovrei persino considerare di farlo?”
Hanji gli aveva sorriso. “Un viaggio gratis a Parigi e la gioia che proveresti nel far finta di avere una relazione con me.”
Levi si era imbronciato prima di rimettere per l’ennesima volta il suo sguardo sul monitor. “Passo.” Aveva detto seccamente.
“Okay, okay, va bene. Un viaggio gratis per Parigi, mi laverò i capelli e pulirò la casa tutti i giorni, e ti offrirò del tè ogni volta che vuoi.” Aveva replicato l’altra alzando la posta, facendogli un sorriso dolce e guardandolo speranzosa.
Levi aveva sospirato ammettendo la sconfitta, ruotando sulla sua sedia girevole abbastanza da poterla guardare direttamente in faccia. “Ci penserò” le aveva detto riluttante, già spaventandosi alle sue parole.
Dentro di lui aveva pensato che fosse un’idea terribile, ma quando mai gli sarebbe ricapitata l’opportunità di andare a Parigi? E persino con tutto spesato? Poteva sopportare di far finta di essere il ragazzo di Hanji per un po’, ne era certo.
Eppure, ripensandoci…
Prima che potesse dire qualcosa, Hanji l’aveva abbracciato con affetto, circondandolo completamente con le sue braccia. Era rimasto gelato al suo gesto, voleva quasi scansarla, ma non ne aveva la forza d’animo.
“Grazie Levi di voler almeno prendere in considerazione la cosa” gli aveva detto con sincerità. “Non hai idea di quanto significhi per me” aveva aggiunto per poi liberarlo dal suo abbraccio.
“…sì, sì.”
Se l’era scrollata di dosso facilmente, internamente tuttavia era ancora infastidito per i suoi gesti.
“Ci vediamo per pranzo al solito posto, ti darò i dettagli, lo prometto.”
Hanji aveva riso e poi iniziato a camminare verso la sua area di lavoro. Lui l’aveva guardata allontanarsi, il suo sguardo era tornato distrattamente sul suo monitor. Che Dio mi aiuti…

Qualche ora dopo Hanji era entrata nel loro solito ristorante, sorridendo e salutando la persona che stava all’ingresso. Aveva individuato il suo buon amico nel posto più remoto della sala, protetto da ogni sorta di interazione umana, come sempre. Si era seduta sulla sua solita sedia, sorridendogli quasi a scusarsi.
“Scusa il ritardo, Erwin voleva parlarmi di alcune cose. Lo sai che di solito va per le lunghe.” Aveva alzato gli occhi al cielo e si era sporta verso il tavolo sui gomiti, facendogli un grosso sorriso.
“Ha avuto la scopa in culo per tutta la scorsa settimana” aveva stilettato malignamente Levi, dirigendo il suo solito sguardo annoiato sulla scarmigliata donna.
Hanji aveva fatto il suo ordine alla cameriera prima di rivolgersi nuovamente a lui. “Quindi, sembra che partirò per Parigi fra qualche settimana. O per lo meno questo mi hanno detto stamattina alle cinque, ma chi lo sa, potrebbe essere persino stata un’allucinazione.” Si era prodotta in un sogghigno privo di ironia.
“La tua famiglia non potrebbe mai diventare meno divertente per me” aveva ammesso seccamente lui, guardandola mentre gli rivolgeva uno sguardo divertito.
Non poteva negare che il suo aspetto fosse un disastro, non c’era dubbio che avesse dormito meno di tre ore quella notte, glielo dicevano le sue borse sotto gli occhi. Eppure, non poteva evitare di pensare che ci fosse un qualcosa di affascinante in lei. Soprattutto i suoi occhi, che erano sempre molto espressivi, al di là del suo stato di stanchezza.
“Beh, li troverai ancora più divertenti di persona, te l’assicuro” aveva ribattuto tamburellando con le dita sulla tavola
Levi si era rabbuiato pensando, facendo una breve pausa. “Non capisco perché così all’improvviso ti interessa che cosa pensa tua madre a proposito delle tue personali scelte di vita.” Aveva dato voce ai suoi pensieri, guardandola attentamente mentre i suoi occhi marroni si riempivano di un pizzico di fastidio.
Hanji aveva sospirato mentre si passava una mano tra i capelli, rendendo la sua coda ancor più scomposta di quanto già non lo fosse. “Non lo capisco nemmeno io. Ma preferisco non avere a che fare con l’innumerevole schiera di tizi francesi che probabilmente ha in serbo per me in caso dovessi presentarmi da single.” Aveva sospirato pesantemente prima di continuare. “Ho solo… ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a far fronte a tutto questo, che faccia in modo che non sbotti rabbiosamente contro nessuno. E tu sei stato questo qualcuno più di una volta in passato.”
Levi aveva annuito comprensivo, sentendo che l’ago della bilancia della sua decisione pendeva decisamente più verso un lato che l’altro. 
“Quindi vuoi che faccia finta di essere il tuo ragazzo. Per quanto tempo?”
“Qualche settimana.” Gli aveva rivolto uno sguardo imbarazzato. “Non è che saremo costretti a stare insieme sempre, però. Voglio dire, per metterla semplicemente, mia madre è ricca da far schifo. Pagherà lei per qualsiasi cosa vorremo fare, e non ho dubbi che ti vizierà senza limiti solo perché sei il primo “ragazzo” che ho in anni.”
“Quindi questo significa che a Parigi posso avere cibo e tè a piacimento?” aveva chiesto, non mostrando tuttavia un grande interesse alla cosa.
Hanji aveva annuito piano. “Sì. Quindi, sei dei nostri?” aveva chiesto con una crescente speranza nella voce.
Levi aveva fatto un respiro profondo prima di annuire. “Un viaggio gratis per Parigi con fondo illimitato per i pasti pare una ragione sufficientemente buona per accettare, suppongo.”
Hanji si era prodotta in un gridolino ad alto volume, dirottando l’attenzione sul loro tavolo in disparte. “Sei il migliore Levi.”
“Fai silenzio quattrocchi, la gente ci sta osservando.” Aveva detto esasperato, guardandosi intorno con uno sguardo quasi minaccioso.
“Va bene, se qualcuno chiede è perché ho appena realizzato che ho il miglior amico del mondo che è disposto a farmi il più grosso favore della mia vita.”
Levi era rimasto in silenzio a quest’uscita, il suo cipiglio era rimasto intatto.
Sarebbero state delle lunghe settimane, quello era certo.




*Questa è una perifrasi che mi sono inventata per tradurre l’espressione “Shitty-glasses”, modo in cui in diverse fan fiction straniere Levi si rivolge ad Hanji. La traduzione letterale, “occhiali di merda” mi sembrava un pochino eccessiva nei toni, per cui ho cercato di renderla così e l’autrice, quando le ho spiegato, ha approvato l’idea.

   
 
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