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Autore: TaliaAckerman    18/06/2017    2 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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19








AMARIA, TERRE DEL NORD


Se avesse saputo che i due giovani Consiglieri erano riusciti a rientrare in possesso della Pietra Bianca, sicuramente Astapor Raek si sarebbe risparmiato il travagliato viaggio da Amaria a Città dei Re.
Ora come ora, però, aveva avuto modo di constatare che effettivamente non era stato del tutto inutile. Eccesso di scrupolosità, forse, fatto sta che, ora che il volume sulle Pietre era al sicuro nascosto nelle sale del palazzo reale di Amaria, si sentiva decisamente più tranquillo. Data la facilità con cui aveva avuto modo di introdursi nella biblioteca cittadina per appropriarsi del libro, aveva dedotto che, probabilmente, la sua affiliazione alla causa dei Ribelli non era ancora stata scoperta. Almeno fino a quel momento.
Theor era sembrato piuttosto compiaciuto del suo improvviso guizzo di iniziativa, al punto di domandargli di consegnare a lui stesso il volume sulle Pietre. Raek non se n'era stupito: nonostante non fossero nelle loro mani, venire a conoscenza del modo per attivarne il potere prima dei loro nemici poteva essere un enorme vantaggio.
Forse un altro uomo si sarebbe preoccupato nel sapere che una delle più potenti armi al mondo era nelle mani di coloro che volevano distruggerlo, ma Theor non era come gli altri. Quando Raek gli aveva riferito che i due mocciosi erano riusciti a mettere le mani sulla loro Pietra, i suoi occhi dorati erano stati attraversati da un lampo pericoloso. Ma non era durato molto; qualunque cosa avesse pensato il padre e fautore della Ribellione, non lo aveva dato a vedere.
Per un attimo il Lord dell'Isola Grande aveva temuto una sua ritorsione: erano giorni complicati e lui non sapeva come avrebbe potuto reagire Theor alla notizia del suo fallimento. Si diceva che i rivoluzionari fossero destinati a diventare dittatori, e i dittatori ad impazzire. Ma l'antico maestro della corte di Amaria non era un semplice esaltato cui il potere sarebbe potuto sfuggire dalle mani. Se davvero in lui persisteva un barlume di follia, era una follia lucida e molto calcolata.
Dunque il timore di vedere le proprie mani mozzate da un incantesimo in un improvviso impeto di rabbia da parte del suo signore aveva impiegato forse un secondo a svanire, e le parole di Theor gli avevano dato la conferma.
- Abbiamo impiegato troppo tempo a prendere una decisione. Ho sottovalutato quei due ragazzi, avrei dovuto inviarti molto prima a Città dei Re.
- Se mi permettete - era intervenuto Astapor, ansioso di recuperare la sua approvazione - Il mio viaggio non si è dimostrato infruttuoso, o almeno, non del tutto. Mentre ero nella capitale sono stato colto dall'idea di recuperare un altro oggetto che ritengo opportuno sia in mano nostra.
Aveva appoggiato il volume "Imposizione di sortilegi su oggetti animati e no". Theor aveva alzato un sopracciglio, probabilmente sicuro che Raek lo stesse prendendo in giro, al che lui ne aveva rivelato il contenuto con un sorriso compiaciuto.
L'espressione di Theor non era cambiata, anche se Astapor era stato sicuro di aver visto il suo labbro superiore incurvarsi lievemente all'insù.
- Dunque il Consiglio è in possesso delle mie Pietre ma senza la possibilità di scoprire come usarle - decretò con uno sbuffo di disprezzo. - Apprezzo la tua intraprendenza, Astapor...
Il Lord sarebbe stato pronto a rispondere con ossequio, ma l'uomo del Nord aveva aggiunto qualcosa che non si sarebbe aspettato.
- Non devi agire mai più in modo così incauto. Se dei Consiglieri sono riusciti a mettere le mani sulla Pietra Bianca, il Consiglio potrebbe essere venuto a sapere del tuo coinvolgimento. E se non lo ha già fatto, presto succederà.
Pensando fosse meglio non discutere, Astapor aveva domandato di poter far ritorno per qualche giorno nell'Isola Grande, ma Theor glielo aveva negato, sostenendo che non sarebbe stato sufficientemente sicuro: sarebbe stato strano se, dopo aver scoperto il suo legame con Theor e, peggio ancora, del suo coinvolgimento nell'omicidio di Janor Camosh, le Cinque Terre non avessero dato ordine ai loro uomini di piantonare notte e giorno la reggia di Andæla, la prima città dell'Isola Grande.
Amaria sembrava stranamente vuota. Solitamente anche nei mesi invernali le sue strade erano trafficate da uomini e donne, infreddoliti e infagottati in vestiti pesanti, mentre ora l'unica caratteristica che saltasse all'occhio era il silenzio. La neve cadeva come al rallentatore, con nulla che ne disturbasse la bianca discesa se non qualche raro passante che attraversava in fretta la strada.
Negli ultimi mesi la capitale del Nord si era trasfigurata: la maggior parte degli uomini adulti era partita per la guerra combattuta al confine con l'Ariador, mentre coloro che appoggiavano solo tiepidamente la Ribellione erano rimasti confinati nelle loro case. Era come se si fosse stabilito una specie di coprifuoco anche di giorno. Per quanto ne sapeva Raek, Theor non aveva ordinato niente di così estremo, limitandosi ad imporre il crepuscolo come momento limite in cui le strade dovevano essere sgomberate. Non che ce ne fosse bisogno, si ritrovò a pensare Astapor osservando la nevicata in cima alla scalinata della reggia di Amaria. In una situazione così particolare l'uomo dubitava che persone comuni sarebbero state liete ci passare del tempo all'esterno al buio ed esposte al gelo dell'inverno che si avvicinava. Si erano tenute anche diverse esecuzioni nelle settimane precedenti, ma ora la situazione sembrava essersi stabilizzata.
In un primo momento Theor aveva chiuso un occhio sul fatto che molte persone - apertamente o meno - in contrasto con il suo progetto politico abbandonassero le proprie case per lasciare le Terre del Nord e sconfinare in Ariador o nello stato dei Re; il consenso delle Ribellione era talmente alto tra gli Uomini del Nord che il mago non aveva ritenuto necessario impedire loro di allontanarsi. Decisione forse dovuta anche alla volontà di non presentarsi alla propria gente come un autocrata che fondava il proprio potere su atti di repressione e crudeltà gratuita. Seppur in modo controverso e influenzato da una non indifferente dose di ambizione, Theor amava il proprio popolo. Si era presentato a loro come un salvatore, come una guida, non come un persecutore. Tuttavia circa un mese prima si erano verificati dei disordini nella zona sud-occidentale della città: due guardie di pattuglia erano state aggredite e pugnalate a morte da un piccolo gruppo di dissidenti, la cui posizione era stata rilevata in pochi giorni. Dalle carte rinvenute nella locanda in cui alloggiavano era emerso che i cinque facevano parte di un gruppo di Lealisti delle Cinque Terre, un movimento di ribelli all'interno della Ribellione stessa che aveva avuto origine nella città orientale di Fecht. Le guardie cittadine erano riuscite a mettere le mani solamente su quattro dei cinque assalitori. Il fuggitivo non era ancora stato ritrovato, mentre per gli altri la punizione era stata istantanea e severa: la forca.
Astapor ricordava perfettamente le parole che Theor aveva pronunciato davanti alla piccola folla radunata davanti al palazzo reale prima che lo botole sotto i piedi dei condannati incappucciati venissero spalancate.
"Uomini del Nord. Non voglio fare del male al mio stesso popolo, ma non vi ho costretti io a seguirmi. Non ho mai impedito a nessuno di lasciare la città. Chiunque abbia qualcosa in contrario alla Ribellione è libero di andarsene e combattere con la nazione che più gli aggraderà. Ma da coloro che sono rimasti non tollererò atti di violenza contro i miei uomini."
Aveva rivolto un cenno glaciale al boia, e in pochi secondi i quattro uomini si erano ritrovati a penzolare nel vuoto, con il capo reclinato e gli occhi rovesciati.
Nei giorni successivi la sorveglianza in città era stata incrementate e le guardie cittadine, sotto la diretta supervisione di Theor, avevano letteralmente rivoltato la città per stanare altri potenziali nemici della Ribellione. Complessivamente, nell'arco di quindici gironi era stata giustiziata una decina di persone. Che poi fossero stati tutti realmente affiliati all'organizzazione di opposizione, francamente ad Astapor Raek non importava granché. Non era il suo compito occuparsi della sicurezza interna.
Ora tre bambini più temerari degli altri si trovavano a pochi passi dal punto in cui i rivoltosi erano stati impiccati per costruire un pupazzo di neve. Dopo le ultime esecuzioni Theor aveva dato ordine di rimuovere il patibolo per non incrementare il disagio dilagante in città.
L'uomo rimase a guardarli con il volto privo di espressione.
Non sentiva alcun tipo di emozione nel guardare quei piccoli innocenti e spensierati giocare davanti a lui, se non un lieve fastidio per le loro risatine giocose.
Come se la cosa avesse spezzato l'incanto del silenzio e della neve, il Consigliere voltò le spalle alla città imbiancata per tornare all'interno del palazzo. Non che la temperatura fosse di molto più mite lì, ma nonostante questo Raek si levò di dosso la pesante pelliccia di lince che portava sulle spalle e la affibbiò al primo attendente che gli capitò appresso.
- Portala nei miei alloggi, e accendi il fuoco - disse consegnandogli anche la propria chiave. Il ragazzo rispose con un lieve inchino, poi si affrettò ad eseguire.
In quei giorni strani pensieri attraversavano la mente di Astapor Raek, e fu così che in quel momento l'uomo si chiese se avesse fatto bene a fidarsi di lui. Nessuno gli garantiva che quel giovane, lentigginoso attendente non rappresentasse un pericolo, una spia magari.
Il mago si costrinse a ritornare alla propria consueta, amata razionalità. Non c'era motivo di temere. Nonostante non avesse abbastanza dimestichezza con il palazzo di Amaria da poter affermare di conoscere ogni suo servo, guardia o attendente, ogni cosa era sotto la supervisione di Theor, e Theor non era persona da permettersi errori di leggerezza.
Più la Ribellione progrediva, più la posta in gioco si faceva alta. Ad ogni battaglia, ad ogni azzardo di Theor, le possibilità di trionfare o di andare incontro alla disfatta totale non facevano che aumentare. Astapor non aveva mai nutrito dubbi sulla sua alleanza con i Nordici - non che gli importasse molto della loro causa, ma gli affari erano affari - eppure ora, a volte, gli capitava di avvertire brividi di tensione e di incertezza percorrergli le membra. La sgradevole sensazione di aver compiuto qualche errore di valutazione lo coglieva talvolta, addossandogli anche una certa dose di frustrazione: se davvero le cose si fossero messe per il peggio, il colpevole di essersi calato in una situazione del genere sarebbe stato soltanto lui.
L'uomo sapeva che Theor non era uno sprovveduto e che, probabilmente, angosce simili assillavano persino lui, ma c'era qualcosa che spingeva il capo dei Ribelli a mantenersi calmo e in fiducia. Certo era che un uomo come lui non avrebbe dato segni di debolezza neanche a un passo dalla morte, ma nello sguardo di Theor quando discuteva dell'andamento della guerra c'era anche qualcos'altro, qualcosa che non c'entrava con la ferrea determinazione a non mostrarsi debole.
E quel qualcosa era Sephirt, Ribelle che Raek aveva avuto modo di vedere solo in un paio di occasioni e che ora i loro nemici chiamavano la strega rossa.
L'uomo sapeva che la donna era stata mandata da Theor a Sud per guidare le loro forze in battaglia, ma non aveva mai avuto modo di saggiare il suo effettivo potere. Tutto ciò che sapeva era che Theor si fidava oltremodo di lei e delle sue capacità, e la cosa aveva accresciuto in lui una certa dose di curiosità. Avrebbe desiderato vedere all'opera colei che il suo maestro riteneva essere la chiave della Ribellione. Ma ora come ora sapeva che Theor non gli avrebbe permesso per nulla al mondo di lasciare la capitale per impegnarsi al fronte. Non che Theor fosse uomo da ammettere di aver bisogno di aiuto, ma era perfettamente consapevole che per continuare a governare una città era necessaria la presenza di un numero accettabile di collaboratori. E con le partenze di Hareis, Ferlon e Sephirt - e con la morte di Mal Ennon - gli uomini fidati di Theor erano rimasti davvero in pochi.



- Tenendo conto che i nostri nemici seguano il loro buon senso, non appena si saranno riorganizzati tenteranno una contro offensiva per riconquistare la città in cui non corrono il rischio di doversi confrontare ancora con la magia di Sephirt - commentò la Consigliera Levinia non appena Wesh ebbe terminato di esporre il rapporto che aveva appena ricevuto da uno dei sottufficiali di Ferlon. - Finché non decideranno di mobilitare in maniera massiccia l'Esercito delle Cinque Terre, sanno di essere in una posizione scomoda. Riconquistare una città ben difesa come Hiexil con Sephirt al comando della guarnigione sarebbe un'impresa difficile per chiunque.
Astapor si ritrovò ad annuire. Credeva di intuire ciò che la donna avrebbe detto di lì a poco, e si dava il caso che si trovasse piuttosto d'accordo con lei. - Il fatto che si siano diretti a Nord-Ovest e che abbiano ripreso il controllo di Meck in effetti dovrebbe parlare chiaro - asserì. Nelle ultime ventiquattrore aveva riflettuto a lungo, ed era giunto alla conclusione che, se voleva salvaguardare il proprio profitto, doveva iniziare a mettersi seriamente in gioco, non più solamente come spia. Era come un lavoro da svolgere controvoglia, ma che andava fatto. Quel giorno aveva deciso di uscire allo scoperto con la sua proposta, ma prima aveva bisogno che gli venisse preparato il terreno.
- Ce lo siamo domandati a lungo, e ora lo sappiamo - completò Levinia, rivolta a Theor. - La loro prossima mossa sarà tentare di riconquistare Qorren.
Le sedie attorno al tavolo del Concilio Ristretto erano quasi per metà vuote ma, nonostante questo, l'atmosfera si respirava più seria che mai.
Come spesso accadeva, Theor attese alcuni istanti prima di prendere la parola:- Stai suggerendo di inviare truppe ausiliari a Qorren, Levinia?
- Esattamente, mio signore.
- Da quando Sephirt ha lasciato la città per spezzare l'assedio ariadoriano di Hiexil, le Cinque Terre non sono riuscite ad approfittare della cosa perché colti di sorpresa - intervenne Nax, Consigliere più giovane di Levinia, dall'altro capo del tavolo. - Ma ora saranno più agguerriti che mai.
- Lasciare a Sephirt il controllo di Hiexil e mobilitare i nostri uomini a Qorren - disse Wesh a bassa voce, poi si volse verso Theor. - Non possiamo continuare così, abbiamo bisogno di più uomini.
- Non ce ne sono - rispose l'uomo con calma, e Astapor sapeva bene che se Wesh faceva ancora parte del Consiglio era solo grazie alla propria esperienza e al legame decennale che lo legava al leader della Ribellione. Da qualunque altro uomo, Theor non avrebbe accettato un atteggiamento di simile arrendevolezza.
Anche se in realtà, in quel momento Wesh aveva solo dato voce ai dubbi che assillavano tutti loro.
- Le Cinque Terre non lasceranno mai intervenire l'esercito nella sua interezza. Il timore che troppo potere militare accentrato in un solo luogo porti a un colpo di stato è troppo forte. Hanno creato una macchina troppo difficile da controllare, e ora hanno paura di dispiegarne le forze.
- Anche in questo caso, le loro forze in numero superano le nostre di cinque a uno - ribatté Wesh. - So che hai fiducia nel potere rinnovato di Sephirt, Theor, ma questo non ci permetterà di vincere la guerra. Da sola, nemmeno lei è in grado di annientare un intero esercito.
- Sephirt è un affare di mia competenza, ora - lo gelò l'ex maestro con voce tagliente. - Siamo qui per discutere di tattica militare, se non sbaglio.
La sua voce era così ferma e determinata che Astapor Raek non poté far altro che osservarne la figura, affascinato. Per lui era iniziato tutto come opportunità di accumulare maggior potere, ma era in momenti come questi che gli si presentava il dubbio che, forse, Theor avrebbe potuto davvero fare del bene alla sua gente. Sotto la guida di un mago così capace e di un politico così ferreo, le Terre del Nord si sarebbero potute trasformare in una potenza non minore di Ariador e Stato dei Re.
- Dunque parliamo di tattica militare - assentì Wesh in tono di sfida, indicando Levinia come per lasciare a lei la parola. La donna colse l'occasione per domandare:- Ci date l'autorizzazione a ordinare a Ferlon di inviare rinforzi a Qorren?
- Non ce ne sarà bisogno - dichiarò Astapor mentre un inaspettato sorriso si disegnava sulle sue labbra. - Finora non ho ritenuto opportuno parlarne, in quanto avevo una reputazione da difendere davanti alle cinque terre, ma ora che la mia reale affiliazione è stata scoperta, posso permettermi qualcosa in più. Ho degli uomini sull'Isola Grande. Un piccolo esercito privato di mercenari provenienti dal Popolo del Mare. Diciamo che, fino a questo momento, hanno mantenuto la funzione di guardie del mio palazzo e delle mie coste. Ma credo che accoglierebbero volentieri la possibilità di tornare in battaglia.
Levinia rispose alla notizia con un cenno di soddisfazione, ma gli altri non accolsero la notizia con l'entusiasmo che si era aspettato.
- Se come sostieni le Cinque Terre hanno scoperto il tuo coinvolgimento nell'omicidio del maestro Camosh - osservò Nax - è probabile che abbiano messo sotto sorveglianza i tuoi possedimenti nell'Isola Grande.
Ma Raek aveva la risposta pronta. - Non lo metto in dubbio, Consigliere. Ed è per questo che ho buoni motivi di pensare che abbiano svincolato i miei uomini dal loro incarico, probabilmente non senza una lauta ricompensa. Ma c'è una cosa che io so e che loro ignorano.
- E sarebbe?
Il suo sorriso si fece più ampio.
- Qualunque sia la loro destinazione, non intraprendono mai un viaggio prima di aver fatto rifornimenti per qualche giorno a Capo Thorne* . Che dista a poche ore a cavallo dal confine con l'Ariador.
Tutti gli sguardi saettarono da lui a Theor, come ad aspettare una sentenza.
- Uscite tutti - disse solo l'Uomo del Nord. - Astapor, tu resti.
Il Lord dell'Isola Grande guardò apparentemente impassibile Wesh, Nax e Levinia lasciare la sala delle riunioni. In realtà, adesso che si ritrovò da solo con Theor, cominciava a temere la reazione che le sue parole potevano aver suscitato in lui. Forse l'uomo avrebbe preteso che l'informazione gli fosse stata rivelata in precedenza. E vista la criticità della situazione non era detto che Theor non decidesse di reagire decisamente male alla sua negligenza.
Tuttavia, la risposta dell'uomo non fu qualcosa che Raek si sarebbe potuto aspettare.
- Odio i mercenari. Non mi fido di loro - disse il mago dopo essersi alzato in piedi. Percorse la distanza che lo separava da Raek e lo squadrò dall'alto in basso. - Come mi garantisci che non passeranno al nemico alla prima occasione?
- Conosco quegli uomini - rispose lui sicuro. - Non tradiranno la promessa di un buon pagamento.
- Un buon pagamento dici? E dove pensi che troveremo le ricchezze di cui abbiamo bisogno?
Lo stava mettendo alla prova, era evidente.
- Credo che, se riusciremo a tenere Qorren, la cosa non sarà più un problema.



* Il punto più occidentale delle Terre del Nord








Note dell'autrice:

Finalmente. Era da tanto che non dedicavo un punto di vista a un cattivo, ma credo sia arrivato il momento di mostrare qualcosa in più di Astapor Raek. Mi rendo conto che il capitolo non sia proprio interessante al massimo, ma mi è servito per fare un quadro della situazione che spero aiuti anche voi a raccapezzarvi nel panorama della guerra in corso.
Il prossimo capitolo dovrebbe tornare sotto il pov di Gala.
So di chiedere tanto, ma lasciatemi una recensione se avete tempo.
Al prossimo capitolo, Talia.
  
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