Crossover
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Autore: Odinforce    21/06/2017    3 recensioni
Una serie di one-shot ambientate su Oblivion, il mondo in cui è narrata la mia maxi-opera Interior Dissidia. Storie parallele dedicati a personaggi diversi, sopravvissuti all'eterno ciclo di guerre e che cercano disperatamente di farsi valere a modo loro. Idee scartate dalla storia originale, ma non per questo dimenticate o mai avvenute.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mio cuore, oceano di pace
 
Image and video hosting by TinyPic Ovunque voltasse lo sguardo, non vedeva che oscurità. Il buio totale. Un abisso in cui stava precipitando senza controllo. Era la fine, lo sentiva... la fine della battaglia.
Riku stava per svanire completamente. Aveva fatto tutto il possibile per sopravvivere, ma non era bastato. Aveva lottato fino all’ultimo respiro, finché alla fine – inevitabilmente – le forze non erano venute meno.
E ora stava andando incontro alla fine.
Si era illuso di poter sfuggire all’oscurità per tutto questo tempo. Ma forse Ansem aveva ragione: l’oscurità, prima o poi, conquista tutto.
Anche il suo cuore.
Improvvisamente, la caduta parve rallentare. Riku sentì una voce, dolce ma ignota. Lo chiamava per nome.
« Riku... »
Il giovane si guardò intorno ma non vide nulla.
« Che succede? Chi sei? »
« Non è importante. »
Riku sospirò.
« E ti pareva. Non è la prima volta che qualcuno mi fa questo giochetto. Va bene... che cosa vuoi da me? »
« Credi che sia la fine, ma ti sbagli. Il tuo cuore vive ancora... non merita di sprofondare nel buio eterno, ma devi essere tu a volerlo. »
« Non capisco. »
« Non è importante che tu capisca. È importante che tu scelga. Posso donarti luce e pace... perciò dimmi, Riku: cosa desideri? »
Riku guardò verso il basso, dove l’abisso lo attendeva.
« Uhm... di certo non mi va di finire laggiù » rispose.
Contemporaneamente, una gran luce brillò sopra di lui.
« Molto bene » dichiarò la voce. « Hai scelto. Luce e pace... le avrai entrambe, dove ti porterò. Sii felice, Riku, perché non sarai solo. »
« Aspetta! Non puoi dirmi chi sei? Dimmi il tuo nome, almeno! »
Dapprima fu il silenzio, ma quando la luce si fece abbagliante, Riku udì la risposta.
« Te Fiti. »
 
« Ehi, stai bene? Mi senti? »
Riku aprì lentamente gli occhi, dopo che qualcuno aveva iniziato a scuoterlo. Si ritrovò disteso su una superficie sabbiosa. I suoi vestiti erano umidi per l’acqua di mare, e una fresca brezza marina soffiava sopra di lui. Cercò di mettere a fuoco l’ambiente che lo circondava: da un lato vi era il mare, calmo e limpido sotto il cielo sereno; dall’altro, invece, vi era la spiaggia, una lunga distesa di sabbia, rocce e palme che si estendeva in entrambe le direzioni. Il luogo era molto familiare.
Riku pensò subito di essere tornato a casa, nel suo mondo, quando la voce che lo aveva svegliato attirò di nuovo la sua attenzione.
« Meno male, sei vivo! »
Riku si voltò. Si rese conto che al suo fianco c’era una ragazza: alta poco meno di lui, la pelle scura e con una folta chioma di capelli neri ondulati; indossava vesti da indigena di tonalità rossa. In quel momento fissava il ragazzo con i suoi grandi occhi ambrati, dimostrando un enorme sollievo.
Riku non la conosceva, ma provò un certo imbarazzo nel trovarsi a meno di un metro dal suo viso.
« Uhm... ciao » mormorò, alzandosi a sedere. « Tu chi sei? Da dove salti fuori? »
« Sono Vaiana » rispose la ragazza. « Vaiana di Motunui. E tu? »
« Riku. »
Il ragazzo si alzò dunque in piedi, guardandosi intorno. Bastò mezzo minuto per capire che il luogo che lo circondava non era la sua isola, anche se nell’aspetto e nella quiete che regnava ci assomigliava molto. Ma come ci era arrivato? Non riusciva a ricordarlo.
« Ehi, mi ascolti? » lo chiamò Vaiana di nuovo.
« Oh, scusami... cercavo di capire dove mi trovo. Cosa dicevi? »
« Ti chiedevo se sei sicuro di stare bene. »
« Sì, credo di sì. »
« Sicuro? Sei così bianco, persino sui capelli... non è che sei un semidio, un demone o qualche altro essere sovrannaturale? »
Riku inarcò un sopracciglio.
« No, sono uno normale, te lo assicuro. »
Il discorso cadde quasi automaticamente. Riku ne dedusse che Vaiana proveniva da un mondo diverso dal suo, dove evidentemente avevano tutti la pelle scura. Un po’ come gli abitanti di Agrabah, a pensarci bene. Da questo punto di vista, infatti, Vaiana gli ricordava molto la principessa di quel mondo lontano.
Ma ora aveva ben altro a cui pensare...
« Dove ci troviamo? » chiese. « Tu conosci questo posto? »
Vaiana annuì.
« Sì, questa è Te Fiti. L’Isola Madre, fonte del potere della creazione. Luogo d’origine di tutta la vita di questo mondo. »
Te Fiti...
Quel nome gli provocò una strana sensazione. Era certo di averlo già sentito da qualche parte, ma non ricordava dove né quando. C’era ancora molta confusione nella sua testa.
« Però, devi venire da parecchio lontano se non conosci Te Fiti » diceva nel frattempo Vaiana. « Ho indovinato, Riku? »
« Uhm... sì, esatto. Vengo da un’isola molto lontana » rispose lui. « Temo di essermi perso, però... non so nemmeno come sono finito qui. »
« Colpa della tempesta, sicuramente. »
« Quale tempesta? »
« Quella che infuriava in questo tratto di mare fino a ieri, e alla quale io stessa sono sopravvissuta per miracolo. Solcavo l’oceano con la mia gente in cerca di nuove terre, ma la tempesta mi ha separata da loro facendomi naufragare qui. Mi sono risvegliata sulla spiaggia poca fa, proprio come te. »
Riku incrociò le braccia mentre assimilava le ultime informazioni ricevute. Purtroppo non gli erano di alcun aiuto, in quel momento.
« Non ricordi proprio niente? Neanche la tempesta? » domandò Vaiana, intercettando la sua espressione.
« Purtroppo no. Ad ogni modo poco importa... magari più tardi mi tornerà tutto in mente. La cosa importante, adesso, è tornare da dove sono venuto. Tempesta o no, ora il mare è di nuovo calmo, non sarebbe un problema prendere il largo adesso. Tu hai una barca? »
« Ecco... è proprio questo il problema più grave. »
Vaiana fece cenno a Riku di seguirla. Camminarono insieme lungo la spiaggia per qualche centinaio di metri, finché la ragazza non si fermò: indicò un grosso ammasso di tronchi spezzati, incastrato tra due scogli che emergevano dal bagnasciuga.
« Quella è la mia barca » disse Vaiana, mortifera. « O almeno lo era... la tempesta me l’ha fatta a pezzi. A guardarla bene, mi sembra un miracolo che io non mi sia fatta un graffio. »
Riku sospirò, spostando lo sguardo dalla barca verso la vegetazione.
« Be’, non mi sembra così grave. Certo, con la tua barca non andremo da nessuna parte, ma si può rimediare... ne costruiremo una nuova. »
Vaiana lo guardò sorpresa.
« Ne sei capace? »
« Sì » rispose Riku con un sorrisetto. « Una volta ho costruito una zattera, e quasi tutta da solo. Con i resti della tua barca, un po’ di materia prima dell’isola e molto olio di gomito... potremo costruire una barca nuova in pochi giorni. »
Il giovane si aspettò che la sua nuova amica tirasse fuori un’espressione contrariata, tipica di chi non ama la prospettiva di un lavoro di fatica. Fu molto sorpreso, infatti, nel vedere Vaiana sfoggiare un sorriso a trentadue denti... forse meno, ma che dimostrava comunque un’aria compiaciuta.
« Fantastico! » esclamò la ragazza. « Una barca nuova in pochi giorni, e che sarà mai? Per me possiamo cominciare subito. »
Riku tacque, ancora più sorpreso.
« Uhm... ok, certo. Per prima cosa... sì, prendiamo dalla tua barca tutto ciò che è ancora utilizzabile. »
Si misero subito all’opera. Riku e Vaiana unirono le forze e in poco tempo recuperarono materiale prezioso dai resti della barca: corde, tronchi e una vela non troppo danneggiata. Non era molto, ma avrebbe certamente reso più facile la costruzione di una barca nuova.
A Riku parve – inevitabilmente – di essere tornato indietro nel tempo: ai giorni in cui viveva felice con i suoi amici sulle Isole del Destino... luogo che tuttavia desiderava lasciare per visitare altri mondi. Per questo aveva costruito una zattera con l’aiuto (piccolo) di Sora e Kairi, sperando di attraversare l’oceano per approdare su nuove terre. Un sogno tramutatosi in incubo dopo che l’Oscurità invase il suo mondo, dando inizio all’avventura.
Il ragazzo interruppe i ricordi non appena raggiunse il più vicino gruppo di palme, seguito a ruota da Vaiana. Occorreva molta legna per costruire un’imbarcazione decente, e davanti ai suoi occhi ne vedeva in abbondanza. Riku passeggiò con calma tra i tronchi, esaminandone il legno con qualche colpetto. Vaiana lo osservava a distanza, mentre un gran numero di sensazioni crescevano nel frattempo nel suo animo: cominciava ad ammirare quel ragazzo, pur non sapendo quasi nulla di lui... ma il fatto che avesse preso in mano la situazione così in fretta era da ammirare.
« Bene, la qualità di questi tronchi è ottima » dichiarò Riku, tornando da Vaiana.
« Te Fiti offre solo il meglio, quando si parla di natura » commentò lei con un sorriso.
« Che vuoi dire? »
« Oh... niente, non importa. Come procediamo adesso? Per la legna dovremo buttare giù un bel po’ di palme, ma senza gli attrezzi giusti la vedo dura. »
« Tranquilla, ho con me l’attrezzo perfetto. Sta’ indietro... »
Mentre Vaiana obbediva all’ordine, un’arma si manifestò improvvisamente sulla mano destra di Riku: una spada in forma di chiave, la cui lama e i denti apparivano rispettivamente come l’ala di un pipistrello e quella di un angelo. Il Keyblade, l’arma suprema, in grado di aprire e chiudere le porte di ogni mondo. L’arma che rendeva quel ragazzo un prescelto... un eroe.
Vaiana trattenne il fiato per lo stupore.
« Kahu o ka’naa! »
Riku si voltò.
« Cosa? »
« Tu sei Kahu o ka’naa! » esclamò Vaiana, meravigliata. « Una sentinella... un guardiano del cuore del mondo! Un salvatore venuto dal Grande Oltre! »
Il giovane rimase senza parole. Dal poco che aveva udito, intuì che Vaiana lo aveva appena riconosciuto come un Custode del Keyblade.
« Come fai a saperlo? » domandò.
« Mia nonna mi ha raccontato un sacco di storie, miti e leggende... compresa questa » spiegò la ragazza. « Quando le tenebre minacciano il cuore del mondo, dal Grande Oltre giunge Kahu o ka’naa per proteggerlo. Con la sua lama chiude la porta che conduce al cuore, così che le tenebre non possano più consumare il mondo. »
Silenzio. Riku era così sorpreso che non riuscì a ribattere in alcun modo. Non si aspettava affatto una simile rivelazione: finora aveva creduto di aver a che fare con una giovane selvaggia, del tutto ignara di cosa ci fosse al di là del mare e delle isole. Si vergognò all’istante per averlo pensato. Poi si rese conto che negli occhi di Vaiana non c’era affatto timore, ma solo meraviglia... e forse entusiasmo.
« Ecco, io... »
« Ecco perché hai un aspetto così strano » lo interruppe ancora Vaiana. « Certo, vieni dal Grande Oltre... e se Kahu o ka’naa è qui significa che il mondo è di nuovo in pericolo! Proprio qui... Te Fiti! Sei venuto per il suo cuore? »
« Cuore? Di Te Fiti? Scusa ma non so di cosa parli, io non ricordo nemmeno come sono finito su quest’isola. Comunque non devi preoccuparti, i mondi non sono più in pericolo... io e i miei amici abbiamo già salvato la situazione. »
Riku tacque, ripensando a ciò che aveva appena detto. Era certo che i mondi fossero al sicuro? I suoi ricordi sugli ultimi avvenimenti erano frammentari, eppure nel suo cuore covava una certezza: l’avventura si era conclusa, i nemici erano stati sconfitti. Per questo, ora, Riku non era preoccupato per i suoi amici... pensava solo a tornare a casa.
« Dài, mettiamoci al lavoro » dichiarò tagliando corto. Brandì il Keyblade e spiccò un balzo verso le palme, sferrando una serie di rapidissimi fendenti. Pochi secondi dopo, una mezza dozzina di tronchi cadde a terra ai suoi piedi, perfettamente tagliati, sotto lo sguardo esterrefatto di Vaiana.
« Fantastico » sussurrò meravigliata.
Così i due cominciarono a darsi da fare. Il Keyblade di Riku, pur rendendo più facile il lavoro, non lo rendeva meno lungo... ma dove lui metteva la forza bruta, Vaiana metteva l’ingegno; venne fuori, in effetti, che la ragazza la sapeva lunga sulle barche e la navigazione, molto più di Riku. Lavorarono insieme per diverse ore, radunando i tronchi e fabbricando nuove corde. Poi, quando il sole cominciò a tramontare, furono costretti a fermarsi. C’era ancora molto da fare, ma avrebbero proseguito l’indomani; così, mentre Vaiana si addentrò nella vegetazione in cerca di cibo, Riku fabbricò un piccolo riparo per la notte, realizzato in pochi minuti con un telo e un po’ di legna. Vaiana non era ancora tornata, così ne approfittò per pescare; aveva appena preso un grosso pesce quando vide la sua nuova amica di ritorno, con le braccia cariche di frutta.
Però... disse il giovane tra sé, facendo un sorrisetto. È davvero in gamba.
Poco dopo, i due erano seduti accanto a un fuoco, acceso in un istante con la magia di Riku. Questo, naturalmente, diede a Vaiana un altro motivo per osservare il ragazzo con aria meravigliata... ma quando notò che Riku aveva un’aria tutt’altro che allegra si fece più seria.
« Certo che, per essere un eroe, non dimostri molta allegria quando usi i tuoi poteri » commentò.
Riku sospirò, mentre sistemava il pesce sul fuoco.
« Purtroppo non sono diventato un eroe in modo allegro » disse. « La mia strada come Custode del Keyblade è cominciata molto male... poi, con il tempo, le cose sono migliorate. Ma quello che ho fatto non si può dimenticare. »
« Perché? Che cosa hai fatto di così grave? »
« Io... scusami, Vaiana, ma non mi va di parlarne. »
Vaiana lo fissò preoccupata per qualche secondo, poi lasciò stare.
« Va bene » dichiarò, sorridendo. « Aspetterò finché non sarai pronto. »
Riku annuì, e nel frattempo fissò l’orizzonte. Era calata ormai la sera, e le prime stelle cominciavano a brillare forte nel buio. Un gruppo di stelle attirò in particolare la sua attenzione: una costellazione a forma di amo da pesca, molto vicina alla linea dell’orizzonte.
« Curioso... non avevo mai visto una costellazione del genere » osservò Riku.
« Quelle stelle indicano il luogo dove si trova Maui » spiegò Vaiana.
« Maui? »
« Il semidio del vento e del mare. L’ho conosciuto durante la mia avventura. A prima vista può sembrare un tipaccio, ma in lui batte forte il cuore di un vero eroe. Ha fatto grandi cose per l’umanità, ma a volte ha rischiato persino di causare una catastrofe... »
Vaiana iniziò dunque a raccontare la sua avventura, cominciata fin da quando era nata. Maui aveva rubato il cuore della dea Te Fiti un millennio prima, causando la distruzione dell’isola e il dilagare dell’oscurità e dei mostri in tutto il mondo. Vaiana, figlia del capotribù di Motunui, fu scelta dall’oceano per restituire il cuore alla dea, ma per riuscire in tale impresa aveva avuto bisogno di Maui. Non era stato facile andare d’accordo con il semidio, ma alla fine avevano unito le forze e completato la missione, dopo aver affrontato insidie e pericoli di ogni sorta. Ora l’oceano, le isole e i popoli erano al sicuro, e l’isola di Te Fiti era rinata.
Riku ascoltò la storia della giovane con attenzione. Dal suo punto di vista non era un’avventura troppo diversa da quelle vissute da lui e dal suo amico Sora, ma c’era un particolare che lo aveva colpito. A quanto pare, Vaiana covava fin da piccola il desiderio di lasciare la sua isola e avventurarsi per mare... una curiosità per il mondo esterno e uno spirito di avventura identici a quelli di Riku, che a sua volta lo avevano spinto a partire insieme ai suoi amici.
Tra un passato ricco di avventura e una voglia matta di solcare gli oceani, il Custode del Keyblade cominciò a rendersi conto quanto lui e Vaiana avessero in comune... e la cosa non gli dispiaceva affatto.
« Frutta? » gli chiese Vaiana in quel momento, offrendogli il cesto.
« Sì, grazie… oh! »
Riku sgranò gli occhi per la sorpresa. Tra i frutti che la principessa gli stava offrendo ce n’era uno giallo a forma di stella.
« Che c’è? »
« Quel frutto » fece Riku, indicandolo. « Lo conosco, è un paopu. Dove lo hai preso? »
« Da quest’isola, naturalmente. Cresce anche sulla tua? »
« Sì... non mi aspettavo affatto di trovarlo anche qui. »
Vaiana, ispirata, prese il paopu nel frattempo e gli diede un morso.
« Mmm, è delizioso! Ne vuoi un po’? »
Riku arrossì di colpo.
« Ehm, grazie ma... non posso. Vedi, il paopu ha un significato particolare sulla mia isola. Se due persone dividono un paopu, i loro destini s’intrecciano... e saranno legati l’uno all’altra per tutta la vita. »
Vaiana osservò il frutto, visibilmente colpita.
« Oh, capisco. È tipo un frutto dell’amore, insomma. »
Riku ridacchiò.
« Be’... sì, si può dire così, in effetti. »
« Com’è romantico! » esclamò Vaiana. « Vorrei che ci fosse anche a Motunui! Allora tu... hai già diviso questa cosa con qualcuno? »
« Nah... » fece Riku. « Al massimo conosco qualcuno che muore dalla voglia di dividerlo con la ragazza del suo cuore. »
Inevitabilmente pensò a Sora e Kairi. Si chiese cosa stavano facendo, ma nel frattempo persisteva la certezza che stavano benissimo... ecco perché non si preoccupò minimamente per loro.
La voce di Vaiana lo riportò su quella spiaggia.
« Immagino che questo frutto sia cresciuto qui per volere di Te Fiti » osservò la principessa. « Deve aver sentito la tua presenza sull’isola e ha voluto donarti qualcosa che provenisse da casa tua, per farti stare meglio. »
« Uhm... può darsi. Dagli dèi non sai mai cosa aspettarti, dopotutto. »
« Forse vuole anche ricordarti la storia dei destini intrecciati. Dico sul serio, Riku...  non vorresti dividere un paopu con una persona speciale? »
Riku non riuscì a rispondere subito. Sicuramente non era un argomento facile per lui, e il fatto che Vaiana continuasse a fissarlo non aiutava. Quei grandi occhi ambrati resi brillanti alla luce del fuoco, belli come pepite...
« Chissà » mormorò, fissando il mare. « Ultimamente non ho avuto il tempo di pensare a cose del genere. E a pensarci bene, non sono sicuro... dubito che una ragazza vorrebbe intrecciare il suo destino a un tipo come me. »
Vaiana restò in silenzio. Era sicura che Riku le nascondesse qualcosa di spiacevole... qualcosa che aveva fatto e di cui non andava fiero. Non volle indagare oltre, perché dopotutto aveva una certa esperienza con individui dal passato oscuro. Da questo punto di vista, Riku non era diverso da Maui.
« Io non vedo niente di male in te » disse Vaiana, attirando l’attenzione del giovane. « E se in passato hai fatto qualcosa di male, capisco che ora stai lottando per lasciartelo per sempre alle spalle. Per questo... uhm... oltre al fatto che sei carino... io sarei felice di intrecciare il mio destino a un tipo come te. »
Riku si sentì avvampare. Ringraziò infinitamente il cielo per non avere uno specchio a portata di mano, per non vedere il suo viso diventato rosso per l’imbarazzo. Ad ogni modo, né lui né Vaiana aggiunsero qualcosa al riguardo, e l’argomento cadde automaticamente mentre guardavano da un’altra parte. Terminarono di cenare pochi minuti dopo, ed entrambi si ritirarono nei loro ripari per dormire. Per il Custode del Keyblade non fu facile prendere sonno, nonostante fosse molto stanco: le parole della principessa risuonarono a lungo nella sua testa, causando un miscuglio caotico di pensieri.
Vaiana lo trovava carino.
Anche lei... è molto carina, pensò.
 
L’intera Game Central Station era caduta. Quasi nessuno aveva trovato scampo dalla distruzione totale, causata da un’improvvisa invasione di Scarafoidi. I pochi superstiti si erano rifugiati nelle profondità del gioco Pac-Man, nella sala riservata alle riunioni dei Cattivi Anonimi.
Riku era uno di loro. Faceva del suo meglio per barricare l’unico ingresso alla sala, insieme agli altri eroi rimasti: Ralph Spaccatutto, Felix Aggiustatutto, il sergente Calhoun, Vanellope e un gruppo di soldati di Hero’s Duty. L’ultima resistenza contro l’invasione di Scarafoidi.
Riku era certo che non barricarsi là dentro non sarebbe servito a molto. Avrebbe solo rimandato una sorte ormai inevitabile. Il nemico era troppo forte questa volta... il potere dell’Oscurità non lo avrebbe protetto contro ciò che si stava scatenando là fuori.
Nul, il Mai Nato. Il distruttore di mondi. Più crudele e spietato dell’Oscurità stessa.
Ma era sicuro che non tutto era perduto. Sora era sparito da prima dell’attacco... era certo che se la fosse cavata in qualche modo. Avrebbe voluto combattere al suo fianco per l’ultima volta, ma da quella stanza non sarebbe uscito vivo. Ma c’era qualcosa che poteva fare per il suo amico: ebbe l’idea non appena vide una telecamera ancora attiva in un angolo della stanza. Si rivolse perciò ad essa, serio ma sorridente.
« Se mi ascolterai, Sora, forse per noi sarà troppo tardi... ma non per te. Sarai ancora in piedi, come solo tu riesci a fare. Perciò ricorda, non arrenderti. Noi crediamo in te... tu sei la chiave. Pensa che sia solo un’altra partita: tu sei l’eroe, e Nul è il cattivo... perciò datti da fare e distruggilo. Noi abbiamo fatto il possibile per proteggere la stazione... il resto tocca a te. »
Ralph Spaccatutto si unì a lui nel messaggio.
« Buona fortuna, amico mio... e spacca tutto! »
« Gli Scarafoidi! » urlò un soldato. « Stanno arrivando! »
« In posizione! » ordinò Calhoun. « Quei maledetti dovranno sudarselo, quest’ultimo pranzo... FUOCO!!! »
La porta si spalancò. Uno sciame di orridi insetti giganti invasero la stanza. Spari, urla, colpi energetici. Riku brandì il Keyblade, pronto a vendere cara la pelle insieme a tutti gli altri.
Poi venne il buio.
 
Riku si svegliò di soprassalto. Aveva il respiro affannoso, come se avesse fatto una lunga corsa, e grondava di sudore. Avvertì una fresca brezza mattutina sulla pelle, che lo fece rilassare piano piano. Capì di aver semplicemente sognato, ma stava già dimenticando la scena. Si guardò intorno: era nel suo riparo sulla spiaggia, dove si era messo a dormire la notte prima; il sole stava sorgendo su Te Fiti... l’isola madre, come l’aveva definita Vaiana.
Vaiana...
Si voltò verso il riparo accanto al suo, ma scoprì che era vuoto. Evidentemente la sua nuova amica si era già svegliata, ma non la vedeva nei paraggi. Pensando che probabilmente fosse andata in cerca di altro cibo – o in bagno – cercò di non preoccuparsi e si alzò in piedi. Aveva un gran bisogno di lavarsi, perciò lasciò la spiaggia per inoltrarsi nella vegetazione, raggiungendo un corso d’acqua che aveva scoperto il giorno prima. Proseguendo, Riku trovò un laghetto poco profondo, alimentato da una splendida cascata: un ottimo posto per fare un bagno, pensò con un sorriso... ma mentre afferrava il gilet per sfilarselo, si accorse che quel posto era già occupato da qualcuno.
Vaiana era laggiù, immersa nell’acqua fino alle ginocchia. Senza vestiti. In quel momento dava le spalle a Riku, permettendo comunque a quest’ultimo di vedere più del dovuto. Il ragazzo si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa, attirando l’attenzione della principessa che – naturalmente – urlò.
« Whaaah! Riku! » esclamò, coprendosi il petto in un istante. « Accidenti, mi hai fatto venire un colpo! »
« Cavolo... scusami Vaiana » rispose lui, rosso di vergogna. « Giuro, non avevo idea che fossi qui! Ehm... volevo solo... »
Non riuscì a finire la frase. In effetti non si era mosso dal suo posto, sotto lo sguardo incredulo di Vaiana.
« Be’, non stare lì imbambolato! » ordinò lei. « Piantala di fissarmi in quel modo e voltati, per piacere. »
« Sì... certo. »
Riku si voltò subito, cercando di concentrarsi sulla vegetazione... ma la sua mente non voleva saperne di dimenticare ciò che aveva appena visto. Nel frattempo, alle sue spalle, Vaiana era uscita dall’acqua e si stava rivestendo, borbottando con aria irritata.
« Bah... tu guarda se anche su un’isola deserta mi doveva capitare una cosa del genere. Come se non dovessi già preoccuparmi di folle di bellimbusti a Motunui che mi sbavano dietro... speravo che almeno un Kahu o ka’naa non avesse manie da guardone. »
« Non sono un guardone » ribatté Riku. « Non è mia abitudine sbirciare ragazze, nemmeno sul mio mondo! »
« Se lo dici tu... ma sei comunque un uomo! »
Riku sospirò, cercando di placare una breve irritazione.
« Se può farti sentire meglio » mormorò, « hai una bellissima schiena, un meraviglioso sedere e due splendide gambe! »
Era ancora voltato, perciò non poté vedere la reazione di Vaiana: rimasta di sasso al sentir pronunciare quelle parole. I suoi occhi spalancati per lo stupore, immenso quanto l’oceano. Finì di rivestirsi e raggiunse Riku nel silenzio più assoluto, fissandolo negli occhi con aria indecifrabile.
Riku rimase immobile, aspettandosi un ceffone che sapeva di meritare. Vaiana, tuttavia, si limitò a mollargli una schicchera sul naso.
« Stupido » commentò lei, sfoggiando una sorta di ghigno. Poi gli voltò le spalle e sparì tra i cespugli.
Riku rimase dov’era per ancora qualche istante, poi tornò a concentrarsi sul laghetto, ancora imbarazzato. Doveva farsi perdonare in qualche modo, ma ci avrebbe pensato più tardi: nel frattempo si spogliò e s’immerse in acqua, cercando di non pensare a niente.
Ma cosa diavolo gli era saltato in mente? Perché aveva detto quelle cose ad alta voce? Era davvero così stupido? Credeva di fare la cosa giusta, dopotutto... non era un esperto in fatto di donne, ma ora era certo che urlare complimenti a una ragazza nuda non fosse l’idea più saggia.
Eppure, continuò a pensare che Vaiana meritava un sacco di complimenti... e che, poco prima di andarsene, avesse il viso rosso quanto il suo.
Un colpo di tosse alle sue spalle lo fece trasalire pochi istanti dopo. Si voltò e vide Vaiana, appoggiata a un tronco accanto alla riva, le braccia incrociate sul petto e l’aria immensamente soddisfatta.
Riku rimase senza parole.
« Be’, devo ammettere che anche tu hai una schiena, un sedere e delle gambe niente male » commentò divertita. « Direi che con questo siamo pari! »
E sparì di nuovo tra i cespugli, lasciando Riku di sasso.
Il ragazzo uscì dall’acqua poco più tardi e fece ritorno alla spiaggia, pulito e asciutto. Trovò Vaiana sul bagnasciuga e si avvicinò: doveva dirle ciò che finora le aveva nascosto.
« Senti, io... » iniziò a dire, ma si bloccò non appena notò cosa stava guardando Vaiana: sulla sabbia era comparso un enorme solco, che partiva dal mare e si allungava verso la vegetazione. Non ci voleva un genio per capire che qualcosa di grosso era sbucato dall’acqua per addentrarsi nell’isola. Prima che i due ragazzi potessero interrogarsi sull’identità del nuovo arrivato, un gran baccano attirò la loro attenzione. L’ospite misterioso si muoveva tra gli alberi, facendoli scricchiolare o addirittura sradicandoli; questo stava spaventando stormi di uccelli, che lasciavano la vegetazione librandosi in massa nel cielo.
« Ho un brutto presentimento » dichiarò Riku, facendosi serio. « Vado a scoprire di che si tratta, tu resta qui. »
« Neanche per sogno » ribatté Vaiana. « Io vengo con te... Te Fiti potrebbe essere in pericolo, è mio compito difendere il suo cuore! »
In un attimo la ragazza afferrò un remo a mo’ di arma, suscitando nuovo stupore in Riku.
« E pensi di proteggere un’isola con un pezzo di legno? »
« Questo pezzo di legno mi è stato più utile di quanto tu creda, in passato... ci ho persino picchiato Maui! »
Riku fu tentato di insistere, ma lo sguardo della principessa pareva non ammettere obiezioni. Anche Sora e Kairi sapevano dimostrare lo stesso ardore nei loro occhi, e questo riuscì a convincerlo.
Anche Sora, in effetti, per un periodo era sopravvissuto con una spada di legno.
« Va bene » disse sospirando. « Ma stammi vicino e non fare mosse avventate. »
Evocò il Keyblade e iniziò a correre, inoltrandosi di nuovo tra gli alberi. Vaiana lo seguì a ruota, senza nascondere un’aria compiaciuta. Seguendo i rumori e le tracce attraverso la vegetazione, non fu affatto difficile scovare l’intruso, e lo individuarono infine dopo una breve ricerca.
Vaiana e Riku si appostarono dietro una roccia non appena se lo trovarono davanti: l’essere aveva l’aspetto di un granchio gigante, dal guscio tempestato di oro, pietre preziose e altri oggetti di valore. Si faceva largo tra gli alberi senza alcun ritegno, abbattendoli in grande quantità con la sua mole.
« Che diavolo è quello? » domandò Riku a bassa voce.
Vaiana trasalì, decisamente più sorpresa.
« Non posso crederci... quello è Tamatoa! »
« Lo conosci? »
« Purtroppo sì... l’ho incontrato tempo fa a Lalotai, il Regno dei Mostri. Aveva rubato l’amo da pesca di Maui e lo abbiamo affrontato per riprendercelo. È molto forte, ma anche decisamente stupido. Se ora è qui, sarà sicuramente per... »
Un’improvvisa risata interruppe Vaiana. Riku alzò lo sguardo: Tamatoa si era fermato, e ora era alle prese con una parete di roccia ricoperta di muschio; cercava di buttarla giù a colpi di chela, sghignazzando con aria allegra.
« Ohohohoho!! Finalmente... il cuore di Te Fiti sarà mio! Potere della creazione, sto arrivando! »
« Lo sapevo, vuole il cuore di Te Fiti! » esclamò Vaiana, che uscì da dietro la roccia. « Presto Riku, dobbiamo fermarlo! »
« Ehi, un momento... »
Riprese a correre senza aspettare il ragazzo, e in un attimo si piazzò alle spalle del granchio gigante.
« Ehi, Tamatoa! »
Il mostro smise di scavare, voltandosi a guardare chi l’aveva chiamato.
« Tu! » esclamò, riconoscendola subito. « Mi ricordo di te... sei l’amichetta di Maui, quella che mi ha ingannato facendomi cantare a squarciagola mentre lui mi rubava l’amo da pesca! Oh, piccola canaglia, non credevo che ti avrei più rivista. »
« Già, il mondo è proprio piccolo... per tua sfortuna » ribatté Vaiana. « Ti avverto, Tamatoa, non ti permetterò di arrivare al cuore di Te Fiti... perciò ti consiglio di tornartene subito a Lalotai, o te ne farò pentire amaramente! »
Tamatoa restò in silenzio, per nulla impressionato dalla minaccia.
« Ooh, credi davvero di minacciarmi con i tuoi occhioni e uno stuzzicadenti? A meno che... un momento! Non è che stai cercando di distrarmi un’altra volta per dare a Maui l’occasione di attaccarmi? Dov’è quel maledetto? Dov’è Maui? »
« Maui non è qui, mostro... dovrai accontentarti del suo sostituito meno chiacchierone e più sbrigativo. »
Riku si era fatto avanti, mettendosi in guardia accanto a Vaiana.
« Uhm? Un altro moccioso » osservò Tamatoa, fissandolo con aria curiosa. « Non ti conosco... eppure hai un odore familiare. E quell’arma... è davvero possibile? Tu sei una Sentinella del cuore del mondo! »
« Però, mi conoscono in parecchi da queste parti » commentò Riku. « Ad ogni modo poco importa... se sei nemico di Vaiana allora sei mio nemico, e ribadisco la sua minaccia. Vattene subito dall’isola, o ti strapperò le zampe una per una. »
Lo sguardo di Tamatoa si posò per un attimo sulle sue stesse zampe, alle quali – notò Riku – ne mancava una. Avrebbe ricordato più tardi come Maui gliel’avesse strappata molto tempo prima. Il mostro, nel frattempo, aveva assunto un’aria più minacciosa.
« Se credi che resterò a guardare mentre mi strappi le zampe, sentinella, ti sbagli di grosso. Raaaaah! »
Si scagliò sul ragazzo con una velocità sorprendente. Riku fece appena in tempo a scansarsi, restando comunque sorpreso dalle capacità del mostro; afferrò Vaiana e la spinse da parte, preparandosi ad attaccare.
Firaga Oscura!
Una palla di fuoco azzurro eruppe dalla mano libera di Riku ed esplose sul guscio di Tamatoa, facendo piovere oro e diamanti in ogni direzione. Il mostro crollò a terra, urlando per il dolore, ma si riprese in breve tempo.
« Urgh... perché lo fai, sentinella? » domandò a Riku mentre si rialzava. « Non dovremmo essere nemici... riconosco il tuo odore... è l’oscurità! La stessa oscurità che ha generato me e i miei fratelli di Lalotai! »
Riku sentì un gemito di stupore alle sue spalle. Vaiana aveva sentito tutto... ma in quel momento non poteva preoccuparsene, perché Tamatoa si fece avanti sempre più minaccioso.
« Credevi che non me ne sarei accorto? » domandò ancora il crostaceo. « Strano che un guardiano dei mondi porti con sé il malefico potere delle tenebre... forse non sei così santo come volevi farmi credere? Oh be’... non importa, visto che mi hai attaccato mangerò anche te! »
Fermoscuro!
Tamatoa e Riku attaccarono nello stesso momento. Il ragazzo sfoderò un’altra abilità oscura, con la quale balzò sopra il crostaceo un gran numero di volte colpendolo con il Keyblade. Tamatoa, dapprima messo alle corde, alla fine riuscì a difendersi e bloccò l’ultimo attacco, afferrando Riku con una chela e sbattendolo contro un tronco. Il ragazzo perse la presa sul Keyblade, che cadde al suolo.
Era completamente bloccato. La presa di Tamatoa era fortissima, e non riusciva a muovere le braccia. Senza il Keyblade non poteva farcela.
« Ohohoho » fece Tamatoa, scoppiando a ridere estasiato. « Non fai più tanto il duro con la tua lametta, adesso? E anche il potere dell’oscurità non ti servirà a niente, contro di me. Prima mi hai colto di sorpresa... ma non puoi distruggere chi è nato dall’oscurità stessa! Buon viaggio nel mio stomaco, sentinella... ti avverto, impiego trent’anni per digerire qualcosa. »
« Ehi, Tamatoa! Non dimenticarti di me! »
Un occhio del mostro si voltò verso il basso. Vaiana si era fatta avanti e aveva afferrato il Keyblade di Riku; questi fu molto sorpreso nel constatare che la ragazza riusciva a tenerlo in mano. Ora che aveva attirato l’attenzione di Tamatoa, Vaiana lo attaccò con la stessa arma, lanciandoglielo addosso.
Tamatoa afferrò il Keyblade al volo, con la chela libera.
« Grazie! » commentò soddisfatto. « Lo aggiungerò alla mia collezione... l’arma di Kahu o ka’naa è addirittura più preziosa dell’amo da pesca di Maui, non mi farò sfuggire un tesoro simile. E presto... ci aggiungerò anche il cuore di Te Fiti! »
« Tu parli troppo, idiota. »
« Oh? »
Si voltò ancora. Riku era ancora bloccato, ma mentre Tamatoa parlava lui era riuscito a liberare un braccio; lo puntò in avanti e il Keyblade apparve sulla sua mano, sparendo dalla chela del mostro.
« Ma cosa...! »
Thundaga!
Un fulmine enorme eruppe dal Keyblade e colpì Tamatoa in piena faccia. Il colpo fu tale che il mostro crollò nuovamente al suolo con tutto il suo peso. Riku, libero dalla sua presa, scese con un balzo di fronte a Tamatoa, pronto a dargli il colpo di grazia.
Megaflare!
Un grande globo infuocato eruppe dal Keyblade, esplodendo a mezz’aria. Provocò un bagliore accecante che costrinse Vaiana a coprirsi gli occhi, ma udì lo stesso un urlo tremendo. Tamatoa, infatti, fu colpito in pieno dalla magia di Riku, un’esplosione che lo staccò dal suolo e lo spedì in aria. I ragazzi non poterono vedere il mostro mentre spariva oltre la vegetazione, lontano da Te Fiti, ricadendo nell’oceano a parecchi chilometri di distanza.
Tutto tacque mezzo minuto dopo. Quando Vaiana tornò a vedere, trovò Riku dove lo aveva lasciato... con la differenza che ora lui era solo, in piedi di fronte a un grosso cratere fumante. Il ragazzo si voltò a guardarla: voleva chiederle se stesse bene, ma la domanda gli morì in gola non appena notò l’espressione nei suoi occhi. Sembrava preoccupata – per non dire spaventata – e non dovette indovinare perché.
Vaiana lo aveva visto scatenare il potere dell’Oscurità.
« Già, ora sai di cosa sono capace » mormorò distogliendo lo sguardo. « Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprirlo così, non era mia intenzione. Purtroppo la realtà è questa. In passato ho dato retta alle persone sbagliate: mi avevano convinto ad abbracciare l’oscurità, per ottenere il potere necessario per proteggere i miei amici. Credevo di essere abbastanza forte da dominarla, ma mi sbagliavo... i nemici volevano solo usarmi per i loro scopi. Anche se mi sono dimostrato degno di impugnare un Keyblade, resto comunque legato all’oscurità e non posso... »
Non finì la frase, perché Vaiana si era fiondata in un attimo su di lui per abbracciarlo. Riku si fece incredulo nell’istante successivo.
« Va tutto bene » gli disse una voce all’orecchio, oltre quella folta chioma nera. « Va tutto bene, Riku... lo capisco. Sapevo che mi nascondevi qualcosa, e immaginavo che fosse qualcosa di terribilmente difficile da spiegare. L’ho capito fin da subito... ma ti ho lasciato mantenere il segreto, perché ho capito fin da subito di potermi fidare di te. »
Riku scoprì di essere commosso. Una cosa che non provava da un bel po’ di tempo.
« Lo hai capito... fin da subito? »
« Sì » ribadì Vaiana. « L’ho visto nei tuoi occhi, Riku... gli occhi di un eroe. Maui aveva i tuoi stessi occhi, e gli dèi sanno quanto ha sbagliato in passato. In te ho visto subito la sua stessa volontà di rimediare agli errori del passato, e di restare nella luce. »
Il ragazzo non osò ribattere. Lei aveva perfettamente ragione. Si ritrovò così a rispondere all’abbraccio, circondando a sua volta Vaiana con le sue braccia; smise per un attimo di pensare, godendosi quel momento, desiderando che durasse in eterno...
Ma poi lasciò la presa. Vaiana tornò quindi di fronte a lui, e insieme si guardarono intorno: lo scontro con Tamatoa aveva inflitto grossi danni all’ambiente circostante. Il muro di roccia, soprattutto, era spaccato e rischiava di cadere in frantumi da solo.
« Oltre quelle rocce si trova il cuore di Te Fiti » osservò Vaiana, amareggiata. « C’è mancato poco che non venisse rubato di nuovo... non possiamo lasciare il posto in queste condizioni. »
« Va bene, ci penso io » tagliò corto Riku, puntando il Keyblade verso il muro danneggiato.
Magnetega!
Creò una sfera energetica che si diresse sul muro, e con il suo potere attirò una gran quantità di rocce e detriti dall’area. In pochi secondi, la crepa fu sigillata da un enorme cumulo di rocce, sotto lo sguardo sbalordito di Vaiana.
« Magnifico » sussurrò.
« Che dici, basterà per tenere lontano futuri seccatori? »
« Credo di sì... »
« Bene, allora qui abbiamo finito. Coraggio... abbiamo una barca da terminare. »
Riku s’incamminò verso la spiaggia, mentre il Keyblade spariva dalla sua mano. Quella stessa mano, un attimo dopo, fu afferrata da Vaiana, che la tenne stretta finché non tornarono alla spiaggia.
 
Motunui stava bruciando. Vaiana si guardò intorno: udiva forti rumori, urla terrorizzate o disperate; il cielo notturno aveva sfumature rosso cremisi, un vento impetuoso scuoteva le fronde degli alberi e le urla non accennavano a tacere. Ovunque voltasse lo sguardo, la principessa non vedeva che fuoco, dolore e caos.
E morte.
Stava sulla spiaggia, impotente di fronte a quella catastrofe come una foglia secca sbattuta da un uragano. Davanti a lei riconobbe l’unico che – forse – avrebbe potuto fare qualcosa: Maui, semidio del vento e del mare, forte del suo amo da pesca; era appena atterrato sulla sabbia, pronto a fare la sua parte... ma Vaiana si rese conto che qualcosa non andava.
« Vaiana, scappa! »
Lei non obbedì all’ordine, e nel frattempo scorse una figura farsi avanti tra le tenebre. Gli parve un semplice uomo vestito con un lungo soprabito bianco, il cui volto era celato completamente da un cappuccio; due ali nere da uccello spuntavano dalla sua schiena.
Non sapeva ancora di avere di fronte Nul, il Mai Nato. Il distruttore di sogni e di fantasie.
Maui lo affrontò, sferrandogli un colpo con il suo amo. Nul lo schivò, per poi contrattaccare un attimo dopo. Un amo da pesca identico a quello di Maui si manifestò sulle sue mani, e con un colpo da maestro mandò il semidio al tappeto. Vaiana restò dov’era, impietrita dall’orrore: impotente come una foglia, mentre osservava il nemico salire sulla schiena dell’inerme Maui, sollevando l’amo da pesca per finirlo...
Chiuse gli occhi. Le urla e i tuoni bastarono a celare quell’orrore anche alle sue orecchie.
Quando riaprì gli occhi, trovò l’incappucciato di fronte a lei, più spaventoso dell’inferno che stava consumando la sua terra. Non riusciva ancora a muoversi, perciò non fece nulla mentre egli sollevava una mano verso di lei... per accarezzarle il viso.
« Così bella... così forte » lo sentì mormorare attraverso il cappuccio. « Così piena di vita. »
Vaiana non capì.
« Il tempo dei sogni è finito » aggiunse Nul. « È tempo di svegliarsi e vivere. »
 
« Whaah! »
Vaiana si svegliò di soprassalto. Aveva il respiro affannoso, come se avesse fatto una lunga corsa; avvertì subito una fresca brezza sulla pelle, che la fece rilassare piano piano. Il sole splendeva forte sopra di lei, e sulla spiaggia di Te Fiti sulla quale stava seduta. Si voltò e riconobbe Riku, poco lontano, ancora impegnato a lavorare alla barca; in quel momento stava a torso nudo per resistere al gran caldo. Per qualche attimo si smarrì ammirando quel fisico scolpito, brillante alla luce del sole...
« Ehi, tutto bene? »
« Oh? »
Riku l’aveva chiamata, riportandola al presente.
« Tutto bene? » ripeté mentre si avvicinava a lei. « Ti ho sentita gridare... hai avuto un incubo? »
« Oh... sì, credo di sì » fece Vaiana, grattandosi la testa. Improvvisamente si sentì imbarazzata da morire. « Non ricordo bene... anzi, a dire il vero non ricordo nemmeno quando mi sono addormentata. »
« Circa un’ora fa » rispose Riku. « Eri stremata dal lungo lavoro e ti sei presa una pausa. Non mi sorprende, è tutto il giorno che lavoriamo sulla barca. »
Voltarono entrambi lo sguardo sull’imbarcazione. Ormai mancava poco al suo completamento: la vela era stata riparata da Vaiana, e ora Riku si stava occupando di assicurare le ultime assi di legno con robuste corde. Procedendo a quel ritmo, sarebbero stati pronti a partire il giorno seguente.
La ragazza, tuttavia, non riuscì ad esserne lieta in quel momento. Anche dopo il risveglio continuava ad avere una strana sensazione, riflessa sul suo viso in quel momento. La cosa non sfuggì a Riku, che tornò a fissarla preoccupato.
« Qualcosa non va? »
« Uhm » fece Vaiana. « È così strano. Riku... hai mai avuto la sensazione di non sapere se sei sveglio o se stai ancora sognando? »
« Sì, mi è capitato qualche volta » rispose il ragazzo. « Di recente, poi, ho persino dovuto viaggiare attraverso i sogni. »
« Davvero? »
« Sì, ma è una lunga storia e non vorrei mandarti in pappa il cervello. Comunque, dopo quell’esperienza penso di essere in grado di distinguere la realtà dal sogno... e ti assicuro che puoi strare tranquilla. Siamo svegli tutti e due, adesso. »
Vaiana tacque, poi ridacchiò.
« Heh... meno male! »
La ragazza si alzò dalla sabbia e tornò a lavorare sulla barca. Riku rimase tuttavia al suo posto, mentre in gran segreto covava un notevole turbamento. Si dava il caso, infatti, che Vaiana non fosse l’unica ad aver provato quella strana sensazione di recente. Le aveva detto quelle cose per rassicurarla, ma in realtà non era del tutto sicuro di ciò che diceva: ancora non ricordava come fosse giunto a Te Fiti, infatti, e questo la diceva lunga.
Forse Riku stava sognando di nuovo, e non sapeva come uscirne.
Calò la sera. I due ragazzi avevano lavorato sodo, e ora la barca era finalmente completa. Erano pronti a lasciare l’isola, cosa che avrebbero fatto l’indomani mattina: in quel momento pensavano solo a rilassarsi davanti a un bel falò consumando una cena sostanziosa. L’allegria era ritornata nel cuore di entrambi dopo giorni di fatica e lotte, tanto che Vaiana aveva persino preso a ballare davanti al fuoco, con gran sorpresa di Riku.
« Però, devo ammettere che sei davvero brava! » commentò lui, impressionato.
« Grazie! È stata mia nonna ad insegnarmi questa danza... tutti la prendevano per matta, ma aveva ragione su molte cose. Non sarei arrivata così lontano, se non fosse stato per lei. »
Riku annuì, comprensivo.
« Gli aiuti migliori provengono sempre da chi meno te lo aspetti » mormorò. « Sembra una lezione che coinvolga tutti i mondi, a quanto pare. »
Vaiana guardò il mare, avvolto dalla notte come tutto il resto. La luce del fuoco illuminò il suo viso fattosi di colpo malinconico. Colpa del ricordo di sua nonna, naturalmente. Poi, tuttavia, la ragazza scacciò il pensiero e tornò a sorridere.
« Non voglio essere triste » dichiarò. « Domani lasceremo Te Fiti e torneremo a casa... dobbiamo essere felici per questo! »
Riku annuì con un sorrisetto.
« Cosa? Tutto qui? » fece Vaiana, guardandolo. « Avanti, Riku, puoi fare di meglio! Mostrami la tua allegria, coraggio... balla con me, vediamo che sai fare! »
« Cosa? Ehi, un momento... aspetta! »
Il ragazzo fu così sorpreso che non riuscì ad opporre resistenza mentre Vaiana lo afferrava per le mani e lo faceva alzare, costringendolo a fare un rozzo volteggio. Riku perse l’equilibrio e cadde sulla sabbia come un sacco di patate, insieme a Vaiana che lo teneva ancora per mano. I due rotolarono per alcuni metri, allontanandosi dal falò.
Quando si fermarono, erano ancora stretti l’uno all’altra, distesi sulla sabbia. Si fissarono con aria incredula, poi Vaiana scoppiò a ridere.
« Ok, direi che con questo hai appena dimostrato di non saper ballare! »
« Heh... pare proprio di no. »
« Però è stato divertente, Riku... nonostante tutto, sono contenta di averti incontrato. »
Vaiana si aspettò altri commenti, per questo non riuscì a prevedere quanto accadde un attimo dopo. Riku aveva avvicinato il viso al suo e le loro labbra si stavano sfiorando. Lei trattenne il respiro: non poteva crederci, e in un attimo si ritrovò a desiderarlo con tutta se stessa. Poi non ci fu più spazio per nessun pensiero perché Riku si fece ancora più avanti e la baciò.
Vaiana non era preparata a quel contatto, né alle sensazioni che ne seguirono. Inizialmente fu delicato e dolce, e il suo corpo reagì immediatamente; si lasciò andare a ciò che stava vivendo. Poi, pian piano, il bacio diventò più profondo e passionale. Era un momento magico. Riku mise le mani tra i capelli di Vaiana che assecondò ogni suo gesto. Le sue labbra erano come acqua nel deserto, e lei sentiva che non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
I loro cuori parvero brillare più forte insieme, danzando nel loro amore appena balenato nel buio che avvolgeva l’isola e l’oceano.
 
Una donna nera vagava con passo sicuro attraverso il Cimitero dei Mondi, in quel momento. Luogo ricolmo di morte, rovina e silenzio. Accoglieva un numero incalcolabile di resti delle battaglie avvenute su Oblivion, ammassati su interi isolati della città fantasma. La donna continuò a camminare, imperterrita. Intorno a lei vi erano enormi dune ricolme di oggetti e rovine di ogni sorta, che si ammucchiavano tra le strade e gli edifici. Non riusciva a vederne la fine, tanto il luogo era sconfinato.
Il suo nome era Lilith, ma questo Vaiana e Riku non potevano saperlo. Immobili come statue tra le rovine, invisibili come spettri, osservavano quella persona mentre si aggirava tra le rovine. Cosa cercasse, non era dato saperlo... non per quei dure ragazzi in quel momento.
Che succede? Dove siamo?
La voce di Riku rimase inascoltata.
Lilith si fermò all’improvviso. Qualcosa tra le macerie aveva infine attirato la sua attenzione. Vaiana e Riku la videro chinarsi e raccogliere qualcosa: sembrava una piccola pietra di forma ovale, che brillava di una tenue luce verde. Vaiana fu l’unica a riconoscere subito quell’oggetto, e trattenne il fiato per l’enorme sorpresa.
Il cuore di Te Fiti!
Lilith parlò a quell’anima smarrita, comprensiva.
« Non ti lascerò svanire in questo oblio » dichiarò.
Il cuore di Te Fiti brillò più forte. La sua luce si fece abbagliante, tale che Riku e Vaiana non riuscirono più a vedere.
 
Si svegliarono insieme, di soprassalto. La luce continuò ad abbagliarli, ma questa volta era il sole. Si erano addormentati accanto al falò la notte prima, dopo aver... no, non pensate male. Questa è una fanfiction con rating verde, è per tutti! Si sono baciati e basta, d’accordo? Si sono baciati a lungo, fino ad addormentarsi.
Ora erano di nuovo svegli, pronti a cominciare un nuovo giorno su Te Fiti. Pronti a lasciarla, dato che la barca li attendeva a pochi metri da loro per prendere il largo. Riku e Vaiana la fissarono a lungo, immobili sulla sabbia, senza dire una parola. Il ricordo di ciò che avevano sognato era sparito al loro risveglio, lasciando comunque un grande turbamento nei loro cuori.
Riku sospirò, spezzando il silenzio.
« Qualcosa non va? » gli chiese Vaiana.
« In effetti sì » fu la risposta. « È davvero strano... all’improvviso sento di non stare facendo la cosa giusta. Per anni non ho fatto altro che credere quanto fosse piccolo il mio mondo... e solo di recente mi sono reso conto di quanto mi sbagliassi. Per anni ho desiderato lasciare la mia casa, viaggiare. Morivo dalla voglia di conoscere altri mondi. Tutto perché credevo fosse giusto. Mi sbagliavo... e proprio come allora, sento di sbagliarmi ancora. »
Una pausa.
« Non so ancora perché, Vaiana... ma non desidero più lasciare questo posto. Non mi va di tornare a casa, non ancora. »
La giovane lo fissò negli occhi, cercando di comprendere.
« Pensi ancora di non meritarlo a causa del tuo potere oscuro? » chiese.
Riku scosse la testa.
« No. Semplicemente perché laggiù le cose sono a posto, ora. Io e i miei amici abbiamo vinto la battaglia, i mondi sono di nuovo al sicuro. Dopo tutto quello che ho fatto, sento un gran bisogno di restare lontano da tutto e riposarmi... ora sento che sia questa la cosa più giusta da fare. »
Pose una mano su quella di Vaiana. Lei sorrise.
« Bene, allora non sono l’unica a pensare qualcosa di insensato » dichiarò lei. « Anch’io penso la stessa cosa, Riku. Neanch’io muoio dalla voglia di tornare subito a casa. I miei cari e i miei amici stanno bene, non hanno bisogno di me per il momento... tornerò da loro quando mi sentirò pronta a farlo. Sento di voler passare ancora un po’ di tempo qui, su quest’isola. E se tu... ecco... volessi restare a farmi compagnia... non mi dispiacerebbe affatto. »
Riku sorrise a sua volta, e fu sul punto di aggiungere qualcos’altro... quando un brontolio allo stomaco lo fece tacere. Si rese conto di avere una gran fame, e cercò istintivamente qualcosa da mangiare nei dintorni. L’occhio gli cadde su un frutto accanto ai resti del falò, l’unico rimasto dalla cena della sera precedente.
Un paopu.
Vaiana lo guardò a sua volta, e con gran sorpresa di Riku si sporse in avanti e lo afferrò. Pochi istanti dopo lo aveva già spezzato in due, offrendo una metà al ragazzo.
Lui la prese.
Ora anche Riku era certo di voler intrecciare il suo destino con Vaiana.
Le parole, ormai erano superflue, bastavano gli sguardi... e i sorrisi. Per questo i due giovani mangiarono in silenzio quel frutto straordinario, seduti vicini sulla spiaggia. Fu un pasto breve, ma alla fine il passo fu compiuto: ora la principessa di Motunui e il Custode del Keyblade avevano stabilito un vero legame.
« Grazie, Riku » disse Vaiana con un sorriso.
« Per cosa? »
« Per tutto questo. Grazie a te, non sono più sola. »
Si alzò in piedi e sciolse la cintura, lasciando cadere la gonna sulla sabbia. Sotto indossava ancora quelle che Riku poteva ritenere primitive mutandine, ma il ragazzo si concentrò su ben altro: rivide un meraviglioso sedere e due splendide gambe, mentre la sua proprietaria s’incamminava verso il mare. Quando l’acqua le arrivò al petto si tuffò, per riemergere poco più avanti dopo qualche secondo; fece ondeggiare la sua folta chioma nera verso il cielo, muovendo un arco fluido che si disperse nell’aria in una pioggia di perle d’acqua.
A quel punto Vaiana si voltò a guardarlo, e gli tese una mano come per invitarlo ad afferrarla.
Riku avvertì qualcosa di familiare in quel gesto, ma in quel momento non ricordava la scena precisa. Aveva importanza? A pensarci bene non ne aveva. Per questo scosse la testa e si alzò a sua volta dalla sabbia. Accettò l’invito, e seguì Vaiana verso il mare. La raggiunse e tese la mano per afferrare la sua, ma la principessa si lasciò cadere all’indietro all’ultimo istante, immergendosi un’altra volta. Riku, sorpreso, fece altrettanto; Vaiana lo aspettava e si strinse a lui, regalandogli un nuovo bacio tra quelle acque limpide.
A Riku parve di sognare. Anche se nel suo cuore era ancora forte il dubbio, riuscì a tenerlo a bada... e se fosse stato un sogno, avrebbe voluto durasse in eterno. Lo stesso valeva per Vaiana.
Finché fossero stati insieme, tutto sarebbe andato bene.
 
  • Oblivion, settore “Agrabah” -
« Mia signora? »
Lilith alzò lo sguardo, attirata dalla voce che l’aveva chiamata. Una ragazza dai capelli verdi, vestita con solo un bikini tigrato, fluttuava a pochi metri sopra di lei.
« Oh, Lamù... perdonami, ero sovrappensiero » fece Lilith. « Che cosa vuoi? »
« Sta arrivando Nul, mia signora. Ho pensato di avvertirti. »
Lilith guardò l’orologio a pendola più vicino.
« Uhm, è già l’ora del nostro appuntamento. Non mi ero accorta di quanto tempo fosse passato... »
Si alzò dalla poltrona e si stiracchiò, lanciando un’ultima occhiata all’oggetto che fino a poco prima aveva catturato completamente la sua attenzione. Una grossa sfera di cristallo appoggiata a un tavolo, al cui interno fluttuavano degli oggetti: due sfere di luce dorata si muovevano intorno ad una pietra verde luminosa, ruotando come pianeti intorno a un sole. Lilith indugiò ancora per un attimo, poi si voltò dirigendosi verso l’uscita.
Lamù si avvicinò alla sfera, incuriosita.
« Cos’è questo, mia signora? »
Lilith si fermò.
« Qualcosa che non puoi capire, mia cara » le rispose. « Alla fine non sono altro che le ennesime vittime di questa guerra: cuori smarriti nelle tenebre. Li ho salvati, donando loro un posto in cui continuare a battere... a sognare, in attesa che tutto questo giunga al termine. »
E lasciò la sala, diretta verso il suo diabolico amante.
Lamù non chiese altro, poiché, contrariamente al pensiero di Lilith, capiva molto bene. Lei stessa era una superstite di Oblivion. Era già fortunata ad aver conservato ogni parte del suo corpo intatta, a pensarci bene... a differenza di quei poveretti ora rinchiusi nella sfera davanti ai suoi occhi. Lilith non aveva potuto fare di più per loro: avrebbero vissuto in un bellissimo sogno fino alla fine.
Fino alla fine di Oblivion. 
   
 
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