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Autore: Echadwen    21/06/2017    1 recensioni
I disegni dell'Uno sono imperscrutabili. Conosce ogni cosa e decide il cammino di ogni creatura prima ancora che la sua mente la concepisca. Così Finwë , l'Alto Re, si ritrova ad osservare ciò che aveva bramato di più nella sua vita prendere forma con la nuova generazione
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fingon, Finwë, Maedhros
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda possibilità








Innumerevoli secoli erano trascorsi dal Risveglio, i giorni che videro la comparsa su Arda del popolo elfico stavano sfumando in meri ricordi, scoloriti dalla vita nel Reame Beato fatta di una quotidianità che rendeva ogni giornata simile a quella precedente. Eppure Finwë sapeva di non essere poi cambiato molto da allora. 
La corona che gli cingeva il capo, i fasti del suo palazzo, i forzieri traboccanti di ricchezze, tutto il potere ed il ruolo acquisiti con la venuta ad Aman non erano nulla, se paragonati a ciò che gli davano le semplici cose: il bacio del buongiorno della propria sposa, il salone delle feste invaso da musica ed amici, il primogenito che accorreva per mostrargli la sua ultima creazione in trepidante attesa di sottoporla al suo giudizio ma, ciò che lo rendeva maggiormente felice era sentir risuonare le risate gioviali dei propri nipoti nella sua dimora.
 
 
 
"Allora, nonno? Ce l'ho fatta?"
 
Già, per il sovrano di Tirion non esisteva tesoro più prezioso della propria famiglia. Ed era proprio per quell'amore incondizionato che ora si ritrovava nei propri appartamenti, con una penna tra le dita e un principino irrequieto poggiato contro la parete.
 
 
"Un attimo, tesoro! Calma le tue gambe così potrò rispondere alla tua domanda".
"Va bene, ma sbrigati!"
"Non imbrogliare" Lo ammonì solleticandogli il fianco. "Giù quei talloni".
Sorrise Finwë all'agitazione che animava il giovane e, con mano ferma, tracciò un segno sul muro accanto alla folta chioma del piccolo. 
"Hai fatto?"
Annuì mentre scriveva accanto alla riga il nome del nipote. Vicini a esso, posti ad altezze diverse, segni di egual misura e colore; soltanto i nomi riportati a lato erano differenti.
Il sovrano fece un passo indietro:  Nelyafinwë, Kanafinwë, Turkafinwë e Findekáno recitava l'inchiostro nero sulla calce bianca. I suoi gioielli più preziosi.
 
"Ci sono riuscito?" La vocina infantile lo riportò al presente "Nonno?"
Lo sguardo precipitò in basso al segno che ancora doveva asciugarsi. Due occhi azzurri si piantarono nei suoi e il suo cuore perse un battito.
Si sentì come sull'orlo di un precipizio. Ironico. Lui che aveva la sorte di un intero popolo tra le mani, non riusciva a trovare le parole per affrontare il frutto del proprio sangue.
Si morse il labbro e l'altro intuì tutto.
Un sospiro affranto lasciò le labbra del piccolo alla vista della parete. 
Si mise in punta di piedi nel tentativo di raggiungere la tacca che sperava almeno di aver eguagliato. Fu del tutto vano: erano separati da almeno due spanne.
 
"Io davvero non capisco, nonno". La voce incrinata. Sapeva Finwë che stesse trattenendo le lacrime.
Possibile che la tradizione a lui tanto cara di misurare l'altezza dei suoi nipoti la mattina del loro genetliaco potesse far soffrire uno di loro?
"Ho fatto come ha detto la mamma: ho sempre mangiato tutto quello che c'era nel piatto e non ho detto bugie eppure non è servito a nulla".
"Fingon..." L'alto Re posò il ginocchio a terra passando le mani tra la chioma corvina dell'Elfo più piccolo "Ognuno di noi è diverso dall'altro. Fa parte della nostra natura ed è proprio questo a rendere ogni persona unica e speciale".
Il principino si sottrasse repentinamente al suo tocco fronteggiandolo con occhi che brillavano di rabbia "Ma perché lui deve essere così alto?!?" Sbottò assumendo un'aria imbronciata che, sfortunatamente per lui, aveva ben poco di minaccioso e tutta quella frustrazione acquisì un senso. Si trattava dell'ennesima sfida non dichiarata nei confronti del cugino maggiore, amico e mentore; dell'ennesimo mettersi a confronto con lui per volergli dimostrare di essere degno del suo affetto e del suo rispetto.
Sorrise allora Finwë, di un sorriso intriso di malinconia che lo riportò indietro di molti decenni quando, a raffrontarsi, non erano due cugini bensì due fratelli.
Racchiuse fra le proprie quelle piccole mani che tremavano dalla rabbia e le portò alle labbra donandogli un dolce bacio.
"Nelyo, fino a prova contraria, ha già raggiunto la maggioranza. È del tutto sviluppato mentre tu avrai ancora molti e molti anni per poter crescere e chissà, magari superalo".
Parve rincuorato da quelle parole. Tirò su col naso e, senza che l'espressione risentita abbandonasse il suo viso, si lasciò sfuggire un commento che mai avrebbe avuto il coraggio di proferire di fronte al diretto interessato "L'altezza di Nelyo rimane comunque assurda, nonno".
"Hai proprio ragione, Fingon. Hai proprio ragione". Affermò prima di lasciarsi andare a una risata di cuore che coinvolse anche il nipote. "Ora, però, andiamo nelle cucine. Come festeggiato, hai il diritto di scegliere quale gusto deve avere la tua torta". Prendendolo per mano, uscì dalle proprie stanze.
 
 
"È permesso?" Una voce a entrambi familiare attraversò l'ingresso per risuonare tra le ampie sale del palazzo.
"Direi che abbiamo visite, Fingon".
"Nelyo!" Quasi urlò ma, invece di corrergli incontro come era solito fare, si nascose dietro di lui. Appena in tempo.
"Perdona l'intrusione, nonno." Chinò il capo.
"Sei sempre il benvenuto, Nelyo caro. A cosa devo la tua visita? È un po' presto perfino per te". Sorrise.
"So che tra poco sarai letteralmente sommerso dai preparativi per la celebrazione perciò non voglio rubarti molto tempo. Mi manda atar per confermare che saremo presenti tutti e cinque stasera".
"Ciò mi riempie di gioia, nipote, e so che ne sarà felice anche il festeggiato". Calcò la lingua sull'ultima parola mentre, fingendo di massaggiarsi il collo, chinò leggermente il capo all'indietro. Guardando al di sopra della spalla dell'altro, Maedhros comprese e sorrise.
"I miei omaggi, principe Fingon". Con una falcata superò il progenitore per chinarsi di fronte al cugino che non aveva ancora del tutto superato la delusione provata pocanzi. "Se mi è concesso, vorrei poter fare gli auguri all'illustre protagonista della festa di questa sera".
Gli tese la mano che rimase sospesa più del previsto. Cercò una spiegazione negli occhi di Finwë ma, mentre attendeva una risposta per quell'inaspettato diniego, la sua mano venne schiaffeggiata lontano e due piccole braccia gli si avvolsero attorno al collo.
"Nelyo" Il proprio nome in un sussurro perso fra le sue morbide onde dalle scintille di fuoco, "sei troppo alto!". 
 
 
 
 
Non comprese il motivo di quell'affermazione.
Con due fratelli ed un terzo in arrivo, Nelyafinwë poteva dirsi un esperto di bambini eppure, a volte, non riusciva proprio a capire cosa passasse per la mente del cugino: era anche per questo che  trovava estremamente piacevole e stimolante la loro amicizia.
D'improvviso si chiese il motivo della sua presenza nel palazzo a quell'ora. Dopotutto Fingon non era mai stato un tipo mattiniero.
Sei troppo alto...
 
 
"Cresci a una velocità impressionante, ragazzo mio!".
 
 
Ma certo! Come aveva potuto dimenticare quella tradizione nata proprio con lui e portava avanti soltanto da lui per molti anni?
Sciolse leggermente l'abbraccio per poter guardare l'altro negli occhi; nemmeno in ginocchio erano allo stesso livello.
Alzò un angolo delle labbra: solitamente i bambini, anche i suoi fratelli, erano intimoriti dalla sua statura mentre Fingon non solo non lo era, ma puntava addirittura a superarla. Non finiva mai di sorprenderlo.
 
 
"Il grande Fingon dovrebbe chiedere alle Potenze risposta di questo". Lo schernì leggermente per poi appropinquare le labbra al suo orecchio e aggiunse "Se l'altezza venisse fornita in base al coraggio, risulterei minuscolo al tuo cospetto".
Il suo interlocutore fece un passo indietro guardandolo accigliato. L'ennesima sfida.
"Tu ti burli di me".
"Mai stato più serio in vita mia". Gli sorrise dolcemente facendo sciogliere le reticenze residue del primogenito di Nolofinwë  prima di rimettersi in piedi. "Ora, se volete scusarmi, sono in ritardo per il completamento del dono per un certo principe perciò io..."
"Nelyo, aspetta!" Gli afferrò la mano con entrambe le proprie "Non andare via!".
"Ci rivedremo tra poche ore, Fingon, e devo ancora terminare il mio regalo per te".
"Resta ancora un po'" Lo pregò nascondendo il viso contro la sua gamba "Devo farti vedere che mi sono allenato. La mamma non mi permette di arrampicarmi dopo cena e poi sono sicuro che qualsiasi cosa sarà mi piacerà tantissimo. Dai...".
Si morse il labbro nel guardare quegli occhi ingentilirsi fino ad assumere la dolcezza di quelli di un cucciolo. Lanciò uno sguardo al sovrano che fece un cenno di assenso con il capo.
"E sia... Ma solo per pochi minuti".
"Grazie! Grazie! Grazie!" Le piccole mani lasciarono la sua per serrarsi come una morsa attorno al suo arto.
"Finno! Mi stai fermando la circolazione!".
La risata dell'Alto Re risuonò per l'intero palazzo.
 
 
 
"Guardami, Nelyo! Devi guardarmi".
"Ti sto guardando".
 
 
All'ombra del porticato, con la spalla poggiata contro una delle colonne, Finwë osservava i due nipoti giocare o, per dirla tutta, Nelyafinwë che assisteva pazientemente il più piccolo nelle proprie dimostrazioni di forza.
 
"Senza mani!" Urlò facendo qualche passo sul ramo più basso, all'altezza del ventre dell'altro, con le mani congiunte dietro la schiena.
"Guarda questo, adesso." Un salto e le mani si agganciarono al ramo immediatamente soprastante. Un dondolio, un altro e uno ancora lo portarono a roteare e ad atterrare su di esso con la pancia.
"Adesso chi guarda dall'alto in basso chi?"
Lo disse con un sorriso tale che il progenitore dovette intrappolare una risata in fondo alla gola.
Qualche istante fu sufficiente per invertire le parti. Aveva puntato troppo in alto, nel vero senso della parola.
"Non riesco a scendere".
"Bene, bene, bene... Pare che il grande Fingon abbia bisogno dell'aiuto del picco-"
"Dai, Nelyo, non scherzare! Ho bisogno di una mano".
"Salta".
"Mi prenderai?"
"Sempre, Fingon. Sempre".
 
 
Osservò Russandol afferrarlo saldamente per i fianchi, alzarlo e issarlo sulle proprie spalle. D'un tratto, il fuoco che gli aveva regalato il suo soprannome si spense e il tempo sembrò tornare indietro. Si concesse di immaginare, di nutrire ancora quella speranza che nell'angolo più segreto del suo cuore non era mai sfiorita: una seconda possibilità per i suoi figli.









 
Angolino autrice: ritorno alle spiagge del Reame Benedetto con questa OS su Finwë nel ruolo di nonno e sui primogeniti di Fëanor e Nolofinwë. 
Nata grazie a degli scambi di idee in chiave umoristica con Ghevurah su come Fingon viva la differenza d'altezza con l'amato cugino/migliore amico/mentore (/futuro compagno di vita/futuro amante), è a lei che voglio dedicarla.
Consideralo un risarcimento per il logorante e continuo rompimento di scatole X-P
Te l'ho solamente fatta sudare un anno XD *va a nascondersi*
Inoltre vorrei ringraziare la mia amatissima DirtyRose per la bellissima copertina che mi ha regalato e che potete trovare qui https://www.wattpad.com/429434303-seconda-possibilit%C3%A0
Ringrazio chiunque voglia passare e dedicarmi un po' del suo tempo.
   
 
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