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Autore: LaViaggiatrice    03/07/2017    6 recensioni
Dalla morte del padre, Bree ha capito che il vento gira contro di lei. Così ha fatto i bagagli e se ne è andata di casa, trovando rifugio a Dale, Canada, la città Natale di suo padre, dove ci sono tutti i suoi amici. Ma non sono tutte rose e fiori; non appena andrà nella nuova scuola dovrà confrontarsi con ragazzi spocchiosi, bulli di prima categoria e gente che non ha voglia di fare altro che non sia festeggiare. Fortuna che avrà dalla sua degli amici che le vogliono bene. Riuscirà a costruirsi una nuova vita? O i fantasmi del passato le si riproponeranno?
Spero di avervi incuriositi ;P
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!ATTENZIONE!
Sto riscrivendo questa storia, perché ci tengo molto anche se la trovo molto cringe. Cercherò di starci un po' più dietro ma non prometto nulla! Questa resterà, non la eliminerò, semplicemente ne farò un'altra con lo stesso titolo, quindi se siete ancora qui cercatela!
Baci
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Legolas, Nuovo personaggio, Tauriel, Thorin Scudodiquercia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il cartello blu della stazione recitava “Dale”.
Era una cittadina non molto grande, ma per Bree era perfetta; aveva sempre odiato le grandi metropoli. E poi, li c’erano persone che le volevano bene. Quando il treno si fermò, la ragazza prese le sue valigie, si mise a tracolla il borsone e scese barcollando. Il venticello frizzante di settembre soffiava nella stazione semi-deserta. Rimase un attimo a guardarsi intorno, e quando decise di muoversi urtò un uomo
- Oh cielo, mi scusi, mi spiace molto!- disse subito sistemando meglio il borsone imbarazzata.
L’uomo si girò a guardarla, e lei si sentì subito intimidita; era alto e con spalle larghe, doveva avere circa quarant’anni, e indossava un completo grigio e una cravatta rossa. Aveva lunghi capelli pepe e sale e una barba estremamente curata. Ma non era quello ad averla lasciata basita; erano i suoi occhi. Azzurri, freddi come il ghiaccio, che la esaminavano dalla testa ai piedi. Fece un cenno del capo – Tutto a posto.- disse con voce baritonale. Fece un sorriso di circostanza e se ne andò.
Bree si riscosse ed entrò in una stradina in cui quei pochi che erano scesi si stavano dirigendo. La strada sbucò nella piazza cittadina: non appena la vide, la ragazza prese un respiro profondo. Era esattamente come la ricordava; piccola e circolare, sembrava arrivata direttamente dal medioevo. Era coperta da mattonelle e al centro c'era una fontana di marmo che zampillava allegramente.
La attraversò ed entrò in una via laterale, costeggiata da casette singole bianche e in legno a due piani. Si fermò davanti ad una di quelle e si sentì venir meno. In quella casa era cresciuto suo padre, ci aveva vissuto fino a che non si era trasferito a New York. Davanti c’era un piccolo giardino molto curato, decorato da fiori multicolori e di vario tipo. Entro dal cancello di legno bianco, prese le chiavi con mano tremante ed aprì la porta.
Si trovò in un corridoio, che dopo un metro si apriva su un grande salotto sulla destra. I mobili erano in legno chiaro, e c’era una tv di circa quaranta pollici su un mobiletto basso e largo, in cui c’era, sul ripiano sottostante, un lettore DVD e una console Wii. A destra invece si trovava un enorme tavolo in legno massiccio con delle panche, proprio di fronte ad una porta che terminava in un arco che portava in cucina, una stanza lunga in legno e marmo, e davanti al corridoio da cui si entrava c’erano delle scale che portavano alle camere e al bagno.
La casa era linda e pulita; in quella città suo padre aveva molti amici, cui aveva chiesto di prendersene cura quando non c’era. Avevano continuato a farlo anche dopo la sua morte a quanto pareva. La camera di suo padre era molto spaziosa, con un letto da una piazza e mezza, un comodino, una libreria, una cassettiera e un armadio in legno. A fianco c’erano la camera dei suoi defunti nonni, simile a quella di suo padre ma più grande, e il bagno.
Bree lasciò la borsa in camera e iniziò a tirare su le persiane ed aprire le finestre, quindi fece una doccia. Dopo essersi asciugata si mise un paio di jeans a zampa, una maglia verde che faceva pendant con il colore dei suoi occhi e delle scarpe da ginnastica, quindi legò i suoi capelli rossi in una coda e messo il cellulare in tasca uscì. Tornò verso la piazza ed entrò in un locale che faceva angolo. Era un posto molto rustico, con tavoli di legno e profumo di cibo nell’aria. C’erano solo due uomini che bevevano un aperitivo e chiacchieravano tra di loro; a malapena si accorsero dell’arrivo della ragazza. Dietro al bancone si intravedeva un cappello vecchio e logoro che si muoveva leggermente - Arrivo subito!- gridò una voce maschile e gioviale. Poi ci fu un rumore di cocci infranti e delle imprecazioni. Un uomo si tirò su; i capelli erano raccolti in due trecce che stavano su per miracolo e gli occhi nocciola squadrarono per un attimo la nuova arrivata – Bree?- chiese stupito.
La ragazza sorrise e allargò le braccia
- Bofur! Non sei cambiato di una virgola.-.
Lui scoppiò a ridere e uscì dal bancone abbracciandola e tirandola su - Tu invece si a quanto pare! Quanto tempo è passato? 11 anni? Mi ricordo quando eri una bambina di sei anni… e adesso guardati! Sei una donna ormai!-.
Si girò verso le cucine - Bombur! Vieni a vedere chi c’è! -. Un altro uomo uscì da una porta laterale; indossava un grembiule da cuoco a coprire la sua mole gigantesca, e aveva radi capelli rossicci, dello stesso colore della barba intrecciata in una specie di ciambella.
Bree fece un cenno con la mano - Ehilà!-.
Il cuoco le andò incontro e la stritolò in un abbraccio
- Bree! Come sei cresciuta! Ma cosa ci fai qua?- chiese stupito.
Bofur la guardò incuriosito – Si, che ci fai qua? Sei in vacanza?-.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra. Non sapeva cosa dire loro; la verità sarebbe stato meglio, ma come avrebbe potuto? Di certo si sarebbero preoccupati. – No, non proprio…- mormorò, gli occhi lucidi.
Bofur le mise una mano sulla spalla, facendosi improvvisamente serio – Cosa è successo?-
- Sono scappata di casa.- disse sospirando. Bofur rimase a bocca aperta senza riuscire ad emettere un fiato, mentre Bombur la guardava sconvolto. – Per favore non rimandatemi a casa! Non ce la faccio più a vivere in quella maledetta città!- esclamò prima che potessero dire qualcosa.
Bofur rimase in silenzio, poi prese una pipa dalla tasca e iniziò a mordicchiarla mentre cercava di accenderla. Quando finalmente ci riuscì sospirò una nuvoletta di fumo guardandola severo – Bree, tua madre sarà preoccupata…-.
– Fidati, non lo è. Se lo fosse mi avrebbe chiamata.- disse lei facendo una smorfia. Il ricordo di sua madre era doloroso, soprattutto quando pensava a cosa aveva fatto.
– Non puoi chiedermi di fare finta di niente… Come faccio a dormire sonni tranquilli sapendoti tutta sola in quella casa e senza soldi?-.
– I soldi ce li ho…-.
– Ma prima o poi finiranno!-.
– Mi cercherò un lavoro!-.
Bofur si massaggiò la radice del naso, poi fece la sua faccia alla “mi è appena venuta un’idea grandiosa” – E se lavorassi qua? Come cameriera?-. Bree aggrottò le sopracciglia – Davvero? Lo faresti?-.
– Certo!-. La ragazza sorrise commossa – Grazie Bofur.- disse abbracciandolo. L’oste le batté una pacca sulla schiena – Mi raccomando domani, puntuale alle nove!-.
Bree annuì – Certo!-. Mentre correva fuori, per poco non andò a sbattere contro un ragazzo che le sorrise con aria da mascalzone - Ehilà! Sei di fretta?-.
Aveva capelli neri lunghi fino alle spalle che gli davano un’aria tutt’altro che effeminata, caldi occhi scuri, e un accenno di barba. Indossava una t-shirt grigia, jeans e scarpe da ginnastica, ed era poco più alto di Bree. Quest’ultima sorrise di rimando – No, non particolarmente.-. Il ragazzo annuì – Bene! Io sono Kili. Non penso di averti mai vista qui.-. Lei annuì con un sorriso forzato – Si, io… vengo da New York.-. Lui alzò le sopracciglia - E perché avresti lasciato New York City per un bugigattolo come Dale?- chiese ironico. Bree sbuffò – New York è decisamente sopravvalutata. Troppa confusione. A proposito, io sono Bree.- disse porgendogli una mano. Lui gliela strinse sorridendo – È un piacere conoscerti Bree. Ti offro qualcosa?-. Lei fece spallucce – Non ti dico di no.-. Si sedettero sugli sgabelli davanti al bancone.
Bofur sorrise – Ciao ragazzo! Cosa ti porto?-
- Una birra media.-
- Kili, non posso dartela, sei ancora minorenne.-
- Oh, dai andiamo!- - Ti ho detto di no!- - Ma…-
- Già fai cavolate da sobrio, figuriamoci con una birra in circolo.-
Kili sbuffò, poi quando il campanello suonò si rivolse al nuovo arrivato - Fratellone, vero che posso prendere una birra media?- chiese speranzoso. La ragazza si girò verso la persona cui aveva parlato; era un ragazzo con i capelli lunghi come quelli di Kili, ma biondi, occhi azzurri e baffi lunghi fino al mento raccolti in due treccine, fermate da degli elastici grigi. Doveva avere circa vent’anni, ed era vestito con dei jeans e una maglia verde scuro.
– No Kili, non puoi.- disse sorridendogli. Si accorse in quel momento della ragazza, cui rivolse un sorriso – Ciao.-. A differenza del fratello sembrava una persona piuttosto pacata e tranquilla, il genere di persona pronta a tirarti fuori dai guai. Kili sorrise e gli cinse le spalle con un braccio - Lui è il mio fratellone, ed è il ragazzo più simpatico e bello della citta… beh, forse dopo di me. Fili, lei è Bree, e si è trasferita da New York.-. Fili le sorrise – Ciao Bree. Vedo che hai già avuto il piacere di conoscere il mio scapestrato fratellino qui. E Kili, no, non te la prendo la birra.-.
Il moro sbuffò e tornò a sedersi – Ti odio.- sbuffò. Il fratello maggiore gli scompigliò affettuosamente i capelli – Anche io ti voglio tanto bene fratellino. Hey Bofur, mi fai una birra per favore?-. Kili lo guardò tra l’incredulo e il ferito – Ma…-. Quando il barista gli porse il bicchiere, Fili bevette un sorso - Dai, ancora qualche mese e diventerai maggiorenne, e potrai ubriacarti quanto vuoi. Ma finora sei sotto la mia responsabilità, e se bevi e mamma lo viene a sapere mi uccide. E uccide anche lo zio.- disse divertito.
- Scusa, come farebbe a saperlo nostra madre? Abita a Boston, diamine!-.
– Fidati, ci riuscirebbe.-. Poi guardò la ragazza, che era rimasta in silenzio a bere u ginger ale e a guardare i due fratelli rimbeccarsi – Tu quanti anni hai?- chiese. – A marzo faccio 18 anni.-. Kili alzò le sopracciglia – Davvero? Ti facevo più grande.-. Suo fratello si batté una mano sulla fronte – Semmai dovevi dirle che sembrava più giovane.-. Giunse le mani e le agitò guardando in alto – Ma cosa ho fatto di male per meritarmi un fratello che non sa nemmeno flirtare?- fece a voce alta, facendo ridere Bofur e Bree, mentre il povero Kili era arrossito e guardava so fratello con aria omicida – E comunque io sono fidanzato ti ricordo, non ho alcun bisogno di flirtare.- ribatté. La ragazza alzò gli occhi al cielo divertita – Anche tu sembri più grande di quanto non sia.-. Kili sorrise trionfante verso Fili – Visto fratello? Le sembro più grande!- disse orgoglioso. Il biondo sbuffò - Cosa centra? Tanto hai il cervello di un bambino di cinque anni.- disse cingendogli il collo con una mano e trascinandolo in avanti per poi passargli il pugno chiuso sulla testa scompigliandogli i capelli, mentre l’altro tentava inutilmente di liberarsi. Alla fine, il più piccolo gli scoccò un’occhiata omicida. Fili non diede segno di essersene accorto e salutò Bree
- Allora alla prossima!-.
La ragazza sorrise e ricambiò – Certo. Ciao!-. Kili si alzò stiracchiandosi – Beh, è stato bello conoscerti. Ciao Bree! Ci si vede in giro!-. Quando se ne furono andati Bofur sospirò; aveva tentato in tutti i modi di non ridere durante la loro conversazione, e aveva gli occhi lucidi dalle risate - E così hai conosciuto i nostri ultimi acquisti. Sono venuti qui poco meno di una decina d’anni fa, e sono i nipoti di Thorin Oakenshield.-
- Quello miliardario?-.
– Si, esatto. Inizialmente vivevano con la loro madre qui, poi lei si è trasferita a Boston per lavoro, ma Fili aveva un lavoretto qua e Kili non si separerebbe da suo fratello neanche morto, così hanno convinto la loro madre a lasciarli qui. Tanto sa che sono sotto controllo.- disse terminando con una risata. Lei ridacchiò e lo salutò – Ciao Bofur, ci vediamo domattina!-. Lui annuì – Si si, ciao! E se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere!-. Bree annuì – Certo.-. Uscì e tornò a casa, mentre un sorriso le si dipingeva sulle labbra. Era a casa, finalmente.






*Angolo Autrice*
Ciao a tutti. Stavolta torno con una long, che cercherò di aggiornare frequentemente. Che dire, a me piace molto come idea, ma attendo anche il vostro parere. Ditemi pure che ne pensate e se ho fatto errori. Più avanti incontreremo tutti i personaggi, inclusa Tauriel, che odio dal profondo e su cui mi vendicherò rendendola perfida… Ma adesso basta, sennò vi spoilero tutta la storia ;P.
Bacioni!
LaViaggiatrice

 

P.S.. Ho risistemato il capitolo, e lo farò anche con i prossimi. E tranquilli, a breve pubblicherò il decimo capitolo! Alla prossima!
   
 
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