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Autore: CassiopeaAzzurra    06/07/2017    2 recensioni
Mi sono sempre chiesta se lo sapesse, se il Dottore sapesse ciò che sarebbe successo, un viaggiatore del tempo, che può vedere ogni singolo momento nello spazio e nel tempo sapeva? Poteva sapere quello che sarebbe accaduto? Me lo sono sempre chiesta, forse un giorno avrò la risposta ma ora, no, lo guardavo e vedevo i suoi occhi farsi cupi mentre spingeva leve e schiacciava i bottoni sulla consolle del TARDIS, scintille invadevano la cabina, il pavimento tremava sotto i piedi, avevo il cuore in gola e mi sentivo morire di paura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“quindi tu, sarai la mia compagna?” disse sorridendo e avvicinandosi a me “noi due viaggeremo nel tempo e nello spazio assieme” continuò mettendomi le mani sule spalle e facendomi girare in un divertente girotondo. Mentre volteggiavamo lo sentivo ridere e a cuor leggero le risate uscirono anche dalle mie labbra quando, mi fermai bruscamente.
“devo trovarlo Dottore, tu mi devi aiutare, io lo devo salvare”dissi prendendogli le mani “ti prego”
“perché stavate fuggendo dai Dalek, non l’ho mai fatto, perché ora? Perché ti ho mandato qui, perché ti ho rimandato da me?” il Dottore passeggiava avanti e indietro nella cabina del TARDIS, sfregandosi i capelli borbottando varie possibilità.
“il Dottore, il mio dottore non ti ha spiegato nulla nella lettera?”cercai di avvicinarmi a lui.
“ mi ha solo detto di tenerti al sicuro!” sbuffò “c’è qualcosa che non so, lo vedo nei tuoi occhi Grace cosa non mi state dicendo?”
Non sapevo come comportarmi, non avevo idea di cosa potessi o cosa non potessi dirgli, non potevo svelare troppo sul suo, sul nostro futuro ma era una situazione d’emergenza, il mio Dottore era disperso, non sapevo come stava, non sapevo dove fosse, io mi trovavo indietro nella sua linea temporale con il cuore colmo di terrore ma davanti a me c’era sempre lui, era li, il mio Dottore, solo prima del nostro incontro, decisi quindi di farmi coraggio e di affidarmi a lui, sicuramente il Dottore sapeva cosa fare, cautamente mi avvicinai a lui e sondai i suoi profondi occhi marroni ma la testa continuava a girarmi, sentii nuovamente le forze venirmi meno e il buio sopraffarmi, ricordo solo le sue braccia, che mi avvolgevano.
Mi ritrovai nuovamente seduta sulla poltrona mentre il Dottore cercava di farmi aria con un foglio di carta, il suo sguardo era in egual misura dolce e dubbioso, non sapeva se fidarsi o meno di me, capii che potevo fare solo una cosa, sussurrargli nell’orecchio il suo nome, un nome perso nel tempo che solo due donne avevano udito, solo due in tutta l’esistenza.
Si risollevò da me, con un respiro appeso nella gola, la fronte imperlata di sudore lo stupore impresso nei suoi occhi finemente cesellati nel mogano.
“non puoi saperlo, come fai a saperlo, no, non tu, come lo sai?” disse mentre nuovamente si allontanava da me e in preda ad una sorta di shock camminava all’indietro annaspando verso la console.
“non sei la prima donna che piomba dal mio futuro e conosce il mio nome! È impossibile! Come fai” disse facendo scivolare le parole tra i denti e portandosi le mani alla bocca.
Cercai di ricompormi ma mi sentivo ancora molto debole “ quanti modi ci sono perché io sappia qual è il nome di un Signore del Tempo” chiesi boccheggiando alla ricerca d’aria.
“soltanto uno” rispose lui con lo sguardo perso nel vuoto “ma non sei la prima, non capisco”
“La professoressa Song, anche lei ti ha sussurrato il tuo nome, lei lo conosce, per lo stesso motivo per cui lo conosco io, ma sono due cose diverse, non devi sapere più di quello che è necessario e le motivazioni ora non sono indispensabili, veniamo entrambe da due punti distinti della tua linea temporale, prima lei e poi io” stavo lottando per rimanere lucida, stavo male, davvero male e avevo paura per quello che sarebbe successo, cominciavo a sudare, l’aria sembrava essere rarefatta e sentivo il suo sguardo preoccupato su di me. Improvvisamente,  uno degli schermi del TARDIS cominciò a suonare, come un allarme, io non capivo cosa fosse, il TARDIS che conoscevo io non emetteva suoni di quel tipo, il Dottore si avvicinò allo schermo e lo guardo sgomento, si fece serio e mi si pose d’avanti. La sua posa era solenne, i suoi occhi erano strani, non riuscivo a decifrarli.
“Non è tutto vero? C’è dell’altro?” stavo quasi per iniziare a parlare quando lui mi pose un dito sulle labbra e fece cenno di non parlare. “ da quando sei entrata qui, non hai fatto altro che svenire, inizialmente pensavo che fosse per lo stupore, o che fossi malata, ma il mio cacciavite sonico nell’analizzarti non ha riscontrato anomalie cosi ho chiesto al TARDIS di controllare” le sue parole rimasero sospese e un meraviglioso sorriso si dipinse sul suo volto, i suoi occhi erano intrisi di una luce strana e sembravano traboccare di gioia “tu sei incinta!” e mi abbracciò forte “gemelli! Sono due gemelli”.
Mi alzai e lo guardai dritto negli occhi, il suo sorriso pian piano si spense,  ma non divenne serio, cercava solo di captare qualche informazione dal mio sguardo, dai miei gesti. Gli sorrisi, come si sorride a un bambino che non riesce a capire un ragionamento lampante, con tenerezza. Gli misi una mano sulla guancia e lui si lasciò accarezzare, per la prima volta mi guardò come se mi avesse già conosciuta, i suoi occhi profondi e intrisi di vita si riempirono di lacrime e un’espressione stupefatta si palesò sul suo volto, come se tutto fosse tremendamente chiaro.
“Due cuori, ma c’è solo un bambino” dissi quasi sottovoce, quelle parole sembravano riecheggiare nel TARDIS “un Signore…” “del Tempo” fini lui con la bocca aperta per lo stupore, lo sguardo di chi ha ricevuto la notizia più bella della sua esistenza, fece un passo verso di me, con delicatezza, quasi non volesse disturbarmi , alzò una mano, e poco prima di appoggiarla sulla mia pancia, con reverenza e dolcezza mi chiese “posso?” gli feci cenno di sì. Vidi le sue guance segnate da un mare di lacrime che risplendevano come diamanti sotto la calda luce del TARDIS, sentivo la sua mano calda accarezzarmi il ventre e lo vidi bello, bellissimo come il preciso istante in cui il mio Dottore seppe della mia gravidanza.
Continuando a tenere la mano sulla mia pancia, timidamente e visibilmente imbarazzato chiese “quanto…??”
“manca?” risposi io con un sorriso, “manca davvero poco”. Lui scosse la testa e mi guardò come se qualcosa non tornasse “hai la pancia perfettamente piatta, dov’è il bambino?”.
Sorrisi, lo guardai di nuovo come fosse un bimbo “ è un Signore del Tempo, più grande all’interno!” dissi strizzandogli l’occhiolino.
“giusto! È , è favoloso, deve essersi occultato agli occhi del mondo per precauzione” disse girando attorno alla consolle.” E’ quello che pensiamo anche io e il mio Dottore, ciò, te!” lo interruppi, poi lo vidi farsi serio.
“Lui sa di essere in pericolo, sa di essere un Signore del Tempo, sa di essere…..mio….figlio” quell’ultima parola usci dalle sue labbra come un sussurro, sembrava aver realizzato tutto solo in quell’istante.
“Mio figlio… ci saranno delle guerre per averlo, raderanno al suolo pianeti per scovarlo! Capisco perché lui ti ha mandato da me, capisco perché ha dovuto spedirti indietro nella mia linea temporale, da qui sapeva che potevo aprire una fessura in un universo parallelo e affidare il bambino, il nostro bambino alle persone migliori del mondo! Ma si! Che genio che sono!” sembrava eccitato come caricato a molla mentre saltellava da un lato all’altro della consolle schiacciava bottoni e tirava leve.
Un dolore, un dolore lancinante si fece largo nel mio ventre e caddi atterra, non avevo mai provato una sensazione simile, come se un intero universo stesse esplodendo dentro di me, non riuscivo a respirare, non sapevo come fare, urlai solo il suo nome con tutto il fiato che avevo in gola.
“Grace, Grace, stai bene?” urlò il dottore in preda al panico.
“Devi farlo, devi farlo tu!” urlai mente il dolore si faceva sempre più intenso, mentre l’aria nel TARDIS sembrava non bastare a riempire i miei polmoni mentre tutto sembrava fermarsi. Non so dire quanto tempo sia passato, i miei ricordi di quel momento sono confusi, ricordo solo le urla che squarciavano il silenzio e un piccolo fagottino tra le sue braccia che si dimenava e a gran forza urlava la sua venuta al mondo.
Il Dottore lo teneva in braccio sorridente, le lacrime scendevano veloci lungo le sue guance, sembrava che non avesse mai visto nulla di tanto bello, aveva viaggiato nel tempo e nello spazio ma i suoi occhi non videro mai nulla di più bello, di più fantastico di quel piccolo frugoletto che lo guardava rapito. Dolcemente mi mise tra le braccia quel piccolo esserino, mi sembrava cosi fragile, cosi piccolo ma cosi incredibilmente forte, cercai di immaginare la sua vita, cosa ne sarebbe stato di lui ed iniziai a preoccuparmi, il mio Dottore, l’uomo che mi aveva regalato una gioia cosi grande non era li per vedere il frutto del nostro amore, stava combattendo in chissà quale mondo per la nostra libertà, cosa ne sarebbe stato di lui, cosa ne sarebbe stato del nostro piccolo regalo d’amore.
Lui la vide, lui vide la tristezza che come la nebbia avvolgeva fitta la mia mente, come se riuscisse a leggermi nel pensiero, mi abbraccio, era un abbraccio a cinque cuori che battevano forte e all’unisono, mi baciò dolcemente la fronte come solo lui sapeva fare come il mio dottore aveva fatto prima di lasciarmi e dolcemente mi sussurrò all’orecchio “ grazie, in tutta la mia lunga vita non ho mai avuto la fortuna di vedere nulla di cosi meraviglioso e tu, me lo hai regalato, grazie Grace, piccola e forte Grace” mi accarezzò una guancia, accarezzò la fronte del fagottino che tenevo tra le braccia e aggiunse “ora so perché un giorno ti vorrò non solo come compagna di avventure ma anche come compagna di vita, adesso è il momento di trovare una casa a questo piccolo miracolo!”.
Mi aiutò ad alzarmi e mi offri dei vestiti puliti e una camicia per cercare di vestire il piccolo. Era buffo il nostro bambino, tutto infagottato in una camicia azzurra che profumava di avventura, il mio sguardo si posava sul piccolo e piano piano si spostava sul Dottore, quel Dottore che si era fidato di me, quel Dottore che aveva dato uno sguardo sul suo futuro e lo aveva accolto, amavo quel Dottore, perché era il mio Dottore, ora non vedevo differenze, era lui, è sempre stato lui!
Si era accorto che lo guardavo e mi sorrise mentre trafficava con il suo TARDIS mi guardava con l’aria di chi stava guardando la sua vita, la sua bellissima vita e sorridendo, con la voce gonfia di gioia mi disse “quanta meraviglia sei!siete!siamo! “ con forza tirò una leva “tenetevi forte!” disse tirando un’altra leve “Allons-Y!!”.
Il TARDIS si fermò, quasi di colpo smettendo qualsiasi rumore e timidamente chiesi al Dottore se eravamo giunti a destinazione. Lui mi guardò profondamente e un’espressione confortante  prese possesso del suo volto, si avvicinò a me e guardandomi negli occhi mi disse “ siamo sulla soglia di quell’universo parallelo che avevo giurato di non aprire più, quell’universo in cui il mio io umano stringe la mia Rose, in quell’universo, il tuo, il nostro bambino sarà al sicuro, cresciuto da una donna fantastica e da me leggermente diverso da come sono ora ma ugualmente brillante!” scherzosamente si beava sul quel brillante e proseguì “non ci sono persone  migliori a cui affiderei mio figlio, li sarà nascosto al resto dell’universo, nessuno saprà e forse un giorno, potrai tornare da lui” il suo sguardo era cosi sereno, mi sentivo protetta, sentivo come l’istinto innato di fidami sempre del Dottore, quel pazzo uomo con la cabina blu ,ma un senso di profonda tristezza annebbiava il mio cuore, guardavo il piccolo che tenevo tra le braccia, aveva gli stessi occhi profondi del padre, gli occhi di chi ha vissuto un sacco di avventure o comunque dovrà viverle, sapevo che avrei dovuto separarmene, lo sapevo fin da subito, il Dottore aveva aiutato molti popoli, ma ne aveva anche scatenato le  ire e il figlio dell’ultimo Signore del Tempo era merce rara e preziosa per popoli subdoli e senza cuore. Ma continuavo a stringerlo, e più lo facevo, più il mio cuore sembrava spezzarsi. Le calde mani del Dottore con la delicatezza di chi prende tra le mani l’oggetto più fragile al mondo mi tolse dalle braccia quel caldo fagottino e lo strinse a se, baciò quella piccola fronte che sapeva di amore e inspirò il profumo della sua pelle, per lui fu come perdersi nel sogno più bello, il viaggio più fantastico, per il dottore quella fu la sua avventura più grande.
Tenendo il piccolo in braccio fece atterrare il TARDIS il Dottore sembrava voler spiegare i comandi al piccolo e io più li guardavo più li trovavo buffi, ma mi rendevo conto di guardare un’immagine che avrei impresso nella mia mente per la vita.
Il Dottore mi prese per mano e mi regalò il suo sorriso più dolce, con una mano stringeva forte la mia e con l’altro braccio sorreggeva la cosa più importante dell’intero universo,si diresse verso la porta del TARDIS e quella si spalancò rivelando un paesaggio quasi lunare La Baia del Lupo Cattivo.
Tutto iniziò e forse tutto doveva finire esattamente li, il sole era alto nel cielo e la luce appena usciti dalla cabina blu era quasi accecante, il Dottore mi stringeva forte la mano e ancor più forte stringeva a se nostro figlio, sembravamo una famiglia, una vera famiglia. In lontananza vedi due figure che si avvicinavano, una ragazza bionda di media statura e un  uomo alto, snello ed elegante. Si avvicinavano sempre più e riconobbi subito quello che doveva essere la versione umana del Signore del Tempo, erano identici in tutto e per tutto ma non era lui, lo si sentiva nel profondo, erano identici, ma incredibilmente diversi. Teneva per mano una bella ragazza dai capelli biondi, con un sorriso rassicurante e lo sguardo di chi ha vissuto mille avventure e sa cosa significhi rimanere legata al Dottore per sempre. Ci sorrisero entrambi, le parole sembravano non servire, il Dottore si fidava di loro e a me non serviva sapere altro, stavo per affidare a loro mio figlio, l’unico erede del Signore del Tempo, stavo per affidare loro una speranza, ero triste, ma ero fiduciosa, fiduciosa del fatto che un giorno avrei potuto stringere nuovamente quel piccolo tra le mie braccia e mentre le lacrime inevitabilmente si riversavano fuori dai miei occhi il dottore dopo averlo baciato sulla fronte e avergli sussurrato qualcosa in quella che era la sua lingua natale mi passò dolcemente il piccolo fagotto che bramavo di tenere tra le mie braccia.
Lo strinsi forte a me, ne aspirai a pieni polmoni il profumo e lasciai che le mie labbra gli accarezzassero il volto in quella che sembrava essere la carezza più dolce del creato, il Dottore mi mise una mano sulla spalla indicandomi che il nostro tempo a disposizione stava per scadere, alzai lo sguardo verso Rose e le posi tra le braccia mio figlio che lei strinse come suo.
“Grace, lo proteggeremo sempre, lo custodiremo come il più importante dei tesori” mi disse abbracciandomi il Dottore umano, mentre Rose sorridendo mi poggiava la mano sulla spalla.
Era un momento troppo doloroso, sapevo perfettamente che mio figlio in quell’universo con loro era al sicuro come fosse in una cassaforte e continuavo a ripetermelo, ma lasciarlo, era troppo difficile.
Rivolsi un ultimo sguardo colmo di lacrime a Rose e l’altro Dottore, mi voltai e afferrando la mano del Signore del Tempo entrai nel TARDIS.
“andiamocene, ti prego” dissi tra i singhiozzi strozzati, il Dottore non parlò, capiva, capiva la situazione e  delicatamente fece ripartire la piccola cabina blu.
Il TARDIS atterò, non sapevo dove e  nella mia testa solo un turbine infinito di pensieri, dolore, rabbia e disperazione, mi sembrava di essere all’interno di una bolla, non riuscivo a ragionare, tutto era troppo confuso poi, lo sentì abbracciarmi alle spalle, la nebbia come d’un tratto si era dissipata e un sole splendeva limpido nel mio cure, mi voltò dolcemente, in modo da potermi offrire uno sguardo dolce, comprensivo e li mi resi conto che non avevo solo io perso mio figlio ma anche lui, era mio complice in questo ma sapevamo entrambi che il motivo era più che valido.
“quello che sei, quello che hai fatto è magnifico, hai sacrificato i tuoi sentimenti per permettergli di essere al sicuro, un gesto come questo è più forte di qualsiasi altra cosa nell’universo” mi strinse a sé, con tanta forza quasi come volesse portarmi dentro di se, mentre premevo il mio viso sul suo collo sentivo il suo profumo, sempre lo stesso profumo e riconobbi il mio Dottore, sempre lui, sempre forte e coraggioso ma fragile come un pulcino appena nato. “adesso so perché ti ho scelta, adesso so perché vorrò passare il tempo con te, non so cosa succederà, non so quale strada dovrò prendere per trovare tè sul mio cammino ma so solo che quel cammino è fortunato” mentre parlava il mio cuore batteva forte e sentivo che anche i suoi avevano accelerato il ritmo, mi prese il volto tra le sue mani e con i pollici cercava di scacciare le lacrime dalle mie guance, il tempo si fermò perché il dottore, come se ne sentisse un bisogno vitale premette le sue labbra sulle mie in un bacio che credo abbia fermato il motore dell’universo in un momento eterno e perso nello spazio. Ricambiai il bacio, con tutto l’amore che provavo per lui, un amore che viaggiava dall’inizio alla fine del tempo e dello spazio, ne assaporai ogni secondo e lo impressi nella mia mente.
“non ricorderò nulla di questo vero?” mi disse lui sorridendo sapendo già la risposta.
“il paradosso è troppo grande, il TARDIS non ti permetterà di conservare questo ricordo, non appena partirai questo non sarà mai esistito” riposi con malinconia.
“non ancora! Non mai! Un giorno accadrà e sarà forte!”disse sorridendo mentre si accingeva ad aprirmi la porta della TARDIS “grazie, per tutto quello che sei e per quello che mi hai regalato, mi hai dato la cosa più grande che si possa desiderare e anche se tra un attimo lo dimenticherò, prima o poi potrò viverlo”
Gli sorrisi con profonda gioia e gratitudine e lanciai uno sguardo fuori dalla porta, il paesaggio era verde e collinare, il sole del tramonto donava pennellate d’oro all’erba e potevo scorgere verso l’orizzonte una cabina blu la cui porta era semi aperta, era il mio Dottore, era li per me e io bramavo di stringerlo forte al mio petto più di ogni altra cosa.
“addio” dissi a quel Dottore dai capelli spettinati che aveva salvato nostro figlio, a quel Dottore che aveva creduto nell’amore e aveva creduto in me.
Corsi più veloce che potevo verso quella porta, la sua mano tesa all’uscio per portarmi verso nuove avventure, rientrando diedi un’ultima occhiata alle mie spalle e vidi il TARDIS del Dottore dal completo marrone e le logore scarpe di tela scomparire nel nulla, aveva dimenticato, non mi ricordava più, ora chissà verso quali avventure era diretto, quel giovane Dottore dai capelli impossibili nella sua cabina blu, quel Dottore ignaro che le tre donne più importanti della propria vita il Lupo Cattivo, l’Archeologa e io eravamo in realtà la stessa persona….
 


NOTE: grazie a voi per aver letto la mia storia, spero davvero sia stata di vostro gradimento. Ogni commento è ben acceto sia esso negativo o positivo!
   
 
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