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Autore: Mary West    12/07/2017    0 recensioni
Gli occhi di Emma Swan sono barbagli di vita.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Golden eye ~ Ti ho vista nel futuro
 


La sovrana dorme finalmente quieta tra le lenzuola di candido lino e la vita che fiorisce dentro di lei è un bocciolo di dedalo lontano dalla fioritura, il cucciolo di un cigno reale dalle ali ancora serrate, la scintilla della fiamma di una speranza in cui lui già crede.
Il re veglia al fianco dell’amata, un braccio a cingerle le spalle robuste e un palmo caldo a cullare la curva d’amore che emerge dal frutto della loro unione. I suoi occhi d’azzurro sono lo specchio di un’anima lacerata tra l’amore per la sua famiglia e l’angosciante terrore di perderla, di non poterla proteggere, di esser costretto a lasciare che il sortilegio di un futuro già segnato si abbatta su quella felicità che ha lottato per ottenere e strappi dalle sue braccia il sorriso ancora spento della piccola Emma.
Il pensiero della sconfitta vola nella stanza e Biancaneve si rigira nel lino con un rantolo di inquietudine. Azzurro accende una candela e la stringe un po’ di più.



Di fronte alla possibilità di perdere una guerra, nessun re si è mai arreso. Di fronte alla possibilità di perdere un figlio, nessuna madre ha rigettato la lotta.
Ella vive ancora al castello di cristallo, nel ventre la vita di una principessa senza padre e nel cuore la sofferenza e il rimorso per aver compiuto la scelta sbagliata in un passato troppo pieno di angustie per non lasciarsi trascinare dalla forza della disperazione a tentare anche il peggiore degli scambi pur di avere il suo lieto fino.
La magia ha sempre un prezzo.
Il prezzo della principessa Cenerentola è stato la perdita di un marito troppo giovane e un padre ancora in fiore, quello di Rumpelstiltskin una cella nelle viscere della Foresta Incantata e la privazione dell’arcolaio in cui dimenticare.
Centinaia di metri lontano dalla torre dei sovrani, la punizione per mille accordi di fuoco è ricordare e riflettere e, dunque, impazzire.
Vedere il futuro è un fardello più pesante di quel che l’uomo possa immaginare, ma il Signore Oscuro non teme il peso del potere, ha scelto di pagarlo tanti anni fa – troppi anni fa – e il prezzo di quella magia ha portato con sé l’unica fiamma di flebile compassione e luce che ancora resisteva alle tenebre del pugnale insanguinato.
E tuttavia Rumpelstiltskin non rimpiange quel potere, non rigetta quella vista perché è nella nebbia confusa e poco chiara del futuro che ha visto la prescelta, la speranza, la Salvatrice. La consapevolezza di poter avere, perfino lui, un lieto fine l’ha ripescato da quel tunnel di terrore in cui era caduto quando ancora non sapeva se mai avrebbe rivisto il suo Bealfire.
L’attesa lo attende e lui non ha paura. Per la prima volta, il Signore Oscuro osa sperare.
La cella dei nani è poco più di cinque metri per tre e l’aria che vi aleggia è fredda e pungente. Il pavimento è lurido, coperto di rifiuti umani e polvere inaridita, le pareti sembrano sbarre per un leone in gabbia, le fiamme sporadiche e accecanti delle fiaccole sono l’unica fonte di luce che entra nelle segrete del castello. Un odore acuminato di acqua sporca e ferro marcio impregna l’aria e il silenzio soffocante è ritmicamente interrotto dal picchiettare fastidioso e insistente di una goccia nera sulla superficie fangosa della cella.
Lontano dalle sbarre sudicie e fredde, raggomitolato su stesso senza paglia, senza oro e senza potere, Rumpelstiltskin sorride. Le vesti stracciate espongono il suo corpo incrostato al gelo delle pareti incombenti e la schiena affossata in un angolo della stanza è ricurva sulla pergamena che stringe tra le mani. Sotto le ciocche scomposte e untuose, gli occhi sono grandi e luccicanti e un sorriso ampio e folle di denti aguzzi e sporchi fissa indomito le lunghe dita affilate percorrere lo spazio vuoto sulla carta ancora fresca e riempirlo di speranza e conoscenza.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
L’inchiostro magico non sbava sulla pergamena e il palmo che ha toccato quella vita nel ventre della nuova regina stringe convulso l’impugnatura della piuma sfiorita.
Un dente ancora opalescente serra la presa sul labbro martoriato e una goccia di sangue gonfia lo sporgere della bocca, scivolando in un rivolo scuro sul mento fino a cadere accanto al ginocchio teso, mancando per un soffio la carta preziosa.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
Rumpelstiltskin non sa cosa succederà di preciso. Il futuro è una goccia d’olio che ancora deve formare la sua macchia e lui non riesce a vedere i contorni sfocati nella nebbia di quel che sarà.
Qualcosa ha visto, però, perché è lui che ha deciso il futuro, non solo il suo, ma quello di tutti loro e Regina, che crede di poter afferrare le redini dei posteri è un’illusa pedina del suo piano per la vittoria – per riprendersi quel prezzo che gli hanno strappato via accordi e stivali bagnati di sangue.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
Tutti sono pedine, tutti sono ai suoi piedi. Sciocchi illusi e sognatori credono di poter vincere la magia dell’Oscuro, di poterlo intrappolare e privarlo della sua forza, senza sapere che sta tirando, ancora, i fili delle loro vite.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
Rumpelstiltskin non prova pietà, per loro, non ne prova per nessuno, non ne ha mai provata.
L’uomo non aveva amici, non aveva moglie, non aveva indulgenza altrui. Nessuno gli ha mai mostrato rispetto, nessuno gli ha mai porto il suo aiuto, nessuno si è mai curato di reggergli il bastone e condurlo per la strada... perché il mostro dovrebbe farlo?
La sua anima ha subito fin troppe, audaci sofferenze quando era come tutte le altre e adesso che si è innalzata sopra di loro vede che nessuno merita un briciolo della compassione che a lui è stata negata.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
Cos’ha visto l’Oscuro?
Nelle ombre del futuro, c’era una bambina – una bambina piccola, una ragazza forte, una donna con un nome bello – e una vita che da lei nasceva. Ma non è per questo che Rumpelstiltskin ha capito che lei sarebbe stata la Salvatrice.
Negli occhi di bragia e di passione, una luce di una vita strappata alla fanciullezza con una velocità inaudita, perfino per una prescelta, ha fermato il cuore che l’Oscuro non ha e gli ha sbarrato lo sguardo infido di indifferenza e finzione.
Si è illuso, anche lui, per un attimo – un attimo un attimo un attimo soltanto – che fosse per Bealfire, solo per Bealfire. Ma negli occhi della Salvatrice, Rumpelstiltskin ha trovato qualcosa di più, qualcosa di meglio, qualcosa che era tanto simile alla compassione che non ha mai avuto.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
La Salvatrice è la luce che l’uomo sognava d’incontrare, la mano che avrebbe voluto per suo figlio, l’oro che bramava di tessere sulla punta del suo arcolaio.
La nebbia dell’incertezza si è dissolta nel fiorire di un legame con una vita che non è ancora sbocciata e Tremotino ha capito che non era solo per un figlio perduto – anche se quel figlio era tutta una vita – a legarlo alle iridi di smeraldo della sua principessa.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
Perché lui l’ha predetta, lui l’ha voluta – è per questo che la pozione del vero amore è custodita nel ventre di una bestia, è per questo che loro sono insieme, è per questo che Regina non l’ha vinta, che non potrà vincerla mai, che non potrà neanche toccarla senza distruggere la sua apparente vittoria.
Rumpelstiltskin ha segnato nel futuro la nascita della Salvatrice, ha scritto la sua salvezza perché fosse lei a salvarlo, a spezzare il sortilegio – il vero amore infrange qualsiasi maledizione – eppure lei non è una pedina perché, nella nebbia dell’incertezza, toccherà a lei la scelta di credere, di lottare, di vincere.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
La magia che le sboccia dentro, con cui lei stessa sboccerà dal ventre della regina non è una scelta dell’Oscuro e dentro di sé lui sa che la principessa non sarà mai un’illusa capace di farsi manipolare da qualcuno, che diventerà potente per salvare gli altri e che troverà nella forza dell’amore, quello Vero, quello di cui è il frutto, la capacità di vincere, indipendentemente perfino da lui.
Emma... Emma... Emma... Emma... Emma...
Un rombo improvviso esplode nel castello e il pavimento sudicio trema percettibilmente. Attorno alle mura delle torri, Rumpelstiltskin vede la nebbia del sortilegio offuscare l’aria e il grido della sovrana, dalla stanza più alta, rimbomba fino a lui.
Un istante dopo, un verso delicato simile al pianto di un bambino lo sostituisce – non un abbraccio, una carezza. La piuma scorre sulla carta un’ultima volta e Tremotino chiude gli occhi.
Lei lo salverà.



Gli occhi di Emma Swan sono barbagli di vita.
Sotto le ciglia di grano, il suo sguardo è pieno di tutto: ogni cosa che si può vivere e provare esplode nelle iridi di chartreuse della Salvatrice.
Il signor Gold ammira la nuca bionda rivolgerglisi ignara e indifferente, osserva con un sorriso incuriosito la cascata di fili d’oro spargersi sulle spalle esili della ragazza, la pelle scarlatta cingerle il busto scoprendo la linea sporgente del petto e dei fianchi, si gode la vista  del tessuto sottile di denim accarezzarle le gambe e, quando lei parla, è una melodia devastante quella che gli penetra nelle orecchie, calda e familiare come il pigro ruotare di un vecchio arcolaio.
“Vorrei una stanza.”
La Nonna sorride entusiasta e il signor Gold segue la giovane, scoppiettante Ruby fuori dalla stanza, mantenendo la presa salda sul suo bastone mentre il suo sguardo continua a bearsi della visione sfavillante che lo sovrasta. Potente come una principessa, magica come una fata: lei non sarà mai una pedina.
“Il suo nome?”
“Emma. Emma Swan.”
“Emma.”
Quando Gold ripete il suo nome, sfregandolo contro le labbra come se lo stesse assaporando, Emma si gira di scatto, il grano dorato le danza sulle spalle e un’espressione di sospettosa curiosità le increspa il volto.
Gold ammira lo sguardo di smeraldo e sorride.
“È un nome meraviglioso.”
Emma arriccia le labbra, trattiene il respiro e non abbassa lo sguardo. Di fronte al signor Gold, tutti abbassano lo sguardo.
“Grazie” replica e la sottile ombra tagliente e di feroce slancio d’orgoglio che accompagna quelle due sillabe incrementa il sorriso di Gold, il luccichio di brama e soddisfazione nei suoi occhi.
Rumpelstiltskin ha visto nel futuro una donna coraggiosa e indipendente, forte e potente – magica – solo grazie a sé. L’Oscuro non tira i suoi fili, le allunga una mano.
Lei lo salverà.
“Si goda la permanenza.”
Quando esce dalla soglia e guarda l’orologio, Rumpelstiltskin scoppia a ridere. Finalmente.








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Questa è la prima volta che scrivo in questo fandom, benché Once sia una delle serie a cui sono più affezionata e abbia già letto varie cose pubblicate in questa sezione. 
Alla fine, è una cosa molto semplice, ispirata al pilot, un po' noiosa e pesantuccia forse, ma il rapporto tra Emma e Gold mi ha sempre molto intrigata, soprattutto nella prima stagione, e ho deciso di pubblicare questa sciocchezzuola a cui stavo pensando da un po'. Grazie a chi avrà il coraggio e la forza di arrivare fin qui.
 
 
   
 
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