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Autore: Darlene_    27/07/2017    9 recensioni
Nella notte londinese tutti dormono, tranne un uomo che culla tra le braccia una bambina. Lei è la piccola Rosie Watson e con una sola parola riuscirà a commuovere il grande detective Sherlock Holmes.
Storia partecipante al contest: una sana risata
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: la bambina e il detective
rating: verde
Coppia: può essere intesa Johnlock oppure no
Post quarta stagione, John è tornato a B.S. 












 



 
IL DETECTIVE E LA BAMBINA 











 
Chiunque, alzando gli occhi, avrebbe potuto scorgere il profilo di un uomo alla finestra, ma nessuno se ne accorse. In realtà nessuno lo vide perchè nemmeno un'anima si aggirava tra le strade a quell'ora di notte. Londra dormiva ancora, disturbata dalle abbaglianti luci dei lampioni e dalle insegne al neon che svettavano sopra le porte dei locali notturni. 
Solo una magra figura si aggirava tra le pareti di un piccolo appartamento in Baker Street. 
Sherlock Holmes passeggiava piano cullando dolcemente Rosie. Indossava la sua solita vestaglia blu e la sua camicia stropicciata era la prova della notte insonne trascorsa a pensare alla possibile risoluzione ad un caso particolarmente intricato. 
Erano stati i singhiozzi sommessi della bambina a costringerlo ad alzarsi dalla sua poltrona e dirigersi nella stanza al piano di sopra. John, stranamente, non si era svegliato, probabilmente esausto per i turni massacranti in ambulatorio. L'aveva presa tra le braccia e se l'era portata al piano di sotto sussurrandole una macabra ninnananna. 

Quando finalmente la piccola si addormentò, il consulente si sedette in poltrona e chiuse un attimo gli occhi. Probabilmente si assopì perchè quando si svegliò la tiepida luce del sole aveva invaso parte del soggiorno. 
Abbassò lo sguardo sul piccolo corpicino avvinghiato alle suo torace. Gli occhioni blu erano spalancati e Sherlock non potè far altro che associare quel colore a quello delle iridi di John. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era felice che assomigliasse più al padre che alla defunta madre. 
"Come sei bella." Pensò sfiorandole la guancia con le sue fini labbra. Non si concedeva spesso momenti di affetto, eppure qualche volta, quando nessuno lo vedeva, si lasciava andare a qualche tenera effusione. 
Rosie sorrise, soddisfatta. Con il pugno chiuso battè il petto del consulente investigativo, per attirare la sua attenzione. Con tono incerto scandì due sillabe: Pa-pà.
"Come?" Sherlock sgranò gli occhi, corrugando le sopracciglia.
"Pa-pà" Ripetè ancora, questa volta con più convinzione. Con un dito grassoccio toccò uno zigomo spigoloso del detective. 
Sherrlock aprì e serrò le labbra un paio di volte, meccanicamente. Boccheggiò per qualche istante, poi si ricompose. Si schiarì la voce e con i suoi soliti modi sbrigativi e distaccati inziò un lungo ed istruttivo discorso. 
"Watson, come al solito tu parli, ma non comprendi. Per te il mondo è oscuro e misterioso mentre per me è un libro aperto e tutti i significati più reconditi mi sono chiari come un bicchier d'acqua. Io non sono tuo padre. Papà è quella persona di sesso maschile che durante la procreazione cede una parte dei suoi geni. Uno scambio di sostanze che porta a legami chimici che prevedono la formazione di una nuova vita. Nonostante io sia lusingato di aver suscitato in te il pensiero che io possa essere tuo padre, questo non è assolutamente possibile da un punto di vista scientifico."
Non aveva ancora finito il suo monologo quando alzò lo sguardo. Appoggiato allo stipite della porta vi era John, capelli scompigliati e uno dei sui soliti orribili pigiami addosso. Probabilmente si trovava lì già da qualche minuto perchè aveva un sorriso divertito disegnato sulle labbra. 
Sherlock si sistemò meglio sulla sua poltrona e con molta disinvoltura disse: "Stavo spiegando alcuni concetti fondamentali a Rosie, credo che con un po' di pazienza potrà diventare molto intelligente."
John si avvicinò a loro, sempre sorridendo, e prese Rosie tra le braccia. Le baciò la fronte e si diresse in cucina per prepararle del latte. 
Il detective accavallò le gambe e prese un giornale dal mucchio accanto a lui. Finse di leggere, ma ovviamente stava ascoltando ciò che il dottore stava spiegando alla figlia. 
"Hai visto come hai sconvolto papà Sherlock?" Il suo tono era alquanto divertito. "Sei riuscita davvero ad impressionarlo, è la prima volta che un Watson riesce a sbalordire un Holmes, sono fiero di te."
La bambina accennò a qualche versetto senza senso a cui John rispose compiaciuto. "Ovviamente è felice di essere il tuo papà, ma non vuole ammetterlo perchè è un idiota. Hai ragione è un po' stravagante, ma a noi lo amiamo così, non è vero?"
Lanciò un'occhiata ammiccante al detective che però si era nascosto dietro alle pagine del giornale. Un vero peccato perchè altrimenti il dottore avrebbe potuto notare il rossore che gli aveva colorato le guance. 


































Ciao a tutti, torno ad assillare questo fandom con una breve storiella. 
Ho sempre pensato che John e Sherlock sarebbero diventati una famiglia e ho immaginato questo passaggio: ovvero quando Rosie capisce che anche Sherlock è suo papà. Lo capisce perchè è una bambina e i bambini sono così: sono sensibili e riescono a gurdare il mondo senza il velo delle convemzioni e dei pregiudizi. 
  
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