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Autore: dilpa93    27/07/2017    2 recensioni
Kate gli arrivò alle spalle, arruffandogli i capelli che si era premurato di pettinare accuratamente prima della serata. “Sei proprio deciso ad andartene, vero?”, annuì silenzioso.
*Parte della serie "Christopher Matthew Beckett"*
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Christopher Matthew Beckett'
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“Nel profondo di ognuno di noi si nasconde il bambino che siamo stati.
Questo bambino costituisce la base di quello che siamo diventati, di quello che siamo, di quello che saremo."
-Dr. Ron Joseph-
 


 
 
Al suo rientro li aveva trovati sul divano.
La mano di Rick rastrellava il fondo della ciotola dei popcorn sul quale rotolavano rumorosi i chicchi inesplosi. La televisione lampeggiava sul viso assonnato di Kate, dipingendo spirali di luce che la facevano somigliare al quadro vivente de la Notte Stellata di Van Gogh. Doveva aver resistito, almeno quella sera, all’addormentarsi sul divano, ma oramai, data anche l’ora, gli occhi faticavano a restare aperti.
 
Chiuse la porta, piano.
Non che non volesse farsi sentire, ma non voleva rischiare di spaventarli visto il silenzio che aleggiava. Non temeva tanto la reazione di sua sorella, quanto quella di Rick.
L’ultima volta era arrivato in cucina troppo di soppiatto, secondo lo scrittore, e quando lo salutò con uno spumeggiante buongiorno, Rick aveva urlato lanciando in aria l’omelette che stava preparando.
 
“Sei tornato presto stasera”, osservò Richard lanciando un’occhiata all’orologio che teneva al polso, mettendo poi in bocca l’ultima manciata di briciole trovate nella scodella.
Christopher si sfregò i capelli corti alla base del collo, togliendosi poi la giacca per abbandonarla sull’appendiabiti accanto alla porta d’ingresso. “Si, Maddie ha un incontro di lavoro domattina presto e in effetti anche io ho un bel po’ di lavoro da papà da fare”.
Kate si raddrizzò, sollevando per la prima volta da quando il film era cominciato il capo dalla spalla di Rick, rimasto in una posizione che poco gli si confaceva per  evitare che fosse lei a stare scomoda.
“State uscendo parecchio ultimamente”, il sorriso compiaciuto sulle labbra di Kate, benché fosse durato solo un secondo, non sfuggì agli occhi di Chris, il quale si limitò ad annuire, quasi imbarazzato.
Si avvicinò al divano sedendosi poi tra loro allargando le braccia lungo lo schienale, stese le gambe sul tavolino davanti a loro incrociando i piedi.
“Allora, cosa state guardando?”, si slacciò il primo bottone della camicia, tornando poi alla posizione in cui si era messo poco prima.
“Uno dei film di Tarantino. Kil Bill, vol.1. Molto meglio del secondo, te lo assicuro. Raramente le seconde parti rendono giustizia alle prime, se escludiamo Il Padrino Parte II, quello si che è un seguito degno di essere chiamato tale. Attori di prim’ordine e una storia scritta splendidamente, perfino i flashback continui non disturbano affatto, non è vero Kate?”, lei annuì scuotendo poi lievemente il capo.
 
Oramai Richard era partito per la tangente e non ci sarebbe stato modo per fermarlo. Se non altro, se un giorno la sua ispirazione fosse venuta meno, avrebbe sempre potuto darsi alle recensioni filmografiche per qualche importante testata giornalistica.
 
“Mi fido sulla parola, cognato. Non li ho mai visti”, e in quel momento i fratelli Beckett videro uno tra i più grandi scrittori del macabro impallidire.
“Tu non hai mai cosa?!”, nella foga del raddrizzarsi così da guardare meglio Chris in viso, prese dentro la ciotola dei popcorn, in bilico sul bracciolo, che cadde a terra rotolando sul fianco e spargendo semi lungo il tappeto persiano. “Si può sapere cosa hai fatto in questi mesi? Non ti ho insegnato nulla?”.
Kate si morse il labbro per non scoppiare a ridere, altrimenti la drammaticità di Richard sarebbe arrivata alle stelle. Un buon libro, un buon film, erano per lui temi importanti, piccole gioie della vita, era quasi inconcepibile che qualcuno potesse non aver letto o visto dei grandi classici come quelli da lui nominati.
“Ho avuto da fare. Il lavoro, cercare un appartamento, i nuovi documenti, ehm… aiutare, aiutare Kate con la gravidan-”, prontamente la sorella lo interruppe. “Ah no, non mettermi in mezzo, la mi gravidanza procede bene, me ne occupo da sola, grazie”, terminò ridacchiando.
“Bella sorella che mi ritrovo”, lei sollevò le spalle arricciando le labbra in un’espressione di compiacimento.
“Niente scuse, domani ti arriverà una lista con tutto ciò che devi recuperare!”, asserì con rinnovato entusiasmo.
“Rick dammi tregua, domani ho degli appartamenti da visitare, non volete che me ne vada e vi lasci la stanza per il piccolo in arrivo?”.
 
La pancia di Kate cominciava ad intravedersi, così come cominciavano a farsi sentire dolori alla schiena e alle gambe tipici, almeno secondo il libro che suo padre le aveva regalato, del quinto mese.
Erano passate parecchie settimane da quando Chris aveva giurato che se ne sarebbe andato presto, ma nonostante la sua buona volontà ogni volta che sembrava aver trovato l’appartamento adatto, nel visitarlo Kate pareva trovare difetti insormontabili, magagne che all’occhio inesperto di Christopher erano solo inezie.
Incolpava gli ormoni per quella sua incapacità di lasciar andare il fratello, ma la realtà era che non sopportava l’idea di vederlo andar via ancora una volta. Non che in questi mesi si fosse comportata da sorella appiccicosa. Restava sempre la solita Kate, forse un po’ più umorale benché la cosa fosse ben comprensibile, ma  il pensiero di vederlo fare i bagagli e lasciare il loft e non tornare la sera era come perderlo di nuovo e quella paura sembrava invalicabile, indistruttibile, come un’ombra che la abbracciava alle spalle paralizzandola.
 
“Non dare la colpa alla ricerca della casa, una settimana in più o in meno a noi non cambia, non è così Rick?”
“Non è così Rick?”, le fece il verso Christopher il quale, un paio di giorni addietro, aveva implorato il cognato di parlare con Kate e rassicurarla che lui non sarebbe sparito dalla sua vita per altri trent’anni.
“N-no, non cambia, ovviamente, ma vedi Kate se vogliamo sistemare la stanza, prima è meglio è”.
Kate si alzò dal divano andando verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua, “questo solo perché tu sei un ritardatario e a volte un procrastinatore”.
“Okay, ma ora non assecondare tuo fratello a cambiare discorso! Quella lista ti arriverà e se protesti, cognato, inserirò anche una lista di serie tv imperdibili”, sorrise soddisfatto dalla sua minaccia e si allietò il palato terminando la birra che, fortunatamente, era ancora fresca.
“Ti prego no, Maddison si è messa in testa di farmi vedere una serie di fantascienza della quale si è totalmente innamorata. Sii comprensivo con me, le mie prossime serate saranno cena veloce, divano e Doctor Who”.
Castle si alzò sconsolato, raccogliendo la ciotola da terra e i chicchi che erano ancora tra le setole del tappeto. Portò il tutto in cucina, lasciando sul bancone anche la bottiglia di birra ora vuota ripromettendosi che avrebbe ordinato l’indomani.
“Questo è decisamente troppo. No a Firefly e si a Doctor Who? Io ci rinuncio, sei un caso disperato”. Diede un bacio sulla nuca a Kate sfiorandole poi la pancia in un saluto veloce al bimbo che vi riposava. “Vado a letto, ti aspetto di sopra. E tu”, indicò Chris con aria corrucciata e quella classica ruga lungo la fronte, “ti perdono solo perché sei mio cognato. Se domani ti serve aiuto con le case, conta pure su di me. Buona notte.”
Chris rispose al saluto con un cenno militare e un sorriso compiaciuto, poi si chinò in avanti e finalmente si slacciò le stringhe delle scarpe nere lucide, troppo strette da inizio serata e che avevano cominciato ad impedire al sangue di circolare. Reclinò nuovamente la schiena all’indietro lasciando andare la testa sullo schienale.
Kate gli arrivò alle spalle, arruffandogli i capelli che si era premurato di pettinare accuratamente prima della serata. “Sei proprio deciso ad andartene, vero?”, annuì silenzioso. “E io te lo sto impedendo…”.
“Già. Cioè no, no, non intendevo dire quello, ma sai Kate, sono rimasto anni rinchiuso in una casa. All’inizio pensando ad una madre troppo protettiva, e poi capendo solo dopo molto, molto tempo che era per la paura che qualcuno mi riconoscesse e mi riportasse dalla mia vera famiglia. Ho bisogno di un posto mio, che mi sono scelto, che possa ospitare la persona che ero, che sono diventato e che ho scoperto di essere, non posso essere l’eterno coinquilino. Non sto cambiando città, non sto partendo per un viaggio intorno al mondo. Cambio solo appartamento, e ti prometto che sarai la prima a sapere il mio nuovo indirizzo”.
Si chinò appena per lasciargli un bacio sulla fronte e sussurragli un appena udibile “ti voglio bene”.
Fece per raggiungere Rick in camera, ma poi si fermò a metà della scala. “Quindi, con Maddison… voglio dire, va tutto bene, giusto?”.
Chiuse gli occhi restando in silenzio per qualche secondo, come stesse ripercorrendo alcune delle serate trascorse con lei. “Oh si. Lei è così… e i suoi capelli sono… e poi gli occhi…”, il tono trasognato fecero scuotere vigorosamente il capo a Kate che sbuffò divertita. “Ho capito, la solita Maddie rubacuori”. Percorse gli ultimi gradini e poi si gustò quella frase che forse avrebbe avuto ancora poche occasioni di dire a suo fratello.

“A domattina Chris”.



Diletta's coroner:
Chi non muore si rivede!
Capatina veloce su efp per lasciare una shottina piccina, piccina, pcciò.
Non scrivo da molto sui due tontoloni e in generale, quindi siate clementi!
Per chi fosse arrivato alla fine domandandosi "Ma chi diamine è Chris?!", ricordo che la shot è parte della serie Christopher Matthew Beckett.
Se volete avere un quadro più chiaro fate un saltino a dare una sbirciata alle storie precedenti.

Baci baci, gossip girl
 
  
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