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Autore: Lo Otta    28/07/2017    0 recensioni
Lasciare la propria casa è difficile, e salutare famigliari e amici ancora di più. E se nella tua nuova città vieni pestato e derubato, costretto in una tenzone amorosa e turbato dai tuoi sentimenti puoi stare bello fresco.
Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity
Partecipante alla challenge "Mal d'amore challenge!" indetta da AcquaSaponePaperella
Partecipante al contest "Festa + Alcol = guai" indetto da Hermit_
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHI RESTA E CHI VA

Cari mamma e papà

 

  Cari mamma e papà,

  vi scrivo per avvisarvi che me ne vado. Come forse saprete, la compagnia per cui lavoravo è fallita, e ora mi trovo senza lavoro. Sono però riuscito a trovarmi un nuovo impiego. Il problema è che questo impiego è molto lontano, e non potrò tornare qua molto spesso.
  Ho già trovato un alloggio, quindi mamma non affannarti a vagliare tutti i siti di immobili e di affitti. Starò per un po’ dallo zio Bobbie, che dopo gli ultimi viaggi si è sistemato proprio vicino a dove ha sede il mio prossimo luogo di lavoro.
  So che vi siete lasciati in toni poco pacati l’ultima volta con lo zio, ma con me è gentile, mi piace come è e approvo il suo stile di vita.
  Non passo a salutarvi un ultima volta prima della partenza perché non credo di avere il tempo di fare ancora un salto a casa. Oramai ho lasciato il nido da parecchi anni, ma temo che se tornassi ancora la nostalgia mi attanaglierebbe e mi impedirebbe di partire. Ma non sarebbe la cosa giusta, e so che mi pentirei di una tale scelta. Vi chiedo di mandarmi, quando sarò arrivato là, qualche piccolo ricordo della mia vecchia stanza. Tutto il resto, se non potete proprio lasciare la stanza come è adesso, imballatelo in degli scatoloni e sistemate tutto nello sgabuzzino nella stanza, quello della porta dietro il divano. Ora lo so che è praticamente vuoto, l’unica volta da quando ho memoria in cui ho visto quella stanzetta riempita di cose e quando avevo deciso di diventare una rock-star, e con le confezioni da 40 delle uova avevo trasformato il ripostiglio in una improvvisata camera insonorizzata. Abbiamo mangiato uova, sbattute e fritte, per un mese per quella storia. Alla fine mollai quella strada da solista appena capì che per diventare un famoso musicista acclamato dalla folla non bastava avere degli abiti sgargianti e dei capelli dal ciuffo impossibile, ma bisognava almeno sapere quante erano le corde, e ha cosa servivano. La prima volta che le vidi pensai che i veri rocker avessero con se tutti quei fili per legarsi le scarpe nel caso i lacci si fossero rotti. Avevo una fantasia davvero fervida.
  Se volete svuotare la stanza vi conviene lasciare i poster sul muro in fondo, o almeno cambiarli con altri nuovi. Non ve l’ho mai detto, ma ora come ora credo sia arrivato il momento di svelare il mio piccolo misfatto. Ricordate quando a cinque anni venni preso dall’animo dell’artista, e iniziai a lasciare dipinti e paesaggi per tutta la casa, rappresentando nature morte nella cucina e un fantasma con un enorme cappellino di frutta sul caminetto dietro alla urna delle ceneri della prozia Betthany? Prima di quelle mie manifestazioni di un particolare senso dell’umorismo, mi ero dedicato nella scantinato a sviluppare le doti in un campo artistico più manuale. Ho scolpito il volto della mia maestra di quel periodo, la signora Hérmanez, proprio nel punto che ho poi coperto. Il vero misfatto fu che mentre finivo l’ultimo neo peloso sul naso della signora Hérmanez mi scivolò un colpo che una piccola tubatura. A quel punto sembrava che il naso gocciolasse. Tranquilli tranquilli, riparai subito il danno, ma non credo di aver compiuto un lavoro così certosino, perché è da quel momento che ricordo del flusso ingestibile della doccia del secondo piano, con l’acqua che non si settava mai alla giusta temperatura o alla giusta quantità.
  Ora forse capite perché poi insistetti tanto perché mi faceste dormire nello scantinato. Non era certo per un motivo di ribellione ispirato dai miei idoli, ipotesi che avanzaste allora e per cui sono ancora molto offeso, anche perché confondevate il punk con il rock. Io dovevo avere quella stanza per nascondere tutte le prove dei miei disastri. Se fossero venuti a galla, mi avreste messo in castigo per così tanto tempo che adesso starei scrivendo questa lettera ancora in punizione.
  Scusatemi quindi per tutti i disastri che ho combinato, per la storia delle scale, per le briciole lasciate ovunque e per i lavoretti che ho sempre cercato di evitare.
  E papà, volevo anche chiederti scusa per non aver passato abbastanza tempo con te. Lo so che hai cercato di rimediare nel tempo a tutto il tempo che non mi hai potuto dedicare prima, quando ero più piccolo, ma quell’infanzia vissuta da solo mi ha fatto crescere con un senso di indipendenza e capacità di fidarmi e affidarmi solo a me stesso, che mi rendeva difficile anche confidarmi con te. Ma era una cosa che avrei sempre voluto fare, quando tornavo dopo una giornata a scuola difficile, o quando finivo a fare a pugni e cercavo di nascondere i segni, oppure quando mi sentivo solo. Avrei voluto farmi confortare da te, ma tutti i ricordi dei pomeriggi da piccolo passati da solo in casa, senza nessuno, o quando dovevi andare in gita con qualche gruppo o scolaresca, che mi faceva invidiare quei bimbi, che potevano averti a differenza mia. Tutti quei momenti in cui tu non c’eri ma in cui ti avrei voluto accanto a me mi facevano esitare.
  Papà, io avrei volentieri costruito uno slittino con te, o collaudato la tua nuova barchetta nel lago, ma non avevo il coraggio. Il coraggio di dimenticare il passato e andare avanti.
  Ora ho dimenticato quei momenti tristi, e vado avanti sulla mia strada. Ora mi porta a questo nuovo lavoro in una città lontana, dopo chissà.

  Vi voglio bene,

Il vostro Tesoro


  P.S. ricordatevi di salutare il gatto e di dare da mangiare a mio fratello Benny. Cioè, volevo dire, date a mangiare al piccolo Tabby e salutatelo da parte mia. E già che ci siete, potete anche salutarmi Benny. Se avete tempo. Non è così importante. Anzi, quest’ultima cosa non fatela neanche.


~


  Nickname EFP: Angelo della Morte
  Nickname FFZ: Angelo della Morte.EFP
  Titolo storia: Chi resta e chi va
  Rating: Verde
  Genere: Comico
  Situazione scelta: 6. X deve andarsene per vari motivi (es. è ricercato/ha subito un cambiamento e ha paura di ferire la sua famiglia) e deve trovare il modo di dire loro addio
  Prompt scelto: 8. Tomba

Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity

  
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