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Autore: NanaLuna    28/07/2017    2 recensioni
Prompt: La prima volta che ballarono insieme fu sul frinire delle cicale, illuminati dalla lune e dalla lampadina dentro casa, il giorno del compleanno di Gale.
[Hawson (Johanna x Gale); 1112 parole]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dancing on an Extraordinary night


La prima volta che ballarono insieme fu sul frinire delle cicale, illuminati dalla lune e dalla lampadina dentro casa, il giorno del compleanno di Gale.

La sera, tornata presto dai boschi, Johanna s'era ritrovata a tirar fuori i piatti di porcellana dall'armadietto e ad apparecchiare con insolita cura il tavolo sulla piattaforma sull'albero che era il loro terrazzino. Non erano compiti che Johanna svolgeva spesso o volentieri: non era nella sua indole la parte della perfetta mogliettina  in questo caso compagna — casalinga, ma per Gale fece un'eccezione. Per lui, Johanna faceva parecchie eccezioni.

Quando il festeggiato entrò piano dalla botola, il suo naso venne investito dall'odore fragrante di pollo fritto; uno dei pochi piatti che Johanna sapeva cucinare e decisamente il migliore. Gale la vide, di spalle, prendere la carne con le pinze e poggiarla sulla carta assorbente. Non sembrava essersi accorta di lui. Forse non aveva fatto abbastanza rumore da sovrastare la radio accesa, forse era troppo indaffarata. Una morbida sensazione di calore s'irradiò in tutto il suo corpo, assieme al sorriso che senza che se ne rendesse conto gli nacque sulle labbra: era come quando tornava a casa al Dodici, e sua madre era di spalle a cucinare quel cibo che lui stesso procurava dai boschi. Ma era diverso, perché Hazelle lo faceva per tutti i suoi figli e per chiunque avesse bisogno di lei e ogni giorno si prendeva quel compito, a meno che Gale non la obbligasse a riposarsi almeno un po', fra un pentolone di stufato e i panni altrui da lavare. Johanna, invece, raramente si trovava a prendersi cura degli altri. Lo stava facendo solo per lui, uno dei pochi eletti, e solo perché era il suo compleanno. Si sentì immediatamente un po'... specialePer lui faceva parecchie eccezioni.

"Johanna?" Lei sussultò, impercettibilmente, ma abbastanza perché Gale lo notasse. "Sono i–"

"Ho capito, ho capito." Johanna si voltò, pulendosi le mani con uno straccio che lanciò incurante sul lavandino, gli occhi maliziosi accompagnati da un buffo ghigno. Gli si buttò addosso senza alcun ritegno, spingendolo contro la parete e troppo vicino a una mensola. Un libro cadde sul pavimento nello stesso istante in cui si avventò sulle labbra di Gale, a volergli rubare il respiro, col sedere sporto in avanti perché lui potesse raggiungerlo e il seno premuto sul suo petto. Non era una donna che si faceva problemi a essere diretta per quello che voleva. 

Attonito, Gale ritardò a risponderle, facendosi finalmente strada fra le labbra di lei e accettando l'invito ad accarezzare con mani callose quel corpo martoriato, con bruciature e cicatrici a imitare il manto di una tigre. Dalle gole di entrambi sfuggirono mugolii soffocati dal loro stesso bacio.

"Stamattina non ti ha soddisfatto abbastanza?" Le chiese, imitando il sorriso che Johanna aveva appena pochi minuti prima. Di nuovo, lei lo zittì, questa volta poggiandogli l'indice sulle labbra.

"Ti ho fatto la cena, bellissimo. Non vorrai che si raffreddi." E tornò in cucina, con la bocca arrossata e un ciuffo castano sfuggito a coprirle gli occhi che si limitò a soffiare via, noncurante, mentre prendeva il piatto e si avviava, ancora sculettando, fuori.

Gale la seguì, in silenzio, fermandosi ad alzare il volume della radio affinché si sentisse anche in terrazzo — la loro unica tv era piccola e stava nell'altrettanto piccolo salotto, troppo lontana. 

"Fanculo." Borbottò Johanna, premendo con furia l'interruttore. Poggiò il cibo sul tavolo e andò a riaccendere la luce della cucina. Poi, constatando che probabilmente non sarebbe stata sufficiente col calar del buio — mangiavano tardissimo, loro due — accese la prima candela che trovò sotto mano. Citronella, ottima contro le zanzare, ma non l'ideale durante i pasti, e la sistemò il più possibile lontano dal tavolo.

"E' una cena a lume di candela, questa? Per me?" Gale non si preoccupò di trattenere le risate di fronte alla facciaccia cattiva di Johanna. "Sono lusingato."

Affamati come lupi, si avventarono sul pollo appena sfiorata la sedia. Che senso avevano, alla fine, quelle belle stoviglie se poi s'erano messi a mangiare pollo fritto dal piatto di portata al centro del tavolo? 

 

"Mi sono ricordata adesso," fece Johanna, quando ormai avevano quasi finito "che quando non c'eri hanno telefonato Annie e Norey per farti gli auguri."

Gale sorrise. "Davvero? Dovrò richiamare, più tardi. Sono stati così gentili, mi dispiace."

Dubito che avrai il tempo di farlo, pensò Johanna con un risolino e tenendoselo, per una volta, per sé.

"Perché ridi?" 

"Nah, niente... mi manca un po' il marmocchio, sai?" Cambiò argomento.

"Siamo tornati dal Quattro l'altro ieri." Disse Gale, divertito.

"Che ci posso fare, gli Odair fanno diventare sentimentale persino me." Si pulì col tovagliolo e aspettò che anche lui finisse di mangiare.

Alla radio lo speaker e il dj discutevano sulla cantante emergente che nelle ultime settimane sembrava monopolizzare tutte le stazioni radio. A Johanna, per una volta, non dispiaceva affatto: l'artista in questione era una ragazza del Distretto 6, abbastanza giovane. Aveva visto un po' di merda, parole sue, e scriveva canzoni impegnate, dure, diverse dal bubblegum pop Capitolino che Gale e Johanna non sopportavano, ma che spesso si ritrovavano a sentire.

"Hey, Gale, ti va di ballare un po' con questa orsa scorbutica?"

 

La canzone era un rapido inseguirsi di chitarre elettriche al ritmo sincopato della batteria. Ridendo e spintonandosi avevano agitato la testa a ritmo, saltando tanto forte da aver paura che la piattaforma si rompesse e loro cascassero di sotto, fra i rami della quercia. Non erano mai stati a un vero concerto, non ancora, ma per un attimo a loro sembrò quasi di esserci, con l'erba sotto i piedi e l'aria frizzante di agosto farsi strada in mezzo alla folla di corpi danzanti. Johanna, a occhi chiusi, si concentrava solo sulla musica che gli batteva prepotente nei timpani assieme ai passi pesanti che accompagnavano i suo. Sembravano rimbombare nella sua testa che, per una manciata di minuti, era vuota dai soliti pensieri che l'affollavano: il volume che aveva alzato fino a far scappare i gufi sembrava aver mandato via anche quelli. Cazzo, quanto sto bene.

Gale non aveva più fiato nei polmoni: non capiva se fosse per il ritmo insostenibile che tenevano, o se era Johanna a rubargli di nuovo il respiro.

Lei gli saltò al collo con tanta energia da farlo quasi cadere, nonostante fosse un giovanotto ben piazzato. Rise, rise, rise sguaiata, e con lei anche lui, sull'ultima nota addolorata della cantante.

 

"E il mio regalo?" Scherzò Gale, dopo aver ringraziato per la cena squisita e per quel ballo scapestrato che stava costando loro l'osso del collo.

"Quello ti aspetta in camera dopo che avrò sparecchiato, bellissimo." Gli sussurrò Johanna, mordendogli l'orecchio.

Note dell'autrice:
Yo~ tanto tempo che non scrivevo in questo fandom! E come ritorno? Con una one shot demmerda? 
Faccio schifo, lo so. 
In ogni caso, prompt e titolo e betaggio mi sono stati offerti dal mio angelo, Arya Tata Montrose. Vi consiglio di passare anche da lei! ;) Oltre a questo, dalla sua testa nasce poi anche l'headcanon che Johanna e Gale vivano su una casa sull'albero di quelle fffffighe overpawah.
E boh niente, non devo dire nient'altro. Grazie di aver letto <3
Stay alive, kiddos.

Nana.
 
   
 
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