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Autore: elyxyz    04/08/2017    5 recensioni
Dopo due anni, posto il seguito di “Magic Melody”.
Ho deciso di farne una raccolta, perché i quattro capitoli che la compongono sono pezzi separati. Uno è pre-epilogo, mentre gli altri sono effettivamente un seguito della prima storia, che è necessario aver letto per capire le dinamiche di questa.
Le premesse erano queste: Mescolate un babysitting coatto, uno zio imbranato, un nipote diabolico, un pianista (dalle mani porno) eletto ad angelo custode, segreti e bugie. E forse vi ritroverete con una storia d’amore.
[Modern!au, Merthur, Leogana, baby!Mordred, zio!writer!Arthur, pianist!Merlin - 4 capitoli in totale, storia conclusa.]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Mordred, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Scusate per l’attesa, non sono riuscita ad aggiornare prima

Scusate per l’attesa, non sono riuscita ad aggiornare prima.

 

La raccolta è composta di quattro capitoli, in tutto. Un missing moment (fra il cap. 4 e l’epilogo) e tre pezzi post-epilogo.

Modern!au, Merthur, Leogana, baby!Mordred, zio!writer!Arthur, pianist!Merlin.

 

 

D’istinto, vorrei dedicare questa storia a Filippo, sperando di essere una zia un filino migliore di Arthur con Mordred.

E poi è dedicata a chi mi segue con costanza e affetto.

A chi si entusiasma per le mie bizzarre ispirazioni e mi sostiene con i suoi pareri.

Ma soprattutto la dedico a Maryluis, perché senza di lei, probabilmente, questo seguito sarebbe rimasto per sempre ad ammuffire.

Un abbraccio.

 

 

 

 

Magic Melody (Mordred’s Lullaby) 2

 

 

- La Raccolta -

 

 

 

 

 

 

Capitolo III: Merlin's Surprise

 

 

 

Arthur si lasciò inebriare dal rumore della folla.

Quel costante brusio lo metteva di buonumore e, malgrado avesse i crampi alle dita per il troppo scrivere, sorrise fra sé e strinse l’ennesima mano, prima di rispondere educatamente ai ringraziamenti del fan di turno, entusiasta per l’occasione offertagli col suo autore preferito.

Anche Arthur era infervorato, perché quei momenti non gli bastavano mai.

 

Da quando era uscito allo scoperto, dopo la pubblicazione di Magic Melody – il libro che concludeva la sua saga più famosa –, partecipare a tutti gli eventi di presentazione non era più un tormento, passato nascosto in un cubicolo, per non rischiare di farsi accidentalmente riconoscere.

Ora poteva sedere in bella mostra, col suo banchetto e la seggiola e le infinite copie dei libri da autografare, con qualche dedica speciale, o qualche selfie da scattare. A volte c’erano piccoli aneddoti da condividere, o una curiosità da saziare di qualche lettore. Altre volte si godeva semplicemente l’ammirazione dei suoi sostenitori – parole d’elogio che lo coccolavano immensamente e rinfocolavano la sua ispirazione, con la voglia di scrivere ancora, e sempre meglio, per ripagarli della loro devozione.

Arthur non si lasciava certo intimidire dalle file chilometriche, perché i suoi fans erano sempre pazienti e beneducati; era bello vederli avvicinarsi, emozionati e felici, e sapere che tutto questo dipendeva da lui.

Era una gratificazione immensa, che ripagava il rammarico per gli anni sprecati dietro a polverosi paraventi.

Quando il suo vero nome era stato reso pubblico, per Arthur era stata una soddisfazione anche vedere come Cenred e Morgause non avessero avuto affatto ragione, anzi. Il suo successo non era stato per niente danneggiato da quella decisione. Tutt’altro.

All’inizio della sua carriera, l’elemento ‘mistero’ era servito allo scopo, questo doveva riconoscerlo; ma la sua bravura era di per sé una garanzia e la sua storia con Merlin – divenuta ormai di pubblico dominio – aveva acceso nuovi riflettori su di lui, allargando lo zoccolo duro dei fans con nuovi sostenitori. Certo, il rovescio della medaglia c’era stato, e consisteva in molta meno privacy, perché erano entrambi personaggi noti e apprezzati dello star system, benché appartenenti a due rami diversi, e quando i loro mondi collidevano in qualche evento importante, dovevano prestare particolare attenzione. Ma Merlin non si era mai dimostrato infastidito dagli effetti collaterali di quella rivelazione e, anzi, godeva a piene mani la possibilità di amarsi liberamente, alla luce del sole. Avendo più esperienza di lui col pubblico, gli aveva insegnato come scansare eventi spiacevoli, tipo certi fans troppo esuberanti, o giornalisti a caccia di scoop di dubbia moralità.

Arthur condivideva con lui i suoi momenti importanti e il suo pianista faceva altrettanto, trascinandolo ad avvenimenti di gala, a raccolte di fondi per associazioni benefiche e ai suoi bellissimi concerti, a cui finiva regolarmente per commuoversi, quando l’altro suonava ‘la loro canzone’.

Da quel primo incontro di tre anni addietro, Arthur lo amava sempre un po’ di più e non smetteva mai di ringraziare per la seconda possibilità che il Fato gli aveva concesso.

Non importava se, per gli impegni dell’uno o dell’altro, dovevano passare anche delle lunghe settimane separati, perché sapevano di appartenersi e, benché la distanza pesasse, Arthur sentiva Merlin sempre accanto a sé, in tante piccole cose quotidiane che glielo ricordavano, nel suo cibo preferito, nelle lenzuola che conservavano il suo odore, nella sua musica che risuonava per casa mentre Arthur scriveva nuovi capitoli, nelle lunghe telefonate nel cuore della notte – ‘fanculo ai fusi orari: l’amore era amore – e negli immancabili messaggi del buongiorno e della buonanotte.

 

Gli pesava non avere il suo compagno sempre sottomano? Sì, ma conducevano una vita che amavano e avevano un lavoro che realizzavano con passione, quindi era un sacrificio che si faceva volentieri… E quand’era possibile, si ritagliavano uno spazio tutto per loro, con una piccola fuga romantica, un viaggio lungo o un weekend, in cui coccolarsi, curiosare in luoghi mai visti, imparare cose nuove o rotolarsi tra le lenzuola, a recuperare il tempo perduto.

 

Arthur sorrise alla copertina del suo libro, dove un gigantesco Claddagh Ring campeggiava maestoso.

Se Merlin, l’anno precedente, non l’avesse trascinato a conoscere i suoi genitori e tutto il parentado, lui non si sarebbe mai innamorato della magica Irlanda, delle sue tradizioni, dei suoi misteri, delle leggende e dei miti, dei paesaggi da favola e di mille altre cose che lo avevano stregato a tal punto da ispirargli una nuova saga. Merlin era stato il suo paziente e inestimabile consulente e la loro collaborazione si era dimostrata decisamente proficua, perché gli indici di vendita del libro erano schizzati alle stelle, elevandolo nella top ten dei successi editoriali.

 

Peccato solo che il suo uomo non fosse lì a raccogliere con lui i frutti del suo lavoro, perché il Mago del pianoforte – il titolo con cui era universalmente riconosciuto per il suo talento – in quel momento era nel bel mezzo del suo tour europeo. Arthur cercò distrattamente di fare mente locale su a che punto stesse la trasferta quel giorno, ma non riusciva mai a stare al passo e il suo ragazzo, che girava come una trottola, ogni dì lo informava di essersi spostato di qua e di là, causandogli un’emicrania per simpatia. Anche lui aveva rivoltato la Gran Bretagna in lungo e in largo, per promuovere i suoi libri, e aveva persino fatto delle capatine all’estero, a qualche Convention a cui era stato invitato, ma niente in confronto al vagabondare del suo partner.

Oh, come gli mancava!, considerò, mentre firmava distrattamente l’ennesimo volume e quello dopo. E quello dopo ancora. E chissà quando avrebbe potuto riabbracciarlo e smetterla con tutto quel sesso telefonico che lo lasciava sempre mezzo insoddisfatto. Lui rivoleva Merlin. In carne e ossa (più ossa che carne, visto quant’era esile), e un letto (o un divano, un tavolo, o – dannazione! – persino il pavimento, perché non era mica schizzinoso, lui!), gli bastava che ci fosse il suo Merlin…

 

“Arthur?”

 

Arthur sollevò lo sguardo dalla pagina che si accingeva ad autografare, per chiedere a chi fare la dedica, quando le sue idee visionarie avevano preso forma.

 

M-Merlin?” balbettò, alzandosi di scatto in piedi, sbattendo le palpebre per capire se quello fosse un miraggio o no, perché forse aveva firmato troppa roba, aveva bevuto troppo caffè e gli zuccheri e l’euforia gli avevano fottuto il cervello. O forse era collassato… oppure stava dormendo…

 

“Ehi…” gli sorrise l’altro, facendo spuntare la fossetta sulla guancia che lo mandava sempre in visibilio.

 

Il giovane Pendragon girò attorno al banchetto e corse ad abbracciarlo, ancora incapace di realizzare se fosse tutto vero. “Che ci fai qui?” domandò, fra un bacio e l’altro. “Cioè… Amore, sono felicissimo che tu sia qui, ma non dovevi essere… ehm… dovunque sia?”

 

Merlin ridacchiò della sua incapacità nel seguire il suo percorso: per quanto ci provasse, era negato.
“Piccolo slittamento sul programma. Da Madrid abbiamo fatto una breve deviazione a Londra, e sarò a Parigi entro notte, ma non potevo più aspettare di vederti”, ammise bisbigliando. “Sono passate settimane dall’ultima volta che ti ho sfiorato e-

 

“E sembrano anni”, concluse Arthur per lui.

 

“Già, anni”.

 

Arthur lo trascinò in disparte, per avere una parvenza di privacy, scusandosi con i fans in attesa che erano rimasti meravigliati quanto lui.
“Potrei chiedere di sospendere la sessione di autografi, posso andarmene e… ma quanto tempo hai?” s’informò, per capire, per ragionare sulle loro possibilità. La smorfia che ricevette gelò in fretta tutte le sue speranze.

 

“Pochi minuti, in realtà… ma non potevo perdermi questa ricorrenza…

 

Quale ricorrenza?, farfugliò mentalmente Arthur e sentì i brividi freddi lungo la schiena. Che accidenti aveva dimenticato?

 

“L’uscita del tuo nuovo libro, amore. La prima sessione di autografi della storia che abbiamo prodotto insieme…” lo tranquillizzò il pianista, leggendogli nella mente. E proprio quando lo scrittore strava per rilassarsi, continuò: “E l’anniversario del nostro primo incontro, che cade domani, mentre sarò in Francia…”

 

L’anniversario! L’anniversario! Lo sapeva, eh! Lo sapeva. Già una settimana prima aveva tappezzato casa di post-it e promemoria nel telefono, per ricordarsi di ritirare il regalo che aveva fatto preparare per il suo amato e per tenersi libero, a sua completa disposizione, quell’intera giornata per una lunga videochat a rating rosso.

 

“Sai che non possiamo passarla insieme e che non tornerò prima della metà del mese prossimo, quindi… beh…” temporeggiò Merlin.

 

Fu a quel punto che Arthur si sentì tirare la stoffa dei pantaloni all’altezza del ginocchio e abbassò lo sguardo per vedere chi lo stesse disturbando in quel momento così importante e trasalì.

 

Il piccolo mostro (suo nipote, per i profani) se ne stava lì, con la manina sudicia, aggrappato ai suoi calzoni, mentre – sotto lo sguardo materno della strega – gli offriva un pacchetto dall’aria pericolosa.

Ovvio che Merlin avesse avuto dei complici, realizzò di colpo, perché non poteva essere capitato lì magicamente.

 

“Toh!” sbottò il nipotastro, impaziente di fronte alla sua indecisione.

 

Poteva essere una bomba. O uno di quegli orridi pupazzi a molla che saltavano fuori per spaventare la gente. Oppure conteneva qualche sostanza viscida e puzzolente. Qualcosa di disgustoso, insomma.

 

“Idiota, prendilo!” gli sibilò l’amata sorella, ponendo fine al suo tentennare, e a lui non rimase che accettare il pacchetto e ringraziare, mentre dava l’estremo saluto al suo innamorato.

 

Quello che non si aspettava era il sorriso incoraggiante di Merlin, che lo sollecitava a scartare il dono.

“Ti assicuro che il mio regalo non morde”, lo confortò. “Ma mi serviva un posto sicuro e qualcuno che lo conservasse per me, lontano da un certo curiosone, così tua sorella si è gentilmente offerta di aiutarmi”.

 

Arthur annuì meccanicamente, e intanto prese a scartare l’involto. Arrivato al dunque, con occhi sgranati e bocca spalancata – sì, le foto scattate a tradimento testimoniavano un’espressione da pesce lesso – arrischiò uno sguardo sul compagno, trovandolo improvvisamente in ginocchio di fronte a sé.

 

Merlin ricambiò con un sorriso timido e l’aria speranzosa. “So che non sei irlandese e questo non è il luogo migliore né il momento più adatto, ma… Arthur Pendragon, vorresti concedermi l’onore di sposarmi?”

 

Arthur si lasciò scappare uno squittio nient’affatto virile, ma il suo personale asse terrestre era appena cambiato e poteva permetterselo, no?

 

“Ehm… Allora?” insistette Merlin, ancora in ginocchio, un filino più nervoso in quel silenzio irreale.

 

“Sì, accidenti, sì! Mille volte sì!” si riprese Arthur, saltandogli al collo e tempestandolo di baci.

 

“Ricordi come si indossa, vero?” gli bisbigliò Merlin, all’orecchio, facendolo rabbrividire per altri motivi.

 

“Certo che lo so!” replicò impettito, per nascondere la commozione che rischiava di tracimare.

 

La prima volta che aveva visto un Claddagh Ring, aveva pensato che fosse un vezzo adatto solo alle ragazze, ma poi si era ricreduto, quando i genitori di Merlin gli avevano mostrato i loro anelli, che portavano orgogliosamente da oltre trent’anni.

 

“La posizione del cuore cambia il suo significato”, recitò, rammentando gli studi fatti per la stesura del suo libro. “Se si cerca un legame sentimentale, va indossato sulla mano destra, con la punta del cuore rivolta verso la punta delle dita. Se si ha già un legame sentimentale, va sempre nella mano destra, ma con la punta del cuore puntata verso il polso.

Se sei sposato, invece, va posto sulla mano sinistra, con la punta del cuore puntata verso il polso. Ma per un fidanzamento ufficiale”, spiegò, prendendo il più sottile dei due Claddagh, prima di baciarlo e afferrare le dita di Merlin, “mano sinistra, con la punta del cuore verso la punta delle dita”, chiarì, infilando con solennità il cerchietto dorato all’anulare del compagno, fissandolo intensamente. “A te, dono il mio amore, la mia fedeltà, la mia amicizia”.

 

Merlin annuì commosso, poi ricambiò il gesto.

Gra, Dilseacht agus Cairdeas”, recitò in gaelico, suggellando le loro promesse.  

 

 

***

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- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Neppure l’immagine mi appartiene.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai, che subisce le mie paranoie. X°D

 

Note: Il Claddagh Ring (dall’inglese: Anello di Claddagh, in lingua gaelica irlandese: fáinne Chladaigh) è un anello di fidanzamento irlandese, composto da due mani che tengono un cuore sormontato da una corona. Le mani simboleggiano l’amicizia, la corona è simbolo di lealtà e il cuore dell’amore. Il modo in cui si indossa ne cambia il significato e la spiegazione ce l’ha già fornita Arthur nel capitolo. Ovviamente, Merlin ripete la medesima formula.

https://it.wikipedia.org/wiki/Claddagh_Ring

 

Maryluis ha prodotto questo meraviglioso disegno ispirato ai nostri eroi. Mi sembra un delitto non condividerlo con voi:

 

 

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