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Autore: Josciusagee    05/08/2017    1 recensioni
Narrano che il monaco Miroku, prima di incontrare Inuyasha e gli altri, abbia vissuto tante favolose avventure di cui non ha mai reso partecipi i suoi compagni di tribolazione (si dice che neppure Sango, pur dopo anni di matrimonio, ne sia mai giunta a conoscenza) e che le abbia sempre affrontate "fischiettando un’aria allegra, come dicono capiti ogni tanto agli uomini sui vent’anni, quando sono molto felici o profondamente innamorati".
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miroku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo - Dove si parla di Amore e Morte e dell'organizzazione di un viaggio ad una casa di piacere



Da due o tre settimane Miroku si svegliava all’alba con i sintomi di un male inequivocabile: un brontolio sordo e fastidioso dello stomaco ed un altrettanto fastidioso ingobbimento un po’ più in basso, visibile a occhio nudo per chi avesse scrutato con attenzione la sua pur larga tunica in quel punto preciso. L’uno e l’altro appetito richiedevano prepotentemente di essere soddisfatti, ma come? Occorreva procacciarsi un lavoro per guadagnare qualche soldo, in modo da mettere qualcosa sotto i denti e comprare i favori di una fanciulla che offrisse al cliente danaroso una piacevole conversazione, piccole e premurose attenzioni, sorrisi veri o falsi che fossero, massaggi rilassanti (ad una data tariffa) o, al contrario, tesi a sollecitare certe parti del corpo (e qui bisognava per forza aggiungere un sovrapprezzo) e baci più o meno fuggevoli e rubati: in breve, un surrogato di ciò che si chiama comunemente amore.
Ogni tanto incontrava, durante le sue interminabili peregrinazioni, qualche fanciulla a passeggio con un parente di sesso maschile; lui allora la fissava con uno sguardo che implicava talvolta semplice curiosità, e talaltra desiderio: in tutta risposta, lei volgeva le pupille al selciato e un pudico rossore saliva a imporporarle le guance. Un istante, un bagliore tiepido e forse ingannevole; e già la ragazza scompariva accelerando il passo nella direzione opposta. Eppure, in quegli attimi che nella fantasia del bonzo si dilatavano all’infinito, lui intratteneva conversazioni immaginarie (lo erano davvero? o erano infine più verosimili delle chiacchiere reali, ma vuote, scambiate con tanta gente inutile incrociata lungo la via?) di questo tenore:
 
“Perché abbassi lo sguardo?”
“Perché non sono abituata ad essere guardata in modo così insistente e sfacciato da un uomo senza ritegno”
“Chi ti dice che io sia tale?”
“I tuoi occhi che mi scrutano senza posa parlano per te”
“La dolcezza e l’armonia dei tuoi lineamenti mi ha colpito: è forse una colpa per l’uomo, essere attratto da ciò che ha un’apparenza di fragile bellezza?”
“Dunque è la bellezza ciò che ricerchi, monaco Miroku?”
“Come l’acqua impetuosa dei torrenti, così la grazia e l’eleganza delle forme scorre rapida se non è accompagnata dalla gentilezza d’animo. Ti prego, arresti il tuo incedere davanti a me e aspettiamo insieme che la cicala abbia terminato di cantare”
“Di te non so nulla e nulla tu sai di me. Perché dovremmo ascoltare insieme il canto della cicala?”
“Appunto, per svelarci in silenzio una parte dei segreti nascosti nei nostri cuori. O forse sei trattenuta dalle sgualciture della mia tunica ormai logora e dall’usura dei miei sandali?”
“Dal nulla tu provieni e forse al nulla sei diretto. Lasciami, lascia che io vada per la mia strada. Le tue orme calcano un sentiero di morte, monaco Miroku. Addio, dimentichiamoci l’uno dell’altra; sarà meglio per entrambi”
 
Miroku si era abituato a percepire ciò che le tacite voci delle fanciulle gli suggerivano. Era quindi il timore della morte che le frenava? La morte era la sua inseparabile compagna, la donna più fedele e costante che l’avesse mai affiancato; con la morte era giunto perfino a conversare e le rivolgeva sempre l’ultimo pensiero prima di addormentarsi: ma era davvero così spaventosa? La morte non dovrebbe dispensarci dal vivere, pensò il monaco, io l’ho sempre accanto ed è divenuta la mia amica più cara. Ma non biasimo le ragazze che incontro lungo la via: esse temono forse più la vita di quanto non temano la morte stessa. Ecco, forse vorrei una donna che abbia tanta dimestichezza con la morte da amare teneramente e appassionatamente la vita, così come l’amo io.
Qui lo stomaco del monaco riprese a brontolare. Passato il momento della poesia, giunse il tempo della prosa. Dunque, si disse, vediamo se riesco a mettere a segno tre o quattro esorcismi questa settimana; e se mi gestisco con cura ciò che metto da parte, potrei anche permettermi un salto a quella casa di piacere a Naniwa, dove lavora Yuki… Con queste dolci prospettive, Miroku si mise in marcia, fischiettando un’aria allegra, come dicono capiti ogni tanto agli uomini sui vent’anni, quando sono molto felici o profondamente innamorati.
   
 
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