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Autore: fiore di girasole    09/08/2017    2 recensioni
Vincent si perde nei ricordi di quando lui e Alex erano giovani.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alex Rowe, Vincent
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Anche questo racconto l'ho scritto tempo fa per la community di livejournal 12_teas http://community.livejournal.com/12_teas che propone di scrivere 12 racconti ispirati ognuno ad un infuso. Il tema di questo racconto è #3. green. Può essere inteso come il seguito di "Nessuna scelta" www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=135514&i=1

Disclaimers: i personaggi appartengono allo Studio Gonzo e Range Murata, scrivendo di loro, non ci guadagno nulla.



Lascio perdere la caffeina almeno per un po’, sono troppo adirato per riuscire a mandarne giù dell'altra. Peccato però, il caffè della Urbanus avrebbe potuto divenire un rito piacevole associato ad un ricordo di tepore confortante, ma anche per questo era destino che non funzionasse tra di noi. Così ritorno alla degustazione del tè, di quello verde che trovo particolarmente adatto in questo momento: mi porta alla mente ricordi aspri e vivaci di quando eravamo più giovani.
Ripensi mai ai tempi dell’accademia, Alex? Sai, me lo domando tante volte. Che cosa adesso ci ha resi degli estranei?

Ricordi quando ci conoscemmo? Ero arrivato da un giorno appena e mi misero in stanza con te, l’unico ad essere rimasto solo. La solitudine è sempre stata una tua componente, ma da ragazzo non eri così taciturno. Tu pensi ancora a Yuris, lo so. Ed io… non avrò mai neanche una piccola speranza con te.
“Alex…” Ci sono giorni in cui rimpiango i vecchi tempi, quando eravamo entrambi meno consapevoli e per nulla rassegnati alla vita, ma se combattere sotto lo stesso cielo significa averti accanto, sono grato ad essa perché mi concede ancora l’unico amico che non vorrei mai perdere.

Finisco il tè e poso la tazza sul comodino, mi stendo pensieroso sul letto, a causa tua faccio ritorno dall’Imperatore a mani vuote. Vorrei godermi ancora il privilegio di essere un comandante ma oramai non ho più alcun ordine da impartire. Sua Maestà avrà certamente saputo della mia sconfitta e mi avrà già destituito, inutile farsi illusioni. Ma prima di giungere nella Capitale ho tutto il tempo che voglio per rilassarmi un’ultima volta in questa cabina che tra poco non sarà più la mia.
Mi giro nel letto come facevo da ragazzo…


Quella volta insistetti per avere il letto di destra perché mi piaceva dormire schiena contro il muro e così ogni mattina quando mi svegliavo potevo guardarti. Eri davvero bellissimo coi capelli scuri e lo sguardo insondabile e negli occhi quella scintilla di estrema volontà che mi imprimevano il desiderio di starti accanto per apprendere di tutto da te. Non tardasti a comprendere il motivo della scelta del letto da occupare, oltretutto eravamo nel pieno delle energie e della freschezza e quelle uniformi grigie addosso a noi esaltavano il nostro aspetto di giovani adulti e sicuramente a forza di starti vicino, ti avevo colpito anch’io. Una sera mi scopristi mentre ti osservavo e mi guardasti dritto negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo dai miei. E ci sembrò di entrare in simbiosi, come due calamite di cui ognuna ricerca il polo opposto dell’altra. Il nostro primo bacio alla luce della Luna che filtrava da qualche spiraglio non coperto bene dalla tenda... e qualche minuto dopo eravamo svestiti e dimentichi di dove ci trovassimo. Non ci sfiorò neanche l’idea che potessero sentirci in tanti a quell’ora, nel rigoroso silenzio da caserma che regnava nell’ala riservata agli alloggi di noi cadetti.
Mi sorridesti, non lo dimenticherò mai, nonostante la quasi totale oscurità, potei ammirare le tue labbra tumide di baci, arricciarsi in un sorriso provocatorio. Con una mano prendesti la coperta e la scansasti con decisione, facendola arrivare per terra: non volevi nessun intralcio fra noi o sopra di noi, solo i nostri corpi, mentre con una carezza lungo il dorso mi convincevi a voltarmi.
Senza un attimo di esitazione ti facesti strada nel mio corpo. Avevo la sensazione di venire squartato in due ma sapevo bene di non poter urlare, così soffocavo i lamenti contro il cuscino. Si trattò però di dover resistere per pochi attimi perché appena riuscii a rilassarmi provai solo un grande calore farsi strada in tutto il mio corpo, dentro ogni fibra nervosa, sino a scuotermi tutto alla tua spinta più intensa. E il tuo calore si mescolò col mio, costringendomi ad un gemito roco mentre mi inarcavo e percepivo il lenzuolo sotto di me inumidirsi del mio seme e di alcune gocce del tuo che mi scendevano tra le gambe.

E quell’esperienza paradisiaca la provammo ancora tantissime volte, senza mai farne parola con nessuno per non venire cacciati con disonore dall’Accademia, e per non rischiare soprattutto di guastare l’atmosfera di magica complicità che si era creata tra noi. Perseverammo in questa forma d'amore per tutti gli anni in cui fummo compagni di stanza, ma purtroppo la guerra si faceva già sentire e non dovemmo aspettare prima di ottenere i nostri primi incarichi, fino a trovarci ognuno alla guida di una diversa corazzata…

Io non sono pentito di niente, Alex, perché non posso pentirmi di non averti accanto a me almeno col cuore, una decisione simile dipende sempre da due persone e per quanto mi riguarda, ho sempre fatto il possibile per tenerti accanto. Alla fine è dipeso tutto da te. Quegli anni di intenso studio durante il giorno ed intensa attività fisica di notte, mi accompagneranno in ogni istante della mia vita, donandomi per sempre almeno la consapevolezza di aver condiviso con te molto più che qualche anno di vita o qualche nottata insonne. So che non era uno scherzo neanche per te, ci desideravamo sul serio entrambi forse soltanto per l’effetto degli ormoni dell’adolescenza e, pur avendo scelto vite completamente diverse, mi conforta sapere che la nostra storia è stata importante per tutti e due. Non ti dimenticherò mai, Alex.

  
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