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Autore: princess_sweet_94    11/08/2017    4 recensioni
"Scherzi? Mi riderebbero in faccia!" rispose "Non sono ancora all'altezza di una rivista... no, devo creare quello definitivo" annuì, decisa.
"Sono mesi che lo ripeti ma fino ad ora ho visto soltanto provvisori" ribatté la ragazza.
"Non è facile, sai?" rispose l'altra, prima che qualcuno passasse tra di loro facendole cadere i fogli di mano.
"Ops, scusa" la canzonò Reìna, ridacchiando, passando oltre. Raf le lanciò un'occhiataccia.
"Ignorala" rispose Miki, mentre la ragazza si abbassava a raccogliere i disegni, venendo fermata da un ombra che si parò davanti a lei; non fece in tempo ad alzare gli occhi che quella s'inginocchiò ed iniziò a raccattare i fogli.
"Ti fai sempre prendere in giro, Cheng" commentò il ragazzo.
🐞🐞🐞🐞
[Angel's Friends/Miraculous Ladybug Crossover - Raf/Sulfus]
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raf, Sulfus, Un po' di tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Miraculous Croisé
Fandom: Angel's Friends - Miraculous
Personaggi: Miki, Raf, Sulfus, Tikki, Plagg
Parole: 7.588
Note: Massalveh, popolo di EFP! Sono tornata!
*grilli che cantano*
Si, ok, forse non un ritorno in grande stile ma... ehi, ci lavoro da tre settimane a questa storia!
Comunque, ho voluto realizzare un Crossover tra
Miraculous ed Angel's Friends perché non ho resistito all'idea di vedere Raf e Sulfus nei panni di Ladybug e Chat Noir. Poi direi che ambientarlo in Francia è perfetto, poiché (come visto dal racconto di Arkhan sulla storia di Reìna) Malachia è francese (e deduco anche Angelìe dal nome), pertanto Raf e francese e... niente, si trova.
Per quanto riguarda i cognomi, ho mantenuto quelli di Miraculous... visto che in Angel's Friends sembrano non esistere i cognomi. Giusto qualche chiarimento a riguardo: il cognome di Miki è
Césair, quindi se sentite Sulfus norminare un certo Cesare... beh, è lei. Per esigenza di trama (o meglio cognomi) Raf è metà cinese (Cheng) e metà francese (Dupain). Sulfus è un modello perché, nell'opera originale, Adrien è un modello. So che nell'opera originale Marinette è innamorata di Adrien che però ama Ladybug (che poi sarebbe la stessa Marinette, ma ok)... ma qui ho pensato di mandare a friggere questo bel triangolo amoroso e schiaffare Gabi come punta di diamante dei sogni di Raf ed un Sulfus segretamente innamorato di Raf in sottofondo.
Ho una mente perversa. Ed è la shot più lunga che abbia mai scritto.
Beh, detto questo, spero che vi piaccia!
Alla prossima!






La matita grattava leggermente sul foglio mentre tracciava la sagoma di una donna vestita con uno splendido, seppur ancora incompleto, vestito da passeggio. Raf osservò con aria critica il proprio operato, riflettendo intensamente prima di tornare al proprio lavoro, aggiungendovi un sottile nastro intorno alla vita.
Quindi si dedicò al ricalco e al colore.
Ignorando bellamente la professoressa Cassidy che spiegava gli effetti dell'idrogeno a contatto con le fiamme, diede una gomitata alla ragazza accanto a sé e gli porse il foglio. Miki lo guardò con aria critica per un minuto buono prima di sorridere.
"E tu che insisti a non volergliele mandare" sbottò a bassa voce "Raf, le tue creazioni sono capolavori" la sgridò, restituendoglielo con sguardo severo. Raf minimizzò con un gesto della mano e ripose il foglio nel proprio quaderno.
"Lo scarterebbe senza neanche aprirlo" replicò, a mezza voce.
"E questo è quanto" finì la Cassidy, girandosi verso gli studenti e trovandoli impegnati a fare altro. Alzò gli occhi al cielo. "Dimostrazione pratica" annunciò, prendendo una bombola di idrogendo liquido e spruzzandola in una cupola di vetro che sistemò su un fornello, per poi accenderlo. All'interno della cupola avvenne una mini esplosione che li fece sobbalzare tutti. "Compito per la prossima settimana: una ricerca sulla composizione chimica dell'idrogeno e i suoi utilizzi sotto i vari stadi. È tutto" finì, rimettendo in ordine proprio mentre la campanella suonava.
Raf raccolse tutto nel proprio zaino ed uscì dall'aula seguita da Miki.
"Insomma, quando ti deciderai a proporne almeno uno?" chiese la ragazza, osservando i vari schizzi che l'amica stringeva al petto.
"Scherzi? Mi riderebbero in faccia!" rispose "Non sono ancora all'altezza di una rivista... no, devo creare quello definitivo" annuì, decisa.
"Sono mesi che lo ripeti ma fino ad ora ho visto soltanto provvisori" ribatté la ragazza.
"Non è facile, sai?" rispose l'altra, prima che qualcuno passasse tra di loro facendole cadere i fogli di mano.
"Ops, scusa" la canzonò Reìna, ridacchiando, passando oltre. Raf le lanciò un'occhiataccia.
"Ignorala" rispose Miki, mentre la ragazza si abbassava a raccogliere i disegni, venendo fermata da un ombra che si parò davanti a lei; non fece in tempo ad alzare gli occhi che quella s'inginocchiò ed iniziò a raccattare i fogli.
"Ti fai sempre prendere in giro, Cheng" commentò il ragazzo, prendendoli alla rinfusa e guardandoli distrattamente per poi fermarsi ad osservarli. Si alzò lentamente, senza staccare gli occhi dai disegni, finché una mano non apparve nel suo campo visivo.
"E tu sempre a salvare le damigelle in pericolo, Agreste" commentò, acida, attendendo che glieli restituisse. Il ragazzo alzò gli occhi gialli su di lei e sorrise, sghembo.
"Salvare damigelle in pericolo è il mio lavoro" rispose, malizioso, ordinando i fogli con un gesto della mano "Al contrario di quello lì" aggiunse, indicando dietro di loro. Le ragazze si voltarono ma dietro di loro non vi era anima viva.
"Agre...!" fu pronta a richiamarlo Raf, ma prima che potesse girarsi i fogli le vennero messi tra le braccia. Lui sorrise, in modo poco rassicurante, prima voltarsi e andarsene.
"Ci si vede in giro, Cheng! Césair!" salutò con un gesto della mano, sparendo dietro l'angolo.
"Quel Sulfus... non sai mai cosa gli passi per la testa" commentò Miki, mentre Raf osservava i fogli sospettosa "Dai, andiamo" disse, infine, prendendola per un braccio ed avviandosi fuori dall'Istituto.

Un piccolo esserino nero sbucò dalla giacca del ragazzo, guardando incuriosito il foglio che questi stringeva tra le mani.
"Perché lo hai preso?" chiese, spostando lo sguardo sul suo portatore. Sulfus non rispose, osservando il disegno impresso su di essi prima di respingere il kwami all'interno della giacca con il dito.
"Fatti gli affari tuoi" rispose, piegandolo e infilandolo nello zaino per poi salire sulla limousine bianca che lo aspettava fuori.


🐞


Raf mise in ordine ogni singolo foglio, inserendoli nel suo quaderno ad anelli con la copertina a coccinella, per poi chiuderlo nel cassetto della scrivania e abbandonarsi sulla sedia girevole.
"Che stress!" sospirò.
"Immagino che non sia facile stare al passo con tutto" commentò il kwami rosso, seduto sulla scrivania.
"No, infatti" rispose lei "Scuola, hobby, akuma... speriamo solo che Papillon non..." iniziò, prima che il telegiornale, in onda sul suo computer posto sulla scrivania, non interrompesse il programma di moda che stava guardando per annunciare la comparsa di un'altra Akuma "Ma perché parlo?" sbuffò lei, abbandonando la testa sullo schienale con un lamento "Tikki..." sospirò, facendo volare la sua compagna davanti a lei, che ridacchiò "...trasformami!"

"Plagg? Plagg, dove sei?" Sulfus vagò per la stanza, controllando in ogni angolo, compreso il bagno e il cestino dell'immondizia, senza però trovare il suo compagno. "Plagg, maledizione, il dovere ci chiama!" esclamò.
"Non ci sono!" rispose una voce soffocata, proveniente da dentro l'armadio "E se ci sono sto dormendo!" aggiunse. Sulfus alzò gli occhi al cielo, aprendo l'anta dell'armadio e osservando il proprio kwami ingozzarsi di Camembert sul fondo, nascosto tra i jeans accuratamente piegati. Alzò un sopracciglio e il kwami rispose con una scrollata di spalle "Che c'è?"
"Muoviti!" esclamò, afferrandolo e tirandolo fuori "Plagg, trasformami!"

Con un'agile balzo, Ladybug saltò da un tetto all'altro, schivando gli attacchi della Pozionista, come si era presentata a lei. Una pozione esplosiva la fece saltare oltre un comignolo, che esplose sonoramente, e lei tirò fuori il suo yo-yo per aggrapparsi ad un lampione e mettersi al sicuro; ma lei riuscì a sciogliere il palo lanciandovi contro un'intruglio, rischiando di farla cadere se non fosse stata presa al volo dalle braccia di un ragazzo, vestito di un'attillata tuta nera, che se ne stava in perfetto equilibrio su un bastone di metallo incastrato in un'edificio.
"Serve una mano, milady?" chiese, ammiccando.
"Sei in ritardo, Kitty" lo riprese lei, divincolandosi dalle sue braccia e poggiandosi sul bastone. C'era solo una cosa da sapere su Parigi: che aveva due supereroi inarrestabili. Ladybug e Chat Noir erano apparsi dal nulla qualche mese prima, insieme ad un perfido nemico che si faceva chiamare Papillon. Il modo di agire di questo misterioso supercattivo, che nessuno aveva mai visto, era semplice: grazie a delle farfalle nere, chiamate Akuma, sfruttava i sentimenti negativi delle persone, trasformandoli in cattivi. Il compito dei due giovani eroi era proprio quello di liberarli dalle Akuma e purificarle.
"Sbrighiamoci a sconfiggerlo, ho molto da fare stasera" avvisò Ladybug facendo roteare il proprio yo-yo, sua arma fidata.
"Tipo?" chiese lui, non nascondendo la curiosità: nessuno sapeva chi fossero realmente sotto le maschere che indossavano (lei rossa a pois neri come il resto del suo costume, lui completamente nera) nemmeno loro stessi.
"Non penso che ti interressi, Chat" rispose lei, agganciandosi ad un edificio per risalire sul tetto. Il ragazzo sospirò, recuperò il proprio bastone e la seguì.
"Perché no?" domandò, tallonandola nell'inseguimento dell'Akumizzata.
"Perché cosa fa una ragazza nel tempo libero non rientra negli interessi di un ragazzo" rispose lei, lanciando lo yo-yo e distruggendo una boccetta di pozione diretta a loro: quella, cadendo su un tetto, ne sciolse le tegole come se fosse acido.
"Così mi fai pensare cose sconce!" ribatté Chat, malizioso, lanciando il proprio bastone che si divise in due nel tentativo di colpirla.
"Appunto!" rispose lei, seccata, saltando dal tetto e colpendo la Pozionista con un calcio, mandandola a schiantarsi sul tettuccio di una macchina.
"Dov'è l'Akuma?" chiese Chat, affiancandola.
"Nella boccetta di profumo" rispose lei, indicando il recipiente viola scuro appeso alla citnura della sua tenuta, per poi lanciare in aria lo yo-yo "Lucky Charm!" urlò: tra centinaia di coccinelle rosse, lo yo-yo si tramutò in un calderone rosso a pois neri che le cadde tra le braccia "E cosa dovrei farci con questo?" chiese.
"Potremmo corromperla" propose Chat "Un calderone nuovo di zecca in cambio dell'Akuma!"
Ladybug lo guardò, scettica: "Invece di sparare battute squallide, renditi utile" rispose, saltando giù dal tetto per raggiungere la nemica che si andava rialzando. La ragazza fece scorrere lo sguardo intorno a sé: d'un tratto tutto era diventato bianco e nero. Mentre guardava in giro alcune cose si tinsero del classico rosso a pois neri che tanto la caratterizzava: il lampione di fronte a lei, la strada, il calderone e la testa della Pozionista.
Ma certo! Era così semplice!
"Chat!" urlò "La strada!" poi tirò fuori il proprio yo-yo e lo agganciò al lampione, mettendo il calderone sotto braccio.
Il ragazzo guardò giù e, in un'istante, capì.
Alzò la mano destra facendovi apparire una sfera nera che richiuse nel proprio pugno, trasformadola in nebbiolina: "Cataclisma!" esclamò, poi saltò giù dal tetto proprio mentre la Pozionista si voltava verso Ladybug. Scivolando lungo la strada, e sotto le sue gambe, poggiò la mano destra sull'asfalto che iniziò a sfaldarsi fino a sbriciolarsi, facendola incastrare fino alla vita in una buca nell'asfalto. Ladybug girò intorno al lampione e tornò indietro, infilandole il calderone in testa per poi atterrare alle sue spalle. Mentre lei era impegnata a tentare di liberarsi, Ladybug le tolse il profumo dalla cintura e lo sbatté al suolo, rompendolo: dai cocci uscì una farfalla nera che volò via.
"Niente più malefatte, piccola Akuma" recitò Ladybug, facendo scivolare un dito lungo il centro del suo yo-yo che si aprì come le ali di una coccinella "Ladybug sconfigge il male!" facendolo roteare lo lanciò contro la farfalla, chiudendocela dentro, poi la riattirò a sé "Presa!" esclamò e riaprì lo yo-yo facendo uscire la farfalla bianca e candida "Ciao, ciao farfallina!" salutò, guardandola volare via "E ora rimettiamo tutto a posto!" con un gesto tolse il calderone dalla testa della ragazza e lo lanciò in aria "Miraculous Ladybug!" recitò: il calderone si dissolse in migliaia di coccinelle che volarono per la città, facendo tornare tutto come prima.
"Ben fatto!" si complimentarono i due, battendosi il pugno. In uno sbuffo di nuvola nera, la ragazza tornò come prima e si guardò intorno spaesata.
"Kabalé?!" chiesero all'unisono gli eroi; lei alzò lo sguardo su di loro confusa.
"Ladybug e Chat Noir?" chiese, poi sbarrò gli occhi "Non ditemi che sono stata Akumizzata?!"
Ladybug sorrise "Tranquilla, adesso è tutto a posto" la rassicurò, porgendole una mano che la ragazza accettò, rialzandosi. Il suono del suo orecchino che lampeggiava le ricordò che aveva poco tempo "Vado, prima di ritrasformarmi" avvertì, salutando con un gesto della mano, per poi agganciarsi ad un edificio e sparire.
"Ed io che volevo chiederle l'autografo" sospirò lei, incrociando le braccia, facendo ridacchiare Chat Noir "Invece di ridere, faresti bene ad andartene anche tu" lo riprese, acida, indicando il suo anello che lampeggiava. Il ragazzo si riscosse, constatando che gli erano rimasti solo due colpi, e scappò alla velocità della luce sotto lo sguardo divertito di Kabalé.


🐞


"Non ci posso credere... è su tutte le pagine!" sbottò Raf, sfogliando frebbilmente la rivista La Mode.
"Beh, è il figlio del proprietario della rivista e, credimi mi duole dirlo, ma è carino... quindi è ovvio che sia il modello ufficiale della marca" rispose Miki.
"Dì pure l'unico" sbottò la bionda, gettando la rivista sulle scale alle sue spalle "E comunque ci sono ragazzi molto più carini di lui" aggiunse, incrociando le gambe e poggiando i gomiti su di essi, con una mano a reggere il mento.
"Così ferisci il modello che è in me!" esclamò una voce crucciata alle loro spalle, facendole voltare: Sulfus stava raccogliendo la rivista da terra, tranquillamente, osservando la copertina su cui spiccava una sua foto in primo piano.
"Parli del diavolo..." commentò Miki.
"...e spunta il modello" finì lui, scendendo gli ultimi gradini per pararsi di fronte a loro.
"Sparisci, Agreste, non sono dell'umore!" informò Raf, seccata.
"E io che ero venuto a salutarti, Cheng... come sei ostica" commentò lui.
"Sei tu che mi fai diventare ostica" ribatté lei "Che vuoi?" chiese. Il ragazzo aprì la rivista, sfogliando velocemente le pagine come in cerca di qualcosa, ma sembrò seccato e deluso di non trovarla.
"Vabbé, non importa" finì, gettando la rivista in qualche punto imprecisato del cortile con nonchalance, facendola finire sulla testa di un ragazzo di passaggio.
"Ehi!" si lamentò.
"Scusa!" risposero in coro i tre.
"Piuttosto, so da fonti sicure che ti diletti a disegnare abiti" buttò lì lui, tornando a guardarle.
"E allora?" chiese lei, perplessa. Sulfus ghignò.
"Non ti consiglio di gettare così le riviste... potresti trovarci qualche notizia interessante" commentò, vago, prima di voltarsi "Ci si vede, signore!" salutò, allontanandosi. Miki inarcò un sopracciglio.
"Signore?" domandò, indignata "Siamo signorine, villano!" urlò, facendo girare mezza scuola verso di loro e ridacchiare Sulfus, che non si voltò neanche.
Raf la guardò, divertita: "Villano?" chiese.
Miki alzò le spalle: "È la prima cosa che mi è venuta" rispose.

Sulfus rientrò alla villa, chiudendosi il pesante portone alle spalle con un sospiro. Mezza giornata di scuola finita. Mezza giornata di lavoro che lo attendeva.
Salì le ampie scale che portavano al piano di sopra ma dovette fermarsi sulla seconda, quando incontrò lo sguardo del padre, serio e impassibile come sempre.
"Papà" salutò, atono. Kubral mostrò una faccia vagamente curiosa e portò una mano, fino a quel momento congiunta all'altra dietro la schiena com'era solito fare, in avanti mostrando un foglio perfettamente aperto se non per la piega al centro che lasciava presagire il modo in cui era stato chiuso fino a quel momento.
"Non sapevo ti dilettassi al disegno" commentò l'uomo, facendolo gelare sul posto.
"È l'unica cosa che non sai di me?" chiese, spontaneo, facendogli alzare un sopracciglio. "Lo ha fatto una... amica" spiegò.
"E lo hai tu?" domandò.
"Lei non sa che ce l'ho io" borbottò, distogliendo lo sguardo. Quello di Kubral si fece severo.
"Che cosa dovrei pensare?"
Sulfus strinse i pugni, offeso: "Ritrovamento con mancata restituzione" sbottò, stizzito. Il padre alzò l'altra mano, come a scusarsi, poi voltò il foglio per osservare il calco del manichino che indossava un completo da cocktail leggero e sportivo.
"Dì alla tua amica..." cominciò lui, chiudendo il foglio, facendogli alzare la testa di scatto "...che è un lavoro interessante" finì, porgendoglielo, per poi voltarsi quando il ragazzo lo prese. Sulfus passò lo sguardo dal foglio alla schiena del genitore, prima che un mezzo sorriso si facesse largo sul suo viso.


🐞


Raf si portò il binocolo agli occhi, stando accuratamente nascosta dietro il soppalco del tetto della scuola, e ci mise poco a scovare il suo obbiettivo: un metro e novanta di muscoli e bellezza, 65 kg di splendore, 14 centimetri di fulvi capelli castani e occhi azzurri come il cielo. Sospirò, sognante, mentre lo osservava sorridere in direzione dei suoi amici, tanto che non si accorse della figura che si avvicinava finché non le fu di fianco.
"Chi stai stalkerando?" chiese allegramente una voce, facendola sobbalzare. Si portò una mano al petto, dove il cuore batteva furiosamente, e si voltò verso l'interlocutore fulminandolo.
"Giuro che prima o poi ti ammazzo!" sibilò. Sulfus non vi badò e prese il binocolo, sondando il cortile per poi fermarsi su di lui.
"Gabi Burgeois!" esclamò, divertito "Credevo puntassi più in alto!" commentò. Lei si riprese l'oggetto, stizzita.
"Non hai nessun'altro a cui dar fastidio?" chiese, acida.
Lui finse di pensarci su: "Uhm... no" rispose, infine, facendola sospirare.
"E comunque io non stalkero" aggiunse, riprendendo il lavoro interrotto.
"Ah, no?" domandò lui, con un ghigno "E che fai?"
"Conosco meglio il mio futuro marito" rispose lei, sicura.
Il ragazzo dovette trattenersi con tutte le sue forze per non scoppiare a ridere.
"Io lo chiamo stalker" ribatté lui "Ed anche di bassa qualità" aggiunse, tirando fuori un pacchetto di patatine e aprendolo, porgendoglielo dopo averne prese un paio. La ragazza v'infilò la mano senza alzare gli occhi.
"Tutta invidia la tua" rispose, sgranocchiandole, continuando a tenere gli occhi nel binocolo.
"Invidia? Io? Di quello lì?" chiese, quasi offeso "Fino a prova contraria, quello che è su tutte le riviste di Parigi sono io" ricordò.
"Quello che ha più ammiratrici a scuola è lui" ricordò lei.
"Ma quello che ha più ammiratrici in città, però, sono io" aggiunse lui. Raf abbassò il binocolo e lo guardò, seria.
"Ok, te lo concedo" ammise, tranquillamente.
"I vantaggi di essere un modello" rispose lui, sgranocchiando patatine soddisfatto.
"Però a me piace di più lui" finì, riportando gli occhi al binocolo.
"Ma dai, è un Mr. Perfettino con la sorella peggiore del mondo!" esclamò, disgustato. Raf rabbrividì pensando a Reìna.
"Ammetto che non sarebbe esattamente gratificante averla come cognata" disse, mettendo giù il bincolo e prendendo altre patatine "Ma l'amore va oltre la famiglia" rispose, saccente.
"Contenta tu" alzò le spalle lui "Secondo me sono meglio io" commentò, sicuro, prendendo altre patatine. Raf alzò gli occhi al cielo.

Con un tonfo sordo, una macchina cadde a pochi metri da lei sbalzandola sulla strada per lo spostamento d'aria. Raf si ritrovò seduta per terra, mentre Tempestosa si avvicinava volando accompagnata da forti raffiche di vento che spazzavano via ogni cosa al suo passaggio.
La ragazza si guardò intorno, doveva trovare un posto sicuro in cui trasformarsi. Proprio mentre Tempestosa alzava l'ombrello, un lampo di luce che schizzava nel cielo glielo fece volare via: un bastone volò intorno a lei a mo' di boomerang e tornò dal legittimo proprietario.
Chat balzò giù dal tetto, piazzandosi davanti a lei a quattro zampe; si guardarono per un istante negli occhi, poi lui ghignò e scattò in avanti, afferrandola per la vita e saltando su un tetto affianco.
Raf non poté fare a meno di sussultare, aggrappandosi al collo del ragazzo, avendo poco per pensare che erano in una posizione molto ecquivoca: lui la stringeva a sé per la schiena, con le sue gambe poggiate ai propri fianchi. Saltava da un tetto all'altro, cercando un posto sicuro in cui posarla.
"Non sai che è pericoloso, milady?" gli gridò per farsi sentire, anche se era ad un centimetro dal suo orecchio.
"Non sai che non si tratta così, una ragazza?!" rispose lei, tenendosi saldamente a lui per non cadere. Chat ghignò e atterrò con un tonfo su una terrazzina.
"Chiedo venia, milady" rispose, facendola scendere "Ma era una situazione di emergenza" spiegò, dolcemente, baciandole il dorso della mano. Balzò sulla ringhiera e, con un cenno, tornò sul campo di battaglia.
"Quel grandissimo Don Giovanni!" sbottò lei, indignata, pulendosi la mano sui jeans e accorgendosi appena che l'aveva portata sul tetto di casa sua. Tikki uscì dalla borsa, ridacchiante.
"Ti ha salvato la vita" le fece notare. Raf sbuffò.
"Muoviamoci" disse, prima di trasformarsi.

Ladybug volò agilmente intorno alla panetteria di famiglia, per poi fare una capriola e scendere oltre la botola che dal terrazzo portava direttamente alla sua camera, ritrasformandosi appena toccò terra. Si alzò e si abbandonò sulla chaise-longue, con un sospiro.
"Come sono stanca" sospirò, chiudendo gli occhi.
Dopo cinque minuti, tempo nel quale si era quasi assopita, qualcuno bussò alla finestra della sua camera.
Raf si alzò, con un sospiro, e rimase basita quando vide gli occhi gialli di Chat Noir guardarla a testa in giù. Il ragazzo sparì dalla visuale, solo per riapparire poco dopo sul soffitto mentre apriva la botola.
"È permesso?" chiese, scendendo la scaletta.
"Non potresti chiedere prima di scendere?" domandò la ragazza, seccata "E comunque no, stavo dormendo" tagliò corto. Lui si appoggiò alla scaletta con un gomito, facendo scattare le sopracciglia su e giù.
"Vuoi compagnia?" chiese, malizioso. Lei gli gettò un cuscino in pieno viso.
"Sparisci!" esclamò. Il ragazzo rise.
"Scusa, sono solo venuto a vedere come stavi dopo la tragica esprienza di oggi" informò, staccandosi per avvicinarsi a lei.
"Sto benissimo, come puoi vedere" ribatté Raf, incrociando le braccia.
"Si, vedo" rispose lui, facendo indugiare per un attimo lo sguardo sul suo corpo, prima distoglierlo e guardarsi intorno "Bella camera" disse, facendo un giro su sé stesso per osservarla meglio "Ti diletti di moda?" chiese, indicando il manichino nell'angolo.
"Un po', si" rispose lei, calmandosi leggermente.
"Scometto che disegni anche" aggiunse, avvicinandosi al manichino per osservare le foto appese a fianco: c'erano alcune cartoline che ritraevano paesaggi marittimi, una fotografia di famiglia e qualche ritaglio di giornale.
"Un po', si" ripeté lei, esitante. Chat fece vagare lo sguardo sulla scrivania, tra  fogli da disegno, matite, colori, qualche schizzo incompiuto e quattro o cinque riviste di moda. Tra queste riconobbe La Mode, la rivista di suo padre. La fece scivolare da sotto tutto quel caos e finse di sfogliarla, curioso.
"Carino, il modello" buttò lì, a caso.
"Mh. Sarà, ma è un'idiota" rispose lei, scettica, facendogli alzare il capo per un'attimo e commentare un "Ma grazie" ironico nella propria mente.
"Lo conosci?" chiese, invece.
"Per mia disgrazia" affermò lei.
"Mi stupisci" rispose "Credevo che, dato che è un modello famoso, ti piacesse. Dopotutto ha molte ammiratrici" rincarò. Raf alzò un sopracciglio.
"Dove sta scritto che, solo perché è un modello, debba piacere a tutti?" domandò, alzandosi e frugando tra le riviste per prenderne un'altra "Esistono centinaia di modelli carini... lui per esempio" aggiunse, mostrandogli la foto di un bel ragazzo con i capelli biondi e gli occhi verdi1.
"Mh. Si" rispose scettico "Ma secondo me è meglio lui" finì. Raf lo guardò, perplessa.
"Chat... non sarai mica dell'altra sponda?" chiese. Il ragazzo perse ogni iniziativa e gettò la rivista sulla scrivania.
"Assolutamente no" rispose, secco.
"Sarà" rispose lei, richiudendo quella che aveva in mano, non molto convinta.
"Oh, non ti ho ancora chiesto come ti chiami" si ricordò lui, per deviare il discorso.
"Raf. Raf Dupain-Cheng" rispose.
"Un nome incantevole" commentò, piegandosi verso di lei e prendendole la mano per sfiorarla con le labbra. Lei gliela sottrasse da sotto il viso, lasciandolo sorpreso a baciare il vuoto. "Oh, sfuggente" notò Chat, divertito, con una scintilla negli occhi.
"Si, molto" acconsentì lei "Quella è la botola" aggiunse, indicando le scale.
Chat sorrise: "Si, sarà divertente giocare con te" mormorò.


🐞


La botola venne aperta e la testa di Chat vi fece capolino, osservando la stanza sottosopra: "Sei qui, milady?" chiese, per poi scendere le scale.
"Sei ancora qui?" chiese la voce di Raf, proveniente dal bagno "Quante volte ti ho detto di non tornare, Chat?"
"Trentaquattro, nell'ultima settimana" rispose lui, pronto.
"Oh, allora non sei così stupido come sembri" commentò lei, entrando in camera mentre si pettinava i capelli appena asciugati, vestita solo di un pigiama top e pantaloncini.
"Le apparenze ingannano, milady" sorrise lui, accomodandosi sulla chaise-longue "Permetti?" chiese, vedendola in difficoltà con un nodo particolarmente resistente. Lei gli passò la spazzola, senza neanche esitare, e si sedette davanti a lui: per quanto lo insultasse e gli ripetesse che non doveva più farsi vedere, aveva instaurato un ottimo rapporto con Chat. In effetti si poteva dire che erano diventati proprio amici, quei due, e difficilmente avrebbe potuto fare a meno di lui.
Chat prese i lunghi capelli biondi della ragazza, facendoseli scorrere lentamente tra le dita, per poi cominciare a spazzolarli lì dove persisteva quell'ingombrante nodo sciogliendolo pian piano.
"Programmi, per domani?" domandò lui.
"Si, dormire" rispose lei, abbandonandosi al tocco rilassante della spazzola: aveva sempre adorato che le si pettinassero i capelli.
"È un invito?" sussurrò malizioso, poggiando leggermente la bocca sul collo di lei.
"No" rispose lei, secca.
"Oh, andiamo, perché sei così acida?" chiese, abbandonando la testa sulla sua spalla per guardarla.
Raf voltò il viso verso di lui: "Sei tu quello che chiede ad una pura e innocente ragazza come me di dormire insieme ad un gatto grezzo come te" rispose, fingendosi scandalizzata. Chat rise.
"E chi ha parlato di dormire" rispose, avvicinandosi "Io pensavo più a qualcosa tipo... coccole" sussurrò, ad un soffio dalle sue labbra. Raf s'irrigidì per un attimo, prima di scattare in piedi, facendolo quasi cadere.
"Si è fatto tardi, voglio dormire" rispose, secca, salendo sulla scaletta che l'avrebbe portata al proprio letto.
"Ma..." provò lui, ancora sconcertato dal brusco cambio di umore.
"Buonanotte, Chat!" tagliò corto lei, spegnendo la lampada, lasciandolo nel buio.


🐞


Raf si portò il thé al gelsomino alle labbra e ne bevve un sorso, mentre guardava il cielo stellato dal terrazzino della sua camera.
Chat se ne stava seduto accanto a lei, lanciandole occhiate fugaci e penetranti quando sapeva che lei non lo avrebbe visto. Era così bella alla luce delle stelle.
"E poi?" chiese lei, senza guardarlo, come risvegliandolo da un sonno.
"E poi... beh, la ragazza non si accorgeva dei sentimenti del ragazzo, pensando invece ad un altro. Così, il ragazzo decise di provare a parlarle sotto mentite spoglie: andava a trovarla ogni sera, parlava con lei, la faceva ridere... e intanto l'amava sempre di più" sospirò, socchiudendo leggermente gli occhi.
Quando lui aveva scherzosamente proposto di raccontarle una storia perché la ragazza non riusciva a prendere sonno, non pensava che lei avrebbe accettato davvero. Eppure eccoli lì, seduti sulla sdraio del terrazzino di lei, a raccontare una storia messa insieme lì per lì ma non del tutto inventata.
Raf si voltò lentamente verso di lui, guardandolo in quegli occhi completamente gialli, che la guardavano con un misto di emozioni quasi surreali.
Capiscilo, ti prego, capiscilo... mormorava dentro di sé, senza però dare voce ai suoi pensieri.
"E lei?" chiese Raf.
"Lei... lei aveva tutto davanti agli occhi. Eppure non si accorgeva di nulla" continuò "E lui continuava ad andare avanti, sperando che lei capisse i suoi sentimenti e li ricambiasse".
"E lei li ricambiò?" chiese la ragazza. Chat chiuse le palpebre e sospirò.
"No" rispose, poggiandosi alla sdraio "S'innamorò di un altro ragazzo, si sposarono e vissero una vita lunga e felice. Non la rivide mai più".
"Chat, che storia triste!" lo riprese lei.
"Beh, i finali sono come le persone: cambiano in base agli eventi" rispose lui "Vuoi che il finale cambi?" chiese, voltando il viso verso di lei.
"Certo che si!" esclamò lei, indignata "Quel ragazzo se lo merita!"
Chat alzò lentamente una mano e la portò al suo viso, girandolo verso il proprio.
"E allora cambiamolo" mormorò, prima di sporgersi verso di lei e poggiare le proprie labbra sulle sue. Raf s'irrigidì ma non si ritrasse, rispondendo timidamente a quel bacio che li prese sempre con più trasporto. Non ricordava quando avesse poggiato la tazza per terra o quando Chat le fosse salito sopra, stendendosi su di lei stringendola quasi possessivamente, ma ricordò il momento in cui si accorse di star facendo qualcosa di estremamente sbagliato.
"Chat..." mormorò contro la sua bocca, prima che la lingua di lui agguantasse la sua, intrecciandola e succhiandola con avidità, bloccando qualunque protesta.
Posò le mani sul suo petto e lo allontanò: "Chat... per favore..." smozzicò.
Il ragazzo si staccò, gli occhi languidi e le gote rosse, la guardò per un istante poi scattò in piedi.
"Chat..." Raf provò a rialzarsi ma il ragazzo le aveva già dato le spalle, camminando verso la ringhiera "Chat, aspetta..." Raf si alzò nel momento in cui lui si appollaiò sulla ringhiera e saltò giù "Chat!"
Troppo tardi: il ragazzo era sparito.


🐞


Chat Noir non andò a trovarla per una settimana. Era stato inutile aspettarlo in piedi fino ad ora tarda o sul terrazzino: del ragazzo neanche l'ombra. E Raf si sentiva in colpa.
L'ottavo giorno, verso le cinque del mattino, qualcuno bussò alla porta dell'appartamento. Quando la ragazza aprì e si ritrovò di fronte Sulfus per poco non gli chiuse la porta in faccia.
"Agreste, sono le cinque del mattino!" gli fece notare.
"Buongiorno anche a te" rispose lui, allegro, entrando nell'appartamento.
"Agreste, vai fuori!" sbottò lei, seccata.
"Devo parlarti, prima" rispose lui, dalla cucina. Raf sospirò e richiuse la porta.
"Che vuoi?" domandò, incrociando le braccia, raggiungendolo sulla porta della cucina "A parte scroccarmi la colazione" aggiunse, vedendolo intento a portarsi un croissant alla bocca.
"Che c'é? Li adoro!" rispose lui.
"Io torno a dormire" ribatté lei, voltandosi "Se mio padre ti trova qui sono affari tuoi" aggiunse, salendo le scale.
"Oh, quindi non ti interessa sapere del concorso di moda organizzato da mio padre" commentò lui, indifferente, riempiendo il cornetto di panna spray al cioccolato. Tre secondi dopo, Raf stava sfrecciando giù per le scale, sbattendo le mani sull'isola della cucina di fronte a lui.
"COSA?!" sbraitò.
"Non gridare che i tuoi dormono!" l'ammonì lui, a bassa voce "La rivista di mio padre organizza un concorso: i partecipanti dovranno inviare una loro creazione all'editoria e la vincitrice verrà realizzata e presentata alla sfilata di primavera" spiegò, poggiando i gomiti sul bancone.
"Su-sul serio?" balbettò, incredula.
"Certo" rispose lui, addentando il croissant "Hai tre settimane di tempo" aggiunse, mandando giù il boccone "Perché tu parteciperai, non accetto un no come risposta!" minacciò, portandosi il croissant alla bocca. Ma non ci arrivò mai.
Presa da un moto di euforia, Raf afferrò il viso del ragazzo tra le mani e lo trascinò verso di sé: "Ma io ti adoro!" esclamò, stampandogli un bacio che gli fece sgranare gli occhi. Due secondi dopo li aveva già chiusi e stava rispondendo abbastanza calorosamente, quando lei si staccò lasciandolo incapace di reagire. Evidentemente, Raf non si era accorta di quello che aveva fatto, perché subito dopo corse in camera sua tutta eccitata, lasciando Sulfus ancora in piedi davanti l'isola con la bocca socchiusa e gli occhi sbarrati.
Quando riprese coscienza di ciò che era successo, arrossì violentemente.
"Qu-questa è corruzione della giuria!" esclamò, rivolto alle scale, per poi portarsi una mano alla bocca.


🐞


Erano due settimane che Raf lavorava incessantemente al suo modello: ne aveva già creati e scartati ben 477 e si riteneva ancora lontana anni luce dalla meta. E alla fine del concorso mancava solo una settimana.
"È inutile, rinuncio!" sbottò, lanciando il 478esimo nel cestino con un canestro perfetto, per poi incrociare le braccia al petto e abbandonarsi sulla sedia.
"Ma Raf, è l'occasione che stavi aspettando!" esclamò Tikki.
"Ma non riesco a creare nulla di soddisfacente!" ribatté lei, osservando le carte malamente appallottolate che rimpivano il cestino "Maledizione!" imprecò, afferrando la rivista di La Mode dalla scrivania e lanciandola attraverso la stanza, proprio quando la botola si aprì finendo col farla finire al piano di sotto.
"Ehi!" si lamentò il ragazzo "Aspetta almeno che abbia fatto qualcosa!" aggiunse, salendo.
"Non sono dell'umore, Agreste!" informò lei, voltandogli le spalle con la sedia.
"Non dirmi che non sei ancora riuscita a creare niente!" esclamò lui.
"Niente di soddisfacente" lo corresse lei. Sulfus gettò un'occhio alle carte nell'angolo della stanza, evidente dimostrazione dei suoi falliti tentativi. Ne prese uno e lo dispiegò.
"Ehi, questo è carino!" esclamò. In risposta ricevette un'occhiataccia.
"Ci rinuncio, tanto quante probabilità ho?" disse lei, rimettendo i fogli in ordine sulla scrivania.
"Tante" ribatté il ragazzo, sicuro "Secondo me i tuoi modelli potrebbero vincere".
"Già, peccato che debba essere tuo padre a decidere!" ricordò lei, acida.
Il ragazzo gettò il fioglio in un angolo e si avvicinò alla scrivania, frugando nella propria giacca con la mano.
"Allora stai a posto!" esclamò, dispiegandoglielo davanti agli occhi. La ragazza li sgranò.
"Quello è uno dei miei disegni!" esclamò "Perché ce l'hai tu?!"
"Non è questo il punto" si affrettò a dire lui "Comunque, mio padre lo ha visto - la ragazza trattenne il respiro - e ha detto che lo trova un lavoro interessante" spiegò, saccente. Raf rimase senza parole. "Quindi hai ottime probabilità, se ti metti d'impegno!" concluse, richiudendo il disegno, per poi sporgersi verso di lei come aspettando qualcosa.
"Beh, non mi adori?" chiese, non vedendola reagire. Lei corrugò le sorpacciglia.
"Cosa?" chiese, confusa.
"Niente, lascia perdere" sospirò Sulfus, ritirandosi.
La ragazza guardò i vari schizzi posti sul tavolo, mordendosi il labbro inferiore: "Credi sul serio che ne valga la pena?" domandò.
"Sicurissimo" rispose lui, serio. Raf sospirò.
"E va bene".


🐞


Raf respirò a fondo, guardando la buca delle lettere con ansia.
"Devo proprio?" chiese. Miki incrociò le braccia e alzò un sopacciglio, minacciosa, il messaggio era chiaro: o lo fai o ci infilo anche te.
"Ok" acconsentì lei, prendendo coraggio. Alzò le mani con la busta incartata e lo portò vicino all'apertura, esitando. Non fece in tempo a fare altro, perché una mano si posò sulle sue e le spinse in avanti, imbucando la lettera, facendole sgranare gli occhi. "Agreste!" urlò, fulminando il nuovo arrivato.
"Non ti decidevi" alzò le spalle lui.
"E tu che ci fai qui?" domandò Miki.
"Una passeggiata" rispose, vago, mentre la bionda si gettava sulla cassetta postale.
"No! No! No!" urlò, disperata "Non dovevo farlo, non ero pronta!"
"Oh, piantala!" sbottò Sulfus.
"Piantala un corno!" ribatté lei, ringhiandogli contro "Non sono psicologicamente preparata... il disegno faceva pena... dovevo aggiungere qualcosa in più... o rifarlo daccapo o non partecipare proprio o..." iniziò a sproloquiare, portandosi le mani nei capelli.
Il ragazzo la guardò per qualche istante, impassibile, poi alzò la bottiglietta che aveva in mano e le gettò l'acqua dritta in faccia, interrompendola bruscamente.
"Sei tornata in te, adesso, razza di scema?" chiese, inflessibile "Se ti ho detto che andrai benissimo significa che andrai benissimo!"
Lo disse con tanta veemenza che la ragazza chiuse la bocca, che aveva aperto per ricoprirlo di insulti, incapace di replicare. Miki sondò il ragazzo, sospettosa, prima che i suoi occhi s'illuminassero di meraviglia e comprensione e ridacchiasse sotto i baffi: adesso le era tutto chiaro.
"E tu non ridere!" sbottò Raf, interpretando male la risata dell'amica.
"Scusa" rispose lei, nascondendo il sorriso dietro la mano, ammiccante.


🐞


Non ci poteva credere. Non poteva essere vero. Era impossibile. Tra centinaia, forse migliaia, di modelli inviati alla rivista... avevano scelto proprio il suo.
Non. Ci. Poteva. Credere.
"Oh, mio Dio" sussurrò, portandosi una mano alla bocca, mentre faceva scorrere gli occhi sulla lettera "Oh, mio Dio" ripeté, con gli occhi che le si inumidivano.
Quasi non sentì il tonfo proveniente dal piano di sotto, men che meno tutto il casino che ne seguì, finché la botola non si spalancò.
"Dimmi che l'hai ricevuta!" esclamò la voce ansante di Sulfus, restando ancora sulle scale con la botola aperta sopra di sé, gli occhi carichi di ansia. Raf si voltò lentamente verso di lui e il ragazzo sgranò gli occhi quando la vide sul procinto di piangere... stava per dire qualcosa quando lei sorrise e mostrò la lettera, appena ricevuta e firmata dalla rivista La Mode.
Con uno scatto felino, Sulfus saltò dalle scale e si fiondò in camera.
"Te lo avevo detto che ce l'avresti fatta!" esclamò, euforico, vedendola saltare per la stanza eccitata. Senza neanche pensarci, quando lei gli passò di fianco, l'attirò a sé e le stampò un bacio, facendole sgranare gli occhi.
Durò solo tre secondi prima che si staccasse: "Tu... sei grande!" esclamò "Devo dirlo a Césair!" aggiunse, voltandosi verso la botola "Ci vediamo più tardi!" salutò, fiondandosi giù dalle scale.
Raf, nel frattempo, era rimasta immobile al centro della stanza, rigida come uno stoccafisso, con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa. Deglutì, cercando di trovare un po' di lucidità: cosa era appena successo?

"Tu sei un demente!"
"Sta zitta, non ci voglio pensare!" ribatté lui, portandosi le mani nei capelli.
"Ma come cavolo ti è venuto!?"
"Non lo so!" rispose "Non mi rivolgerà più la parola!" aggiunse, abbandonandosi sulla panchina.
"Spera che non ti ammazzi, invece!" ribatté Miki "Perché, dopo questo, puoi tranquillamente scavarti la fossa!"
Sulfus gemette.


🐞


Raf trasse un respiro profondo e si aggiustò le pieghe del vestito da sera, mentre vedeva una delle tante modelle che affollavano il camerino indossare l'abito che lei stessa aveva disegnato.
"Oh, cielo" mormorò: quel giorno era giunto. La sua creazione avrebbe sfilato sulla passerella di Primavera organizzata dalla rivista La Mode. E l'ansia era tanta.
Aveva visto più di una volta Sulfus aggirarsi tra i preparativi con il padre, ma era sempre stato a debita distanza da lei, evitando addirittura di guardarla: erano passati tre mesi da quando aveva ricevuto la lettera che la confermava vincitrice e loro due non si rivolgevano la parola da allora.
Raf aveva cercato di dare una spiegazione al gesto del ragazzo, a quel bacio dato a stampo che non era durato nemmeno un battito di ciglia... e l'unica cosa che ne aveva ricavato era che fosse stato dettato dalla foga del momento. Dopotutto, anche lei lo aveva fatto, anche se se n'era resa conto parecchio tempo dopo.
Deglutì e distolse lo sguardo, quando lo vide sbucare dalla folla in compagnia di Temptel, la sua manager, cercando di concentrarsi sulla ragazza dai capelli blu2 che stava dando gli ultimi ritocchi al modello.
"Come va?" domandò Miki, affiancandola.
"Bene" rispose lei.
"Intendevo con Agreste" specificò lei.
"Ci ignoriamo, come al solito" rispose, spiccia "In che altro modo dovrebbe andare?"
"Oh cielo, Raf!" sbottò Miki, a bassa voce "Ma come fai a non capirlo?" ringhiò, frustrata.
"Capire cosa?" chiese lei, accigliata, venendo interrotta dalla ragazza, una stilista alle prime armi ma molto brava, che si alzò dall'orlo dell'abito.
"È pronta!" annunciò. Miki sospirò e guardò l'amica.
"Pensaci. Quando ci sarai arrivata fammi un fischio" finì, voltandosi per uscire dal camerino e prendere posto sugli spalti.
Raf non ebbe il tempo di rispondere che la ragazza era già sparita.
"Cominciamo?" chiese Temptel, avvicinandosi. La ragazza si voltò verso di lei e annuì distrattamente.
"Certo" rispose.

L'applauso che seguì l'entrata sulla passerella di Cabiria, la modella che indossava il suo abito, spazzò via tutta l'ansia accumulata in quei giorni. Sapere che la sua creazione era apprezzata donava un sollievo senza pari.
Sorrise, raggiante, e Miki la ricambiò dalla prima fila facendole l'occhiolino. Poi il suo sguardo passo a chi aveva di fronte: Kubral, Temptel e Sulfus se ne stavano dall'altro lato della passerella a coordinare la sfilata. La donna mormorò qualcosa all'uomo, che annuì; il ragazzo si limitò ad alzare le spalle e dire qualcosa, muovendo appena le labbra, lo sguardo fisso sulla ragazza che sfilava in passerella anche se sembrava assorto in ben altri pensieri.
Raf si appoggiò ad una sporgenza e sospirò: cosa avrebbe dovuto capire? Che cosa intendeva Miki? Perché sentiva una gran confusione, in testa?
Scosse il capo e cercò di non pensarci, ma con poco successo.
Eppure... eppure cosa?
D'un tratto vide il ragazzo, voltarsi verso il padre e dire qualcosa. Kubral continuò a fissare la ragazza, serio e composto, come a voler trovare la minima traccia di errore nei suoi movimenti perfetti... infine rispose. Una risposta breve e concisa che fece sorridere leggermente il ragazzo; dopo due secondi, Sulfus si voltò e prese il cellulare dalla tasca della giacca.
Raf sobbalzò quando sentì vibrare il proprio nella borsetta. Lo prese e sgranò gli occhi quando aprì Whatsapp e lesse il messaggio: Mio padre è rimasto colpito dalla tua creazione. Ti assumerà in editoria per un periodo di prova. Non dare in escandescenza.
La ragazza boccheggiò per qualche istante, poi alzò di scatto lo sguardo su di lui e lo trovò ad osservarla, curioso, prima di farle l'occhiolino.
E fu allora che lo capì.
Come aveva fatto ad essere così stupida? Come aveva fatto a non capirlo prima, quando era così palese? Eppure era sempre stato chiaro...

Non fece in tempo ad alzare gli occhi che quella s'inginocchiò ed iniziò a raccattare i fogli.
"Ti fai sempre prendere in giro, Cheng" commentò il ragazzo.

"Piuttosto, so da fonti sicure che ti diletti a disegnare abiti" buttò lì lui, tornando a guardarle.
"E allora?" chiese lei, perplessa. Sulfus ghignò.
"Non ti consiglio di gettare così le riviste... potresti trovarci qualche notizia interessante".

"Credevo puntassi più in alto!" commentò. Lei si riprese l'oggetto, stizzita.
"Non hai nessun'altro a cui dar fastidio?" chiese, acida.
Lui finse di pensarci su: "Uhm... no" rispose, infine, facendola sospirare.

"Contenta tu" alzò le spalle lui "Secondo me sono meglio io" commentò, sicuro, prendendo altre patatine.

"E poi... beh, la ragazza non si accorgeva dei sentimenti del ragazzo, pensando invece ad un altro. Così, il ragazzo decise di provare a parlarle sotto mentite spoglie: andava a trovarla ogni sera, parlava con lei, la faceva ridere... e intanto l'amava sempre di più" sospirò, socchiudendo leggermente gli occhi.

"Oh, quindi non ti interessa sapere del concorso di moda organizzato da mio padre" commentò lui, indifferente, riempiendo il cornetto di panna spray al cioccolato.

"Perché
tu parteciperai, non accetto un no come risposta!" minacciò, portandosi il croissant alla bocca.

Quando riprese coscienza di ciò che era successo, arrossì violentemente.
"Qu-questa è corruzione della giuria!" esclamò, rivolto alle scale, per poi portarsi una mano alla bocca.

"Tante" ribatté il ragazzo, sicuro "Secondo me i tuoi modelli potrebbero vincere".

"Comunque, mio padre lo ha visto - la ragazza trattenne il respiro - e ha detto che lo trova un
lavoro interessante" spiegò, saccente. Raf rimase senza parole. "Quindi hai ottime probabilità, se ti metti d'impegno!" concluse, richiudendo il disegno, per poi sporgersi verso di lei come aspettando qualcosa.
"Beh, non mi adori?" 

"Sei tornata in te, adesso, razza di scema?" chiese, inflessibile "Se ti ho detto che andrai benissimo significa che andrai benissimo!"

Con uno scatto felino, Sulfus saltò dalle scale e si fiondò in camera.
"Te lo avevo detto che ce l'avresti fatta!" esclamò, euforico, vedendola saltare per la stanza eccitata. Senza neanche pensarci, quando lei gli passò di fianco, l'attirò a sé e le stampò un bacio, facendole sgranare gli occhi.
Durò solo tre secondi prima che si staccasse: "Tu... sei grande!"


Per poco il cellulare non le scivolò di mano, tanto era sconvolta.
Come aveva potuto non capirlo prima? Come aveva fatto a non accorgersi di niente?
Lui... per tutto quel tempo... era sempre stato lui... deglutì.
Lui, che spuntava fuori dal nulla con le sue pessime battute.
Lui, che l'aiutava in qualsiasi cosa.
Lui, che le era accanto mentre salvavano Parigi dalle Akuma.
Lui, mentre la baciava sulla terrazzina.
Sulfus Agreste era Chat Noir. Chat Noir era innamorato di lei.
Sulfus Agreste era innamorato di lei.
Era troppo, tutto in una volta sola.
Si voltò di scatto verso Miki. La ragazza la guardò interrogativa prima di spostare lo sguardo da lei, decisamente sconvolta, a lui che ancora la guardava, anche se leggermente crucciato da quell'inspiegabile reazione... e capì.
"Ce l'hai fatta" sillabò con le labbra, alzando gli occhi al cielo.
E così Miki sapeva. Forse non che lui era l'eroe di Parigi, ma che fosse innamorato di lei sicuramente.
Possibile che fosse l'unica a non averlo capito? Deglutì e abbassò lo sguardo sul cellulare, senza sapere cosa rispondere
Quel dilemma le venne risparmiato dalla voce che annunciava il suo nome come "La mente geniale che ha creato questa meraviglia". Respirò a fondo e, cercando di sorridere, fece il suo ingresso sulla scena.


🐞


"La ringrazio, signore Agreste" sorrise lei, stringendo la mano all'uomo che accennò un sorriso per poi voltarsi e sparire insieme alla sua segretaria.
Il sorriso sparì poco a poco dal suo viso e sospirò, passandosi una mano tra i capelli e disfacedo un po' la crocchia. Era stanca e confusa. Molto confusa.
"Soddisfatta?" chiese una voce alle sue spalle, molto familiare e per nulla inaspettata.
"Stanca" rispose lei, senza voltarsi.
"Si, è normale" acconsentì lui "Ci farai l'abitudine".
Raf si girò e se lo ritrovò davanti, in quel completo giacca e cravatta nera che lo faceva sembrare più grande (e più sexy, ma questo lo tenne per sé), poggiato ad un muretto con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
Tentennò un'attimo infine parlò: "Grazie" fu tutto ciò che disse.
Il ragazzo scrollò le spalle: "Per nulla" rispose.
Scese il silenzio per qualche istante, finché Raf non pensò che fosse abbastanza: "Beh, io vado. Buonanotte" tagliò corto, incamminandosi ma Sulfus la fermò appena gli passò di fianco.
"Qual'è il problema?" chiese, serio "Perché mi eviti?"
Raf esitò ma riprese contegno, alzando un sopracciglio: "Credevo che fossi tu ad evitarmi" rispose. Per qualche assurda ragione, lo vide arrossire.
"Non ti stavo evitando" rispose, distogliendo lo sguardo "È solo che..." cominciò.
"...lui pensava che ti fossi incazzata per averti baciata perché è stracotto di te ma non te lo vuole dire!" disse tutto d'un fiato Miki, apparendo dal nulla e facendoli sobbalzare entrambi.
"Cèsair!" sbottò Sulfus, il rossore che si andava ampliando sulle sue gote. Miki si tolse fulmineamente dal suo raggio di azione.
"Tanto lo aveva capito!" ribatté lei, tra il seccato e il divertito. "Tutta la città sa che le muori dietro!"
Raf si sentì le guance in fiamme e il ragazzo s'irrigidì: "C-Cèsair, giuro che io ti..." boccheggiò.
"Non è a me che devi fare giuramenti ma alla bella bionda dietro di te!" urlò in risposta lei, allontanandosi velocemente da loro. Tipico di Miki: arrivava, sconvolgeva tutto e se ne andava.
Tra loro calò un pesante silenzio, rotto poco dopo dal ragazzo che si schiarì la gola: "È tardi, ci si vede in giro" tagliò corto, per poi allontanarsi velocemente da lì.
Raf lo vide allontanarsi, spostò lo sguardo sulla sua pockette aperta da cui spuntava la testolina di Tikki ed i suoi grandi occhi blu. Non ci fu bisogno di parole, si capirono entrambe.
E oramai si era capita anche lei: era stata veramente una stupida.
Scattò in avanti e lo raggiunse il più velocemente possibile: "Agreste!" chiamò, forse più seria e intimidatoria di quanto avrebbe voluto. Il ragazzo si fermò di colpo. Raf gli posò una mano sulla spalla costringendolo a voltarsi, poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
Lo sentì rispondere quasi subito, stringendola a sé: in quel tocco, rude ed intenso, riconobbe Chat. Lo stesso Chat che l'aveva baciata sulla terrazzina, tre mesi prima.
Bisognava essere veramente degli stupidi per non capirlo.
Dopo quella che sembrò un'eternità, si staccarono per riprendere fiato, tuttavia il ragazzo continuò a tenerla stretta a sé.
"Q-questo... per che cos'era?" mormorò lui, la fronte poggiata sulla sua.
"Un risacrimento per l'ultima volta" rispose, facendolo accigliare "Kitty" aggiunse, col tono tipico che usava quando era Ladybug.
Lo vide sgranare gli occhi, socchiudere la bocca e impallidire.
"Bogaboo3...?" chiese, sconvolto.
Raf sorrise.





Note:
1Si, è Adrien. Sono simpatica, vero? 
2Si, è Marinette. Ah, beati Easter Eggs!
3Il nomignolo con cui Chat chiama Ladybug.
  
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