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Autore: Leila 95    18/08/2017    5 recensioni
Da quando si erano trasferiti in quel minuscolo paesino, lontano anni luce dal resto del mondo e dimenticato da Dio, Leia non aveva avuto una vita facile: aveva dovuto fare i conti con una realtà diversa, alla quale si ostinava a non volersi abituare. Nuove persone erano entrate nella sua vita, e non con tutte aveva stabilito un buon rapporto...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Un po' tutti, Wedge Antilles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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          Capitolo I
Leia Amidala Skywalker non si era mai sentita tanto a disagio come in quel momento. Avrebbe voluto trovarsi ovunque tranne che lì, a quella stupida festa sulla spiaggia. La scuola era appena finita, e festeggiare il diploma appena conquistato davanti ad un falò in compagnia degli amici le era sembrata una splendida idea, anche se – a dirla tutta – non era un’amante delle feste.
Aveva tutti i motivi di festeggiare. Gli ultimi tre anni erano stati davvero devastanti per i suoi nervi: la morte dei genitori a causa di un incidente stradale; il trasferimento in uno sperduto paesino di provincia, per andare a vivere con zio Owen e zia Beru; le difficoltà enormi per integrarsi in una classe nuova, in una scuola in cui non conosceva nessuno, specie per lei che era così timida e riservata. Per fortuna che suo fratello Luke era sempre stato al suo fianco: non avevano davvero niente in comune – né sul piano fisico né dal punto di vista del carattere – pur essendo gemelli, eppure lui era l’unico in grado di capirla davvero, l’unico che le volesse bene in quel paese in cui forse non si sarebbe mai sentita integrata. Sarebbe probabilmente caduta in depressione se non ci fosse stato lui a sostenerla.
Il fatto che fossero riusciti a diplomarsi, nonostante tutto quello che era successo, meritava già una festa. Inoltre, la sua migliore amica Winter era venuta a trovarla e avrebbe trascorso qualche giorno ospite a casa sua. Winter era la sorella che non aveva mai avuto: si conoscevano dai tempi dell’asilo ed erano sempre state inseparabili. Purtroppo, quando si era dovuta trasferire dopo la morte dei suoi genitori, erano state costrette a dividersi, ma non avevano mai perso i contatti e, ogni volta che era possibile, cercavano di incontrarsi e trascorrere del tempo insieme. Fra di loro c’erano sempre stati rispetto, stima e profonda sincerità, e non avevano segreti. Ora più che mai, Leia aveva bisogno di un’amica come lei.
L’idea della festa era venuta in mente a Luke, il più mondano fra loro due, nonché quello che aveva la patente per guidare fino alla spiaggia; Leia e Winter si erano occupate della preparazione del cibo e delle bibite. Avevano organizzato questa uscita fuori porta con gli amici più intimi, quei pochi con i quali erano riusciti a legare da quando si erano trasferiti. C’erano Wedge Antilles e Jyn Erso, loro compagni di classe: Wedge era diventato subito il miglior amico di Luke, il suo compagno di scorribande e di tornei di Fifa del venerdì sera; Jyn invece era una ragazza tosta, determinata, ribelle, e a causa della sua lingua lunga – che non sapeva né voleva tenere a freno – aveva seriamente rischiato di non essere ammessa all’esame di maturità. Jyn era venuta accompagnata dal suo ragazzo, Cassian, studente di ingegneria meccanica con il sogno di costruire robot. Poi c’erano Lando, il loro vicino di casa, che gestiva un locale di fronte alla scuola, e Han Solo, il motivo per cui Leia stava così male.
Han era un ragazzo parecchio più grande di tutti loro che lavorava come meccanico all’officina del paese. Se n’era andato di casa per inseguire il proprio sogno – aprirsi un’officina meccanica tutta sua – anche se per ora doveva accontentarsi di stare sotto il giogo del suo capo, Jabba TheHutt. In brevissimo tempo era diventato molto amico di suo fratello Luke, nonostante la grossa differenza d’età e di estrazione sociale, perché entrambi condividevano un amore sconfinato per i motori e – in particolare – per le motociclette d’epoca. Da solo, infatti, Han aveva rimesso a nuovo una vecchia moto dismessa recuperata dall’autodemolizione, il Falcon, e ne aveva truccato il motore con delle modifiche fatte da lui personalmente…sotto l’apparenza di quel vecchio catorcio si nascondeva un vero bolide. A volte la usava anche per fare gare di velocità (ovviamente clandestine) che si tenevano al vecchio zuccherificio abbandonato: vi partecipava per guadagnare qualche soldo da aggiungere alla sua miserrima paga, ma più che altro per l’adrenalina che provava nel correre come un folle, nello sfidare la morte. Aveva un carattere terribile, e nessuno che lo sopportasse – solo un vecchio gatto spelacchiato, che aveva chiamato Chewie, viveva con lui, dopo che un giorno lo aveva trovato solo e affamato fuori dall’officina e aveva deciso di portarselo a casa.
Leia aveva immediatamente provato repulsione per quel ragazzo senza né etica né morale, che viveva alla giornata e che cambiava ragazze più spesso di quanto cambiasse vestiti. Tuttavia ne era stata anche subito e irrimediabilmente attratta, e piano piano aveva finito per innamorarsi di lui. Le piacevano i suoi occhi che cambiavano colore a seconda della luce o del suo stato d’animo, il suo modo di fare arrogante e strafottente, la sua personalità così forte, persino il modo agile in cui stava muovendo le dita sulle corde della chitarra in quel momento. Ma sapeva bene che non avrebbero avuto chance come coppia: erano troppo diversi, se ne rendeva conto, e poi lui non era il tipo di ragazzo che i suoi genitori le avrebbero voluto accanto. Per non parlare del fatto che Han non si era mai neanche interessato a lei, se non per il fatto che era la sorella di Luke: quando si trovavano insieme – come ora – non faceva che prenderla in giro e deriderla. La chiamava continuamente principessa, perché la riteneva una bambina viziata che non aveva ancora imparato a vivere nel mondo reale, e aveva coniato apposta per lei tanti altri ridicoli nomignoli, solo per il gusto perverso di vederla arrossire di rabbia e di vergogna. Non aveva alcun rispetto né stima per lei, la disprezzava e la umiliava. Tutto questo era estremamente frustrante per lei.
Ora se ne stava a strimpellare allegramente la sua chitarra, canticchiando alla luce del falò, mentre la sua accompagnatrice si prodigava accanto a lui in mille moine e smancerie, scompigliandogli i capelli e riempiendolo di baci appiccicosi. Un uomo che si fa trattare così dalla propria ragazza – pensò Leia in quel momento – non è degno di appartenere alla categoria. Eppure c’era qualcosa nel suo sguardo, una strana luce nei suoi occhi quando posava lo sguardo su di lei…no, non poteva essere diverso da quello che appariva. Doveva farsene una ragione, e dimenticarlo.
 
“Leia!” Winter la prese per un braccio. “Si può sapere che ti prende?”
Winter aveva lo strano potere di leggerle nel pensiero. A lei era impossibile mentire, ma Leia ci provò comunque. “Niente…perché?”
“Sei caduta in trance.” Si avvicinò di più al suo orecchio. “È ancora per Han, vero?”
Leia le aveva parlato della sua stupida cotta più di una volta e Winter le aveva sempre suggerito di farsi avanti, di provarci, ma lei aveva escluso questa ipotesi sin dall’inizio: il solo pensiero della risata che avrebbe provocato a Han era già sufficiente a distoglierla dal tentare una qualsiasi mossa. Cosa avrebbe potuto ottenere da una confessione del genere? Avrebbe fornito solo un ulteriore motivo a lui per prenderla in giro senza pietà.
“Che cosa posso farci?” rispose. “Questo spettacolo mi fa venire il vomito.”
“E cosa hai intenzione di fare ora?”
Leia sospirò. “Me ne vado. Chiamo zio Owen en mi faccio venire a prendere.”
Vedere Han che si faceva spupazzare come un giocattolo la nauseava profondamente, e levare le tende le sembrava l’unica prospettiva di salvezza.
Winter le mise un braccio sulle spalle, come a rassicurarla. “Perché vuoi andare già via? Ci stiamo divertendo un sacco…resta ancora un po’.”
“Tu forse ti starai divertendo” rispose acida Leia. “Io non ci trovo nulla di divertente in questo spettacolo pietoso.”
Detto questo, si alzò dicendo di non sentirsi bene e fece per allontanarsi per chiamare a casa. Tutti i presenti si preoccuparono del suo stato di salute e chiesero se c’era qualcosa che potessero fare per aiutarla – tutti tranne Han, naturalmente, che continuò imperterrito a farsi sbaciucchiare dalla bionda al suo fianco: Cassian e Wedge si offrirono entrambi per darle un passaggio fino a casa, Jyn propose invece di sciogliere la brigata e di ritirarsi tutti, ma Leia riuscì ad insistere a che la festa continuasse anche senza di lei e si allontanò svelta dal falò.
Aveva appena finito di parlare al telefono con zia Beru, rassicurandola del fatto che non era successo nulla di grave, ma che si era comunque divertita e che aveva mangiato a sufficienza, quando una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione.
“Ehi, che ti succede?” chiese Han Solo.
Leia trasalì all’udire quella voce. Han era proprio l’ultima persona con cui voleva parlare adesso.
Molto lentamente si voltò a guardarlo. Non lo aveva mai visto così bello come ora, illuminato dalla luce della luna, con i capelli arruffati e gli occhi rossi per il fumo del falò. Non aveva mai notato che portava al collo un piccolo ciondolo a forma di ancora…forse non le era mai stato così vicino prima di quel momento, o forse non aveva mai portato la camicia tanto aperta in sua presenza.
Dovette appellarsi a ogni briciolo di buon senso per resistere alla tentazione di sfiorare la sua pelle cotta dal sole, di affondare le dita fra i suoi capelli.
“Niente, Han” rispose. “Ho solo un po’ di nausea.”
Il ragazzo accennò ad un sorriso impudente. “Sei sicura che sia solo questo?” le chiese. La sua voce si era abbassata di parecchi toni, e questo lo rendeva ancora più seducente. “Non è che ti ha dato fastidio che ho portato Clarisse alla festa?”
“Forse non lo hai ancora capito testa calda, ma la galassia non ruota attorno a te. Tu non sei il centro dell’universo!” Era furiosa con lui perché aveva colto esattamente nel segno, ma anche con se stessa perché non era stata in grado di dissimulare ciò che provava. “Continua pure a…gozzovigliare con la tua amica, questo non è un mio problema.”
Han sorrise della sua scelta linguistica: nessuna persona sana di mente avrebbe utilizzato gozzovigliare nel XXI secolo.
“Leia, io…” Le sfiorò il braccio con la punta delle dita, ma fu un attimo prima che lei lo scacciò via in malo modo.
“Non mi toccare, Han” sibilò a denti stretti. “Tu mi disgusti, mi fai schifo. Mi fa schifo il modo in cui tratti le ragazza, solo per il tuo divertimento, e mi fa schifo il fatto che tu non abbia ritegno a provarci anche con me, soprattutto dopo tutto il male che mi hai fatto.”
Girò i tacchi e corse via prima che Han potesse avere anche solo il tempo di elaborare una risposta adeguata al suo tono. Il ragazzo rimase a guardarla allibito, incredulo, mentre lei diventava un’ombra sempre più sfocata nell’oscurità della notte.

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NOTE DELL'AUTRICE
Salve a tutti e innanzitutto grazie di aver letto la mia storia. Di solito non scrivo mai note a margine delle storie che pubblico, ma stavolta mi sembrava un'azione doverosa, se non altro per motivare questo capitolo che avete appena letto. Per una volta ho voluto abbandonare scenari apocalittici e campi di battaglia e trasferire i protagonisti della saga che più adoro in un piccolo (e generico) paesino di provincia, come quello in cui vivo io; li ho voluti immaginare - per una volta - alle prese con problemi e scaramucce tipici della loro giovane età, e non con distruzioni di pianeti e battaglie con il Lato Oscuro. Spero non mi fraintendiate, io AMO la saga di Star Wars e non la vorrei diversa da come è, ma mi sono divertita a fare questo piccolo "esperimento" e spero che la cosa piaccia anche a voi. 
A presto (spero) con un nuovo capitolo e...che la Forza sia con voi!
Sabrina
   
 
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