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Autore: elerim    20/08/2017    8 recensioni
Il tentativo di sollevare le sorti di una domenica andata a sfascio, principalmente a causa di un mio male di vivere. O inadeguatezza. Più d'uno lo liquiderebbe con 'ormoni'.
Sarà probabilmente aggiunta alla raccolta di one-shot che ho già avviata, anche perché costituisce di fatto il POV di Sesshomaru rispetto agli eventi della one-shot n.4 che pubblicherò presto (?!) in 'Again'. Tuttavia, poiché nella forma e nello stile esula dagli altri racconti, e poiché in fondo è una riflessione a sé stante, per ora la pubblico così.
Si potrebbe anche intitolare “Lo spirito ricreativo di Sesshomaru nelle vacanze estive (è inesistente)” ma renderebbe il tutto un po' ridicolo. Il fatto è che Sesshomaru è tutto fuorché un personaggio da ombrellone.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vanità delle vanità.




“Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.
Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.
Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.”

La Bibbia, dal libro di Qoèlet, o l'Ecclesiaste, cap.1, vv. 2-9





Nulla cambia davvero per le entità viventi. Le specie, i tempi e i luoghi sembrano diversi ma tutto si ripete. Non solo avvenimenti e comportamenti, ma anche forme, colori, strutture, società, gerarchie.
Forse tutti questi cambiamenti apparenti sono un'illusione degli dèi a vantaggio delle forme di vita più longeve.
Una forma di intrattenimento, per dare l'illusione a chi osserva più a lungo di vedere qualcosa di nuovo, di importante.
Le formiche intrattengono gli uomini, gli uomini intrattengono i demoni.
E i demoni?

“Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento,
perché molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere, aumenta il dolore. Tutto è vanità.”
cap.1, vv. 2-9, 17-18


Come le chiamano gli umani – i matematici – queste strutture che si ripetono identiche nel grande come nel piccolo? Strutture frattali.
A lei piacciono tanto. Solo perché generano immagini belle, suppone. E sono belle perché sono vere, perché agli uomini piace illudersi di essere creativi, invece sono solo svelatori di verità. Forse un po' più bravi di altre specie – lo deve ammettere – ma in fondo sono solo scoperchiatori di vasi, laceratori di veli, violatori di abissi.
Lui distrugge per vivere, è la sua natura, ma non distrugge per capire.
Per capire gli basta osservare, e percepire flussi e fluttuazioni negli elementi.
E ascoltare le saggezze degli alberi e i pettegolezzi dei miceli, che conservano la memoria.


L'albero su cui è seduto però non gli racconta niente, niente di nuovo. Da decenni osserva gli uomini affaccendarsi sulla spiaggia, ma che sia per la pesca di cinquant'anni prima o per la vacanza di ora, per l'albero non fa alcuna differenza.
Né per lui, d'altra parte, che non trova interessante né efficiente alcuna attività umana.

Però lei.
È a causa di lei che funziona la sua, di illusione. Per lei rimane ancorato a quel diabolico intrattenimento.
È inginocchiata nella sabbia, con i capelli malamente legati, rigidi per la salsedine. Una maglietta rosso slavato, larga e corta, le lascia scoperta la spalla ma nasconde il petto. Il reggiseno del costume non lo sopporta e se lo toglie appena possibile.
Non ha niente di speciale, niente di nuovo, niente di oggettivamente bello o interessante.
Niente che spieghi perché stia lì ad osservarla da ore, che potrebbero essere giorni, o mesi.
Nulla che spieghi perché freme.
Quando, nello sporgersi, la maglietta le si solleva e lascia intravedere l'ombra del seno.
Quando ride buttando indietro la testa.
Quando si accovaccia sul bagnasciuga a raccogliere conchiglie, sassolini, inutilità.
Quando si guarda intorno con apparente noncuranza perché - lo sa - le manca. E guarda di sfuggita un telefono che non le darà mai soddisfazione.

È con loro, in mezzo a loro, gli amici. Protetta, partecipe, esuberante, come sempre. Amata.
Cosa le manca?
Cosa cerca da lui che già non abbia, cosa spera di avere più di quello che ha? La sua specie le sta dando tutto ciò che ha di più prezioso.
Non c'è nulla di nuovo che lui possa darle, nulla di nuovo sotto il sole.

Ma lei.
Lo aspetta anche se sa che non verrà. Gliel'ha detto chiaramente e per un attimo le è parsa perfino sollevata. La sua presenza la impegna, talvolte pensa che la imbarazzi.
Tuttavia, ormai è inutile farla attendere oltre. Quando lascia espandere l'aura che aveva tenuto celata, il suo fratello bastardo drizza le orecchie e lei alza lo sguardo.
Mormora “Sesshomaru!” e si solleva sorpresa. Radiosa.

Mentre plana dall'albero ne incide la corteccia con l'unghia, un ammonimento a non prendersi troppo gioco di lui.

Osservate miceli, alberi e montagne! Per lei ingoia il suo stesso veleno, saturo di rabbia ed orgoglio. Oggi sarà lui la loro falsa novità, il loro intrattenimento, la loro illusione.



“Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica.
Infatti, se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi; ma uno solo come fa a riscaldarsi?
Se uno è aggredito, in due possono resistere: una corda a tre capi non si rompe tanto presto.”
Cap.4, vv. 9-12



   
 
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