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Autore: misslittlesun95    21/08/2017    0 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XX


Avere Claudia a casa era indubbiamente faticoso, a livello fisico quanto mentale, ma era bello, era piacevole per tutti vederla lì, e anche se leggerissimi vi erano stati dei miglioramenti, quantomeno emotivi, per la paziente.
Non poteva fare altro che stare a riposo, ma provava a mettersi spesso in poltrona o sul divano, e nelle ore dei pasti raggiungeva la famiglia a tavola.
Ovviamente non poteva muoversi che con la carrozzina, ma la sua voglia di fare era molta e molto positiva.
Il venerdì mattina, come si poteva immaginare, Guido aveva fatto i capricci perché non voleva andare all'asilo, preferiva decisamente l'idea di stare a casa con la mamma, e i genitori erano riusciti a calmarlo e mandarlo a scuola solo spiegandogli che, se Claudia si fosse riposata per bene durante la mattinata, mentre lui era via, nel pomeriggio sarebbero potuti stare insieme.
A lei si era stretto il cuore nel vedere il figlio così triste, e aveva chiesto al marito di accompagnare il bambino insieme a lui alla scuola materna, ma quello era stato categorico.
- Usciamo già domani sera, amore, è inutile che tu faccia sforzi che possono essere rischiosi, anche se lo fai per amore di tuo figlio. Adesso stai a riposo e oggi pomeriggio avrete tutto il tempo di stare assieme.-
E così fu, al rientro a casa, un po' sul letto a farsi coccolare e un po' in cucina per fare merenda e colorare qualche disegno, il piccolo ebbe la gioia di passare del tempo con la mamma, sempre sotto gli occhi vigili del magistrato e del signor Oreste, i quali probabilmente non avrebbero lasciato la donna sola neanche un minuto fino alla sua completa guarigione.

Il giorno seguente andò a trovarla Isabella, e come promesso la aiutò a fare in modo di sentirsi bella e femminile grazie al trucco, spiegandole come porre rimedio alla mancanza di sopracciglia e dandole due dritte per prepararsi a quella sera.
Nulla di troppo faticoso, era chiaro, e tutto svolto con prodotti antiallergici che non rischiavano di farle del male in qualche modo, ma la manualità di Claudia, che era sempre stata ottima e non si era persa neanche con l'estrema debolezza di quel periodo, unita alla cultura cosmetica dell'amica, era riuscita a ridarle l'aspetto curato ed elegante senza il quale si sentiva decisamente a disagio.
La prima uscita di casa dopo quel ricovero che le era parso eterno fu davvero strana; la carrozzina, l'ossigeno, la mascherina, i farmaci nella borsa, tutto pareva appartenere a una vita che non era la sua, un errore, un incidente di percorso.
Il comportamento della sua famiglia, che durante il tragitto aveva riso e scherzato con lei nello stesso identico modo di quando stava bene, l'aveva aiutata a non sentirsi poi così diversa dalla donna che era stata prima di ammalarsi, e lo stesso era accaduto quando si era trovata a chiacchierare con le mamme di alcuni amichetti di suo figlio, donne che aveva conosciuto durante quegli anni, con cui si era sempre trovata bene, e che sembravano davvero interessate alla battaglia che stava combattendo, tanto da farle i complimenti per il modo in cui affrontava il tutto.
- Lo si vede anche dalla tua presenza qui oggi.- Le aveva detto una donna più o meno della sua età con corti ricci rossicci. - Anch'io, se fossi stata male, sarei voluta venire stasera, ma probabilmente avrei desistito per paura di qualcosa. Tu, invece, sei qui, hai messo tuo figlio davanti a te stessa, ma d'altronde mi pare tu l'abbia sempre fatto.- Disse riferendosi a quando Claudia lavorava ma cercava ugualmente di essere presente ad ogni recita od occasione importante del figlio.
La signora che le aveva parlato non era propriamente una sua amica, ma di certo era qualcosa che le si avvicinava molto.
Al contrario di tante altre madri lì presenti che, senza neanche prendersi la briga di nasconderlo, avevano indicato più volte l'ex deputata con l'aggiunta di commenti decisamente poco simpatici.
Davide le aveva addirittura raccontato di aver sentito un “è evidente che sia venuta in quelle condizioni solo per fare pietà e farsi pubblicità”, ma lei non ci aveva dato peso, proprio come quando, un paio di mesi prima, non aveva dato peso alle malelingue che a Montecitorio la definivano un'assenteista.
I bambini avevano messo in scena uno spettacolino dopo il quale si era svolta una vera e propria cerimonia di consegna dei diplomini in stile americano; i piccoli, con una mantellina nera e un tocco di carta dello stesso colore, erano stati chiamati uno ad uno per ricevere il loro primo attestato.
Al turno di Guido Davide si fece avanti per fotografare ed immortalare ogni attimo di quel momento tanto importante, poi aveva ceduto alla richiesta della moglie di farle una foto con il figlio seduto sulle ginocchia.
Claudia aveva passato buona parte della giornata precedente a domandare a se stessa se volesse o meno farsi fotografare quella sera e in futuro, se voleva rimanessero ricordi di lei in quelle condizioni o se preferiva stare lontana dall'obiettivo fino alla fine di tutta quella storia.
Inutile chiedersi cosa si fosse risposta; in quel momento la malattia era solo una parte della sua vita, l'unica di cui avrebbe voluto cancellare ogni ricordo, ma tutto il resto? Valeva la pena non avere neanche una foto con i suoi cari solo perché non poteva nascondere la situazione davanti alla fotocamera? No, ovviamente no.
E, infatti, già quella sera scattarono parecchio, Davide fece moltissime foto ai due amori della sua vita e, a un certo punto, il bambino, aiutato dal nonno, volle fotografare i genitori.
Dopo qualche click, senza neanche accorgersene, marito e moglie si ritrovarono nella stessa posa assunta in una bellissima foto del loro matrimonio, lei seduta con il collo e la testa leggermente girati guardava verso lui che, in piedi, la ammirava sorridendo.
Rimasero così fermi per qualche istante, e anche i due impegnati a fotografare furono presi da quell'attimo di magia e amore.
Mangiarono lì all'asilo con le altre famiglie e rimasero un pochino anche nel dopocena, fino a quando Claudia non fu visibilmente stanca.
Salutarono gli altri genitori e le maestre, che comunque avrebbero rivisto perché la scuola sarebbe rimasta aperta fino a fine luglio per aiutare quelle famiglie che, come loro, non sapevano dove tenere i figli, e rincasarono.
Vissero un attimo di spavento quando, già nel letto, la donna si lasciò andare ad alcuni colpi di tosse abbastanza forti, ma non aveva febbre e si riprese molto in fretta incolpando qualche movimento brusco per le sue condizioni.
Uscirono nuovamente la domenica pomeriggio per un giro al parco e il lunedì per accompagnare il bambino all'asilo.
Poco per volta si stavano abituando alla vita con Claudia a casa, che non era poi così difficile e sicuramente era meglio di averla in ospedale.
Il medico lo sentivano tutti i giorni per informarlo delle condizioni della paziente, e la andò a visitare nel pomeriggio del primo giorno della settimana.
- Devo ammettere di trovarti bene, direi addirittura meglio di quando eri in ospedale.- Era stato il suo commento appena terminata la visita.
- Stare a casa mi fa bene, dottore.- Aveva riso lei.
- Ero davvero preoccupato dall'idea di trovarti in condizioni peggiori e doverti ricoverare, sinceramente, invece per fortuna mi sorprendi in positivo.-
- Tanto settimana prossima in ospedale dovrò tornarci comunque.- Commentò tristemente la donna.
-Sì, purtroppo sì, ma se le cose andranno avanti così potremmo iniziare a fare la chemio in day-hospital, e sarebbe già un bel risultato. Inoltre alla fine del prossimo ciclo faremo il primo giro di controlli completi.-
- E come pensi che andranno?-
- Penso, e soprattutto spero, che non vi saranno problemi, anche se ho trovato i tuoi polmoni un po' più affaticati ed ostruiti. Hai avuto più tosse del solito in questi giorni?-
- Sì, se devo essere sincera. Non moltissima, nulla che si possa definire preoccupante, altrimenti conoscendo i miei cari sarei già finita in pronto soccorso. La sto tenendo sotto controllo io per prima, non preoccuparti.- Spiegò. - E devi fidarti che questa volta sto davvero attenta alla mia salute.- Precisò.
- Proverò a fidarmi. Intanto però ti prescrivo un farmaco per sciogliere l'eventuale catarro e ti chiedo, la notte, di utilizzare per l'ossigeno la mascherina e non i tubi, così da essere tutti più tranquilli.
Non rischi di andare in debito di ossigeno, sia chiaro, ma la prudenza non è mai troppa. Se poi la situazione dovesse continuare così o addirittura aggravarsi richiederò una lastra urgente, è ovvio, ma mi sembra inutile fasciarsi la testa prima di cadere.-
Claudia fu contenta di vedere Francesco più rilassato nel parlare delle sue condizioni.
La diagnosi era stato un duro colpo, gli effetti della prima chemio portavano groppi in gola solo a parlarne, ma la donna confidava nell'iter terapeutico e si sentiva pronta a fare tutto il necessario per guarire.
- E domani cosa farai?- Le chiese poi sedendosi su una sedia accanto a lei, come amico e non più come medico.
La donna sorrise; il giorno seguente, martedì otto luglio, sarebbe stato il suo trentunesimo compleanno, e sarebbe rimasta a festeggiarlo a casa, tranquilla e felice assieme alla famiglia.
- Nulla di particolare, in mattinata verrò a trovarmi Isabella, essendo che non è di turno, e nel pomeriggio guarderò Davide e Guido preparare la pizza che mangeremo poi qui da me la sera assieme a mio padre e alla famiglia di mio fratello.
Inizialmente avevo proposto di andare a cena fuori, o prendere anche solo una pizza da asporto, ma poi mi sono resa conto di aver paura di come potessero essere cucinate, alla lunga le apprensioni dei miei cari sono diventate le mie. Però mio marito ha deciso che un piatto di pasta o qualcosa di surgelato erano una bestemmia come cena di compleanno, quindi ha preferito prendersi la giornata libera e preparare lui stando attento a ogni minimo dettaglio. Credo di aver sposato un santo.-
- Ti ama molto, Claudia, e non è una frase fatta. Non sai quante volte mi è toccato vedere drammi dentro al dramma, famiglie distrutte dall'ammalarsi di lui o di lei. Soprattutto di lei.
Quando ci si giura amore “in salute e in malattia” probabilmente si è certi che non accadrà mai, o che l'amore basterà davvero a rimanere uniti in ogni caso, ma purtroppo non è così.
Davide mi è bastato vederlo in queste due settimane, è troppo innamorato di te per pensare che lasciarti sarebbe meno doloroso di rimanere qui in questa situazione.
Può sembrare banale, ma significa moltissimo avere la forza di esserci quando le cose non vanno bene, vuol dire che si è davvero più forti di tutto il resto.-
- Lo spero, Francesco, spero davvero di poter avere mio marito al mio fianco fino alla fine della malattia. E dopo, ovviamente, quando la nostra vita potrà ricominciare a scorrere in modo quasi tranquillo.- Commentò la donna.
Poi si fece triste e chiese all'amico una cosa il cui solo pensiero era peggio di altre mille diagnosi di tumore.
- Frà... La chemio mi renderà sterile, non è vero?-
Il medico trasalì.
Prima o poi, con quelle parole o con altre, la domanda sarebbe arrivata, perché gli effetti delle terapie antitumorali sulla fertilità li conoscevano tutti, anche chi- a differenza di Claudia- non aveva studiato medicina.
L'oncologo decise di essere possibilista, conscio del fatto che lei avrebbe capito da sola quanta verità, e speranza, vi fossero nelle sue parole.
- Non è una certezza, anche se non posso negarti che ci sia questa possibilità, sì. Purtroppo penso tu sappia che per avere risposte attendibili dovremo aspettare fino alla fine delle cure.-
Lei annuì.
- Potrei andare in menopausa a poco più di trent'anni, quando ci sono donne che alla mia età ancora non hanno avuto il primo figlio, è così assurdo.
Sai, prima di sapere della malattia stavo pensando di parlare a Davide del fare un secondo figlio. Col lavoro era impensabile, ma adesso avrei avuto tutte le possibilità. Guido ormai ha sei anni, aspettare ancora non avrebbe avuto senso, e mi sentivo pronta a ricominciare con pappette e pannolini, magari con una figlia femmina...-
Francesco si sentì improvvisamente in colpa e sibilò uno “scusami”.
- E per cosa?- Chiese Claudia stranita.
- Io avrei potuto, anzi, avrei dovuto essendo tu una mia paziente oltre che amica, parlarti del congelamento degli ovuli come misura preventiva per avere la possibilità di essere nuovamente madre in futuro, è prassi.
Ma stavi così male, eri così testarda quando ti sei presentata nel mio studio per la prima visita, e lo stesso al momento della diagnosi, che io ho voluto solo farti capire quanto gravi fossero le tue condizioni e quanto rapidamente avresti dovuto iniziare le terapie. Se vorrai denunciarmi per danni sarai liberissima di farlo, so che il desiderio di maternità di una donna non è qualcosa su cui si possa scherzare.- Disse serissimo e con l'aria decisamente mortificata.
Ma Claudia, per quanto poco ci riuscisse, era scoppiata a ridere.
- Un'altra donna probabilmente prenderebbe davvero in considerazione l'idea della denuncia, Francesco, ma credo anche che in un'altra situazione, magari con meno coinvolgimento emotivo, tu avresti dato alla paziente tutte le informazioni necessarie.
E poi io devo solo ringraziarti... se non ci fossi stato tu, qualcuno di cui fidarmi, non avrei mai trovato la forza di accettare quel che mi stava accadendo, visto che credo lo sappiamo ormai tutti che io fossi perfettamente a conoscenza del fatto di essere malata di cancro ma non avessi il coraggio -forse perché ero stupida e illusa- di fare qualcosa, e se mi fossi trovata a dover mettermi in contatto con medici che non conoscevo sarei ancora lì ad attendere il malore devastante che, nella migliore delle ipotesi, mi avrebbe portata ad un ricovero urgente.- Gli rispose con gli occhi leggermente lucidi.
- E sapevo anche della possibilità di divenire sterile e dei metodi per evitarlo.- Aggiunse. - Ma ho preferito non fare nulla; ho un figlio bellissimo, e se quando sarò guarita ricomincerò ad avere le mestruazioni potrò tentare una seconda gravidanza, facendo naturalmente tutte le analisi e cure del caso, ma se il mio corpo mi dirà che non potrò diventare nuovamente madre tenterò di accettarlo.
Non dico che sarà facile, ma ho una famiglia meravigliosa e avrò superato il cancro, dubito che non riuscirei a trovare qualcosa per cui vale la pena vivere.-
Francesco la ascoltava con orgoglio e ammirazione, si sentiva onorato ad avere come amica una donna così forte. L'aveva conosciuta giovanissima e l'aveva vista crescere sia nel privato che nel professionale, rimanendo sempre ammaliato dal suo modo di essere; caparbia, combattiva ma anche capace di piangere e farsi rassicurare quando ne aveva bisogno.
Le sorrise.
- Bene, direi che per oggi è tutto. Domani ho i turni incastrati malissimo e purtroppo non riuscirò a venire a farti gli auguri di persona come vorrei, ma appena ho un attimo ti chiamo, sperando di non disturbarti proprio in un momento in cui riposi.-
- Stai tranquillo, il tuo lavoro è decisamente molto più importante del mio compleanno o del mio riposo.- Rispose.
Si salutarono pochi minuti dopo e Claudia, felice ma stanca per via quella conversazione amichevole e di quella visita andata abbastanza bene, si mise a sonnecchiare.
La giornata seguente fu una giornata felice come poche ce ne erano state nel mese precedente.
La mattinata con l'amica fu molto piacevole, Isabella aveva sempre qualcosa di interessate da dirle o raccontarle, e inoltre era arrivata con un pacchettino molto ben incartato per la festeggiata.
Il regalo, in realtà, era doppio; una classica collanina di Tiffany con il ciondolo di argento a forma di cuore e un pacchetto per un week-end di coppia da passare alle terme. - Sono stata molto in dubbio su questo.- Aveva confessato mentre Claudia la ringraziava. - Ma poi ho pensato al modo in cui continui a guardare al futuro e ho creduto lo avresti apprezzato. Spero solo di non essermi sbagliata, tesoro.-
- Affatto.- Rispose l'altra. - Non so quanto sia vero che l'essere positivi aiuti a guarire, ma mettere il tuo regalo in bella vista sul comò sarà sicuramente un motivo in più per voler guarire.
Mentre questo.- Disse tenendo tra le dita la collana che aveva già indossato. -Starà con me giorno e notte. Anche in ospedale, se me lo consentiranno.-

- Spero davvero ti possa portare fortuna.- Le augurò Isabella.
Francesco telefonò intorno alle undici, avendo così anche l'occasione di salutare l'altra donna, che non era propriamente una sua amica ma conosceva abbastanza bene da aver piacere di farci quattro chiacchiere ogni tanto.
Come avevano deciso, nel pomeriggio si misero tutti e tre, Claudia, Davide e Guido, a preparare l'impasto per la pizza, ma verso le quatto e mezza i due uomini di casa, con la scusa che se voleva stare sveglia quella sera doveva assolutamente riposare, rilegarono la mamma in camera sua e andarono avanti a cucinare da soli.
Il motivo di quel riposo forzato la donna lo capì subito dopo cena, prima del caffè, quando, mentre lei, il padre e la famiglia di Gianluca erano ancora seduti al tavolo del salone, il marito e il figlio sparirono per un attimo per poi tornare con una torta al cioccolato dall'aspetto molto invitante con sopra trentuno candeline.
- Non potevo permettere che tu festeggiassi il tuo compleanno senza una torta.- Spiegò il magistrato. - E visto che acquistarla non sarebbe stato opportuno io e il signorino qui presente abbiamo trovato il tempo di prepararla.- Raccontò scuotendo dolcemente i capelli del bambino.
La festeggiata spense le candeline con diversi soffi, cosa a cui era obbligata date le sue condizioni, esprimendo un desiderio che no, non riguardava la sua salute.
La torta era davvero buona come appariva, e i due cuochi, soprattutto il piccolo, ricevettero un sacco di complimenti. In fine, prima di salutarsi, la donna scartò i regali che le erano stati fatti.
Alcuni libri, una moleskine con una pregiata penna, un lettore musicale con più memoria di quello che già possedeva, tutte cose che le sarebbero state utili sia in ospedale che fuori, una volta guarita.
Solo il marito aveva pensato poco alla situazione e tanto alla donna che amava, regalandole un prezioso anello.
Sapeva che Claudia, forse perché faceva un lavoro in cui le mostrava spesso, era fissata con le mani, che dovevano sempre essere perfettamente curate, dalla pelle alle unghie, e a lui era sempre piaciuto, nelle occasioni importanti, donarle anelli o bracciali particolari per impreziosirle ancora di più.
Non fecero molto tardi, verso le undici la casa si svuotò e neanche mezz'ora dopo tutti erano a letto, ma per la prima volta ebbero la sensazione di vedere Claudia stanca per qualcosa che non fosse la malattia.
Dalla mattina successiva ripresero la loro vita tranquillamente, e il venerdì, più liberi del solito perché la mattina dopo sarebbero stati tutti a casa, invitarono a casa il signor Oreste per passare la serata insieme.
L'uomo continuava a lavorare nella sua piccola libreria ogni qualvolta potesse, e alla fine aveva anche accettato il suggerimento della figlia di cercare qualche giovane che potesse aiutarlo, anche se fino a quel momento non aveva trovato nulla.
Per passare il tempo, dopo cena, avevano scelto qualche gioco da tavola, sicuramente meglio del passivo guardare la televisione.
Aveano giocato per un poco a Scarabeo, ma poi Guido, che iniziava a scrivere qualche parola ma ancora aveva molte difficoltà, si era detto annoiato dal poter partecipare poco, così erano passati al Monopoli.
Si erano divisi in due squadre, i genitori contro nonno e nipote, e la battaglia era iniziata senza esclusione di colpi fino a quando, mentre il Signor Oreste e il piccolo festeggiavano l'acquisto di Parco della Vittoria, Claudia non iniziò a tossire, e fu subito chiaro a tutti che non si trattava di un colpo di tosse da poco.
La donna fece segno verso i polmoni facendo capire che non respirava, e il clima di gioia che regnava fino ad un attimo prima fu distrutto.
Il padre, per quanto disperato, trovò la forza di prendere il nipotino e portarlo in un'altra stanza, mentre Davide in lacrime chiamava il 118 e tentava di tenere la moglie sveglia e col busto sollevato, provando a dirle parole di incoraggiamento.
Se avesse tenuto sotto controllo l'orologio si sarebbe accorto del fatto che tra la sua telefonata e l'arrivo dei soccorsi erano passati addirittura meno di dieci minuti, ma a lui era parso un tempo infinito, soprattutto perché poco prima che i paramedici entrassero in casa Claudia era svenuta, e ai primi controlli tutte le funzioni vitali -respiro, battito, pressione- erano al minimo.
I soccorritori fecero il possibile lì, nel salotto di casa, poi la caricarono sull'autoambulanza con Davide al seguito, che con gli occhi lucidi e la voce roca giurò al suocero che l'avrebbe contattato non appena vi fossero state novità.
Fu una corsa contro il tempo quello verso l'ospedale,  e mentre tutti si adoperavano per aiutare Claudia lui le teneva la mano guardando i suoi occhi chiusi, non sapendo se li avrebbe mai rivisti aperti.
Seguì la barella fino a che gli fu possibile, poi la vide sparire tra medici, infermiere, tubi e flebo.
E si sentì perso, vuoto, solo.
   
 
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