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Autore: EvrenAll    22/08/2017    1 recensioni
Sbirciare in una stanza.
Genere: Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sono arrivato prima io»

Sibilò lo spettro alzando leggermente il labbro superiore in segno di avvertimento nei confronti del vampiro che aveva appena varcato la soglia.

«Non voglio disturbare»

In risposta alla silenziosa domanda dell'altro la mano pallida del non morto si sollevò, staccandosi dal suo fianco, fino ad indicare il corpo della ragazza che giaceva sul letto e fermare l'attenzione sul suo collo.

L'incubo storse la bocca spostandole lieve i cappelli e notando la sottile cicatrice bianca sfuggita al suo sguardo prima di quel momento.

«Almeno è vecchia»

«È bellissima, non trovi?»

Con passo felpato e familiare il vampiro si mosse nella stanza fino a prendere posto sulla sedia davanti alla scrivania della giovane.

«È nutrimento, ma ciò non vuol dire che mi piaccia concedermi a chiunque»

Gli occhi scuri del demone rimasero fissi per un attimo sulla giovane accarezzando i tratti più morbidi del suo corpo, la linea dritta del naso, le onde castane riverse sul cuscino. Si accostò alla sua pelle annusandone l'odore ed iniziò a baciare il profilo della sua mascella fino ad avvicinarsi alle sue labbra.

Tentennò.

«Hai intenzione di assistere al banchetto?»

«È una mia discendente diretta»

«Pensi di spaventarmi, De Rivere?»

«Voglio un figlio da lei»

L'incubo digrignò i denti prorompendo in uno strano sorriso.

«Dovremmo essere noi i discendenti del Diavolo in terra, vampiro? Noi incubi?»

Si staccò da qual corpo immobile portando al nulla la distanza con il non morto.

«Qual è il vantaggio, per me?»

«Darai per un attimo senso alla tua vita intrisa di niente»

L'incubo gonfiò i polmoni affilando lo sguardo verso quell'essere tanto diverso quanto simile a sé stesso.

«Farmi arrabbiare non ti sarà utile nell'ottenere quello che vuoi»

Il vampiro parlò senza togliere dalla propria faccia la smorfia di presunzione che faceva intravedere delle zanne bianche perfettamente affilate.

«Dimmi cosa desideri»

«Nulla che tu puoi darmi»

«Nulla che possa dare sollievo all'inquietudine del tuo animo?»

«Anelo alla morte, De Rivere, è la sola cosa che voglio»

Gli diede le spalle, riportando gli occhi alla ragazza inerme sul letto. Muoveva le mani alla cieca, cercandolo.

«Hazel» sussurrò chiamandola con dolcezza, riprendendo posto al suo fianco e stringendola a sé.

Un sospiro profondo segnò la rottura del confine tra la veglia ed il sonno: la giovane si sistemò tra le sue braccia cercando il contatto con la sua pelle.

Sopra alle sue spalle, nell'oscurità che i suoi occhi non potevano penetrare e in un silenzio che appariva tale alle sue orecchi, la conversazione tra i due esseri terminava.

«Voglio lei»

«E sia»

L'aria oscillò mentre l'accordo veniva sancito. Il possesso della giovane donna diventava esclusivo, l'incubo prendeva carico del destino della creatura: sarebbe stato preservatore o condanna per la sua esistenza.

Iniziò a baciarle il viso, cullandola e tenendola intrappolata nel suo incantesimo.

Lei sorrise, affidandosi a lui completamente e sfregando il naso contro la sua pelle per rubarne l'odore.

Con gli occhi infiammati dal nuovo potere acquisito e dal possesso, l'incubo guardò il vampiro con una nuova risoluzione.

«Esci»

Il sussurro rabbioso suonò come la sorda campana che spande il suo rintocco accompagnando la salma al cimitero.

De Rivere si rizzò in piedi, afferrato da una forza invisibile che lo trascinava lontano, fuori da quella stanza e da quella casa. Digrignava i denti in silenzio arretrando verso la finestra da cui era entrato.

Una volta fuori dalla sua vista, l'incubo si piegò sulla ragazza accarezzandone le forme con vigore.

«Ti ho svegliata?»

Scosse la testa rubandogli un bacio.

Poi un altro, un altro ancora.

Trascinata dalla sua lussuria, gli si affidò senza altre parole, saziando la sua brama, riempiendolo di potere rubato come da mille anni e per mille anni ancora; lasciandosi per un attimo senza forze, incapace di pensare e muoversi. Confondendo la stanchezza con una insospettabile rapina.

  
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