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Autore: Freya Crystal    26/08/2017    10 recensioni
Prima classificata ai contest "La bellezza di un cuore spezzato (e rimesso insieme)" indetto da Amethyst e "La Melodia Segreta dei Sogni" indetto da E.Comper sul forum di EFP
Sei stata cattiva con me. Ma sei così bella, Cecilia, così splendente...
La strega strabica canta a bassa voce, mentre guarda la luna con un sorriso adorante.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cecilia (fidanzata di Tom Riddle Sr), Merope Gaunt, Tom Riddle Sr.
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Come la nebbia





Tom Riddle ha sempre odiato la nebbia. La sogna ogni notte da quando ha tredici anni, ma l'alba gli ruba i ricordi prima del tempo.

L'oblio è gentile, lo sottrae dal declino, lo tiene lontano dalle rovine.

Tom guarda il mondo fiorire e appassire, conta le lune e i tramonti con gesti distratti, finché la verità non lo ferisce come un coltello trinciante. 

La sua vita non è ancora sbocciata, è un germoglio abortito, sospeso nel nulla.

Come la nebbia.




**




Trivia galoppa e lo porta lontano, dove il sole riesce a filtrare e i paesaggi diventano nitidi. È in un giorno come tanti, noioso come tutti e sorprendente come pochi, che Tom la incontra.

Ha il cielo negli occhi, l'aurora nel viso, il sole tra le dita.

Cecilia è l'alba che aspetta da una vita.



**




"Quella baracca mi dà la nausea."
"Almeno l'orrido padre e il figlio sono spariti."
"Canterò vittoria solo quando tutte le erbacce saranno estirpate. Cecilia, tesoro, andiamo via."

Merope Gaunt non sente gli insulti, ha occhi solo per il suo calderone. I vapori della pozione escono dalla finestra della cucina, condensandosi in una nebbia che sa di temporale estivo e papaveri.

Tom sente la terra sfaldarsi e vede il mondo rovesciarsi. Il profumo di Cecilia non è mai stato così intenso, ma i fiori sono marci e la pioggia sa di muffa. 

Forse sta impazzendo.



**




Rosso, bianco, bocca, pelle contro pelle. 

Tom non riesce a pensare ad altro. Cecilia è bella da star male, mentre freme piano sotto di lui. 

Prenderla è annegare e non avere voglia di tornare a galla, è andare dove non ci sono lune e ombre, dove il mondo è sicuro e il buio dorme.

"Voglio sposarti."

Le bacia il collo, la spalla, la clavicola. Lei non risponde, gli graffia la schiena, geme. Tom riapre gli occhi per cogliere il suo piacere, ma lo sguardo gli cade sul cuscino. 

Non è solo il rosso dei capelli di lei a tingerlo. 

Cecilia non sta gemendo. Rantola con la gola tagliata. 



**




Merope può quasi avvertirlo, come una percezione inevitabile. Tom Riddle è appena scappato a cavallo, via dalla sua principessa.

Sei stata cattiva con me. Ma sei così bella, Cecilia, così splendente...

La strega strabica canta a bassa voce, mentre guarda la luna con un sorriso adorante.



**




Tom delira, la vista annebbiata, il volto stremato. È solo nel bosco, non sa dove andare, la testa gli scoppia dal dolore. Trivia l'ha disarcionato, provocandogli una brusca caduta, ed è fuggito.  

Cecilia è morta gola recisa, sangue, rosso, tanto rosso, sangue, aiuto. Dovevo salvarla, l'ho lasciata, potevo dovevo restare tornare perché? è tardi ormai è tardi, perché perché perché?

"Cosa ti è successo?"

Voce orrenda, timorosa. Voce di donna, intrisa di stucchevole premura. Tom non la capisce, pensa solo 'aiuto'

"Morta. È morta. Cecilia, perché?"

Qualcuno gli solleva la testa.

"No, tesoro mio, sono qui. Bevi, passerà tutto."

Tom non ha la forza di opporsi, piange a occhi chiusi e si lascia guidare come un fantoccio da quelle mani piccole e bugiarde. Beve senza sapere cosa ci sia nel bicchiere che preme esitante contro le sue labbra. Beve e annega di nuovo nel profumo di papaveri e pioggia è ancora su di me, sulla mia pelle, dentro di me, è qui... Cecilia, Cecilia è ancora qui...  — finché il dolore alla testa non lo fa sprofondare nel buio.  

Tom sogna tanto, quella notte. Più di tutte le altre. 

Una donna lo insegue implorante. Ha gli occhi strabici e sul cranio porta una corona di spine e papaveri. 

Va tutto bene, le dice lui estatico, non ti lascerò mai. 



**




La felicità è amore, nient'altro. Tom credeva che Cecilia fosse morta, invece si è svegliato e l'ha trovata ad aspettarlo, la gola intatta, gli occhi verdi, sognanti. Sei a casa nostra, hai avuto un brutto incubo, gli dice il suo tesoro.

"Ora è tutto passato, sono qui. Sono qui e ci sarò sempre."

La stanza in cui si trovano è calda e luminosa. Cecilia splende, mentre gli parla e gli accarezza il viso. Tom quasi non crede di aver solo sognato, quasi non crede di averla davanti, ma non appena si alza dal letto e l'afferra per la vita si rende conto che è tutto reale. Cecilia è tra le sue braccia, viva e meravigliosamente vegeta. Chi mai avrebbe potuto tagliarle la gola all'improvviso, senza che lui potesse rendersene conto?

Sono uno sciocco, si dice ridendo, e Cecilia ride con lui mentre fa una giravolta.

"Ti ho amata fin dal primo istante. Sposami."



**




I due amanti vivono in un grazioso cottage nel bosco, lontani dal villaggio, sordi alle malelingue.

"La gente è invidiosa" ripete Cecilia, stringendo teneramente a sé lo sposo, mentre gli porge una tazza di tè.  

"Non m'importa della gente, esisti solo tu."

Tom non parla a vanvera. Di giorno balla in una baracca marcescente che chiama reggia, la notte fa l'amore su una branda cigolante e gli sembra di stare su un letto a baldacchino. La polvere e la muffa sono invisibili. 

Forse sono l'assenza di luce e i vapori della pentola sui fornelli a trarlo in inganno. Ma è tutto magnifico, in quel nido d'amore.
Cecilia è magnifica.

Ci sono solo alcune notti più buie delle altre. Notti in cui Tom si sveglia ansante e terrorizzato.

In quegli istanti non riesce a guardare la sua sposa.

A volte ha paura che lei possa fissarlo con orbite vuote, gola recisa, labbra spaccate, madri di vermi e scorpioni

Ma lei, come se avvertisse nel sonno i suoi tormenti, si desta rapidamente — "Ti preparo una tisana rilassante" gli sussurra.

E la favola continua.



**




La primavera è fuggita in silenzio.

Tom non sa spiegarsi il perché, ma d'allora è cambiato qualcosa. Cecilia è serena, mentre lui le accarezza il ventre con fare distratto — non nota il suo sorriso sbiadito, i suoi gesti stanchi. Tom guarda fuori dalla finestra, viaggia lontano, dove il verde del bosco lascia posto ai sentieri lastricati, e si chiede perché abbia smesso di andare a cavallo, di ricevere lettere e di vedere i suoi cari. Il mondo al di fuori di quelle mura lo chiama con voce sempre più suadente, sempre più malinconica. 

È quando comincia a sentire le dita bruciare che s'allontana dalla sua sposa. Dentro di lei non vive un bambino, ma un mostro pronto a mordere. Tom non vuole esprimere quei pensieri a voce alta, teme che se lo facesse si concretizzerebbero

Cecilia, stranamente, emana un profumo diverso, ed è come se la gravidanza le stesse rubando energia, colore, bellezza. 

Non è più quella di un tempo. 

Niente è più com'era un tempo.



**




C'è una ragazza che cammina da sola in riva al mare. Ha i capelli ramati, gli occhi verde chiaro, sognanti, e le dita che emanano luce. L'alba sorge dietro di lei, mentre la sua figura si fa sempre più vicina. Tom sa chi è, ma è come se la rivedesse per la prima volta dopo tanto tempo. Prova a fare un passo avanti, la gola secca, il cuore fermo, le mani che tremano. 

Cecilia si ferma non appena lo vede. Ora sta piangendo in silenzio e le sue lacrime si stanno mischiando a un sentiero di sangue. Ha la gola recisa, porta una corona di spine e papaveri e uno scorpione le cammina sul ventre.

Il mare ammutolisce, mentre Tom le corre incontro. 

"Perché mi hai lasciata andare?"

La sua voce è del tutto diversa da quella che è abituato a sentire da mesi, eppure intrisa di tragedia echeggia con suoni più dolci.

"Tu mi hai abbandonata."

Cecilia non lo fissa con astio, non si scompone, non grida furiosa. Rimane immobile, lo sguardo assente, il viso inespressivo, ma la sua voce s'infrange potente contro il vento. 

Il cielo si rompe, la terra trema, il sole scappa. Tom è travolto da una pioggia di spine. 

Quando tutto sembra finito, il mare è ormai sparito. È una notte senza luna e senza stelle, una notte in cui nemmeno i demoni riuscirebbero a vedere. 

Un solo angolo di quel mondo ignoto è rimasto in penombra. 

Tom sente la nebbia vorticargli attorno e sussurrargli di voltarsi. 

Cecilia è ancora vicina e ora lo fissa con un sorriso indolente, vestita solo di uno scorpione che le cammina sulla spalla. Lui non apre la bocca. Se lo facesse, altri scorpioni pioverebbero fuori come coriandoli appuntiti per divorargli lo stomaco. Rimane semplicemente fermo, mentre Cecilia inizia ad appassire davanti a lui come cera sul fuoco e a ricomporsi. 

Ora ha i capelli più chiari e slavati, il viso smunto, cereo. Veste di stracci e sorride timida, con piccoli occhi strabici. 

È la figlia di Gaunt.


"Adesso mi ami davvero. Non devo più nascondermi."



**




Sono le sue stesse urla a farlo destare, ma il sollievo di essere fuggito dal mondo onirico dura poco. La prima immagine che mette a fuoco è il volto di quella maledetta ragazza, seduta accanto a lui in una stanza grigia e spenta.

"Mi riconosci?"

Tom sobbalza e senza sapere come si ritrova in piedi, addossato a una parete. 

Quegli occhi... No. No, non può — no.

L'odore di fiori marci e muffa è nauseante, ma la vista di lei che lo guarda in quel modo, come se fosse... come se loro due — no, no, non è vero.

"Tom..."

"Cosa mi hai fatto? Dove sono?"

La sua voce taglia l'aria, è rauca e graffiata come quella di un animale in agonia. 

Furia, dolore, paura, tutto, tutto, tutto condensato nelle ossa, nella testa, nei polmoni.

Sto impazzendo. Sto impazzendo. Non sono sveglio.


La stracciona rimane seduta sulla branda, immobile. Lo guarda con quegli occhi che non si riescono a decifrare, li tiene sbarrati ed è ancora più inquietante, ancora più distorta, sbagliata.

"Che cosa mi hai fatto?" ripete Tom, i tratti del viso stravolti dall'ira, "Dimmelo!"

Lei sussulta, ma poi si alza e gli tende la mano. 

"Stammi lontana! Ti farò arrestare, lo giuro sul mio nome."

"Tom..."

È agghiacciante. Il viso le si deforma in una smorfia illeggibile. Se non fosse per i versi che emette, lui non capirebbe che sta piangendo. Penserebbe che stia cercando di spaventarlo e schernirlo. 

"Perché fai così, amore? Perché? "

"Non osare! Sei solo una povera pazza! Fammi uscire. Fammi uscire da qui!"

Gli viene da vomitare. Marcio, marcio, è tutto marcio, attorno a lui.

Lei irrompe in singhiozzi disperati, incontrollabili. Tom non riesce a fare altro che rimanere a guardarla. Vorrebbe andarsene, ma l'orrore che sta vivendo è tanto grande da inchiodarlo al muro, in quella stanza piccola e fatiscente.

Si accorge che lei ha allungato le mani verso il suo viso quando è troppo tardi.

"TI HO DETTO DI NON TOCCARMI!"

La spinge con forza e la Gaunt cade a terra, striscia in un angolo e vi si rannicchia con le braccia alzate per farsi scudo. 
Tom prova un misto di pena e disgusto, nel vederla ridotta in quello stato, ma la rabbia è più forte di qualsiasi altra cosa.

Furia, dolore, paura. Perché ormai ha capito che l'incubo è reale.

La ragazza grida pietà non appena lo vede scattare in avanti, ma lui non la sente. Tom le pianta le unghie nelle spalle e la costringe a fissarlo. Vorrebbe spezzarle le ossa, vorrebbe schiacciarle la testa contro il muro.

"Dov'è Cecilia?" 

Lei sta soffocando nelle sue stesse lacrime, è uno spettacolo raccapricciante.
Marcio, marcio, solo marcio.


"Credevo che mi amassi, credevo che volessi —

"DOV'È?"

Tom la scuote per le spalle e le rompe l'anima. Le lascerà i lividi, lo sa, ma non gli importa, non gli importa. Quella creatura è un maledetto demone, merita il male. 

Lei geme con voce stridula e gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto. I suoi lamenti sono talmente strazianti da contagiarlo.

Così inizia a piangere con lei.

Merope chiede perdono, mormora che l'ha stregato perché lo ama, sussurra che adesso loro sono sposati e che lei aspetta un figlio. 

Tom non ha la forza di reagire, è tutto privo di senso. Il buio lo sta abbracciando, il mondo è caduto, l'alba non risorgerà mai più.

Marcio, marcio, marcio, ma quando la Gaunt dice che Cecilia, la se stessa dei suoi sogni, è ancora viva, tutto si spegne. 



**




Merope rimane così, su quel pavimento scricchiolante, a cullare una pancia ormai troppo grossa, tra la polvere.  Del suo sogno incantato non le resteranno altro che i ricordi. 

Ma marciranno anche quelli, con lei. 



**




Tom cerca Cecilia, ma lei è sparita, tra la nebbia. Forse l'ha dimenticato, forse non ha mai smesso di aspettarlo, forse è impazzita anche lei.

Non volevo. Non è stata colpa mia. La zingara mi ha stregato. Tom Riddle, il giovane matto, il signorotto del villaggio, mendica risposte impossibili per le strade lastricate, deriso anche dai muli. 

Nessuno l'ascolta. 



**




È quel figlio mai voluto a scacciare per sempre la nebbia. 

È lui, involontariamente, a restituirgli la pace. 

Tom non si accorge di nulla, ha solo il tempo di vedere un lampo di luce. 

Occhi verdi, sognanti.

Forse stavolta l'ha trovata.



~●~







Note
"La felicità è amore, nient'altro" è una frase di Herman Hess e corrisponde alla citazione che ho scelto di usare per il contest di Amethyst, "La bellezza di un cuore spezzato (e ricomposto)", a cui partecipo. La OS partecipa anche al contest "La Melodia Segreta dei Sogni" indetto da E.Comper con la citazione "I sogni sono una breve pazzia, e la pazzia un lungo sogno" di Arthur Schopenhauer.

Questa OS punta tutto sull'introspezione, le descrizioni dell'ambiente circostante i personaggi sono volutamente ridotte per riflettere le percezioni alterate del protagonista sotto l'effetto delle pozioni di Merope. Parlo di pozioni perché qui la Gaunt non ne prepara una sola: quando Tom vede Cecilia con la gola tagliata ha un'allucinazione, causatagli dai vapori della pozione che ha inalato mentre è passato vicino alla dimora della strega.  Merope ha fatto in modo che lui credesse Cecilia morta, in modo da riuscire, quando l'avrebbe incontrato solo e sconvolto dall'apparente perdita, ad avvicinarlo più facilmente per fargli bere il filtro d'amore. 

Spero si capisca che il suddetto filtro non fa trasformare Merope in Cecilia, bensì che sia Tom a credere di vedere la fidanzata. Mi sono azzardata a parlare di un filtro diverso da quello classico, un filtro che "trasferisce" i sentimenti veri provati dalla vittima che lo beve (in questo caso Tom innamorato di Cecilia) su colui/lei che glielo somministra (Merope); per questo Tom vede Cecilia quando guarda Merope.

Silente dice a Harry che quando Merope rimane incinta smette d'irretire Tom, ma non viene specificato in che modo. In questa OS ho preferito dare l'idea che l'abbia fatto in modo graduale, riducendo poco alla volta le dosi del filtro mentre era in gravidanza. Per questo Tom fa strani sogni che si rivelano progressivamente più inclini a metterlo in allarme. Ah, in pratica in questa OS ogni volta che lui beve c'è di mezzo il filtro :/

Nel mio head-canon Cecilia non ha perdonato Tom. La immagino come una ragazza frivola che dà molto peso alle voci sul suo conto. Per questo, pur credendo che abbia sofferto molto per l'abbandono del fidanzato, non la reputo capace di dimenticare l'umiliazione subita e le malelingue. Se penso al "dopo", la vedo fidanzata con un altro uomo, lontana dal villaggio natale.

I continui riferimenti ad alcuni sostantivi sono mirati. Alcuni non credo necessitino di spiegazioni, su altri vorrei soffermarmi.
Cecilia viene descritta così: "Ha il cielo negli occhi, l'aurora nel viso, il sole tra le dita. È l'alba che aspetta da una vita." Cielo, aurora e sole appaiono in questo ordine proprio per annunciare il progressivo arrivo dell'alba, ma ho impostato le frasi in modo che si creasse un rovesciamento di significato. Occhi, viso, dita: si scende, invece di salire, come se Tom si stesse avvicinando al suo declino. Ho giocato anche sul significato del nome di lei, si ritiene infatti che derivi dal latino "caecus", ceco, anche se di fatto, qui, sarebbe Tom che non vede il declino della sua felicità e non riesce a distinguere la vera Cecilia dalla sua impostora. 

Tom sogna la nebbia da quando ha tredici anni: la nebbia è un presagio della sua perdita di coscienza. Perché da quando ha tredici anni? Semplicemente per un mio capriccio, visto che questo numero è tendenzialmente associato all'instabilità, al disordine, alla perdita dell'equilibrio, alla sfortuna e alla morte (coi personaggi sfigati calza a pennello!).

I pensieri di Tom sulla morte di Cecilia sono resi con uno stile libero che riflette il suo stato d'animo. Spero che me lo passiate per buono.

Il cavallo di Tom si chiama Trivia, da "trivio", incrocio di tre vie, in questo caso quelle di Tom, Merope e Cecilia. Il nome non fa quindi riferimento all'indole del cavallo, bensì al destino del suo padrone. Visto che l'ho scelto senza troppi ripensamenti e non avevo voglia di cercarne un altro (sono pigraaaa in estate :D), l'ho lasciato lì e stop. Non credo di avere altro da aggiungere, se non che spero di avervi intrattenuto con la storia!
  
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