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Autore: martaparrilla    31/08/2017    3 recensioni
"I suoi occhi continuarono la ricerca tra la folla mentre con le mani si assicurava di avere il vestito a posto. Quando doveva incontrarla aveva il bisogno di sentirsi esteticamente perfetta visto che la parte caratteriale lasciava molto a desiderare. Sistemò la gonna così che coprisse per bene le ginocchia e fu poco dopo che la vide. Le dava la spalle, seduta su uno sgabello, ma Jennifer avrebbe riconosciuto quelle gambe in mezzo ad altre mille. Raddrizzò la schiena mentre socchiudeva gli occhi per metterla a fuoco e allora, come se avesse sentito lo sguardo su di lei, accavallò le gambe lentamente."
Lana e Jennifer sono bravissime a farci soffrire e noi soffriamo con loro.
La fine delle riprese sarà un addio definitivo per loro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jennifer Morrison, Lana Parrilla
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta sul divano di quel piccolo angolo riservato, fissava i cubetti di ghiaccio del suo bicchiere, ormai spogliati dalla fresca bevanda che fino a pochi istanti prima li aveva sommersi. Erano sei. Quelli sul fondo del bicchiere erano più piccoli e levigati rispetto ai superficiali. Scosse un po' il bicchiere, facendo tintinnare i cubetti e misurando con la vista i millimetri di liquido che si stavano formando sul fondo.

Jennifer lo portò di nuovo alla bocca, sperando di sentire in quel sorso ancora il sapore della bevanda alcolica che aveva ordinato solo pochi minuti prima e che aveva buttato giù come un assetato dopo una giornata di deserto senza acqua. Quando fu consapevole che da quei cubetti non sarebbe sgorgato altro alcool, se ne liberò, poggiandolo sul tavolino. Con le gambe incrociate aspettava che i colleghi di lavoro facessero capolino nel locale, per l'ultimo brindisi a quelle sei brillanti stagioni.

Un cameriere le passò improvvisamente di fronte e, ancora prima che lei potesse richiedere un altro drink, si ritrovò tra le mani un bicchiere pieno di una bevanda aranciata.

«Offerto da qualcuno in sala» precisó.

Si guardò intorno. Il locale era decisamente affollato ma non scorse nessun viso o profilo conosciuto. Lo assaggiò e un lieve retrogusto di mela svegliò le sue papille gustative.

Il cuore di Jennifer prese a battere più rapido del dovuto. Lei non doveva esserci quella sera, era un incontro per chi aveva deciso di lasciare il telefilm e lei aveva appena firmato per un rinnovo per cui la sua presenza era assolutamente inopportuna. Eppure il suo sguardo non riusciva a evitare la ricerca spasmodica di quegli occhi tra la gente. La sua ricerca fu inutile, allora provò a individuare altri dettagli: borse, braccia, schiene e perfino i gomiti divennero oggetto di attenzione.

Era da qualche mese che non si vedevano. Gran parte della sua decisione di andarsene era dovuta alla presenza costante di quella donna e del rapporto che avevano i rispettivi personaggi che interpretavano nel telefilm. Si passò automaticamente una mano tra i capelli che aveva accorciato per iniziare la sua nuova vita ed era certa che Lei se ne sarebbe accorta e avrebbe capito.
Dopotutto lei aveva capito già tutto al primo caffè che Jen le aveva portato pochi giorni dopo l'inizio delle riprese. Si era letteralmente imbambolata quando le avevano fatto indossare per la prima volta l'abito della Evil Queen e aveva pregato in tante lingue affinché non fosse nei paraggi quando ciò sarebbe accaduto di nuovo. Ovviamente rivide la scena talmente tante volte da perdere il conto e ovviamente Lana faceva di tutto per sedurla.

Il respiro.

La voce.

I movimenti.

Lo sguardo.

Il contorno delle labbra e il modo in cui le muoveva.

Tutto ciò che Lana diventava nei panni della Evil Queen era per Jen un vero tormento. Tormento che non aveva mai avuto modo di placare, fuoco che non aveva mai avuto modo di spegnere.

I suoi occhi continuarono la ricerca tra la folla mentre con le mani si assicurava di avere il vestito a posto. Quando doveva incontrarla aveva il bisogno di sentirsi esteticamente perfetta visto che la parte caratteriale lasciava molto a desiderare. Sistemò la gonna così che coprisse per bene le ginocchia e fu poco dopo che la vide. Le dava la spalle, seduta su uno sgabello, ma Jennifer avrebbe riconosciuto quelle gambe in mezzo ad altre mille. Raddrizzò la schiena mentre socchiudeva gli occhi per metterla a fuoco e allora, come se avesse sentito lo sguardo su di lei, accavallò le gambe lentamente.

Jennifer deglutì a vuoto. L'umidità della bocca si era spostata più in basso e irrigidì le gambe per avere un po' di sollievo. La situazione non migliorò, considerando il fatto che Lana ruotò il capo verso di lei e incontrò il suo sguardo così da assicurarsi che i suoi occhi fossero ben attenti ai movimenti successivi: sistemare i suoi capelli già perfetti con le mani, tirando indietro la testa e scoprendone il collo per poi assaggiare il drink dello stesso colore di quello di Jen.

Tutto eseguito rigorosamente a ritmo rallentato così da permetterle di non perdere nemmeno mezzo movimento.

Jennifer era sicura che non sarebbe riuscita a sopravvivere a quella donna ancora per molto ma la sua scarsa forza di volontà le impedì di alzarsi e andarsene permettendo all'altra di avvicinarsi a lei.

«Ciao Jennifer.»

Usó la voce più provocante di cui era capace e Jen boccheggiò. Lana si accomodò sulla poltroncina alla sua destra.

«Lana. Che ci fai qui?»

«Sono passata a salutare alcuni vecchi colleghi che non vedevo da un po', tipo te.»
Accavallò nuovamente le gambe e a quella distanza l’effetto fu molto più che amplificato. Si sforzò di sorridere ma i suoi sensi erano in balia dei movimenti dell'attrice vestita di rosso.
«Gli altri arriveranno a momenti» si affrettó ad aggiungere Jennifer, più per trovare una via di fuga che per rassicurare Lana.

«Hai tagliato i capelli, stai molto bene. Solitamente quando una donna si taglia i capelli lo fa per dimenticare qualcuno. Chi devi dimenticare, Jennifer?» aggiunse subito dopo, avvicinando il suo viso con fare provocante. Come se non fosse provocante semplicemente la sua esistenza.

Doveva dimenticare la sua dannata voglia di provocarla, doveva dimenticare il fatto che non l'avrebbe mai avuta, doveva dimenticare che i sei anni appena passati erano stati i più belli, emozionanti ma anche i più difficili della sua vita.

«Sono… più… comodi così corti, dovresti saperlo, li hai tagliati anche tu.»

Lana rise di gusto, portando indietro la testa fino a poggiare la schiena su di essa.
«L'ho fatto perché sapevo che te ne saresti andata.»

La sua espressione tornò improvvisamente seria. Si bagnò le labbra col contenuto del bicchiere senza mai staccare gli occhi da quelli della bionda che, per trovare il coraggio di continuare la conversazione scolò d'un fiato il suo. L'alcool le incendiò lo stomaco e scosse la testa per allontanare la spiacevole sensazione.

«Sei ubriaca per caso? Perché posso chiamare Fred!»

«Perché mai dovrei essere ubriaca?»

«Perché hai tagliato i capelli un anno fa praticamente, non me ne stavo andando.»

«Tu forse non lo sapevi, ma io si.»

«Dovresti fare la veggente, guadagneresti davvero un sacco di soldi.»

Un sorriso sarcastico si impossessò delle labbra di Lana e quel ghigno era quanto di più sexy le avesse mai visto fare.

«Sei dannatamente bella oggi. In realtà lo sei sempre stata ma questi capelli sono… sei… » svuotò il suo bicchiere prima di pronunciare l'ultima parola «sexy.»

No, quella non poteva essere Lana. Lana era sposata e non avrebbe mai fatto delle avances così esplicite a nessuno, tantomeno a lei. Eppure le sue parole non fecero che aumentare quella morsa allo stomaco che aveva provato da quando ne aveva captato la presenza nel locale. Scrutava gli occhi di Lana e vi lesse un urgente bisogno di sincerità, come se fino a quel momento avesse recitato una parte, come se la sua vita in questi sei anni fosse stata un doppio impegno: la finzione del telefilm e quella nella vita vera.

«Lana… »

«So che pensi la stessa cosa di me, ti conosco da sei anni, conosco i tuoi sguardi, i tuoi movimenti, le tue reazioni. Non parli, ma i tuoi silenzi dicono molto.»

«Anche se così fosse, siamo adulte e consapevoli e soprattutto un po' brille.»

«Non ho bisogno di essere lucida per sapere che ho cercato di attirare la tua attenzione per sei anni. Che ho cercato i tuoi sorrisi e le tue mani. Che aspettavo le scene con te come un bambino che aspetta il suo regalo. Sapevo di contare qualcosa per te ma quello facevo non era mai abbastanza per far si che mi venissi incontro e credimi, se tu l'avessi fatto non avrei sposato Fred.»

Lana si fermò un attimo per riprendere fiato e continuare a bere il suo drink e Jen, assolutamente scossa dalle sue parole, rubò letteralmente un bicchiere di prosecco dalle mani di un cameriere e lo scolò d'un fiato perché le parole di Lana, quelle parole, erano l'ultima cosa che si sarebbe aspettata di ascoltare quella sera.

«Riuscivi a tenere tutto dentro di te e né le mie attenzioni, né il mio corpo, né la mia voce riuscivano a sbloccarti e a farti esporre almeno la metà di quanto mi stavo esponendo io. L'unico momento in cui vedevo che la cosa era reciproca era quando indossavi i panni di Emma e parlavi con Regina: in quel momento mi illudevo che Jennifer parlasse con Lana e che gli sguardi e il tono di voce e le attenzioni fossero per... me.»

Giocherellava con il bicchiere, aspettando che l'altra reagisse in qualche modo, che avesse finalmente il coraggio di confessare i suoi sentimenti ma nella mente di Jennifer tutto fu ancora più confuso. Lei non era abituata a capire i messaggi in codice delle persone. Aveva bisogno di sentire esplicitamente che qualcuno era interessata a lei, i messaggi velati o i doppi sensi per lei contavano poco per questo aveva sempre considerato tutte le azioni di Lana verso di lei semplicemente come un modo per prenderla in giro.

Ma nei suoi occhi vi lesse totale sincerità e lo stupore era talmente tanto che il suo cervello non riusciva a formulare una frase di senso compiuto. Cosa avrebbe potuto dire ora se la donna che per sei anni le aveva tolto il sonno si stava dichiarando follemente e irrimediabilmente attratta da lei? Era assurdo. Era troppo.

«Hai sposato Fred per non rimanere sola?»

«Ho sposato Fred perché speravo che almeno questo ti avrebbe scossa e invece mi hai … lasciata… a lui. L'ho usato, lo ammetto, sono stata irrimediabilmente stronza e egoista, ma volevo arrivare a te in qualche modo.»

«Sposando un altro?»

«Se ti avessi detto che ero pazzamente innamorata di te mi avresti creduta? Avresti ricambiato? Mi avresti amata come io amo te? Io non ho alcun problema con la mia sessualità, tu evidentemente sì e non volevo forzarti in alcun modo.»

Aveva detto che la amava.

Aveva usato il tempo presente.

Non era solo attrazione fisica, non era il suo corpo, non era un gioco, era lei.

«Sei così… amo il tuo modo di fare, totalmente opposto al mio. Amavo farti uscire per un attimo dal tuo guscio trasformandomi in un pagliaccio. Amo anche la tua riservatezza, quegli occhi di ghiaccio privi di significato per il resto del mondo ma dei gran chiacchieroni per me.»

Nessuno le aveva mai detto esplicitamente che il suo carattere fosse amabile. Risultava inavvicinabile per tutti, per questo nessuno aveva avuto mai la pazienza di aspettare i suoi tempi. Così era finita per doversi accontentare di finti interessi da parte di coloro a cui lei aveva fatto credere si essere arrivati a destinazione.

«Ma forse mi sbagliavo, forse non sono per te quello che tu sei per me e la cosa mi spezza il cuore. Ma prima di farti andare davvero avevo bisogno di dirtelo. Volevo che sapessi che c'è qualcuno a questo mondo che trae energie anche dai tuoi musi lunghi e dai tuoi silenzi. Perché sono bellissimi anche quelli.»

Lana si alzò, continuando a fissare gli occhi di Jennifer, più smarriti che mai.

«Buona fortuna, Jennifer.»

La sagoma di Lana si allontanò, lasciando dietro si sé una scia di profumo e confusione.
Nessuno aveva mai capito i suoi silenzi o la sua solitudine, nessuno si era mai spinto così oltre da riuscire a vederla davvero e ad apprezzarla comunque. Non ci si poteva innamorare dei suoi sorrisi perché quelli che regalava al mondo erano davvero pochi. E i più belli li aveva concessi a quella donna che aveva avuto la delicatezza di guardarla da lontano e ciononostante aveva visto tutti quei dettagli che teneva ben nascosti agli occhi della gente.

Lana era appena sparita dalla sua vista quando finalmente si decise a seguirla. Doveva dirle grazie, doveva dirle tutto.

Il passo accelerò, rischiando più volte di cadere dagli alti tacchi. Non fu abbastanza rapida da bloccare quel taxi che la stava portando via da lei, ma riuscì a fermarne uno subito dopo, così da iniziare l'inseguimento più importante della sua vita.

Quando il taxi rallentò, Lana già spariva dentro un hotel 5 stelle e Jennifer sperò con tutta se stessa che nessuno riconoscesse il suo viso mentre la raggiungeva.

Un vestito rosso sparì dentro le porte dell'ascensore e solo il duro allenamento a cui si sottoponeva quotidianamente le permise di raggiungerla prima che quelle porte si chiudessero.

«Jennifer!»

La bionda cercò di riprendere fiato durante il tragitto fino al piano da Lana scelto.

«Come diavolo hai fatto a sapere dove stavo?»

Jennifer non la ascoltava. La sua voce era quasi attutita dalla stanchezza e dalla sua bellezza. Non aveva idea del punto da cui avrebbe cominciato, aveva così tanto da dirle che non sarebbe bastata una notte intera per parlare. Voleva solo che quella porta si chiudesse così da sentirsi al sicuro dal mondo, insieme a lei.

«Jen per favore parla, mi stai facendo preoccupare!»

Lana le afferrò il polso, tirandola dietro di sé verso l'uscio della sua camera. La scheda fece scattare la serratura e una volta dentro, una volta al sicuro per gli standard di Jennifer, nella sua mente fu chiaro ciò che doveva dire.

Nessuna parola sarebbe servita e le parole non facevano parte di Jennifer. Lei amava i silenzi, lei comunicava in silenzio. Lana continuava a parlare e parlare e sfiorare le sue braccia e il viso per assicurarsi che stesse bene.

Poi il dito indice di Jen si posò sulla sua bocca, interrompendo quegli inutili discorsi.
Il luccichio negli occhi di Lana era qualcosa che le parole più belle del mondo non avrebbero mai descritto a dovere e Jennifer non voleva nemmeno provarci.

«Ora parlo io.»

Lana sorrise su quel dito, prima di posarvi un piccolo bacio. Jennifer accorciò la distanza tra loro compiendo mezzo passo.

Da quella distanza Lana sembrava ancora più bassa rispetto a Jennifer e ai suoi 15 centimetri di tacco. Ma a Jen non importava, era sufficiente che lei sentisse tutto e che non la fermasse.
Abbassò il viso sul suo e la baciò. Assaporò piano quelle labbra carnose prima di afferrarle i fianchi per farli aderire ai suoi. Perché Jennifer non era brava a comunicare con le parole e Lana lo aveva capito. Lana aveva letto ogni dettaglio di lei, era riuscita a comprenderla ascoltando i suoi silenzi molto meglio di chi si prodigava a farle un milione di domande e quel bacio era l'unica risposta che conosceva, l'unica utile, l'unica coerente al suo essere, quello che Lana amava e che l'aveva portata a rinunciare alla sua felicità per rispettare la sua necessità di silenzio. E, sempre in silenzio arrivarono in camera da letto dove finalmente riuscirono a parlarsi nell'unico modo in cui si sarebbero sempre comprese: quello di due corpi che si amano.

  
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