Renford
Lestrange & Katherine Nott in Lestrange
1950
Sdraiata
sulla spiaggia dalla candida sabbia della Costa
Azzurra, Katherine volse lo sguardo verso quello che una settimana
prima era
diventato suo marito.
Renford
fissava l’oceano con lo sguardo perso, la mente
lontana chilometri da quel posto.
-
Se fossi un pizzico più egocentrica mi risentirei
perché sono
piuttosto certa che tu non stia pensando a me. –
Lo
vide incrociare il suo sguardo, increspando appena le
labbra sottili in un accenno di sorriso.
-
Menomale che non sei poi così
egocentrica. –
Risero
insieme.
Poi,
con un gesto rapido e repentino, Katherine raccolse una
manciata di sabbia e gliela lanciò contro.
Colpito
in pieno, Renford si alzò dallo scoglio e la
raggiunse, sollevandola come se non pesasse nulla per poi farla
rotolare sulla
sabbia umida del bagnasciuga.
-
Questa è guerra – sentenziò la ragazza,
osservando le
ciocche castane irrimediabilmente impiastricciate.
-
Coraggio, signora Lestrange, fatti sotto. –
Ribaltò
le posizioni, finendo a cavalcioni su di lui, e
allungò le mani per afferrargli i polsi.
Fissandolo
dritto in quelle pozze color cobalto, Katherine si
ritrovò a constatare per l’ennesima volta quanto
fosse bello suo marito.
Razionalmente
aveva sempre saputo della sua avvenenza, ma da
quando si erano sposati il suo corpo ne aveva preso coscienza a tutto
un altro
livello.
Supponeva
che dipendesse dal fatto di passare tutto quel tempo
in modo molto più ravvicinato di quanto qualsiasi amico
avrebbe mai fatto.
-
Allora? Hai deciso di arrenderti? –
Si
riscosse dalle sue considerazioni appena in tempo per
realizzare che le mani di Renford si erano chiuse sui suoi fianchi
morbidi e la
stavano solleticando.
Si
divincolò in preda al solletico, facendo entrare in
contatto parti che tra loro erano state ampiamente lontane fino a quel
momento.
Vide
le iridi cobalto di Renford incupirsi, lasciando
trapelare la lussuria, e non aveva certo bisogno di uno specchio per
sapere che
nel suo sguardo doveva esserci la stessa espressione.
Si
chinò su di lui, lasciando che la pelle scoperta dal bikini
aderisse al petto asciutto e muscoloso.
Alzò
appena il capo, baciandolo sulle labbra sottili.
Renford
rispose approfondendo il contatto, le mani che
vagavano su ogni centimetro del corpo della ragazza stesa su di lui.
Potevano
dirsi molte cose del loro matrimonio; forse non si
amavano, ma di sicuro l’attrazione tra loro non mancava.
Era
più di quanto molte coppie di Purosangue potessero anche
solo sperare di avere.
1951
-
Katherine come sta? –
Allontanò
la maschera, scoprendo il volto, mentre rientravano
nel cortile del quartier generale che altro non era che la villa dei
Malfoy.
-
La conosci. Borbotta, impreca e batte i piedi, dicendo che
non vede l’ora che arrivi la data del parto. –
Abraxas
annuì sorridendo.
Effettivamente
la pazienza non era una virtù della loro ex
compagna di Casa.
-
Avete già deciso il nome? –
Annuì.
– Rodolphus. Dovrebbe nascere un paio di mesi prima
della figlia di Cygnus e Druella. –
-
Sento odore di contratto matrimoniale? –
Renford
si strinse nelle spalle.
Generazioni
di Lestrange avevano intrecciato il loro destino a
generazioni di giovani Purosangue di altre famiglie, ma lui era la
dimostrazione vivente che fare troppi piani per il futuro amoroso dei
propri
figli non fosse una mossa brillante.
-
Non credo. A Cygnus ovviamente piacerebbe; Druella è andata
a trovare Katherine due volte questa settimana malgrado il pancione,
credo che
stia cercando di portarla dalla loro parte. –
-
Beh, buona fortuna. Quei due non sanno in cosa si sono
cacciati. –
Scoppiarono
a ridere, sedendo nel salotto dei Malfoy,
interrompendosi solo quando il resto del gruppo fece la propria
comparsa.
Rookwood,
Avery e Mulciber si lasciarono cadere sul lungo
divano bianco, sospirando.
-
Questa storia sta diventando davvero stressante. Ci sono
Auror da tutte le parti da quando abbiamo avvicinato il responsabile
delle
relazioni con il Primo ministro Babbano. –
Avvicinato
era un bell’eufemismo per indicare l’avere fatto
penzolare un uomo fuori dalla finestra del decimo piano.
-
Povera stella, perché non lo fai presente a Tom? Sono certo
che sarebbe felice di sentire le tue lamentele. –
Avery
perse un po’ del già misero colorito sul volto
scavato.
-
Credo che mi terrò le lamentele per me. –
-
Bene, allora comincia a chiudere la bocca da subito. La tua
voce mi fa venire il mal di testa. –
Capendo
che non era aria, il trio lasciò in fretta il salone
di villa Malfoy per poi Smaterializzarsi.
-
Non li sopporti proprio, eh? –
-
Per nulla. Sono tre idioti, specialmente Avery. –
Abraxas
fece per replicare, ma proprio in quel momento tra le
fiamme ardenti del caminetto lampeggiò il volto della
matrona di casa
Lestrange.
Poco
dietro di lei si intravedevano le sagome di suo marito e
dei suoi suoceri.
-
Renford, torna immediatamente a casa, ci siamo –
annunciò.
Con
un rapido colpo di reni si ritrovò in piedi, afferrando il
mantello da viaggio e puntando verso la porta.
-
Io e Alexandra passeremo a trovarvi domani – gli
gridò
dietro Abraxas, ricevendo in risposta uno sventolio di mano in cenno
d’assenso.
1955
Renford
aprì l’anta dell’armadio in cui teneva i
completi, trovandosi
davanti Rodolphus che se ne stava seduto a terra tra i pantaloni a
mezz’asta.
Sorrise
intenerito dall’espressione da cucciolo bastonato del
figlio.
-
Come mai ti nascondi qui, ometto? –
-
Ho fatto arrabbiare la mamma -, ammise, - e mi sono nascosto
qui così non riuscirà a prendermi. –
Lo
aiutò a uscire di lì, tenendolo per la mano.
-
Cosa hai combinato? –
-
Ho rotto la teiera di porcellana del servizio che ci ha
regalato la zia Hesper – mormorò, trascinando
nervosamente i piedi sul marmo.
Conosceva
bene la tazza di quel servizio ed era decisamente la
cosa più brutta che avesse mai visto in vita sua.
Tuttavia
Hesper era la zia preferita di Katherine, perciò si era
rassegnato all’idea di vederla fare capolino ogni volta che
veniva servito il
thè.
-
Ti proteggo io, ometto, visto che hai reso un grande
servigio a questa famiglia. Quella teiera era davvero orrenda.
–
Gli
occhioni azzurri fecero capolino da sotto le ciocche
corvine, fissandolo come se fosse il suo eroe.
Adorava
quando suo figlio lo guardava in quel modo, lo faceva
sentire importante e indispensabile, qualcuno su cui poter fare
affidamento a
occhi chiusi.
-
La mamma non se la prenderà anche con te? –
-
Non ho paura della mamma. –
-
Lo so, ma io non sono così coraggioso. –
Rise,
scompigliandogli i capelli.
-
Sei un Lestrange, puoi affrontare tutto e tutti. Adesso
coraggio, dobbiamo scendere, la festa per la nascita di Narcissa
comincerà tra
poco e se arriviamo tardi dovremo sorbirci anche la ramanzina di
Druella. –
Rodolphus
annuì con vigore, saltellando mentre scendeva le
scale tenendo per mano il padre.
1958
Rodolphus
lanciò un’occhiata incuriosita alla bambina che
dormiva beatamente nella culla.
-
Anche io ero così piccolo quando sono nato? –
-
Non proprio così piccolo -, precisò Katherine, -
pesavi un
chilo più di lei. Ma sì, non c’era
molta differenza. –
-
Siete sicuri? – insistè, dubbioso.
Non
sembrava riuscire a concepire l’idea che una cosa
così
piccola potesse diventare un’adulta un giorno o
l’altro.
-
Certo. Tra qualche anno Raelena sarà abbastanza grande da
poter giocare con te e Lucius. –
Rodolphus
corrugò la fronte, indignato.
-
Ma io non voglio giocare con lei … è una femmina. Perché con lei non
giocano
Bella, Meda e Cissy? –
Katherine
e Renford si scambiarono un’occhiata divertita.
Se
solo avessero potuto registrare quella conversazione e
fargliela sentire a distanza di sei o sette anni. Allora sì
che ci sarebbe
stato di che divertirsi.
-
D’accordo allora, non sarai obbligato a giocare con lei -,
replicò Ren, - ma è la tua sorellina
perciò dovrai vegliare su di lei. Ti senti
pronto a proteggerla, ometto? –
Annuì
risoluto, sfiorando con la mano le dita cicciotte della
sorella.
-
Questo posso farlo – confermò, sorridendo a sua
volta nel
vedere la piccola che gli rivolgeva un sorriso sdentato e agitava
manine e
piedini verso di lui.
1963
Raelena
e Rabastan corsero verso casa a perdifiato, rischiando
di scontrarsi contro le gambe della madre.
Katherine
fermò la loro folle corsa, afferrando ognuno dei due
per il colletto della maglia.
-
Si può sapere dove state correndo voi due piccole pesti?
–
-
Scappiamo da Rod – replicò Raelena, le iridi verde
azzurre
che scintillavano furbe al di sotto della frangetta.
Era
l’unica dei suoi figli ad aver ereditato le sue pagliuzze
verdi che impreziosivano le iridi blu ereditate dal padre.
-
E come mai? –
-
Perché Rae ha rubato una delle lettere che si è
scritto con
Lucius, quella in cui diceva che gli piaceva Bella –
confessò Rabastan.
Raelena
rifilò un pugno sul braccio del fratello.
-
Spia. –
-
Ahia -, gemette, - mamma,
Rae mi ha fatto male. –
-
Rae chiedi scusa a tuo fratello e tu cosa hai imparato Rab? –
-
La spia non si fa – ammise il piccolo, fissando il pavimento
con aria mortificata.
-
Molto bene, adesso tocca a te, Rae. –
La
piccola arricciò le labbra come se avesse assaporato
qualcosa di aspro e disgustoso, ma sotto lo sguardo esigente della
madre non
potè fare a meno di chinare il capo e bofonchiare con poca
convinzione: -
Scusami, Rab. –
Soddisfatta,
Katherine lasciò andare entrambi i piccoli
teppisti.
-
Cercate di non combinare altri guai. –
Annuirono,
riprendendo poi a correre lungo le scale che
conducevano alla zona notte.
Li
sentì chiudere la porta a chiave dietro di loro pochi
istanti prima che Rodolphus facesse il suo ingresso.
-
Giuro che li ammazzo. –
-
Tu non ammazzi proprio nessuno, signorino –,
replicò Kat, -
tantomeno se si tratta dei tuoi fratelli. –
-
Ma mamma … hanno
preso una cosa. –
-
La lettera in cui confessi di avere una piccola cotta per
Bella? –
Lo
vide avvampare, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
-
Mamma, per favore, non mettertici anche tu! –
-
Guarda che non c’è nulla di male se lei ti piace;
è una
ragazzina molto carina. –
-
Mamma -, gemette, - di queste cose non ne voglio parlare con
te. –
Ridendo,
Katherine annuì e lo accontentò, lasciandolo
andare
senza insistere oltre sul discorso.
Uomini.
Non
importava quanti anni avessero, la loro capacità
d’esternare
i sentimenti era sempre effimera.
1969
-
Rae, non correre – ripetè Kat per
l’ennesima volta, ma
sembrava che la figlia non avesse la minima intenzione di starla a
sentire.
Da
quando si era svegliata era stata a dir poco su di giri.
Tuttavia
qualcosa doveva aver attirato la sua attenzione perché
la vide fermarsi di botto.
La
raggiunse, seguendo il suo sguardo fino a incontrare un
ragazzo con al collo la sciarpa dei Grifondoro che doveva avere
all’incirca
sedici anni.
Aveva
capelli biondi e occhi azzurri come il cielo e c’era
qualcosa in lui che le ricordava i tempi della scuola.
-
Per l’amor di Salazar, non anche tu –
sbuffò Rodolphus,
accortosi a sua volta di ciò che aveva attirato
l’attenzione della sorellina, -
Metà scuola è innamorata persa di James Brooks,
quell’idiota di un Cercatore
del sesto anno. –
-
Dici che è un idiota solo perché durante
l’ultima partita ha
conquistato lui il Boccino e voi avete perso la coppa. –
-
Sta’ zitto, Rab. –
Rabastan
ricambiò lo sguardo del maggiore, inarcando un
sopracciglio scuro con fare sicuro di sé.
-
Altrimenti? –
Katherine
d’altro canto era troppo presa nel metabolizzare il
cognome per zittirli; ecco perché le era familiare: quel
ragazzo doveva essere
l’ultimo dei tre figli di Tobias e Sophia Brooks.
Renford
assistè allo scambio con la fronte corrucciata,
chinandosi a guardare dritta negli occhi la figlia.
-
Lascia perdere i ragazzi, non servono a nulla. –
-
Ma anche tu sei un ragazzo – obiettò.
-
Sì, ma io sono tuo padre, io sono
importante … così come Rod e Rab, il resto
è inutile.
Capito, principessa? –
Annuì,
titubante.
-
D’accordo. Via i ragazzi. –
Annuendo
soddisfatto, Renford le depositò un bacio sulla
fronte.
-
Bravissima e cerca di ricordartelo per tutti gli anni a
venire. –
Rodolphus
Lestrange – Nato nel 1951, Serpeverde
Raelena
Lestrange – Nata nel 1957, Serpeverde
Rabastan
Lestrange – Nato nel 1958, Serpeverde
1971
Renford
percorse l’atrio del castello a passo spedito.
Erano
anni che non metteva piede lì dentro, non essendosi mai
interessato più di tanto agli affari del comitato scolastico
dei genitori; era
Abraxas quello che presiedeva con assiduità ogni riunione e
lo informava dei
nuovi sviluppi, lui aveva di meglio da fare che partecipare a riunioni
con
corpo docenti e genitori isterici.
Eppure
in quel caso non aveva avuto scelta.
Quando
la vice preside della scuola ti convoca non per uno ma
per ben due figli allora non puoi esimerti dal presentarti.
Bussò
piano alla porta dell’ufficio.
-
Avanti. –
Aprì
la porta, trovandosi davanti due iridi verdi
tremendamente familiari.
Il
ricordo di quei mesi passati insieme poco meno di trent’anni
fa erano una fitta al cuore.
E
a giudicare dall’espressione sul suo volto lei doveva star
pensando la stessa cosa.
-
Minerva. –
-
Renford. Prego, accomodati. –
Prese
posto sulla sedia di fronte alla scrivania, adagiando la
schiena contro lo schienale alto e rigido.
-
Cosa hanno combinato questa volta? –
Aveva
perso il conto delle lettere di richiamo che aveva
ricevuto dalla scuola nel corso di quei tre anni.
Raelena
e Rabastan erano molto diversi dal posato Rodolphus e
l’avevano messo in chiaro fin dall’inizio.
-
Sono ragazzi molto più vivaci di Rodolphus, ma certe volte
si avvicinano fin troppo al limite massimo. È un peccato
perché sono molto
intelligenti e quando si applicano hanno ottimi voti. Horace non fa
altro che
proteggerli, ma … -
Tipico
di Lumacorno prendere sotto la sua ala protettiva i
figli dei suoi studenti prediletti.
-
Cosa hanno distrutto? –
-
Hanno allagato metà delle serre. Pomona è
furiosa. –
-
Pensavo peggio -, sospirò, - tipo aver dato fuoco a qualche
studente. –
Vide
le labbra di Minerva tendersi in un sorriso appena
accennato.
-
Hanno ricevuto una punizione e hanno perso venti punti a
testa. –
-
Più che ragionevole -, convenne, - ma mi
assicurerò che
capiscano che il loro comportamento a scuola avrà delle
conseguenze anche in
famiglia. Quando è la prima uscita a Hogsmeade per gli
studenti del terzo anno?
–
-
Venerdì. –
-
Allora considera Raelena e Rabastan esclusi dall'uscita, dovrebbe
servire a dare loro una calmata. –
-
Spero che basti. –
-
Se non c’è altro … -
-
Nient’altro -, assicurò, - spero di darti notizie
migliori
in futuro. –
Annuì,
dirigendosi verso la porta.
Era
con la mano sul pomello quando Minerva lo richiamò.
-
Ren … -
-
Sì? –
-
Sono contenta di averti rivisto. –
-
Anche io, Minnie … anche io. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come
vi
avevo anticipato ho deciso di inserire una raccolta di OS collegate
all’interattiva
“Hogwarts 1944 – First Act”. Compariranno
tutte le coppie presenti nella storia
e i loro pargoletti e sarà una sorta di prequel rispetto
alla prossima
interattiva che li vedrà come protagonisti
(“Hogwarts 1973 – First Order of
Phoenix”) e il cui Prologo dovrebbe uscire sabato mattina. Ho
deciso di
cominciare da Renford e Katherine, ma per il prossimo capitolo vi
lascio libertà
di scelta; di chi volete leggere?
- Adhara/Alphard;
- Kara/Fleamont;
- Abraxas/Alexandra;
-
Laura/Devon;
-
Sophie/Tobias;
-
Drusilla/Stephen.
A
domani
con l’Epilogo di “Hogwarts 1944”.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary